L’Italia dei “tati”

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Adesso i bambini vengono affidati anche agli uomini; risulta che un numero crescente di giovani sta partecipando ai corsi per baby sitter. Prima, erano solo stranieri in difficoltà in ricerca di un alrtro lavoro; ora ci sono molti italiani, attratti anche dalla prospettiva concreta di arrivare a guadagnare salari sino a 3.000 euro al mese. In Italia che si sta spopolando per la denatalità -fenomeno aggravato dall’invecchiamento- presto vedremo, dicono tanti “bambinai”(il nome è già pronto)che tra una panchina e l’altra dei giardini -oltre che nel chiuso delle mura domestiche- prepareranno pappe, e laveranno pannolini “sporchi”. Per la precisione, il primo “tato” ufficialmente diplomato come tale, si è avuto a Genova nell’aprile scorso, al termine di un corso organizzato dal comune.

A Roma,qualche giornale ha pubblicato in quel periodo l’intervista a Geneviève Piguet che gestisce una nota ed attivissima agenzia di “servizi” per la famiglia La piguet sostiene che da tempo”colloca giovani stranieri come bambinai “tutti molto capaci”. A volte quella del tato è una scelta disperata -scrive sul “messaggero” Maria lombardi- dopo aver provato con la colombiana, la peruviana, la rumena e la polacca, tanto vale provare pure col filippino, nella speranza che duri….”

Gli incerti equilibri delle famiglie ormai si poggiano su chi bada ai piccoli: oltre il 17% dei bambini da 0 a 10 anni è affidato a una tata e passa piu’ tempo con lei che con la mamma. In Lombardia un bambino su tre, è affidato a una donna che non è la mamma o la nonna; ad una “mammy” come si usa dire.

Il bisogno drammatico di afffidamento dei bambini, in una società contrassegnata dall’invecchiamento sta avendo come conseguenza che anche uomini senza lavoro, a curare i figli delle donne; quelle che possono permettersi di pagare, ovviamente; perchè per le altre c’è solo quella strada tutta in salita che é rappresentata dagli asili. Attenzione alle cifre, che vengono fornite da una “fonte” qualificata ,dalla responsabile dell’associazione Acli-Colf. Lidia Obando spiega che Le italiane sono ancora poche -anche se stanno crescendo di numero in modo imprecisabile ancora due tre anni fa- e che vanno ad ad aggregarsi alla schiera di rumene, polacche e sudamericane (sono oltre 500mila le colf immigrate in regola, una quattro è laureata, e le clandestine si calcola siano un altro 30%) in cerca di una famiglia di cui prendersi cura per 650 euro al mese circa”. Ma chi ha buone referenze ed è in grado di esibire un bel curriculum può chiedere sti pendi ben più alti. «Una pueri cultrice, italiana o straniera non importa, guadagna dai 2.500 ai 3.000 euro al mese», racconta la signora Piguet. «Una brava bambinaia, di quelle superesperte, che accudisce i bimbi dai 4,5 mesi in poi prende dai 2mila ai 2mila e cinquecento. Non è detto che, a questi livelli, le italiane siano avvantaggiate, anzi le famiglie vip solitamente preferiscono le straniere perchè sono piu’ discrete» Le supertate, il piu’ delle volte, non vengono scelte, ma scelgono e se quella famiglia è straricca ma un po’ cafona, la evitano. L’abbandono, quello della tata non del marito, è per tante donne uno choc e quante sono disposte a implorare: toglietemi tutto, ma non lei.

Ecco,sempre in via di sintesi di fenomeni assai confusi quanto variegati nella loro composizione, L’Italia sta “marciando” senza rendersene conto fino in fondo, quanto a presa d’atto delle conseguenze che numerose e invasive derivano -“verso un futuro di nonni”. Anche perchè i bimbi dei prossimi decenni avranno la prospettiva di vivere sino a cento anni o poco meno. Lo attesta il “Rapporto nazionale 2006 sulla condizione e il pensiero degli anziani”. Firmato -come leggiamo per la penna di Carlo Massi- dal Dipartimento studi economici “Ote-Ageing”, diretto da Andrea Monorchio.

Anche queste sono cifre che non sembrano interessare molto a livello politico neppure quello governativo ma sulle quali occorre cominciare a riflettere a fondo perchè stanno là le chiavi di volta della ,sorte della comunità nazionale nei prossimi decenni.

Leggiamo insieme:”Stanno venendo al mondo neonati che avranno una vita lunga, molto lunga – commenta Roberto Messina, segretario generale dell’Osservatorio della Terza età…”

Si tratta-prosegue Messina- di un fiume in piena che andrà ad incidere sempre piu’ sulla crescita economica del Paese. Di un Paese che oggi, nelle tasche, penalizza in modo importante proprio chi ha oltre 65 anni: la pensione media è di 900 euro al mese. Con questo aggravio, solo per le medicine: il 42,8 % spende annualmente meno di 500 euro l’anno per i farmaci, il 31,9% circa 750 mentre il 25,3% oltre 1000. Parla di una società “diversa” Emilio Mortilla presidente di Ageing society, “in cui la componente anziana, quando i bebè di oggi saranno nonni sarà maggioritaria rispetto alle componenti in età fertile e in età lavorativa” Le ultime generazioni hanno visto crescere l’età media di uomini e di donne. Con un ritmo sempore piu’ veloce, soprattutto a partire dal Dopo-guerra. All’inizio dell’Ottocento le aspettative di vita in Italia e negli altri paesi occidentali erano intorno ai 50 anni. Nel Periodo dell’Impero Romano circa 30. L’aumento consistente si è, dunque, avuto in un arco di tempo molto limitato e le cause sono varie: le abitazioni piu’ salubri la migliore alimentazione, l’uso diffuso degli antibiotici, il riscaldamento nelle abitazioni, la messa a punto di farmaci mirati. Risultato: ci sono Comuni, ormai, chiamati quotidianamente ad occuparsi di problemi e richieste di una popolazione in maggioranza di over65, dove gli ultraottantenni sono quasi un terzo della cittadinanza e il rapporto bambini-anziani è di 1 a 1. Al primo posto tra i Comuni con più nonni c’è S.Benedetto in Perillis, in provincia de L’Aquila. Qui, il 30% degli abitanti ha festeggiato gli 80 anni…”

Per concludere; oggi abbiamo in Italia 420 mila ultranovantenni. Fra 50 anni, saranno 2 milioni. Su una popolazione che nel frattempo sarà diminuità di matrimoni.

Pino Rauti

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