500 mila famiglie “senza alcun lavoro”


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Rapporto ISTAT (un testo sul quale avremmo ancora modo di tornare); risulta, tra l’altro, che “mezzo milione di famiglie sono senza alcun lavoro “perché una famiglia su cinque non arriva con i conti in ordine alla fine del mese.
E ancora: il 6,3 % delle famiglie italiane, è “economicamente vulnerabile”.
Sulle famiglie italiane esistono ormai dati certi: sono 617.000 le famiglie in cui l’unico percettore di reddito è un dipendente part-time, che guadagna 700 euro al mese; sono 531.000 le famiglie “dove non è presente alcun occupato”;
Il tasso di disoccupazione è del 6,7%, contro una media UE del 7%; il tasso sale al 10% dei disoccupati fra gli stranieri.
Ancora qualche cifra di rilievo: abbiamo 18 milioni di occupati standard a tempo indeterminato; 2,6 milioni di occupati a tempo parziale e 2,8 milioni di occupati a termine.
Scrive sul “Corriere della Sera”, Lorenzo Salvia, a commento del Rapporto ISTAT 2008:
“Uomo, età compresa fra i 35 e i 54 anni, residente al Centro-Nord, diplomato, ex lavoratore stabile nel settore dell’industria, capo famiglia e quindi con più di una bocca da sfamare. Il «nuovo disoccupato» ha ancora più paura di quello vecchio. Perché non appartiene alla categoria dei sempre deboli come i precari, le donne, o i giovani del Sud. No, pensava di avercela fatta il «nuovo disoccupato», di essersi ritagliato un angolino tranquillo nella giungla del capitalismo: vive nella parte più ricca del Paese, è nel pieno dell’età lavorativa, ha pure conquistato un contratto a tempo indeterminato. E invece eccolo qui, di nuovo a cercar un posto …
Nel 2008 la crescita dei disoccupati (186 mila persone in più) ha superato quella degli occupati, più 183 mila. Non succedeva dal 1995. Il numero delle famiglie che non ha nemmeno un occupato ha sfondato la soglia del mezzo milione, passando da 464 mila a 531 mila. Di famiglie ce ne sono altre 617 mila che vivono con un solo reddito part time, più o meno 700 euro al mese. Ma per capire davvero cosa sta succedendo bisogna scendere più in profondità. Sale il numero dei disoccupati ma, soprattutto, cambia il motivo della disoccupazione. Rispetto all’anno precedente sono sì aumentati (più 13,8%) i lavoratori rimasti a spasso per il mancato rinnovo di un contratto a termine. Ma la crescita è molto più consistente (più 32%) per chi aveva un contratto a tempo indeterminato ed è stato licenziato. Come risultato, il tasso d’occupazione nella categoria padri, spesso gli unici a portare a casa lo stipendio, è sceso dall’ 83,3 all’82,7 per cento. E anche chi un lavoro ce l’ha ancora sta peggio di prima: sempre fra i padri aumentano i contratti part time (+17 mila) e crollano quelli a tempo indeterminato, meno 107 mila. Va meglio per le madri, con un tasso d’occupazione infinitamente più basso ma in leggero recupero, dal 49,5 al 50,4%, e solo grazie all’aumento del part time. La disoccupazione sale anche tra gli stranieri che vivono regolarmente nel nostro Paese: i senza lavoro sono 162 mila, il 10% del totale contro il 6,1% del 2005…”. Nuvoloni che oscurano un cielo già tendente al brutto. I dati sulla situazione economica delle famiglie erano stati raccolti dall’Istat alla fine del 2007, cioè prima dell’arrivo della crisi. Già allora una famiglia italiana su cinque era in difficoltà: il 10,4 per cento non era in grado di affrontare una spesa imprevista di 700 euro, il 5,5% si era trovato almeno una volta senza soldi per comprare da mangiare o per pagare il medico.