Tanti i falsi “made in Italy”

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

C’è una cifra che lascia sbalorditi, anche perché è vera: nei soli Stati uniti il giro d’affari di prodotti dal “suono italiano” supera 16 milioni di dollari. E si deve aggiungere che nel 2008, sono stati sequestrati in Italia 400 mila pezzi, specie di orologi e gioielli.

Il giro d’affari è di 7 miliardi di euro.

Oltre ai gioielli falsi, sono presi di mira profumi e cosmetici e nel mondo il boom del “falso2 è cresciuto a dismisura: dal 1993 al 2005, aumento del 1850 %!

Ne scrive sul “Corriere della Sera” Roberto Bagnoli:

Contro i furbi e i contraffattori del made in Italy è in arrivo un nuovo sistema sanzionatorio con multe fino a 250 mila euro. Lo prevede il decreto 135 approvato recentemente dal governo che ridisegna le norme per proteggere le merci prodotte nel nostro Paese. Affinché sia pienamente operativo occorre attendere qualche mese, il tempo di emanare i decreti attuativi. Per Andrea Ronchi, il ministro per le Politiche comunitarie e regista di questa novità insieme al ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e dell’ ambiente Stefania Prestigiacomo, il decreto «riguarda tutte le 480 mila imprese manifatturiere italiane che da anni chiedono una linea chiara e di maggiore garanzia per tutelare i loro prodotti». Il decreto prevede che al «vecchio» marchio made in Italy possa essere aggiunta la dizione «100% italiano o interamente italiano». Una decisione facoltativa ma, una volta scelta, deve valere solo per i prodotti «per i quali il disegno, la progettazione, la lavorazione e il confezionamento sono compiuti esclusivamente sul territorio italiano». La rispondenza a queste regole sarà disciplinata da precisi criteri legali e non più «rimessa alla personale valutazione del produttore». Per i furbi sono previste pesanti sanzioni pecuniarie (da 10 mila a 250 mila euro) compresa la confisca amministrativa. Il decreto punisce anche l’ uso ingannevole o scorretto del marchio, come nel caso di «Tempo italiano» per un orologio fatto invece chissà dove. «Nel manifatturiero siamo il secondo Paese al mondo dopo la Germania – ricorda il ministro Ronchi – e per le nostre imprese i problemi più importanti riguardano proprio la contraffazione e l’ accesso al credito bancario». L’ industria del falso in Italia, secondo il Censis, vale oltre 7 miliardi di euro l’ anno ma quello che conta è l’ effetto internazionale impossibile da quantificare…”.

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