Va “messo in ordine” anche l’agriturismo

image_pdfimage_print
[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Tra i pochi settori del Turismo Italiano che meno risentono della crisi in atto e che anzi si sta sviluppando, c’è l’Agriturismo, che tende addirittura a diventare una nuova forma di villeggiatura. C’è che vi da come prevalente la realizzazione più completa, più vicina alla natura, di quello che sta diventando un bisogno prepotente: la “evasione” dalle costrizioni del vivere metropolitano e c’è chi vorrebbe interpretarla come un “approccio” complesso ad un modo nuovo di gestire il proprio tempo libero, facilitando soprattutto il poter vivere accanto ai familiari, come in un albergo non può avvenire, E infatti, l’agriturismo è il ricorso preferito da parte delle famiglie numerose. C’è, infine, che sottolinea il dato economico; L’agriturismo può anche non piacere ma è una scelta obbligata per chi ha pochi mezzi in un momento in cui i prezzi degli alberghi sono aumentati e diventati spesso proibitivi.

Sull’agriturismo attuale e sulle sue prospettive abbiamo trovato indicazioni più che interessanti in un posto che potremmo definire “ufficiale” e cioè su “Qui Touring” che è la rivista del Touring Club.

Leggiamo dunque cosa ne scrive Federico Radice Fossati, che del TCI è consigliere ed è senz’altro uno degli esperti più qualificati del fenomeno che qui intendiamo “fotografare”.

Scrive dunque Radice Fossati:

“Secondo i dati di Agriturist, l’Associazione nazionale per l’agriturismo, l’ambiente e il territorio di Confagricoltura, il 2003 si è chiuso con un aumento delle aziende attive di circa il 10%, da 11.500 nel 2002 a 12.600. Le previsioni per il 2004 sono ancora più rosee, con una crescita della domanda stimata al 45%, per 800 milioni di euro di fatturato. Cifre che danno testimonianza di un fenomeno senza dubbio importante, indice di riscoperta di un concetto di turismo e di fruizione del tempo libero in sintonia con gli ideali promossi dal nostro Sodalizio.

In effetti, il fenomeno della vacanza in campagna è sì ricerca dell’insolito, dell’esotico a pochi chilometri da casa. Ma è anche testimonianza della crescita culturale del turista, di una forma di viaggiare evoluta. Come sottolinea una ricerca pubblicata dal Centro studi del Tci, “la scelta dell’agriturismo si associa al turismo culturale e d’arte, spesso rivolto ai centri minori dell’entroterra, e a quello naturalistico, connesso alle aree protette e, più in generale, al patrimonio ambientale di un determinato territorio”. Scegliere la campagna, dunque, e trasformare la villeggiatura in condivisione di abitudini, tradizioni e, perché no, anche rigeneranti fatiche all’aria aperta, significa capire e vivere una cultura e un mondo in contrasto vorticoso tra modernità e tradizione, in un settore in cui i due elementi sono altrettanto importanti. Dove l’innovazione tecnologica e il contributo dell’esperienza rivelano il grande panorama di ciò che produce la nostra terra, che sta alla base di quello che noi siamo; riscoprire le proprie radici e il cuore di un’Italia che è sì terra di santi, poeti a navigatori, ma è soprattutto terra di contadini, modellata nel suo paesaggio dall’agricoltura e dal sapiente lavoro millenario di piccoli e grandi uomini, che alla produzione agricola hanno dedicato intelletto, risorse economiche e tanta fatica.

Per questo l’invito al legislatore, che sta lavorando alla nuova legge quadro sull’Agriturismo, non può che essere quello di affrontare la regolamentazione del settore tenendo come punto fermo la promozione della ruralità autentica: non premiare chi, inserendosi nella scia del boom del fenomeno, sfrutta la campagna impiantandovi strutture ricettive etichettate come agriturismo per ragioni di comodo, ma far sì che la promozione di queste formule diventi la testa di ponte di un vero rilancio della campagna e di un mondo agricolo oggi in difficoltà. Si deve tendere alla promozione della ruralità in tutte le sue forme dettando un quadro normativo generale e valido per tutto il territorio nazionale, lasciando spazio alla fantasia delle singole regioni di interpretare la propria tipicità, per evitare che si accentui la divaricazione tra regioni già all’avanguardia nel campo dell’ospitalità agreste (penso ai “casi fortunati” della Toscana, dell’Umbria o dell’Alto Adige), e altri tipi di campagna magari più dura, ma altrettanto autentica, del Piemonte, della Bassa lombarda, del Veneto o del Meridione. Bene dunque che l’agriturismo continui a essere vetrina privilegiata per la gastronomia, i vini, l’ospitalità; nonché stimolo per le esperienze sempre più diffuse di produzioni certificate, ecocompatibili e biologiche. Saranno questi i principali fattori di rilancio della nostra agricoltura e baluardo fondamentale per la protezione dell’ambiente e la conservazione del territorio, primo anello della catena di un turismo davvero più attento, più riflessivo e in generale più maturo”.

  • Facebook
  • Twitter
  • Delicious
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Add to favorites
  • Email
  • RSS

Comments are closed.

Post Navigation