All'Italia l'inutile "record dei partiti"


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Tanti, piccoli e rissosi: ecco il “quadro” del partitismo nostrano. Pensate che i Germani le prime 2 formazioni politiche fanno il 70% , in Francia il 58; da noi appena il 40%. Ne scrive, cifre alla mano, su il “Sole 24 Ore”, Roberto D’Alimonte. “In una recente intervista a due giornalisti tedeschi il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa si è espresso con insolita franchezza su uno dei nodi della governabilità nel nostro Paese e ha parlato di un «Esecutivo ostaggio di nove partiti». A dire il vero a noi sembrava che la coalizione di governo comprendesse otto partiti: Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi, Rosa nel pugno, Ds, Margherita, Italia dei Valori e Udeur. Il nono partito ci sfugge. Forse la Rosa viene contata due volte (Sdi e Radicali). O forse va cercata tra le liste minori che hanno ottenuto seggi per conto proprio o come ospiti di altre liste: Svp, Partito dei pensionati, Lista consumatori. Socialisti di Craxi, Repubblicani europei. Con questo criterio inclusivo, però, il totale delle componenti della coalizione di governo sale alla bella cifra di 13. Ma anche senza arrivare a tanto si può tranquillamente affermare che il governo Prodi rappresenta un caso unico. In Europa occidentale sicuramente e, forse, in tutto il mondo delle democrazie consolidate non esiste un altro esempio di governo cosi frammentato. Non a caso lo stesso premier ieri ha definito la frammentazione come il pricipale problema italiano.

Ma la questione non riguarda solo il Governo. È il sistema par-titico ad essere irrimediabilmente frammentato. Alle ultime elezioni beni4liste hanno ottenuto seggi alla Camera e 12 al Senato ma a queste cifre devono essere aggiunte anche quelle liste che hanno ottenuto seggi collocando candidati propri in liste sicure di superare le soglie di sbarramento previste dalla nuova legge elettorale. La tabella a fianco mostra la situazione a livello europeo utilizzando un indice di frammentazione molto noto che tiene conto sia del numero dei partiti che della loro consistenza in seggi e in voti. Insieme al Belgio — paese spaccato da profonde fratture etnico-linguistiche — l’Italia è il paese più frammentato dell’Europa occidentale sia in termini di seggi che di voti. Per le grandi democrazie europee (Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna) il valore dell’indice Neff va dal 2,2 della Francia al 34 della Germania. In Italia siamo a più del doppio della Germania.

Il problema non sta solo nel numero dei partiti con seggi, comunque il più elevato in Europa occidentale, ma anche nel nanismo dei nostri partiti. Il più grande partito italiano — Forza Italia — ha preso il 23,7% dei voti alla Camera lo scorso aprile, il più piccolo, in voti, tra i grandi partiti delle maggiori democrazie europee — l’Ump francese — ha preso alle ultime elezioni legislative il 33,7 per cento. La somma dei due maggiori partiti in Spagna fa l’80%, in Germania il 70, in Francia il 58, in Gran Bretagna il 68 per cento. Da noi Fi e Ds fanno appena il 40% dei voti. Ai tempi della Prima Repubblica De e Pci avevano dal 60% al 70% dei voti. Poi è cominciata una inarrestabile destrutturazione del sistema partitico che ha cancellato un secolo di faticosa e dolorosa organizzazione della politica di massa nel nostro Paese-…”