Bel Paese, addio?

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

La denuncia arriva dall’UNESCO; ed è pesantissima, perchè decine di siti qualificati, le località che si “adornano” del titolo di “patrimonio dell’umanità” ormai quel titolo non lo meritano piu’.

E, come sempre quando si tratta di questi problemi, l’UNESCO fornisce indicazioni precise e dettagliate e “fotografa” situazioni non contestabili che dovrebbero portare presto alla esclusione di quelle località dal livello prestigioso cui le aveva portate l’indicazione della piu’ qualificata e influente Agenzia dell’ONU per le bellezze naturali.

Tra i siti italiani in pericolo, tanto per avere un idea di come stiamo andando su questo versante, abbiamo: la Val D’Orcia nel senese, Corniglia nelle Cinque Terre, Lipari e la Valle dei Templi in Sicilia o le Ville Palladiane in provincia di Vicenza. Tra i casi piu’ gravi c’e’ perfino Matera. I celebri “Sassi” della città lucana, già recuperati dal degrado, sono ora minacciati dal declino.

Maria Novella De Luca, firma due pagine ottimamente illustrate sulla vicenda; il bellissimo articolo denuncia che comincia cosi':

«Sapete quale e l’ultima beffa? Case costruite su terreni vincolati, in aree definite patrimonio dell’umanita, e poi vendute con il marchio Unesco come valore aggiunto. Senzavergogna…». Scherza amaro il professor Giovanni Puglisi, presidente della commissione italiana per l’Unesco, riferendosi alle nuove speculazioni edilizie della Val D’Orcia, alla fine di un’ estate dove gli allarmi sul degrado dei siti inseriti nelle liste del world heritage, sono diventati una vera e propria emergenza. Dai centri storici snaturati dal turismo di massa come San Gimignano, che ad agosto ha registrato un tale incremento di presenze “mordi e fuggi” da far temere per la sopravvivenza del borgo stesso, alle 42 villette con piscina pronte ad essere edificate a Comiglia, nelle Cinque Terre, in quel fragile lembo di Liguria ancora immune (quasi) dagli sfregi del cemento, l’intera lista italiana dei 41 siti che vantano il marchio di patrimonio dell’umanita gode di cattiva salute. L’ultima notizia, in ordine di tempo, arriva daMatera, dove Legambiente ha denunciato la costruzione di un parcheggio sotto i Sassi, inseriti nella lista Unesco nel 1993, recuperati, restaurati, ora di nuovo in pericolo.

Ma questi sono solo gli ultimi esempi, perchè ricorda Giovanni Puglisi «ci sono luoghi non soltanto a rischio ma che potrebbero essere espulsi dalle liste del patrimonio mondiale, come Lipari, dove tuttora non a risolta I’annosa questione delle cave di pomice, o l’area delle Ville Palladiane, se verrà approvato il progetto di un’autostrada che dovrebbe tagliare in due tutta la zona, e quindi distruggere giardini e paesaggi». E perdere il “marchio” Unesco non è cosa da poco se si pensa che poter scrivere su un depliant che quel borgo, quel castello, quel centro storico, quell’isola fanno parte del world heritage, fa aumentare del 30% i flussi turistici. E invece e proprio a ridosso di quei siti che si concentra la corsa al mattone, si continua a costruire attorno, vicino, a ridosso all’opera d’arte, per riuscire a portare it turismo dei pullman e dei grandi numeri proprio sul luogo, quasi dentro l’area archeologica, incuranti di vincoli e bellezza, come e avvenuto nella Valle dei Templi ad Agrigento.

Ma che cosa pub fare l’Unesco? Puglisi è realista: “io sono sommerso da un martellamento costante di segnalazioni di abusi e violazioni, che possono portare anche all’espulsione dalle liste. Eppure questo non sembra essere un deterrente abbastanza forte, perchè in realta si continua a costruire dappertutto, ad ogni condono edilizio c’e un pezzo di Italia che scompare. Attenzione, non a giusto museificare i luoghi artistici e storici, ma si deve fare una tutela vera, a cominciare da un turismo di flussi programmati, quella che io chiamo versione omeopatica del numero chiuso».

In realtà quello che sta succedendo e che si cominciano a vedere gli effetti del condono approvato dal governo Berlusconi, I’edilizia sembra avere un nuovo boom, una valanga di cemento che non risparmia neppure, appunto, i siti patrimonio dell’umanita. Ma l’attacco al Belpaese non e appannaggio soltanto del centrodestra. A Monticchiello e un sindaco Ds a difendere il nuovo insediamento abitativo di 95 villette già in costruzione alle porte del minuscolo borgo di 150 abitanti, affermando che si tratta di case per le giovani coppie del paese, altrimenti costrette ad emigrare. E forse era questo il progetto iniziale, eppure le vendite sul ercato locale sono state pochissime, e le abitazioni vengono invece cedute a stranieri e forestieri anche, come raccontava Giovanni Puglisi, con la segnalazione che si tratta di appartamenti che «sorgono in una zona definita patrimonio dell’umanità». A Corniglia la battaglia sui seimilacinquecento metri quadrati di villaggio turistico che dovrebbe essere costruito su un pezzo di costa a ridosso di una collina franosa, tutta interna alla sinistra, che difende il progetto, e gli ambientalisti che, in parte, cercano di impedirne l’attuazione.

Sono soltanto alcuni casi perchè si dovrebbe parlare di Ercolano, del Cilento, della Costiera Amalfitana… «Il marchio dell’Unesco — conclude Puglisi — ha una forte valenza culturale e simbolica, e la commissione può decidere di espellere dalla lista i siti non adeguatamente tutelati, ma sugli abusi devono intervenire le soprintendenze e le procure della Repubblica, e ci vogliono sanzioni forti». Chissà. Per adesso tra le “vestigia” dell’umanita spuntano residence, alberghi, casette a schiera e campi da tennis.

Pino Rauti

 

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