Berlusconi e D.N.


[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Sempre attenti alla necessità “culturale” di avere disponibile la più ampia documentazione sulle forze politiche con le quali ci confrontiamo, abbiamo deciso di avviare un Sito specifico su “La storia e le cronache” di Alleanza Nazionale. E anche naturalmente, su quanto precedette A.N. a vario titolo. Ci sembra perciò opportuno riprendere due articoli comparsi su “L’Indipendente” del 30 aprile scorso; ambedue relativi alla “operazione Desta Nazionale”. Il primo articolo è di Camillo Spina ed è intitolato: “Quando Silvio «fondò» D.N.” e l’altro, siglato (R.P.) ha per titolo: “Traditori o precursori?”.

Eccone i testi:

“Chi è il vero papà di Alleanza nazionale? Chi, tra Giorgio Almirante e Silvio Berlusconi? La svolta di Fiuggi scaturì dal famoso sdoganamento dell’autunno del ’93, quando il Cavaliere si pronunciò per Fini sindaco di Roma. Premesso ciò, diventa più facile addentrarsi nelle 150 pagine di “Prima di Fini”, libro edito da Bastogi e che ripercorre con dettagli inediti e preziosi la breve storia di Democrazia nazionale.

In genere, i cultori e gli esperti della nostra storia repubblicana agganciano i loro ricordi di Democrazia nazionale alla vulgata tradizionale. Cioè, un piccolo partito che nacque con una scissione dal Msi almirantiano e che si vorrebbe finanziato e aiutato da Giulio Andreotti e Licio Gelli, il venerabile della P2.

Una lettura, questa, che invece oggi si dimostra non solo superficiale ma del tutto sbagliata. Merito soprattutto delle rivelazioni di “Prima di Fini”. Il libro si basa sulla testimonianza di Raffaele Delfino, già segretario di Dn, intervistato da Marco Bertoncini e si avvale della presentazione di Aldo A. Mola e della prefazione di Francesco Perfetti.

La vicenda demonazionale

Scrive Perfetti: «La vicenda di Democrazia nazionale fu breve, tre anni appena dal dicembre 1976 al dicembre 1979: il movimento apparve e scomparve come una meteora nel cielo della politica italiana (…). Tuttavia è una vicenda che rappresenta, per un verso, un capitolo significativo della storia della destra italiana del secondo dopoguerra e, per altro verso, un tentativo di razionalizzazione di un sistema politico ingessato proprio dalla mancanza di una componente di destra moderna e moderata».

Il punto sollevato da Perfetti è centrale nel racconto di Delfino: quasi trent’anni prima di An e quindi di Gianfranco Fini (di qui il titolo), Dn tentò di dare un volto moderato, liberale e riformi sta alla destra italiana. Soprattutto, cercò di inserire la destra nella “politica delle alleanze”. Non a caso, nacque in un contesto politico molto convulso, quello del terzo governo Andreotti basato sull’astensione del Pci.

Siamo nel 1976, gli anni del terrorismo rosso. Per arginare il fattore K, e per cominciare a offrire una sponda moderata di destra alla Dc, uomini come Delfino e Ernesto De Marzio proposero a Almirante di far astenere anche il Msi. Spiega Delfino: «Avrebbe voluto dire azzerare l’astensione decisiva del Pci e interdire il gioco del compromesso storico fin dalle prime battute. L’astensione non solo avrebbe ricollocato la destra nella piena agibilità parlamentare, ma avrebbe riaperto in sede internazionale il discorso con i nostri alleati atlantici, ai quali il voto determinante del Pci veniva giustificato con la mancanza di un’alternativa parlamentare». Invece, Almirante scelse di votare contro, una linea che Delfino definisce isolazionista, e gli uomini di Dn, che comunque si astennero, nel giro di tre mesi, dal luglio al dicembre del 1976, trasformarono la loro corrente missina in un partito.

Nella mansarda del Berlusca

Così, dopo aver sfatato la leggenda andreottiana («Gli americani mi dissero che Andreotti non gradiva un appoggio da destra»), Delfino rivela chi fu il primo finanziatore di Dn. Ovvero, Silvio Berlusconi. Lo stesso imprenditore quarantenne che in quegli anni sosteneva Comunione e Liberazione e diventava editore del Giornale di Montanelli.

A conoscere bene Berlusconi era il segretario amministrativo di Dn, Giannetto Borromeo D’Adda. L’incontro avvenne a Arcore. Racconta Delfino: «Silvio ci portò in una mansarda: il suo pensatoio. Condivise il nostro progetto politico per trasformare il Msi in una destra democratica e c’indicò come suo referente nella Dc, Mazzotta, all’epoca vicesegretario nazionale della Dc. Lo incontrammo. La cifra del prestito era di cento milioni che conclude Delfino – gli restituimmo quando Dn, diventata partito, ebbe ottenuto il finanziamento pubblico. Sorpreso ci disse: “È la prima volta che degli uomini politici mi restituiscono soldi”».

Torna, quindi, la domanda iniziale. Chi è il vero papà di Alleanza nazionale? ”.

(Camillo Spina)

 

Ed ecco il secondo articolo:

“Dicembre 1976: l’anno sta finendo e gli italiani si preparano alle ferie natalizie. Non c’è

solo il terrorismo e la svalutazione economica da dimenticare tra pandori e torroni, il ’76 è stato prodigo anche d’altro: Scalfari ha fondato “Repubblica”, la Ravera ha pubblicato “Porci con le ali”, Andreotti, dopo le dimissioni di Moro, è di nuovo alla guida del governo che si avvale della non sfiducia del Pci. La Cina è ancora lontana ma la morte di Mao viene pianta come quella di un parente.

Intanto la destra italiana sta fuori dalla storia, chiusa in un angolo, sotto un assedio criminale, indecisa tra nostalgia e evoluzione. E son già lontani i successi del ’72. A Natale però qualcosa accade: un gruppo di deputati missini decide la svolta e proclama l’atto di autonomia: nasce Democrazia nazionale. Pietro Cerullo c’era e non solo lui, «eravamo tutti a volere la modernizzazione della destra italiana, a voler superare il neofascismo e costruire un movimento democratico e riformista. Era d’accordo anche Almirante, che poi tornò indietro. Forse, ipotizza Cerullo, «perché voleva essere alla guida anche di questa seconda fase della destra italiana e perché, in fondo, era ancora legato alla storia e al mito della Rsi».

Ecco come andò: «Già in vista del congresso di febbraio – racconta Cerullo – in una riunione tenuta a Ansedonia tra Roberti, me e Almirante, si elaborò il documento da portare al congresso per guidare la svolta. Poi Almirante ci lasciò soli. E noi fondammo Democrazia nazionale, trent’anni prima di An. Ma allora ci chiamarono traditori» ”.

(R.P.)




Un pensiero di Pino Rauti per Lui BENITO MUSSOLINI Rivoluzionario, Statista, Legislatore


[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Nella sua vita tormentata e drammatica:
•  bonificò le paludi in Italia e il deserto in Libia;
•  pacificò il Capitale con il Lavoro e lo stato con la Chiesa;
•  creò lo Stato Sociale e volle il Lavoro al centro dello Stato;
•  spezzò l’assedio di 52 Nazioni e spazzò la schiavitù in Etiopia, portandovi un milione di coloni e costruendovi strade, porti, ospedali;
•  salvò l’Italia dal comunismo nel 1922 e la Spagna – e con essa l’Europa e il mondo – dal bolscevismo stalinista nel 1936;
•  fece dell’Italia, che era nel ’22 il Terzo Mondo dell’Europa per malattie, miseria e arretratezza, una Nazione civile e moderna e volse l’autorità dello Stato, al fine del benessere comune;
•  volle, con il CORPORATIVISMO prima, inserire le forze del lavoro, della Tecnica, della Scienza e della Produzione nelle strutture giuridiche dello Stato e con la SOCIALIZZAZIONE poi, portare i lavoratori al centro dell’Impresa, con diritto ai suoi utili e alla sua gestione.
Volò alto, Benito Mussolini, sognò di “andare oltre”.
Pensava che l’Economia non era il destino dell’Uomo.
Sognò – forse troppo in anticipo rispetto agli uomini del suo tempo e ai mezzi di allora – di spezzare l’egemonia dell’Economia sulla Politica e della Finanza sulla Economia e sulla vita dei popoli.
Alla fine fu vinto non soltanto dall’asse del male plutocratico-comunista, quanto dal tradimento e dai rinnegati.
NOI, che Lo seguimmo fedeli anche sulla trincea estrema dell’ONORE nella REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA, mentre altre abiure si susseguono, riaffermiamo la fede appassionata in LUI, la riconoscenza per l’opera immensa e multiforme che svolse e nella Sua RIVOLUZIONE SOCIALE, nella Sua IDEA, in quel Fascismo inteso come “Sole dei poveri” e speranza e tormento dell’Italia più giovane.

SICURI CHE IL DOMANI APPARTIENE A NOI !

Nell’ottobre del 2003

Pino Rauti




La Nuova del Sud - Rauti, un convinto europeista a cui non piacevano gli utopismi


AVIGLIANO – Si è svolto sabato sera nel Chiostro del Palazzo di Città «Le radici profonde non gelano» convegno organizzato da Vincenzo Mancusi, segretario amministrativo nazionale della Fiamma Tricolore, per ricordare, a due anni dalla scomparsa, la figura di Pino Rauti, intellettuale e uomo politico di primo piano, laureato in legge, saggista e giornalista, che prese parte alla nascita del Movimento sociale italiano di cui fu anche segretario.
A metà degli anni ’50 fondò il Centro studi Ordine nuovo, inizialmente componente interna dell’MSI, distaccatasene dopo due anni insieme allo stesso Rauti che però nel 1969 rientrò nel Partito. Dopo la svolta di Fiuggi del ‘95, Rauti creò il Movimento Sociale Fiamma Tricolore e in seguito il Movimento Idea Sociale. Agli attentati rivendicati negli anni ’60 e ’70 da “Ordine Nuovo”, Pino Rauti si dichiarò estraneo e fu sempre assolto dalle accuse di concorso in strage. Durante il convegno, l’On. Paolo Agostinacchio, l’On. Silvano Moffa, l’Assessore Comunale di Montalbano Jonico, Rocco Tauro e il Sen. Pasquale Viespoli hanno illustrato il pensiero di Rauti, definito fine pensatore, politico anticomunista e anticapitalista, dalle idee lungimiranti e ancora attuali. Dall’analisi dei relatori è emersa la figura di un uomo coerente con la sua idea della politica vissuta come passione e interesse nazionale, oltre che di un teorico dello Stato capace di pensare e provvedere al bene comune, auspicando uno scambio simbiotico, etico e di collaborazione reciproca con i cittadini. I relatori si sono poi soffermati sulla capacità di Rauti di analizzare la complessa società moderna, puntando sulla ricerca, sullo studio, per trovare soluzioni efficaci ai problemi. La sua era la visione di una forza politica capace di parlare alla Nazione senza barriere ideologiche. “Lui ci ha insegnato un metodo – hanno continuato – e ha offerto un enorme contributo nell’arricchire la linea politico-programmatica missina degli scorsi decenni. Ha disegnato una “Destra sociale” connotata dall’apertura anche ideologica del partito a sostegno e difesa delle classi sociali meno abbienti. Erano presenti all’incontro anche le figlie di Rauti, Alessandra e Isabella, moglie di Gianni Alemanno. Quest’ultima ha affermato: “Io ho condiviso tutte le battaglie di mio padre degli anni ‘80 e ‘90 anche se confrontarmi con la sua figura e trovare una sintesi interpretativa è difficile. Ebbe sempre vasto seguito da parte dei giovani che lo consideravano un maestro perchè lui aveva un’idea di prospettiva, di progetto”. “Pino Rauti – ha continuato – fu un convinto europeista anche se non gli piacevano gli utopismi. Per molti aspetti è stato un precursore, al punto da non essere compreso talvolta, infatti in tempi non sospetti già denunciava il dissesto idrogeologico del nostro Paese e affrontava la questione dell’immigrazione sostenendo la necessità di aiutare gli immigrati nei loro Paesi attraverso un sostegno alle politiche di sviluppo”. Isabella Rauti ha poi concluso il suo intervento con un auspicio: “Mio padre ci lascia una grande eredità politica che oggi potrebbe essere accolta per contrastare la debolezza di una certa politica incapace di trovare risposte adeguate ai problemi del Paese”

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Leonardo Pisani blogspot.it - LE RADICI PROFONDE NON GELANO, INIZIATIVA SULLA FIGURA POLITICA E DI INTELLETTUALE DI PINO RAUTI


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Il chiostro degli antichi domenicani era pieno, note di arpa e di violino, una platea attenta nel sentire discutere ricordo di uno dei personaggi più importanti e di certo innovativi della destra italiana, anche uno dei più complessi da valutare, essendo stato la sintesi del Politico e dell’Intelletuale, del valore della tradizione e della capacità di innovare, della capacità di trarre  insegnamenti dal passato ma allo stesso tempo di leggere in anticipo i mutamenti politici e sociali M anche una platea variegata, vi erano le figure storiche della destra lucana come Filippo Margiotta e Vincenzo Belmonte ed le nuove leve come Luigi Modrone ed Antonio Tisci, vi erano elettori e simpatizzanti di destra venuti anche dal materano e dalla Puglia, ma anche elettori di sinistra o di centrosinistra.Del resto l’organizzatore Vincenzo Mancusi voleva questo e nella sua presentazione l’aveva ribadito: discutere oltre le fedi ed i credi politici. Il nome della manifestazione:suggestivo: “Le radici profonde non gelano”,  frase presa dal capolavoro La compagnia dell’Anello di  Si John Ronald Reuel Tolkien, per parlare della figura politica ed intelletuale di Pino Rauti. Al   tavolo di relatori   l’On. Paolo Agostinacchio, l’On. Silvano Moffa, l’Assessore Comunale di Montalbano Jonico Rocco Tauro e il Sen. Pasquale Viespoli, e le figlie Alessandra e Isabella e  a moderare – oltre che organizzatore- l’aviglianese Vincenzo Mancusi, segretario amministrativo nazionale della Fiamma Tricolore.e da sempre vicinissimo all’On Rauti, un percorso politico nato nel lontano 1984 e che è sempre rimasto solido sino alla scomparsa  del avvenuta  nel 2012.

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Ricordiamo Giuseppe Umberto Rauti  è nato il 26 novembre a  Cardinale (Catanzaro) dopo  essersi arruolato appena sedicenne nella Repubblica Sociale Italiana, dopo la prigionia approda nel 1947 a Roma, dove inizierà la sua lunga ed interrotta militanza politica.

Sarebbe anche superfluo tracciare una nota biografica di Rauti, esponente di spicco del macrocosmo della destra italiana, spesso controcorrente, spesso in disaccordo con i vertici del Msi, di certo un politico che è stato sempre coerente con i suoi ideali, che lo portarono spesso a scelte difficili, a dimissioni o abbandoni  del Movimento Sociali, senza timore di “perdere una carriera partitica” ma sicuro di fare politica. Militante e intelletuale, forte il rapporto con il poliedrico  Julius Evola, ai cui scritti Rauti avvicinerà molti giovani militanti missini. E’ il periodo della rivista La Sfida fondata da Erra, Pino Rauti e Sterpa, e  poi la nascita di Imperium che vede la luce nel 1950.
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Periodo di apprendistato e di profonde riflessioni politiche, che mettono subito in luce una  delle caratteristiche di Rauti: la capacità di andare controcorrente e cercare nuove strade- dirà in una  intervista a Giampiero Mughini di sentirsi “Come un uomo di 60 anni che sta cercando la sua strada”-  inizia il confronto con la FGCI di Enrico Berlinguer : « Il dialogo con i comunisti era un modo per uscire dalla logica dello scontro frontale, che permetteva alla DC di presentarsi come baluardo rispetto agli opposti estremismi. I tumulti di piazza intimorivano l’opinione pubblica, perché riproponevano la prospettiva della guerra civile, e a guadagnarci erano i democristiani. Quindi confrontarsi con la FGCI poteva essere utile, anche perché io pensavo che avessimo argomenti validi da sottoporre alla gioventù di sinistra. La critica al capitalismo, all’americanismo e all’atlantismo costituiva un possibile terreno d’intesa. » Poi le vicende giudiziarie, l’arresto, l’accusa da una fonte che restò sempre anonima di due attentati dinamitardi avvenuti il 16 novembre 1950 contro il PRI  e i PSU, il carcere e poi rilasciato e prosciolto; vicende che si ripeteranno nel i1972 per gli attentati ai treni dell’8 e 9 agosto 1969. Successivamente l’incriminazione si estenderà agli attentati del 12 dicembre (tra cui la strage di Piazza Fontana) per cui fu anche incarcerato alcuni giorni, venendo rilasciato il 24 aprile 1972 prima di essere eletto deputato, prosciolto ed ancora nel 2008  per la strage di Piazza della Loggia a Brescia; rinviato a giudizio. Assolto “per non aver commesso il fatto”.  Eppure spesso ci si dimentica del’attività di Rauti Parlamentare ( dal 1972 al 92) :firmatario nel 1982, della prima proposta di legge in difesa dell’ambiente mai presentata nel Parlamento italiano,  si è battuto  per la creazione di un servizio geologico nazionale, del politico che ha portato  temi come  l’anticapitalismo e il terzomondismo, che ha intuito che la destra italiana doveva “sfondare a sinistra”  lanciando anche messaggi all’elettorato di sinistra. Secondo Rauti infatti l’avanzata elettorale del 1972  aveva beneficiato dell’apporto di parte dell’elettorato di sinistra che però all’indomani del lancio del progetto di “grande destra” accarezzato da Almirante era nuovamente rifluito a sinistra, Ed il Rauti innovatore della destra con una grande attenzione  per la cosiddetta “seconda società” rappresentata dai portatori di handicap, le casalinghe, le famiglie dei tossicodipendenti i e per  consumatori.;sua una proposta di legge in si chiedeva  per contrastare la  droga una dote 300 miliardi l’anno, contro i 19  allora previsti.  Il Rauti convinto per  allagarsi alla società civile  era maggiore preparazione politica giovanile con l’istituzione delle “scuole di partito” ma anche di momenti aggreganti con cineforum, feste e spettacoli e la creazione di circoli culturali. Infatti è una figura popolare tra i giovani di destra, compreso quelli che non l’hanno seguito nelle vicende politiche o che non hanno vissuto in pieno il suo periodo politico , si definiscono rautiani. Il resto è storia politica e ben conosciuta: la segreteria dell’Msi, il “duello” contro Fini la uscita in contrasto con la svolta di Fiuggi, la fondazione di  Movimento Sociale Fiamma Tricolore di Il Movimento Idea Sociale. Della figura dell’On Rauti ne abbiamo parlato con la figlia Isabella, da sempre impegnata in politica – è stata anche consigliere regionale della Regione Lazio – e nel volontariato ed anche giornalista professionista
Il messaggio  politico di Pino Rauti è ancora attuale?
A due anni dalla scomparsa con serie incontri o volgiamo non solo commemorare l’uomo il polito e l’intelletuale  ma anche ragionare e  confrontarci con i temi di attualità di una  destra che lui ha disegnato che definirei  nazionale,popolare e sociale. Penso che dei tanti temi che lui ha indicato a tante generazioni della destra possono essere ripresi  ancora molto utili.
Ricordo mio padre denunciare il   pericolo di dissesto idrogeologico quando quello che succede oggi non era immaginabile, lo ricordo di parlare di ecologia, di ambiente di emigrazione quando non c’era ancora l’esplosione nel sud del mondo, di ecologia, di terzomondismo, dei temi che sono propri del III millennio con largo anticipo.
Il rapporto intelletuale con Julius Evola?
 Un rapporto giovanile, intelletuale da grande conoscitore  delle opere, delle figura e del personaggio di Evola; da giovanissimo lo  ha anche assistito durante malattia. Ci sono delle origini  evoliane nel suo percorso M indubbiamente   gli anni ed anni  di approfondimento politico ed intelletuale lo hanno portato ad  sviluppare un pensiero politico diverso
Pino  Rauti ha anche innovato la destra italiana, con il dialogo con Federazione giovanile comunista  di Berlinguer e l’apertura alla società sorpassando i canoni di una destra conservatrice. Giusto?
Giustissimo. La destra che mio padre ha designato, teorizzato e attuata non era una destra conservatrice ne tanto meno reazionaria era una destra rivoluzionaria piuttosto, ed in questo momento di rivoluzione, ed anche di rottura c’era la capacità di dialogare, del rapporto dialogico con l’avversario politico.
Aveva anche una posizione di  confronto con il Pci, che possiamo più avanzata
Mio padre addirittura parlava di sfondamento a sinistra, che non venne compreso a pienamente nel momento  ma che in realtà era una formula giusta
Più politico o pensatore?
Uno scrittore ha scritto l’anno scorso che di Rauti resta più l’eredità culturale  che politica. Io  direi che sia ancora presto per dire questo sicuramente una  eredità culturale per la moltitudine di  libri che ha scritto, per tutto quello che ha offerto alla destra come maestro ma c’è anche una eredità  politica che può essere raccolta rivalutata contestualizzata.
[Fonte: leonardopisani.blogspot.it]



TG Basilicata - "Le radici profonde non gelano" - Intervista a Isabella Rauti


http://youtu.be/Y7wlmP9We18

TG Basilicata sul convegno “Le radici profonde non gelano” In ricordo di Pino Rauti, che si è svolto ad Ad Avigliano (PZ), sabato 18 ottobre.




La Gazzetta del Mezzogiorno - In ricordo di Pino Rauti l'eredità dell'ideologo «nero»


LaGazzettaDelMezzogiorno-19ott2014




Il Quotidiano del Sud - Avigliano ricorda e omaggia Pino Rauti


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Avigliano (PZ) - "Le radici profonde non gelano" In ricordo di Pino Rauti


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Galleria fotografica:

 

Interventi:

http://youtu.be/fr6wCOKzZig




Il Quotidiano del Sud - Oggi ad Avigliano - In ricordo di Pino Rauti


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La Nuova del Sud - Avigliano ricorda Pino Rauti


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