Italia: preda di “burocrazia”

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Siamo un Paese che può essere definito in tanti modi; ma, forse, quello più esatto è di definirlo come «preda della burocrazia» che – per documenti e bolli e via dicendo – come leggiamo su “Corriere della Sera” – si “mangia” un giorno su sette, dei piccoli imprenditori.

Abbiamo questo quadro di massima, ripetiamo, riferito ai “piccoli”: solo il 15,3 % delle imprese intrattiene o ha intrattenuto rapporti con altri Paesi europei o extraeuropei; e, tra quelli che li hanno avuti, il 9,8 % ora non ne hanno più; inoltre, è peggiorato del 28,7 %, negli ultimi sei mesi, il rapporto con le Banche; e ancora, la burocrazia “imperversa: per lo svolgimento delle pratiche burocratiche se ne vanno: per il 18,6 % più di 2 giorni; per il 38,2 %, più di mezza giornata; 1,5 giorni per l’8,4 % e 1 giorno per il 29,3%.

Leggiamo insieme l’articolo, datato Milano e dedicato alle imprese piccole e piccolissime, interpellato dalla Fondazione Nord-Est per un’indagine promossa da Veneto-Banca-holding:

“ Una rilevazione che, dando voce alla spina dorsale del sistema produttivo italiano (le imprese fino a 50 dipendenti), restituisce un quadro per certi versi sorprendente. In merito all’ accesso al credito, per esempio, dopo mesi di appelli, moratorie e misure straordinarie, si scopre che il rapporto con le proprie banche di riferimento è peggiorato per quasi tre imprese su dieci ed è migliorato solo per il 5% del totale delle «piccole» interpellate. Tra tutte le aziende del campione che si sono rivolte al sistema bancario chiedendo nuovo credito il 27,2% se lo è visto rifiutare, il 7,9% ha dovuto rinunciarvi a causa di condizioni troppo gravose previste dagli istituti di credito e il 16,1% ha dovuto accettare condizioni più onerose rispetto a quelle abituali. A questo si deve aggiungere che, sempre negli ultimi sei mesi, il 13,9% delle imprese ha ricevuto una richiesta di rientro (totale o parziale) dagli affidamenti. Quindi, non solo il dialogo tra banche e imprese va male, peggio di un anno fa, ma la frattura che separa i due mondi pare essersi addirittura allargata, considerato che gli imprenditori individuano nel sistema creditizio stesso la prima causa del peggioramento dei rapporti. Insomma, la maggioranza delle aziende interpellate dalla Fondazione Nord Est è convinta che le banche non facciano abbastanza, solo il 38% crede che la causa di tutto sia riconducibile alla crisi economico-finanziaria. E gli altri fattori che ostacolano l’ accesso al credito come le regole di Basilea 2 o la sottocapitalizzazione? Vengono considerati problemi marginali: se i banchieri decidessero di allargare i cordoni della borsa, la musica sarebbe diversa. Una prova? Solo il 18,7% del campione dichiara che i tassi di interesse applicati dagli istituti di credito alla sua azienda sono diminuiti negli ultimi sei mesi. Ma se con le banche il rapporto non è certo idilliaco, tra imprese e burocrazia siamo praticamente al conflitto. Un’ azienda su tre è costretta a dedicare un’ intera giornata a settimana al disbrigo pratiche, con tutti i costi che ciò comporta. E a pagare sono soprattutto le realtà di piccolissime dimensioni che hanno strutture amministrative esili per cui il carico burocratico diventa un peso paralizzante…”.

(Umberto Giusti)

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