barbadillo.it - Un anno di guerra. Il conflitto Ucraina e l’occasione per l'Europa come terza via


Almeno da noi, la guerra ha però contribuito a un nuovo rimescolamento di carte: quelli che su due sponde contrapposte furono, da un lato fieri sostenitori di Stalin e Kruscev, e dall’altro di Mussolini prima, di Rauti poi, si trovano a marciare metaforicamente insieme e addirittura insieme al Papa e alla Comunità di S. Egidio. Grande è la confusione sotto il cielo

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C’è un rosario quotidiano che ci avvolge con i suoi grani e non ha nulla di spirituale. Non viene diffuso da Lourdes ma ci viene sottilmente imposto dai tg, mentre sorbiamo il nostro brodino per cena o dai talk show e dai quotidiani cartacei, mentre spalmiamo burro e marmellata sulle fette biscottate. In quei momenti, si sa, la nostra capacità critica e reattiva è ai minimi, e siamo pronti ad assorbire qualunque messaggio, che si tratti di automobili o di pannoloni, di merendine o di dentifrici. O di Ucraina.
Ecco, da un anno a questa parte il rosario dell’Ucraina prevede sempre le stesse poste: la colpa della guerra è della Russia di Putin; bisogna sostenere il paese invaso con l’invio di armi e colpire l’invasore con sanzioni economiche crescenti, bisogna difendere la democrazia – rappresentata dall’Ucraina – e condannare l’autocrazia, incarnata dal nuovo Hitler russo, e via elencando. Tutti hanno orrore della guerra, ma nessuno – o quasi – che parli di pace, di via diplomatica, di mediazioni. La via delle responsabilità di questa tragedia è a senso unico, e le ricostruzioni storiche della crisi sono appiattite sulle versioni “Usa-Nato-Occidente”. Perfino le voci di soggetti internazionali comunque dotati di prestigio, come l’Onu e le Chiesa cattolica si sono affievolite.
Quanto al campo, il ripetuto invio di armi sempre più potenti e sofisticate all’Ucraina ne rafforza le capacità di resistenza e contemporaneamente prolunga indefinitamente il conflitto, i cui obiettivi non si capisce se siano più confusi o inconfessabili. Si diceva della difesa della democrazia, e questa bandiera ci riporta indietro, alla seconda guerra mondiale, che si proponeva la medesima finalità, in quel caso contro il fascismo e il nazionalsocialismo del Terzo Reich. Solo che noi eravamo dalla parte dei “cattivi”

La posizione del governo italiano
E su questo terreno affondano le radici, tanto per scendere alla periferia dell’impero, le posizioni del governo italiano, sostenuto da una maggioranza che si vuole di “destra-centro”. Qui il problema si fa complesso e, starei per dire, generazionale e perfino personale. Veniamo da decenni di guerra fredda, dove si contrapponevano da un lato il blocco atlantico sotto l’ombrello USA, caratterizzato da sistemi liberaldemocratici e da un’economia capitalistica; dall’altro, quello sovietico, sotto una dittatura totalitaria e ispirato al socialismo materialista. Entrambi i blocchi avevano – hanno? – vocazione imperiale, che include non solo difesa dei territori di competenza, in base agli sciagurati accordi di Yalta, ma anche punzecchiature qua e là al nemico ideologico e militare, con conflitti locali – le famigerate guerre per procura – per saggiarne le capacità di reazione. All’interno di questo sistema, bloccato anche per il deterrente nucleare, ciascuno dei due centri imperiali, da una parte Washington, dall’altra Mosca, si teneva stretto il diritto d’intervenire militarmente (ma anche per altre vie: colpi di stato bene orchestrati o attentati destabilizzanti) a tutela dei propri interessi geopolitici.

I vecchi blocchi
La mia generazione è cresciuta dunque nella religione dell’anticomunismo, in contrasto con la predicazione dell’altra “Chiesa” – appunto, quella comunista – all’interno di un sistema politico, nazionale e internazionale, bloccato, da Yalta in poi. Dentro questa bolla, abbiamo conosciuto il benessere, a partire dal piano Marshall; un benessere che aveva i colori, i suoni, i sapori delì’americanosfera. Ci siamo nutriti dei film e dei fumetti che esaltavano l’epopea western, ci siamo entusiasmati alla musica rock, ci siamo identificati con i marines in campo prima contro i giapponesi e poi contro i vietnamiti (ah, quei berretti verdi!), abbiamo imparato a mangiare hamburger e a bere Coca Cola e perfino ad appassionarci alle gangster’s stories in bianco e nero e ai musical di Broadway, prima di cedere a “Dallas/Dinasty” e ora al diluvio di Netflix.

La letteratura russa
Insomma, la grande letteratura russa dell’Ottocento, la musica di Chaikovskij e Prokofev, i balletti di Diaghilev, la solenne spiritualità della religione ortodossa apparivano troppo distanti – non solo geograficamente – dalla nostra cultura e dalla nostra sensibilità. E poi c’era il grande pretesto politico, che mandava soprattutto i giovani su opposte barricate, specie in occasione di rivolte eroiche e sfortunate come quelle di Budapest e Praga. Solo in Francia, intelligenze come quelle di Jean Cau e Alain de Benoist, con acume lungimirante, tentavano di far capire all’opinione pubblica europea che sotto la vernice politico-ideologica del comunismo palpitava una civiltà che, non solo dal punto di vista geopolitico, sarebbe stato opportuno riavvicinare all’Europa (del resto, quello era anche il disegno di un grande statista, come Charles De Gaulle). E “Il male americano” di Giorgio Locchi o il pamphlet “USA e getta” di Marcello Veneziani non solo non influenzavano il grande pubblico, ma sfioravano appena i centri culturali e le segreterie di partito, per non parlare delle Istituzioni.
Anche all’interno della destra politica, rappresentata dal MSI, la componente filo-atlantica almirantiana era largamente maggioritaria, rispetto a quella rautiana, genuinamente europeista; tanto che tale continuità “filo-occidentale” di derivazione missina, palesata dalla Meloni, ha praticamente azzerato sospetti e accuse di neofascismo nei suoi confronti. Benedetta Ucraina!

L’era del Grande Fratello
Oggi – e non da oggi – tutti dicono che i tempi sono cambiati, ma non se ne traggono le debite conseguenze. Oggi il Grande Fratello – non quello squallido della nostra televisione commerciale, ma quello autentico di George Orwell – non ha i baffoni di Stalin e non abita a Mosca, ma diffonde i suoi subdoli messaggi dalla Silicon Valley, predica il verbo della cancel culture e  instaura il più sottile e pernicioso totalitarismo nel nome di una finta libertà d’espressione. Il comunismo, almeno quello russo, non esiste più; anzi, Putin finanzia i monasteri del Monte Athos e rivaluta i Romanoff, sotto l’insegna “Dio, Patria e Famiglia”, che dovrebbe appartenere anche alla Destra, conservatrice o sovranista. Quanto al comunismo cinese, beh con quello si fanno affari, alternando larvate minacce con sguardi preoccupati per la questione Taiwan e per l’eventuale appoggio anche militare alla Russia (già avviato?).

Carte rimescolate
Almeno da noi, la guerra ha però contribuito a un nuovo rimescolamento di carte: quelli che su due sponde contrapposte furono, da un lato fieri sostenitori di Stalin e Kruscev, e dall’altro di Mussolini prima, di Rauti poi, si trovano a marciare metaforicamente insieme e addirittura insieme al Papa e alla Comunità di S. Egidio. Grande è la confusione sotto il cielo.

Terza via europea?
E allora che fare? Avallare i disegni geopolitici della nuova, eterna Russia? Preferire le cupole del Cremlino a quella del Campidoglio amerikano? Ripiombare nell’umiliante dilemma “Franza o Spagna”? In realtà una terza via ci sarebbe, e si chiama Europa; basterebbe ricordare che “alleato” non è sinonimo di “servo” (non solo Sigonella, ma perfino la Turchia di Erdogan ne fornisce qualche esempio). Basterebbe fare meno salamelecchi a Zelensky e indurlo a qualche rinuncia per agevolare il tavolo negoziale, magari usando l’argomento della sospensione dell’invio di armi. Saranno capaci di tanto Roma e Parigi, Bruxelles e Berlino? Nutro forti dubbi. Intanto, la Cina fatica a trattenere i quattro cavalieri dell’Apocalisse.

[Fonte: www.barbadillo.it]




secoloditalia.it - Oltre la destra: al convegno alla Fondazione An le belle storie degli italiani che fecero la storia del Msi


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Sala stracolma e partecipazione qualificata, tra di loro anche i vicepresidenti di Camera e Senato Fabio Rampelli e Maurizio Gasparri e il segretario dell’Ugl Paolo Capone, per la presentazione del libro “Oltre la destra – Storie e uomini del Movimento sociale”, che si è tenuta venerdì 17 febbraio alla Fondazione An.
Per la presentazione del libro della Eclettica Edizioni sono intervenuti alcuni dei redattori dell’opera, che raccoglie 11 saggi su personalità della destra che vanno da Giorgio Almirante a Pino Rauti, da Rutilio Sermonti a Gaetano Rasi. Uomini che hanno scritto la storia della destra e che rappresentano un riferimento tuttora attuale per il futuro della nazione.

Undici saggi per altrettanti riferimenti del Movimento sociale
Nel corso della serata, organizzata dall’Istituto Stato e partecipazione e moderata dal giornalista del Secolo d’Italia Valter Delle Donne, è infatti emerso un filo conduttore nelle vicende ricostruite delle personalità del pensiero politico, economico e culturale del Msi.
Ognuno dei protagonisti presi in esame nel volume, ha indicato rotte, tracciato sentieri che rimangono di straordinaria attualità e di profetica rilevanza. Il direttore di Realtà Nuova, Domenico Gramazio, che è stato per quasi 20 anni protagonista in Parlamento, ha fatto da attento Cicerone alla platea, con testimonianze personali su molti dei protagonisti citati nell’opera. Una miniera di aneddoti e testimonianze, arricchite di volta in volta dalla lucida analisi politica di Gennaro Malgieri, autore di uno dei saggi dell’opera, quello relativo a Carlo Costamagna. L’ex direttore del Secolo e dell’Indipendente, già parlamentare e consigliere d’amministrazione Rai, ha delineato la traiettoria che accomuna tutte le personalità prese in esame nel volume. “Non erano soltanto politici, a diverso titolo – ha ricordato Malgieri – ma pensatori che vivevano la politica attraverso un’elaborazione intensa. Basti pensare che diedero vita a quelli che oggi chiamiamo laboratori intellettuali, per renderci conto del primato della cultura che con vigore sostenevano”.

Oltre la destra: partecipazione e passione al convegno alla fondazione An
Federico Mollicone
, presidente della Commissione cultura della Camera, ha evidenziato nel suo intervento la rilevanza del volume e l’importanza di iniziative come queste, che consentono di ragionare su pagine meno note della storia della destra italiana.
Un aspetto evidenziato nel suo intevento anche da Fabrizio Fonte, presidente del Centro Studi Dino Grammatico, che ha colto l’occasione per tratteggiare un profilo dell’uomo politico siciliano al quale la sua Custonaci ha appunto dedicato un centro studi.
Maurizio Gasparri ha voluto salutare la platea dedicando un ricordo speciale a Teodoro Buontempo, menzionato all’interno di Oltre la destra nel bel saggio firmato da Pierpaolo Naso. Un ricordo vivido e toccante, alla presenza di Marina Buontempo, in prima fila con Giuliana de’ Medici, figlia di Giorgio Almirante e segretaria dell’omonima fondazione.
Di ogni personalità citata nel volume, coordinato con zelante passione da Francesco Carlesi (autore anche dei capitoli su Giano Accame e Gaetano Rasi) è apparso chiaro che vi sarebbe materia per un convegno a parte.
Ma ciò che è apparso ancora più lampante, come hanno evidenziato tutti i relatori, da Raimondo Fabbri (suo il capitolo su Ernesto Massi) a Gherardo Marenghi (autore del capitolo sulla visione sociale di Giorgio Almirante), da Andrea Scaraglino (Msi e questione meridionale) a Juan de Lara (che ha redatto il capitolo su Rutilio Sermonti), è la rilevanza non solo per la storia, ma per il futuro di ogni battaglia politica e culturale dei personaggi citati.
Basterebbe pensare, come ha ricordato Gramazio, l’attualità del pensiero di Pino Rauti, che ha saputo preconizzare scenari impensabili, ma anche la visione per certi versi profetica di Beppe Niccolai. Nel corso del convegno ogni dettaglio ha confermato un’evidenza: e cioè quanto sia stato ricco e prolifico il mondo della destra italiana. Un mondo per troppi anni censurato dalla cultura dominante. Un libro, per dirla ancora con la illuminante definizione di Malgieri, “ricco di riflessioni che fanno giustizia del becero luogocomunismo della sinistra”. 

[Fonte: www.secoloditalia.it]




"Quelli della Balduina" di Federico Guidi


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IL LIBRO DELLA SETTIMANA
“QUELLI DELLA BALDUINA”
Autore: Federico Guidi. Editore: Il Settimo Sigillo, collana: sangue e inchiostro.
Da Redazione

Si sono ritrovati in più di trecento, in un bel pomeriggio di metà gennaio , li, nel loro bar, a poca distanza dalla loro storica sede della sezione Balduina, quella al numero 128 di viale delle Medaglie d ‘oro.
Molti sono venuti da fuori Roma e da lontano, macinando chilometri per esserci : Prendendo due aerei nello stesso giorno, o percorrendo centinaia di chilometri in macchina o in treno.
Alcuni non si vedevano tra di loro da 20 o 30 anni, ma tutti si sono abbracciati e salutati come se si fossero lasciati il giorno prima per un volantinaggio o una affissione.
Scherzando e ridendo con quella goliardia che li ha contraddistinti anche nei momenti più complicati di quei terribili anni 70.
Loro, sono i ragazzi della Balduina, gli attivisti di una delle sezione missine più forti di Roma e forse d’Italia, ed il libro che li racconta e’ quello di Federico Guidi che in 260 pagine ricorda appunto la storia della “mitica” sezione della Balduina del Msi.
Sono tornati tutti per un giorno, ammesso che siano mai andati via, come ha ricordato più di qualcuno. Si sono ritrovati con qualche capello bianco qualche chilo in più, qualche inevitabile acciacco, ma con lo stesso spirito alto e nobile di allora , quando, quasi tutti in età giovanissima, fecero una scelta coraggiosa ma anche complicata e pericolosa: Sfidare un mondo che andava a sinistra, tutto dando senza nulla ricevere, affrontando con il sorriso le persecuzioni giudiziarie, gli attentati, le aggressioni. Si sono ritrovati con lo stesso spirito di allora, e la faccia al sole, fedeli ad una idea che non hanno mai abbandonato. Fieri della loro militanza e di quella loro scelta, che rifarebbero altre mille volte.
Con loro, più generazioni politiche, uniti da un comune sentire, senza avvertire le distanze anagrafiche ( anche perché chi è della Balduina ha sempre venti anni… ) per la presentazione del libro che racconta la loro storia e che ricostruisce, con la giusta attenzione quel loro percorso di identità, radicamento, militanza.
Un libro che ricorda non solo l’attivismo leggendario di quella sezione ma anche la fucina di idee, che fecero della Balduina, sezione Rautiana per eccellenza, in stretto collegamento con la Libreria Europa di via degli Scipioni, il luogo privilegiato dove con parole, progetti e idee innovative la destra nazional popolare provo’ ad immaginare il futuro.
C’erano davvero tutti, i ragazzi della Balduina :
Quelli rientrati nel 1969 con Rauti dal centro studi Ordine Nuovo, quelli delle mitiche sezioni di via Scarabellotto e di viale Medaglie d’oro 128, quelli del CNP di Terza Posizione , la Balduina di Campi, e quelli delle varie declinazioni della destra, da AN a Fdi, venuti dopo, in anni più tranquilli, tutte accumanati dall’amore per l’Italia e dalla militanza in questi spicchio di città arrampicata sul colle più alto della città eterna.
In un luogo simbolico , ( la sala del bar vicino alla loro sezione ), e forse troppo piccola per contenere ricordi ed emozioni, sono volati veloci gli interventi di sostanza dei leader storici della Balduina: quello di Riccardo Andriani, guida riconosciuta della sezione e nella vita principe del foro, di Marco Clarke, colonna della Balduina e tra gli amministratori più capaci della destra romana , di Claudio Barbaro, dirigente della sezione, più volte consigliere comunale, deputato e senatore, presidente dell ‘ASI e oggi sottosegretario alla salute , moderati da un altro ragazzo della Balduina, che ha fatto strada come giornalista, Bruno Socillo, già vicedirettore del TG2.
Le conclusioni all’ autore del testo, Federico Guidi, che ha voluto fortemente questo libro come un omaggio a tutti i ragazzi della Balduina, al loro coraggio, ai loro sacrifici, al loro attivismo pulito, alla loro voglia di non mollare mai.
Un omaggio ad uno straordinario gruppo umano che ha espresso una classe dirigente di altissimo livello, che ha saputo farsi onore nella vita e nelle professioni.
Un riconoscimento al grandissimo radicamento territoriale della sezione, e al grande consenso che riscuoteva nel quartiere, dove, a differenza di altre parti di Roma, alla Balduina era la destra ad essere egemone, riscuotendo anche nelle urne grandi consensi, come quando nel 1972 il MSI si assesto’ primo partito, superando la DC con oltre il 32% dei voti.
Ma il libro vuole essere anche un omaggio al progetto politico innovativo che, come detto, la sezione Balduina ha rappresentato che ne ha fatto un esempio in tutta Italia.
Si perché accanto ad una leggendaria forza attivistica ( San Babila a Milano la Balduina a Roma..), fu proprio alla Balduina che la destra inizio ‘ a parlare di sociale, di ecologia, di tematiche femminili, di campi Hobbit, di musica alternativa e di radio, di volontariato, di associazioni parallele, tutti temi allora nuovi specialmente all’ interno del Msi.
Un omaggio anche alle tante donne, che militarino, qui più di altrove, partecipando a tutte le attività della sezione. Tra tutte, Ivonne Andriani, e Bruna Fattibene, che furono segretarie femminili della Balduina, Wilma Coppola, per anni bandiera missina nella 19 circoscrizione e in epoca più recente, Lia Gay che ha davvero partecipato a tutte le attività della sezione.
L’autore del libro , Federico Guidi avvocato, marito, padre, da sempre residente alla Balduina, classe 1966, non fece in tempo, per motivi anagrafici a frequentare la Sezione di viale delle medaglie d oro ma fu tra i primi giovani ad iscriversi quando Marco Clarke la riapri nel 1985 a via Licinio Calvo, e da allora non ha mai smesso di fare politica. Della Balduina è stato segretario giovanile, dirigente provinciale del Fronte della Gioventù, consigliere di facoltà di Giurisprudenza alla Sapienza e ha rappresentato la Balduina prima come consigliere ed Assessore Circoscrizionale e poi in Campidoglio come Consigliere comunale. Nel 1992 riapri’ a sua volta la Sezione a viale delle Medaglie d ‘oro al civico 297, negli stessi locali dove ,per un incredibile scherzo del destino, fu aperta la primissima sezione Balduina nel 1970. Della Balduina Federico e’ stato l’ultimo segretario del Msi, portando fino ad oggi la destra a radicarsi sempre di più in quartiere.

Accanto ai ragazzi della Balduina hanno voluto esserci alcune tra le altre leggende dell’ attivismo romano di quegli anni delle sezioni Parioli, Monteverde, Prati , Monte Mario, tutte sedi storiche che in quegli anni difficili si aiutavano a vicenda e avevano un rapporto privilegiato proprio con la Balduina.
Toccante il ricordo dei ragazzi della Balduina andati avanti, portato proprio da un attivista della Parioli Lele Macchi che ha ricordato tra gli altri Tommaso Manzo, avvocato e indimenticabile segretario e poi “Roccia”, Maurizio Magro, il gigante buono della Balduina.
Un bel pomeriggio, con il traffico bloccato ad un certo punto su viale Medaglie d’oro, per il grande afflusso di persone, un bellissimo ritrovarsi per tutti i ragazzi della Balduina a cui forse è stato difficile trattenersi dal raggiungere in corteo il civico128 per cantare IL DOMANI APPARTIENE A NOI. Chissà, magari alla prossima presentazione… Perché, quella della Balduina, è una storia che non finirà mai..




ottopagine.it - Avellino, oltre la Destra: storie ed uomini del Movimento Sociale


Libri d’autore. Sabato 4 febbraio, ore 10.00 al Circolo della stampa di Avellino con Rastrelli

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L’iniziativa con i vertici di Fratelli d’Italia
Avellino.  Oltre la destra: storie ed uomini del movimento sociale. E’ il titolo del volume che sarà presentato sabato 4 febbraio alle ore 10 al circolo della stampa di Avellino.

Il programma
Saluti Vincenzo Quintarelli avvocato, presidente circolo  Fdl Avellino. Interventi affidati a Gherardo Maria Marenghi co-autore, avvocato e docente Unisa, Francesco Carlesi co-autore, saggista e presidente istituto stato partecipazione, Francesco Guarente co-autore, scrittore e sindacalista Ugl. Conclude Sergio Rastrelli avvocato, senatore repubblica italiana Fdl. Modera i lavori Alessandro Sansoni giornalista, analista politico.

La descrizione
Questo volume nasce con il preciso intento di recuperare il messaggio di politici, giuristi, sindacalisti e intellettuali che combatterono in una vera e propria trincea culturale, portando un contributo di alto livello sul piano delle proposte concrete e delle riflessioni storiche. Carlo Costamagna, Giorgio Almirante, Gaetano Rasi, Giano Accame, Ernesto Massi, Pino Rauti, Rutilio Sermonti, Giuseppe Tricoli, Dino Grammatico, Teodoro Buontempo e Beppe Niccolai: uomini che, dentro e fuori al partito, scrissero pagine importanti, spesso ancora attuali, rischiando ogni giorno in prima persona. Persone la cui profondità sembrava andare spesso oltre le etichette del momento, “oltre la destra”. Perché per loro si trattava, come scrisse Rasi, «di destra politica, non economica; di destra dinamica di ordine sociale e non di cristallizzazione dei privilegi; destra che persegue l’ordine morale e giuridico, non come difesa di rendite improduttive ma come azione etica, certezza del diritto, e recupero del senso dello Stato e della Nazione.

[Fonte: www.ottopagine.it]




avantionline.it - Il cosmopolitismo di Dante non è di destra


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Le parole pronunciate dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nel corso della manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia a Milano per l’inizio della campagna elettorale in vista delle prossime elezioni regionali: “Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri. La destra ha cultura, deve solo affermarla”, ha sollevato immediatamente numerose critiche con toni polemici.
Raffaella Paita, presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato, ha scritto: “Se il ministro Sangiuliano deve andare a scomodare Dante per trovare un riferimento culturale alla destra, il ministro della cultura ha qualche problema con la storia e la Meloni ha qualche problema con la scelta dei ministri”.
Irene Manzi, capogruppo PD in commissione cultura, ha affermato: “Il Ministro Sangiuliano lasci stare almeno Dante. Capiamo che è un ottima fonte di pubblicità e che al Ministro piace pronunciare parole in libertà, ma non scomodiamo il padre della lingua italiana per analisi risibili e caricaturali. Invece di pensare a governare, all’inflazione che si mangia gli stipendi, alla benzina che rincara, si impossessano, senza timore di sembrare ridicoli, anche di Dante. Se non fosse un momento drammatico per il Paese ci sarebbe da ridere. Le parole improbabili del Ministro Sangiuliano indicano chiaramente la qualità dell’esecutivo Meloni: tante chiacchiere e zero fatti”.
Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ha sostenuto: “Non ci spieghiamo come il ministro Sangiuliano abbia potuto considerare il sommo Poeta come il fondatore del pensiero di destra in Italia. Basterebbe il fatto che Dante stava con i guelfi bianchi e chi lo ha esiliato sono i neri: ogni altra considerazione è superflua. Per questo il ministro della Cultura fa riferimenti culturali sbagliati, perché dovrebbe sapere che Dante nel 1302 fu costretto all’esilio proprio perché militava nei Guelfi Bianchi e voleva uno stato laico, attaccava duramente il trasformismo della politica e auspicò la funzione regolatrice del diritto e la socialità dell’uomo, temi che non sono propri della destra di Giorgia Meloni. Quindi consigliamo al ministro di lasciare perdere Dante, perché i riferimenti culturali della destra oggi sono Trump e Bolsonaro.”
La destra politica, nell’Italia repubblicana, è stata rappresentata principalmente dalla linea del MSI di Almirante. Assunse una posizione anticomunista per contendere alla sinistra il suo elettorato su temi come ambientalismo, antiamericanismo, un atteggiamento più aperto alle sfide di un mondo in evoluzione e un maggiore anti-capitalismo, sebbene ancora orientati verso schemi considerati dal mondo giovanile troppo istituzionali o ingessati. E soprattutto uno degli elementi di frizione maggiore fu l’idea dei giovani della Nuova destra di andare oltre gli schemi di destra e sinistra, cercando, tuttavia, di aprire, senza successo, a dialoghi con mondi culturali opposti come quello socialista o comunista.
Infatti, nel 1985, sulla crisi di Sigonella il partito si divise in due fazioni. Un’ala, più legata alla divisione Occidente-Oriente, caratterizzata da un anticomunismo intransigente che considerava l’Oriente filo-sovietico, era capeggiata da Mirko Tremaglia e Filippo Berselli considerati moderati. Assieme al segretario Almirante si schieravano sulla linea “alleati sì, servi mai”. La seconda ala, più di sinistra e filo-palestinese, era invece guidata da Pino Rauti, Tomaso Staiti di Cuddia e Beppe Niccolai. Quest’ultimo convinse il comitato centrale missino ad emanare un comunicato a sostegno del presidente del Consiglio Bettino Craxi.
Nel 1990, prima che iniziasse la Guerra del Golfo, Gianfranco Fini andò a portare prima tutto il suo appoggio a Saddam Hussein e poi a Slobodan Milošević, denunciando apertamente l’imperialismo occidentale nell’intento di sottrarre consensi al segretario di allora Pino Rauti, esponente dell’ala più a sinistra del partito. In seguito sulla guerra del Golfo la linea dell’opposizione guidata da Fini cambiò a favore dell’intervento in Iraq, sino a mettere la segreteria Rauti-Mennitti (del tutto sfavorevole) in minoranza.
Successivamente, nella cosiddetta Seconda Repubblica, inizia il processo di trasformazione. Il MSI, nato dalle ceneri del Partito Nazionale Fascista, diventa Alleanza Nazionale, senza rinunciare alla cultura nazionalista, cercando di arginare l’antiamericanismo ed incorporando idee sempre più liberali in tema economico, fino a confluire nel partito berlusconiano di centro destra “Il Popolo della Libertà” (dopo le esperienze elettorali del Polo del Buon Governo, del Polo per le Libertà e della Casa delle Libertà). All’interno di AN si distinse la corrente destra sociale guidata da Francesco Storace e Gianni Alemanno. Nel frattempo, un tentativo di ricostruire una forza politica più attinente al defunto MSI fu prima il Movimento Sociale Fiamma Tricolore, fondato da Pino Rauti, nel 1995, in dissenso con la Svolta di Fiuggi, poi dalla lista Alternativa Sociale guidata da Alessandra Mussolini, dopo aver abbandonato Alleanza Nazionale, che includeva Forza Nuova, Fronte Nazionale, Azione Sociale  e, per un certo periodo, anche il Movimento Sociale Fiamma Tricolore, ma la coalizione non avrà successo e si scioglierà nel 2006. Sarà poi il turno de La Destra di Francesco Storace, scioltasi anch’essa. Nel 2009, Luca Romagnoli dà vita all’associazione culturale Destra Sociale.
Nel 2012 un gruppo di parlamentari guidati da Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto fuoriescono dal Popolo delle Libertà per fondare Fratelli d’Italia, movimento politico a cui la fondazione Alleanza Nazionale concederà l’uso del simbolo che fu del partito. Il movimento che adotta come simbolo la fiamma tricolore, storico simbolo dell’M.S.I., si pone come erede diretto di quella tradizione politica. Nel 2019 il Movimento Nazionale per la Sovranità aderisce a FdI e CasaPound annuncia la cessazione della sua attività elettorale non candidandosi più alle future elezioni.
All’interno della coalizione di centro-destra si distinguono: Fratelli d’Italia che si pone alla destra della macroarea, con il sostegno alla economia sociale di mercato, e la Lega che mostra da una parte un’ala liberale, che vede in Giancarlo Giorgetti uno dei suoi principali rappresentanti, e dall’altra parte un’ala più statalista e post-keynesiana  ma comunque contraria ad aumenti di tasse (e favorevole alla flat tax) che vede tra i suoi rappresentanti gli economisti Claudio Borghi e Alberto Bagnai. Per quanto concerne la destra extraparlamentare sia Forza Nuova che CasaPound  sostengono il corporativismo ma si distinguono in quanto in FN è possibile riscontrare maggiormente istanze provenienti dal socialismo nazionale, mentre in CPI è prevalente la presenza di idee del comunitarismo. Mentre la Lega mostra posizioni più euroscettiche, Fratelli d’Italia, pur criticando la struttura economicistica e anti-sociale o anti-nazionale dell’Unione europea, auspica una svolta in senso confederale della stessa che tenga conto dei valori legati alla tradizione e alle radici greco-romane e cristiane dell’Europa e porti all’approntamento di una politica estera di comune interesse europeo ed indipendente ma sempre tenendo in primo conto la sovranità economica e politica della “Patria”, identificata come unico argine alla “globalizzazione senza regole”
Non mancano in FdI le critiche alla globalizzazione, considerata lesiva per gli interessi nazionali italiani e per le piccole e medie imprese, data la concorrenza sleale di colossi americani e cinesi, sia del web e social che non, come Amazon, Alibaba, Facebook e Twitter, chiedendo l’introduzione di tasse italiane ed europee.
Resta dunque una chiara connotazione nazionalistica della destra italiana, in contrapposizione al concetto di cosmopolitismo che si pone oltre la globalizzazione.
Oggi, sono molto numerosi gli interventi e le opere dedicate, al tema della nazione.
Tra nazionalismo e cosmopolitismo esiste una diversità non solo di accento ma anche sostanziale.
Il nazionalismo è una forma di degenerazione o di distorsione dell’idea nazionale e si associa ad atteggiamenti di aggressività, di chiusura e di esclusione. Ogni buon nazionalista, in effetti, si presenta come difensore di una sola idea di nazionalità, la sua, ma nello stesso tempo si rivela quale nemico di tutte le altre.
Il concetto di cosmopolitismo è senz’altro identificato con l’essenza stessa dell’umanità, un processo inclusivo di identificazione dei popoli con l’intero genere umano in contrapposizione alle esclusioni dei nazionalismi.
La nazione sarebbe qualcosa di oggettivo, di reale, denotando un insieme di rapporti etnico-culturali che legano e tengono unita una certa comunità umana.
Il nazionalismo indica piuttosto il momento ideologico o politico, significando lo sforzo di trasformare la realtà storico-sociale della nazione in un organismo politico particolare, in uno stato. Poi si manifestano le forme degenerative. L’insieme degli esempi che possono essere addotti e che sono sotto agli occhi di tutti, mettono a fuoco un aspetto tipico di questa idea: il suo forte impatto emotivo, la sua capacità di generare partecipazione ed entusiasmo, di evocare sentimenti.
L’idea stessa di nazione è un atto della volontà, ma anche uno stato d’animo, un fatto della coscienza, il quale però sembra affondare le radici nel più profondo dell’animo umano ed essere in grado di muovere irresistibilmente all’azione, producendo eroi e martiri, suscitando odi, entusiasmi e fanatismo. Tutto ciò induce alle guerre tra popoli, agli odi ed alle violenze senza il minimo rispetto dei diritti universali degli uomini sui quali prevalgono gli egoismi.
La figura di Dante è estremamente complessa, al punto che non è assolutamente possibile scindere il poeta dal politico. La visione dantesca del mondo è tipicamente medioevale. In essa convivono sostanzialmente due sfere distinte: il potere politico terreno e la religione.
Il punto principale del pensiero politico si basa sull’accusa di degenerazione morale e di corruzione politica rivolta alla Chiesa cattolica. Principali responsabili, secondo Dante, sono proprio i pontefici.
Secondo Dante, la corruzione della Chiesa è peccaminosa perché stravolge la volontà divina in due modi: allontana l’umanità dalla salvezza esaltando il vizio e deprimendo il bene; insidia la distinzione tra potere temporale, destinato all’impero, e potere spirituale, destinato alla Chiesa.
Dante denunciò la Chiesa, che allora usurpava spesso il potere temporale e provocava divisioni, guerre e corruzioni nella Cristianità.
Impero e Chiesa sono le due massime istituzioni medioevali in termini di potere guardate da Dante come fondamenti assoluti in materia politica.
Secondo Dante, nessuna prevaricazione dei poteri dell’altro deve essere possibile tra papa e imperatore: i due poteri sono entrambi infinti e distinti. Di qui qualcuno ha potuto leggere in Dante un orientamento prevalentemente Ghibellino, che si manifesta soprattutto nelle sue invettive contro la corruzione della Chiesa.
Dante vede nel distacco dall’antico costume di vita (classico) l’origine profonda di quella disonestà e di quel senso prevaricatore che invade sia chierici che laici, che corrode i più alti fondamenti della civiltà e pone gli uomini come bestie in lotta fra loro, abbandonati alla violenza della fazioni.
Dante accomuna la figura dell’intellettuale a quella del profeta. Ritiene di essere stato investito da Dio della missione di indicare all’umanità la via della rigenerazione e della salvezza. Per questo deve compiere il viaggio nei tre regni dell’oltretomba, esplorare tutto il male dell’inferno, trovare la via della purificazione nel purgatorio e ascendere al cielo fino alla visione di Dio nel Paradiso.
La Commedia nasce da qui: dal volerlo ripetere agli uomini mediante il suo poema, in modo che essi possano ritrovare la diritta via che hanno smarrito.
Ciò che accomuna Petrarca a Dante è la loro concezione di figura di intellettuale. La loro elevata posizione di uomini colti e letterati li obbliga ad assumere una funzione pubblica, che li eleva dal rango di semplici cortigiani e li rende intellettuali-cittadini.
È questo l’atteggiamento che si deduce dall’opera di Petrarca, Italia mia, dove il poeta critica le lotte fra i signori italiani e invita alla pace e dalla poetica contro la corruzione della Curia papale.
Negli anni della discesa di Enrico VII in Italia (1310-1316), Dante componeva il De Monarchia, in cui è esposta la sua concezione politica.
Le idee che si leggono nel testo esprimono una delle speranze più care al poeta e che ritornerà varie volte nella Commedia: la nascita di un impero che raccolga sotto la sua giurisdizione tutti i popoli. Solo questo può porre termine alle cupidigie e alle guerre dei vari stati e instaurare la pace e la giustizia.
Il primo libro del “De Monarchia” parte dal principio che la monarchia universale sia un qualcosa di necessario poiché il suo compito è quello di assicurare il rispetto delle leggi e quindi uno stato di giustizia e armonia tra gli uomini necessarie, insieme alle quattro virtù cardinali, per il raggiungimento della felicità terrena.
Nel secondo libro del De Monarchia è dimostrato che l’autorità imperiale spetta al popolo romano, il cui impero fu voluto da Dio.
Nel terzo libro, il più rivoluzionario, è affrontato il problema dei rapporti tra impero e papato. Contro la teocrazia sostenuta dai più grandi pontefici vi si afferma l’indipendenza dell’autorità temporale da quella spirituale, che mirano l’una alla felicità terrena e l’altra a quella ultraterrena.
Ma accanto all’ideale di impero del pensiero di Dante si legge già la differenziazione degli stati moderni, che si stavano determinando alla fine del medioevo.
Contro i tanti mali del mondo, la corruzione, gli egoismi, le cupidigie scatenate sulla terra, Dante vede una sola salvezza nelle due autorità, Chiesa e Impero, che si rifondino in una unica entità.
Quindi, Dante non è il fondatore del pensiero politico della destra, ma esattamente l’opposto poiché condanna fortemente i nazionalismi (che sono alla base del pensiero politico della Destra) e indica la via del cosmopolitismo (finora ignorato dalla Destra) per evitare le guerre e raggiungere l’armonia dell’umanità in tutto il mondo.

[Fonte: www.avantionline.it]




7colli.it - Sezione Msi di Balduina: il libro di Guidi contribuisce alla memoria più autentica di Roma


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Un libro che mancava nella storia e nella memoria romane: “Quelli della Balduina”. Sottotitolo, “Storia della Sezione Balduina dal 1970 a oggi”. La sezione è quella del Movimento Sociale Italiano, e l’autore è Federico Guidi, classe 1966, residente da sempre nel quartiere, politico impegnato col Msi, Alleanza nazionale, Pdl e oggi Fratelli d’Italia. Consigliere comunale, circoscrizionale, avvocato, marito e padre. Una vita all’insegna della politica sul territorio. Tanto che fu lui a riaprire, insieme con altri, la sezione Balduina nel 1992 e facendo riaffermare ancora una volta il Msi nel quartiere nella competizione Fini-Rutelli del 1993 per il Campidoglio. La sua vita politica fu segnata da incontri con persone come i fratelli Augello, Marco Clarke e altre leggende dell’attivismo romano.

La presentazione dell’atteso libro sulla Balduina
Pur non avendo vissuto direttamente gli anni di piombo, tuttavia Guidi ne respirò il clima e oggi è uno dei conoscitori più profondi della guerriglia strisciante che si sviluppò per anni a Roma. E due giorni fa si è svolta la presentazione di quel libro a lungo atteso, a lungo pensato, a lungo sognato. Presentazione proprio in via delle Medaglie d’Oro, dove per anni insistette la “storica” sezione del Msi della Balduina. Storica non perché fosse la più forte, ce ne erano tante altrettanto forti e coraggiose, ma perché fu quella che, forse più di altre, riuscì a creare davvero un vincolo e un dialogo con gli abitanti del quartiere. Tutti i giorni e tutte le sere centinaia di ragazzi e ragazze si radunavano davanti la sezione per svolgere la consueta attività politica: affissioni, volantinaggi, manifestazioni, incontri culturali.

La solidarietà degli attivisti
Quando c’erano gli “scontri” alla Balduina gli attivisti del Msi e del Fronte della Gioventù affluivano da tutta Roma per dar loro una mano. Nello stesso modo gli attivisti della Balduina accorrevano là dove ci fosse bisogno di aiuto. In particolare, nella vicina sezione Monte Mario di via Assarotti, capitanata da un uomo che ci piace qui ricordare: Benito Franco, che per la sua idea rischiò più volte la vita. Ma non solo a Monte Mario, si correva anche a Primavalle, all’Aurelio, a Monte Sacro, insomma là dove c’era bisogno di aiuto. Quartiere bellissimo, la Balduina: arroccata su un’altura (c’è lì il punto più alto di Roma, 139 metri), con moltissimo verde pubblico, oggi anche cinghiali, le sue rampe di scale e angoli caratteristici e suggestivi che nessuno tranne gli abitanti conosce. E le ville: ce n’è una persino di Coppedé. nelle curve del quartiere.

Balduina, un quartiere relativamente recente
Il quartiere è relativamente recente: negli anni Venti e Trenta si iniziarono a costruire villette, ma il fenomeno rimase sempre molto limitato. Fu dagli anni Cinquanta che iniziò l’edificazione vera, e negli anni Sessanta la Balduina era completamente abitata. C’erano addirittura due cinema, oggi scomparsi insieme algi altri della città. Il Msi comparve piuttosto tardi sulla scena, rispetto ad altre sezioni romane. La aprirono verso la fine degli anni Sessanta, in un garage di via delle Medaglie d’Oro 297, Repetti e l’indimenticato Marcello Perina e con il “federale” di allora Giulio Caradonna. Accadde insieme al rientro di gran parte dei fuoriusciti di Ordine Nuovo che nel 1969, accogliendo l’appello di Almirante decisero di rientrare nel partito, anche se poi non tutti rientrarono.

La sezione Balduina era intitolata ad Adriano Romualdi
Dopo una breve permanenza in via Scarabellotto la sezione si trasferì nel luogo storico di via delle Medaglie d’Oro 128c. Negli anni Settanta troviamo personaggi e figure di spicco come Edoardo Socillo, padre di Bruno, Tommaso Manzo, Franco Giannelli (poi fondatore della sezione di Vigna Clara) Poi Mario De Nardo, Alessandro Di Pietro, Enrico Tiano, Bruna Fattibene, segretaria femminile. La sezione era intitolata ad Adriano Romualdi, scomparso in un incidente automobilistico nell’agosto del 1973. Poiché era una sezione molto attiva, subì attentati incendiari, bombe e assalti armati da parte dell’ultrasinistra. Tra i primi a entrare nella sezione Balduina fu Marco Clarke, colonna della sede per anni.

I “vecchi” della sezione non si sono mai persi di vista
Poi c’erano, oltre ai già citati, Claudio Barbaro, Eleonora Lombardo, Bruno Socillo, Franco Medici, Paolo Angeloni, Flavia Perina, Franco Di Mario, i fratelli Marconi, Alberto Cifù, Giulio Maceratini, Maurizio Magro, Luigi Lais, Pier Paolo Chitarrini e tutta la famiglia Andriani, e ovviamente Pino Rauti. E decine e decine di altri valorosi che sarebbe troppo lungo elencare, e ci scusiamo. Attentati ce ne furono tanti: il più grave fu quello a Enrico Tiano, che rimase gravemente ferito. Poi ci furono i fatti di Walter Rossi e poi la sezione chiuse. Era la fine degli anni d’oro della Balduina. All’inizio degli anni Ottanta Clarke, Iellamo e altri riaprirono in via Licinio Calvo. Tra gli iscritti c’erano i parlamentari Rauti, Maceratini e Pino Romualdi, che alla Balduina ci ha sempre abitato. Un anno, in quegli anni, il Msi alla Balduina ottenne il 32 per cento. Il resto è raccontato nel libro…

Quelli della Balduina. Storia della Sezione Balduina dal 1970 a oggi. Autore: Federico Guidi. Edizioni Settimo Sigillo, 2022. Pagine 326. Prezzo euro 35,00.

[Fonte: www.7colli.it]




Pino Rauti ospite in una tribuna elettorale per le elezioni amministrative del 1991


https://www.youtube.com/watch?v=OSFMrN_cw3w




Corriere della Sera - Tambroni e Leone, quando l'MSI entrò in gioco


Corriere della Sera Tambroni e Leone quando l'MSI entro' in gioco

Caro Aldo,
lei, rispondendo al lettore Siranti, ha scritto che «ognuno ha la propria storia e la propria memoria, e non la può cambiare». Concordo. Non si può usare la storia del MSI come una clava per tentare di delegittimare Giorgia Meloni, nata nel 1977 e da ragazza aderente al FUAN, l’organizzazione studentesca del MSI. I voti dei parlamentari del combattivo e rispettato partito — il tanto vituperato, oggi, Msi dei Rauti, dei Romualdi e dei La Russa — furono chiesti dai leader della Dc, e concessi, in occasione di almeno due elezioni dei capi dello Stato (Saragat e Leone).
Pietro Mancini

Caro Pietro,
In effetti non è vero che l’Msi sia sempre stato fuori dai giochi politici. Quando fallì la cosiddetta legge truffa — in realtà un normale premio di maggioranza, per il quale occorreva superare il 50% dei voti —, la Dc comprese che non poteva governare solo con gli alleati più stretti, e doveva cercare sponde. A sinistra. Ma anche a destra. Fu un esponente considerato vicino alla sinistra interna della Dc, Fernando Tambroni, a varare un monocolore con l’appoggio del Msi; proprio come sarà un esponente della destra democristiana, Giulio Andreotti, a varare un monocolore con l’appoggio del Pci. I missini votarono la fiducia a Tambroni sia alla Camera sia al Senato; tre ministri — Fiorentino Sullo, il fondatore della Cisl Giulio Pastore e Giorgio Bo, che era stato partigiano — si dimisero. Tambroni andò avanti ma fu travolto dalla rivolta del luglio 1960 di Genova, dove il Movimento sociale aveva fissato il proprio congresso. Non si è mai capito quanto quella rivolta sia stata voluta dai comunisti, e quanto invece fosse spontanea, o comunque avesse travalicato il disegno iniziale (lo stesso vale per i moti torinesi di piazza Statuto del luglio di due anni dopo). Fatto sta che si comprese una cosa: i comunisti non potevano andare al governo; ma era molto difficile creare un governo con il baricentro a destra e l’aperta ostilità del sindacato e dei partiti di sinistra. La soluzione fu il centrosinistra, poi la solidarietà nazionale, infine il pentapartito. Ma l’Msi ebbe un ruolo importante anche in seguito, al tempo dell’elezione di Giovanni Leone. «Lo stanno votando pure i fascisti!» si allarmò Carlo Donat-Cattin: il democristiano più a sinistra sul piano sociale e il più anticomunista. «Perché ti preoccupi? Votano per un democratico» gli rispose Aldo Moro.

[Fonte: www.corriere.it]

Corriere della Sera Tambroni e Leone quando l’MSI entro’ in gioco
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secoloditalia.it - Msi, anche Bersani si unisce al coro dei denigratori. Ma su Occorsio è un po’ ambiguo…


Dopo Repubblica, lo storico Miguel Gotor e altri, oggi arriva anche Pier Luigi Bersani ad aggiungersi alla lista di quanti intendono riscrivere a loro piacimento la storia del Msi. L’ex segretario del Pd in un’intervista a La Stampa, a una domanda sull’operato del presidente del Consiglio risponde: «Non mi piacciono però certe fragorose distorsioni della realtà, perdonabili in un comizio, ma non sulla bocca del presidente del Consiglio: il condono non è un condono. La flat tax non discrimina. Il Msi non ha avuto nulla a che fare con attacchi al sistema costituzionale, e così via. A questo proposito, per me Vittorio Occorsio è nel Pantheon degli eroi italiani, assieme a Dalla Chiesa, a Falcone e a Borsellino».

Msi, anche Bersani si unisce al coro dei revisionisti ad orologeria
Ci sorprende che Bersani si sia unito al coro di quanti – perché di solito chi ha militato nel Pci è più documentato – conoscono la storia e la politica (vedi Piero Sansonetti e Giuliano Ferrara). Invece Bersani fa eccezione. A questo punto siamo proprio curiosi di conoscere dall’ex segretario quali siano stati gli «attacchi al sistema costituzionale» portati avanti dal Msi. Al riguardo, cogliamo l’occasione per riportare alcuni passaggi di un documento missino del 1960 al tempo del governo Tambroni sostenuto con i voti determinanti del Msi. Erano i giorni in cui doveva tenersi il congresso missino a Genova, impedito dalle proteste violente di piazza orchestrate dal Pci. Sul Secolo d’Italia vengono proposte alcune domande e risposte.

Sul Msi, domande e risposte sono state già enucleate nel 1960…
«Il Msi accetta la democrazia?». «Il Msi disse fin dalla sua costituzione, contro le accuse interessate degli avversari, di accettare fino in fondo il metodo democratico. A tale impegno il Msi è stato sempre fedele». «Il Msi rispetta la Costituzione?». «Il Msi accetta lealmente la Costituzione, ma non come un documento non discutibile e non modificabile. E il Msi rileva che la Costituzione prevede una procedura per la revisione della Costituzione stessa. Inoltre, il Msi si è battuto sin dalla sua fondazione per la pacificazione degli italiani. Non ha mai patrocinato violenza e vendetta».

E quei due congressi del ’79 e del 1982 sulla proposta di riforma della Costituzione
Ricordate queste parole del 1960 con la segreteria Michelini, possiamo aggiungere che il Msi nel corso della sua storia ha dedicato a una proposta di riforma della Costituzione ben due congressi: quello del 1979 in cui è stata lanciata l’idea. E quello del 1982 in cui è stata illustrata dall’onorevole Franco Franchi, una proposta di legge costituzionale per una Nuova Repubblica, che prevedeva l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Dei sindaci. E dei presidenti di province e regioni. Un parlamento monocamerale eletto per metà dal popolo e per metà dalle categorie. Il servizio militare volontario e la pena di morte limitata a sanguinosi delitti di terrorismo, di sequestri di persona con morte del rapito, e di grande spaccio di droga organizzato. Inoltre Bersani è un po’ ambiguo su Occorsio, magistrato che giustamente va considerato nel Pantheon degli eroi italiani, come del resto tutti i servitori dello Stato caduti in servizio.

Msi, la logica assurda di Bersani e quei parallelismi forzati che…
Pare di capire che condivide quanto scritto dal figlio Eugenio sulla responsabilità politica di Pino Rauti (nel luglio 1976 deputato missino da poco rieletto in Parlamento). Una logica davvero assurda. Ci teniamo a ribadirlo. Quindi, se Pino Rauti come leader del Centro Studi Ordine Nuovo, viene accusato di portare «la responsabilità politica di tutti gli atti del gruppo», compresi quelli compiuti dal Movimento Politico Ordine Nuovo, nato nel 1969 in contrapposizione col suo rientro nel Msi. Allo stesso modo Berlinguer, leader del Pci, può essere accusato di portare la responsabilità politica di tutti gli “atti” compiuti da Alberto Franceschini e dagli altri comunisti reggiani, quando sempre nel nome del comunismo, ma in contrapposizione con il Pci di Berlinguer, sono entrati a far parte delle Brigate Rosse.

La storia, del Msi come quella del Pci, va riletta, non riscritta
Ragionamento che, chiaramente, non sta né in cielo né in terra. Né per Berlinguer, né per Rauti. Infine abbiamo due domande provocatorie per Bersani così attento agli «attacchi costituzionali». La prima: ritiene costituzionale «il finanziamento al Pci da parte dell’Unione Sovietica», un Paese… non alleato dell’Italia? La seconda: ritiene costituzionale la politica estera adottata dal Pci fino al 1977? Sarebbe curioso avere le risposte, ma solo per un dibattito sulla storia dei partiti. Ma un dibattito vero:, perché il Pci e il Msi fanno entrambi parte della storia d’Italia. E la loro storia va conosciuta senza agiografie e senza demonizzazioni pregiudiziali. L’importante è conoscere la storia, non la sua “riscrittura”… fantasiosa. Speriamo che se ne convincano anche Bersani, “Repubblica” e gli altri.

[Fonte: www.secoloditalia.it]




barbadillo.it - Segnalibro. Le mille anime della Destra e le sue visioni del mondo nel Msi


Eclettica manda in libreria un libro a più mani che è un atlante delle idee e dei personaggi che dettero vita al movimento che per almeno 50 anni segnò il percorso della Destra in Italia

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Settantasei anni fa nacque il Movimento sociale italiano per volontà di un gruppo di reduci della Repubblica sociale italiana che vollero riaffermare politicamente i valori di quell’esperienza storica che un anno e mezzo prima era terminata alla fine di una guerra delle maggiori potenze del mondo contro l’Italia. Sia pure con sfumature varie, il sostrato delle loro idee poteva essere definito nell’ambito di Identità, Nazione e Istanze sociali. Il Msi, con difficoltà, riuscì a conquistare spazi e presenza politica in alcune amministrazioni (già negli anni Cinquanta). I partiti antifascisti fecero di tutto per espellere il movimento dalla rappresentanza democratica definita “arco costituzionale”, definizione che comprendeva, e ricalcava, la composizione dei partiti che fecero parte del Cln e della Costituente. Col senno di poi, fu una fortuna per il MSI, visto che “arco costituzionale” divenne, al crollo della Prima repubblica, sinonimo di sistema di partiti che dettero vita a un esteso e profondo sistema corruttivo definito Tangentopoli. Le posizioni sono ormai un dato storico acquisito.

Questo mondo politico e intellettuale di Destra si arricchì, anno dopo anno, di elaborazioni, istanze, riviste, convegni, fondazione di istituti di studio sul corporativismo, sul presidenzialismo e sullo Stato. Tutto questo con una Costituzione antifascista che recepiva nella parte economica tutti gli istituti del Fascismo. Una Costituzione fascista-antifascista, insomma. Per non parlare dei codici elaborati durante il Ventennio. Un libro da poco uscito, ad opera di più studiosi traccia la figura di alcuni fra i maggiori esponenti del Msi e le loro idee. Un atlante della destra missina non sempre collocata a destra nel senso usualmente utilizzato. Da Carlo Costamagna e dal suo progetto di Costituzione alla visione sociale di Giorgio Almirante, dal corporativismo di Gaetano Rasi ed Ernesto Massi, dall’ottica evoliana di Pino Rauti alla Destra sociale di Giano Accame, fino all’azione sociale della Cisnal e alla concezione sociale di Rutilio Sermonti, la condizione del Mezzogiorno e la militanza continua di Teodoro Buontempo fino alla sinistra nazionale di Beppe Niccolai.

Un libro utile per conoscere correnti che fanno parte dell’album di famiglia della Destra, nonostante le differenze interne ma utile anche a chi, oggi al governo, deve ricordare che il detto di Augusto de Marsanich “Non rinnegare non restaurare” deve rimanere la via maestra nell’azione politica. Soprattutto ora che l’antifascismo accentua le polemiche e spera di spingere spalle al muro una comunità nazionale, sempre in crescita, che riafferma quei valori della Destra. Le reiterate richieste di abolire la fiamma dal simbolo, di rinnnegare il Msi (la vicenda dei twitter commemorativi di Ignazio La Russa e di Isabella Rauti), di fare continuamente dichiarazioni di antifascismo e chiedere agli esponenti di Destra la partecipazione alle manifestazioni del 25 aprile sono spie non secondarie di questa operazione per delegittimare la Destra e dettare l’agenda ideale alla Destra conservatrice. Non si dimentichino le radici, le ascendenze e il mondo di idee per i quali molti giovani sono morti, in guerra e negli anni di piombo. Rappresentano un retaggio che non va rinnegato, senza alcuna velleità di restaurarlo.

*Aa. Vv., Oltre la Destra, Eclettica ed., pagg. 217, euro 16,00; ordini: ecletticaedizioni.com

[Fonte: www.barbadillo.it]