Mantenga: la fine degli “affreschi”?

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Qualche tempo fa, su “Bell’Italia” si affrontò il problema degli affreschi padovani di Andrea Mantenga. Come si ricorderà, tra i tanti bombardamenti “criminali” degli Alleati nell’ultima fase della guerra, ce ne fu uno – l’11 marzo del ’44 – che colpì la chiesa degli Eremitani a Padova “riducendo in briciole gli affreschi di Andrea Mantenga nella cappella Ovetari”.

Ma quel capolavoro della pittura dell’ 400 – ricordava la Rivista – non andò del tutto perduto: “scavando tra le macerie della chiesa, i padovani salvarono decine di migliaia di frammenti che furono riposti al sicuro in casse, improvvisate. Oggi, dopo sessant’anni, si vaglia la possibilità di ricomporre questo immenso mosaico: Domenico Toniolo e Massimo Fornasier dell’Istituto di Fisica dell’Università di Padova hanno messo a punto un programma in grado di confrontare e ricollocare i frammenti su una mappa basata sulle fotografie in bianco e nero scattate dai Fratelli Alinari nel 1920, unico documento rimasto di quel ciclo pittorico. Dal maggio 2001, nel dipartimento di Fisica, 31 operatori si sono dati il cambio intorno a 12 computer in rete, esaminando 80.735 frammenti di affresco, i più estesi della dimensione di un pacchetto di sigarette, la maggior parte non più grandi di un francobollo; in due anni di lavoro, migliaia di frammenti sono stati virtualmente ricollocati a loro posto, ricomponendo circa un decimo della superficie originaria. Ma sarà possibile passare dalla ricostruzione virtuale a quella reale? Dopo la presentazione dei risultati della ricerca, la parola passa ai tecnici del Ministero per i Beni Culturali.

(U. G.)

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