Lazio: ora ci sono 250.000 nuovi poveri

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Sta diventando sempre piu’ iniqua e antisociale, la distribuzione del reddito nella regione Lazio; e sarebbe interessante sapere cosa risponde alle nuove cifre e alle piu’ recenti statistiche in merito, quella Sinistra che del Lazio tenta di fare la sua “bandiera eccellente” contro il Campidoglio e il governo di centrodestra.

Ne scrive Carlo Piazze in un documentatissimo articolo su “Repubblica” che qui vorremmo riprodurre per intero tanto è preciso e dettagliato; ma che invece per motivi di spazio, tenteremo di riassumere.

Ci sono dunque “forti sperequazioni distributive”, nel prodotto regionale, che nel suo complesso è cresciuto; anzi c’e’ “una distribuzione del reddito sempre piu’ iniqua” perchè “concentrata nelle tasche del 10% degli occupati”

Ecco, con esattezza, come si sono messe le cose.
“Sui due milioni e mezzo di lavoratori, 250 mila percepiscono una retribuzione 12 volte più alta di quella di altrettanti occupati più poveri nel Lazio e 9 volte più cospicua di quella media nazionale. Parola del Servizio studi di Sviluppo Lazio, società per il sostegno alle imprese, che sull’economia della regione ha appena concluso il suo terzo Rapporto annuale dei cui contenuti forniamo alcune anticipazioni…” Ed ecco cosa dice, cosa documenta il Rapporto di Sviluppo Lazio; che di fronte al “folto drappello” di quelli che se la passano abbastanza bene in termini di reddito, “ce n’e’ un altro”; c’e’ il drappello di quelli che il Rapporto definisce “working poor”, lavoratori con retribuzione inferiore per il 60% rispetto a quella media nazionale. «Si tratta di oltre 250 mila precari», spiega Marcello Degni, responsabile dell’ufficio studi e coordinatore dell’indagine. E proprio sui contratti atipici il Rapporto getta un nuovo fascio di luce: «La deregolamentazione del mercato del lavoro perseguita nell’ultimo quinquennio», ancora Degni, «ha prodotto nel Lazio un graduale impoverimento diffuso e un incremento dei profitti che non si è tradotto in investimenti produttivi significativi».

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