7Colli - A Roma cinquant’anni di stampa di destra. Grazie a Isabella Rauti


Per la prima volta la Biblioteca del Senato a Roma ospiterà una Mostra dedicata all’editoria di destra. E’ intitolata “Cinquant’anni di stampa e propaganda della Destra Italiana (1945-1995)”.

Il percorso espositivo segue un criterio cronologico, articolato in nove bacheche che ricostruiscono i cinque decenni interessati. Si aggiungono quattro teche tematiche dedicate alla propaganda giovanile del “Fronte della Gioventù”, alla Satira, alle tematiche femminili ed alla pubblicistica elettorale.

Martedì il convegno – La Mostra verrà inaugurata con un convegno martedì 11 febbraio (dalle 1600 alle 1900). Essa raccoglie una selezione di quanto custodito nella Biblioteca del Senato e della Camera dei Deputati e nella Biblioteca nazionale di Stato di Roma. Con l’integrazione di materiale provenienti dall’Archivio della Casa editrice “Eclettica” edall’Archivio privato del “Centro Studi Pino Rauti”.

Complessivamente, circa 90 esemplari ed alcune importanti Raccolte, con testate sia dell’editoria più nota della destra italiana che degli organi di informazione e di propaganda interna ed esterna del Movimento Sociale Italiano.

Si arriva fino a Fiuggi – Il percorso espositivo termina con l’annuncio del Congresso di Fiuggi e la nascita di Alleanza Nazionale. Affidando così idealmente ad un’altra rassegna il compito di raccontare quanto accadde dal 1995 fino all’attuale presente politico. Venticinque anni in cui la Destra italiana ha raggiunto posizioni governative, ha conosciuto la diaspora ed ha modificato la sua forma Partito e le sue sigle; contestualmente alla “fine delle ideologie” ed ai cambiamenti del panorama politico italiano.

L’effervescenza culturale a destra – Il cinquantennio ricostruito restituisce suggestioni ed emozioni forti. E racconta l’effervescente produzione editoriale, intellettuale e culturale, di un’area ghettizzata ai margini della scena politica in termini di consenso elettorale e di riconoscimento dell’opinione pubblica.

Un mondo abitato da anime diverse ma tutte incredibilmente vivaci. E tutte capaci di disegnare scenari di prospettiva, di affrontare temi di avanguardia che in seguito sarebbero diventati sfide d’attualità. Colpiscono l’assenza di ogni forma di nostalgismo e le analisi lucide (anche degli scenari internazionali) nonchè i contributi di approfondimento nei settori dell’arte e della musica.

Se un limite ci viene restituito da questa ricostruzione, è quello estrinseco di una cultura feconda che non è riuscita a scavalcare lo steccato e divenire informazione diffusa, in grado di raggiungere il grande pubblico. Un motivo ed un dovere in più per ricostruirla e raccontarla, nella consapevolezza che si tratti di un giacimento da scoprire ed una storia da riscrivere.

Isabella Rauti

[Fonte: www.facebook.com]




Secolo d'Italia.it - Senato, Isabella Rauti illustra la mostra sui 50 anni della stampa di Destra


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“Per la prima volta la Biblioteca del Senato a Roma ospiterà una Mostra dedicata all’editoria di destra. È intitolata “Cinquant’anni di stampa e propaganda della Destra Italiana (1945-1995)”.

L’articolo di Isabella Rauti su 7 Colli

“Il percorso espositivo –  come spiega Isabella Rauti su 7 Colli,  – segue un criterio cronologico, articolato in nove bacheche che ricostruiscono i cinque decenni interessati. Si aggiungono quattro teche tematiche dedicate alla propaganda giovanile del “Fronte della Gioventù”, alla Satira, alle tematiche femminili ed alla pubblicistica elettorale”.

Martedì 11 il convegno sulla stampa di Destra

“La Mostra verrà inaugurata con un convegno martedì 11 febbraio (dalle 1600 alle 1900). Essa raccoglie una selezione di quanto custodito nella Biblioteca del Senato e della Camera dei Deputati e nella Biblioteca nazionale di Stato di Roma. Con l’integrazione di materiale provenienti dall’Archivio della Casa editrice “Eclettica” e dall’Archivio privato del “Centro Studi Pino Rauti”.

“Complessivamente – prosegue la senatrice di FdI – circa 90 esemplari ed alcune importanti Raccolte, con testate sia dell’editoria più nota della destra italiana che degli organi di informazione e di propaganda interna ed esterna del Movimento Sociale Italiano.

Stampa di Destra dal 1945 alla svolta di Fiuggi

Si arriva fino a Fiuggi – Il percorso espositivo termina con l’annuncio del Congresso di Fiuggi e la nascita di Alleanza Nazionale. Affidando così idealmente ad un’altra rassegna il compito di raccontare quanto accadde dal 1995 fino all’attuale presente politico. Venticinque anni in cui la Destra italiana ha raggiunto posizioni governative, ha conosciuto la diaspora ed ha modificato la sua forma Partito e le sue sigle; contestualmente alla “fine delle ideologie” ed ai cambiamenti del panorama politico italiano”.

“L’effervescenza culturale a destra – Il cinquantennio ricostruito restituisce suggestioni ed emozioni forti. E racconta l’effervescente produzione editoriale, intellettuale e culturale, di un’area ghettizzata ai margini della scena politica in termini di consenso elettorale e di riconoscimento dell’opinione pubblica.

Rauti: “Anime diverse, tutte incredibilmente vivaci”

Come scrive la Rauti, è “un mondo abitato da anime diverse ma tutte incredibilmente vivaci. E tutte capaci di disegnare scenari di prospettiva, di affrontare temi di avanguardia che in seguito sarebbero diventati sfide d’attualità. Colpiscono l’assenza di ogni forma di nostalgismo e le analisi lucide (anche degli scenari internazionali) nonchè i contributi di approfondimento nei settori dell’arte e della musica”.

“Se un limite ci viene restituito da questa ricostruzione – conclude la Rauti – è quello estrinseco di una cultura feconda che non è riuscita a scavalcare lo steccato e divenire informazione diffusa, in grado di raggiungere il grande pubblico. Un motivo ed un dovere in più per ricostruirla e raccontarla, nella consapevolezza che si tratti di un giacimento da scoprire ed una storia da riscrivere”.

[Fonte: www.secoloditalia.it]




La storia della Fiamma Tricolore - Dalle radici che non gelano, rami nel futuro


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Dalle radici che non gelano, rami nel futuro – Libro dei Manifesti del Movimento Sociale Fiamma Tricolore dal 1995 a ottobre 2010
[File pdf – 6 Mb]

[Fonte: dimarco.altervista.org]




LoSpiffero.com - Casa (popolare) del fascio


Dicono che… il nuovo presidente (per caso) dell’Atc Piemonte Nord Luigi Songa abbia scambiato il suo ufficio per una sezione del Msi degli anni Settanta. Dai volumi sulla Storia del Fascismo di Pino Rauti, inseriti con cura nella libreria in cui compaiono una serie di altri testi su Mussolini e il Ventennio, a numerosi gadget della vecchia fiamma tricolore. Manca solo il busto del Mascellone, ma quello forse l’ha lasciato nella sua Omegna. S’è persino fatto portare una bandiera italiana che ora campeggia al centro dell’ufficio presidenziale. Non solo: il tricolore l’ha fatto aggiungere anche nel logo di Atc “perché gli stranieri ricordino che sono ospiti nel nostro Paese e gli italiani sappiano che devono avere cura di un patrimonio nazionale” ha affermato al suo esordio. E pensare che se a Palazzo Lascaris non avessero nominato un presidente incompatibile, il leghista Marco Marchioni, Songa (indicato da Fratelli d’Italia) non avrebbe mai ottenuto l’incarico alla Casa del fascio, pardon all’Agenzia per le case popolari.

[Fonte: lospiffero.com]




Secolo d'Italia.it - Tommaso Manzo, da M.Arte premio in suo nome a Valerio Cutonilli «per la ricerca della verità»


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Sarà consegnato questa sera dall’Associazione culturale M.Arte all’avvocato, Valerio Cutonillisaggista, scrittore e appassionato ricercatore, soprattutto sul terrorismo – il premio intitolato alla memoria dell’avvocato Tommaso Manzo. Che di M.Arte è stato prima socio e, poi, entusiasta presidente per due anni. Fino al gennaio di un anno fa. Quando è venuto a mancare.

Il riconoscimento a Cutonilli sarà consegnato oggi alle 20,30 presso l’Auditorium Due Pini di piazza dei Giuochi Delfici a Roma.

M.Arte – Cultura per muovere l’Arte – che, proprio quest’anno spegne le undici candeline dalla sua fondazione, riconosce a Cutonilli «la sua preziosa ed eccezionale ricerca di una verità storica. Non soltanto nascosta, ma anche deliberatamente alterata e mistificata. Da un potere spesso occulto e criminale».

Premio Tommaso Manzo a Valerio Cutonilli per i suoi libri sul terrorismo rosso

«Valerio Cutonilli ha avuto il non indifferente coraggio di affrontare questo potere – spiega la motivazione del premio “Tommaso Manzo” – dimostrando le incongruenze e le contraddizioni di tesi chiaramente prefabbricate. Ad uso e consumo di un sistema pervasivo e trasversale. Incline a cercare colpevoli e mandanti soltanto in una determinata area politica».

«Già i titoli dei suoi libri testimoniano, da soli, che il brillante avvocato, trasformatosi in storico ed investigatore – riconosce M.Arte – ha voluto deliberatamente toccare due grossi nervi scoperti, e ancora doloranti, della prima Repubblica. La strage di via Acca Larentia, in cui persero la vita tre giovani militanti missini, con “Chi sparò ad Acca Larentia?“. E, poi, il successivo “Acca Larentia, quello che non è mai stato detto“. E la strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Con “I segreti di Bologna” scritto assieme all’ex-magistrato Rosario Priore».

«Ma, come dimostrano alcune recenti nebulose sentenze – recita, ancora, la motivazione del premio “Tommaso Manzo” – l’impegno di Valerio Cutonilli è destinato sicuramente a continuare anche in futuro. La sua ricerca della verità verrà, infatti, prima o poi, coronata dal successo. Se la fortuna, com’è noto, arride agli audaci, il successo premia gli ostinati. E Valerio Cutonilli di audacia e di ostinazione ne ha da vendere».

L’impegno civile di Tommaso Manzo: politica, professione e sport

Nel corso dell’incontro, moderato dalla presidente di M.Arte, Roberta Di Casimirro, interverrà, per ricordare la figura di Tommaso Manzo, chi ne ha condiviso, in tutti questi anni, il percorso di vita e di impegno a tutto tondo: nella politica, nello sport, nell’avvocatura.

Maurizio Gasparri ricorderà dunque Tommaso Manzo e la politica. Fin da quando era in Ordine Nuovo con Pino Rauti. E quando poi rientrò nel Msi. E fu segretario e colonna portante della storica sezione Balduina del Msi di via delle Medaglie d’Oro 128c in anni davvero difficilissimi. E, poi, quando divenne consigliere comunale a Roma.
«Tommaso è sempre stato un riferimento. E un elemento di garanzia – dice il senatore di Forza Italia – Da giovane era diventato avvocato. E, quindi, provvedeva alla difesa legale dei militanti di destra che venivano perseguitati da quello che definivamo, allora, il regime. Poi, da dirigente politico di territorio, Tommaso venne aggredito dai comunisti. E, per questo, ferito gravemente. Divenne consigliere comunale, dirigente di partito. Sempre un elemento di saggezza, di esperienza, di tutela del nostro mondo».

Così Tommaso ha difeso i valori ideali e morali della destra

«Tommaso – ricorda ancora Gasparri – ha difeso i valori della destra, in termini ideali, morali, con grande trasparenza, grande coerenza, grande determinazione e coraggio. Ma ha anche difeso i testimoni militanti della destra aiutandoli sotto il profilo legale. Quindi ha difeso le persone e i valori. E di questo noi gliene siamo grati. E gliene saremo grati con una memoria, la sua, che non si perderà, mai, nel tempo».

Giosuè Bruno Naso, storico e bravissimo avvocato di quella indimenticabile pattuglia di legali che, in tempi veramente bui, non si ti tirò mai indietro per difendere i tanti camerati accusati ingiustamente, ricorderà Tommaso Manzo e il suo impegno nell’avvocaturaPenalista di grande umanità e valore. Tanto da essere eletto, più volte, negli organi di rappresentanza della categoria.

Renato Manzini, anch’egli avvocato, celebrerà Tommaso Manzo il maestro, con il quale ha condiviso lo studio legale: «La storia di Tommaso è la mia storia. Siamo stati sempre insieme. Il sodalizio professionale era Manzo e Manzini. Tommaso, pochi lo sanno, ma era un generoso. Il mestiere me lo ha insegnato lui. Siamo rimasti sempre molto molto vicini. E’ stato il mio fratello maggiore che non avevo avuto».

«Sempre sorridente, un po’ calciatore, un po’ avvocato»

Il presidente Asi Claudio Barbaro, ricorderà Tommaso Manzo nel suo impegno sportivo, in particolare come promotore dell’Asi, l’Ente di promozione sportiva riconosciuto dal Coni, di cui fu uno dei fondatori nel 1994.
Una realtà consolidata che, oggi, conta 130 sedi territoriali, 70 settori tecnici-sportivi e più di 5.000 operatori.

«Mi ha seguito come dirigente e responsabile della giustizia sportiva del Fiamma prima. E in Asi poi in tutti questi anni – ha ricordato Barbaro giusto un anno fa quando Tommaso Manzo venne, improvvisamente, a mancare – Sempre sorridente e goliarda. Voglio ricordarlo così: dentro lo spogliatoio prima di una partita di un torneo Fiamma. Con la maglia biancorossa della Fiamma Balduina a strisce verticali, omaggio proprio a Tommaso nato a Vicenza. Calzoncini ascellari quelli di Tommaso, calzettoni verdi da passeggio e scarpe classiche di cuoio. Un po’ calciatore, un po’ avvocato. Magro con le gambette come un canarino affamato. E, infatti, lo avevamo soprannominato “Canaris“».

Peppino Valentino invece, tratteggerà, di Tommaso Manzo, la storia umana e professionale.

[Fonte: www.secoloditalia.it]




Da "Panorama" del 12 giugno 1988 - Dopo Almirante - Parla il leader dell'ala dura del MSI - All'armi, siam ecologisti - intervista con Pino Rauti di Giampiero Mughini


Ex-fascista? Ma se mi occupo di ambiente, di territorio, di droga! Gli anni di Ordine nuovo? Non capivo che il mondo era cambiato. Rauti parla a ruota libera di sé, di Craxi, di Almirante, di Fini. E confessa un amore per un leader di sinistra.

Dopo la morte di Giorgio Almirante e di Pino Romualdi, è l’ultima figura carismatica del MSI, un partito il cui declino elettorale sembra inarrestabile. Di Pino Rauti, romano, 62 anni, c’è un mito e c’è una realtà. Il mito è quello del diciassettenne che si arruolò volontario nella RSI e combattè fino all’ultima raffica; quello dell’allievo di Julius Evo!a, il filosofo paralizzato alle gambe che nei primi anni Cinquanta predicava il rovesciamento del sistema parlamentare; quello del fondatore di «Ordine nuovo”, il gruppo estremista da cui venne più di un protagonista del terrorismo nero. La realtà del Rauti odierno è molto di versa. Un po’ curvo dagli anni, gli occhiati spessi da miope, l’aria di chi ne ha trascorse molte e ne è cresciuto in saggezza, è tuttora l’idolo della gioventù missina. Eurodeputato scrupolosissimo, a Strasburgo si occupa di cose molto diverse da quelle cui lo ammaestrò Evola. Non più il no secco e altero al Sistema, ma questioni concrete, per esempio come utilizzare gli edifici religiosi dissacrati.

A Sorrento, il dicembre scorso, Rauti venne sconfitto di misura da Gianfranco Fini nella corsa alla segreteria del MSI. Adesso, al primo appuntamento elettorale dopo la morte di Almirante il MSI ha perso voti anche in alcune delle sue roccaforti tradizionali. Qual è oggi ruolo possibile del MSI? A domande  di  “Panorama”  Rauti  ha risposto a  tutto campo.

Domanda. Onorevole Rauti, il vostro deludente risultato alle elezioni amministrative conferma la crisi di ruolo e identità del vostro partito. Siete stretti entro una morsa micidiale da una parte le liste locali che vi portano via l’elettorato più rabbioso, dall’altra la competizione di un craxismo che pascola quelli che erano una volta i vostri territori privilegiati, a cominciare della forma istituzionale.

Risposta. Non è una morsa micidiale, è una strettoia pericolosa. E lo diventerà sempre più se il partito continuerà a rinchiudersi in se stesso, se ci comporteremo come indiani che se ne vogliono stare nella riserva. Il dopo Almirante del MSI richiede assolutamente una svolta.

C’è di più. C’è che la storia dei valori cui vi richiamate sono ormai remoti e intraducibili nel presente. Che senso ha dirsi «fascisti» in un mondo che galoppa verso il Duemila?
Per quanto mi riguarda, non mi sono limitato a richiamarmi ai valori delta storia da cui provengo. Sono stato il firmatario, nel 1982, della prima proposta di legge in difesa dell’ambiente mai presentata nel Parlamento italiano. Mi sono battuto per la creazione di un servizio geologico nazionale, ricordando ogni volta che potevo che in Italia i geologi sono 43 e in Francia quattromila. Ho presentato una proposta di legge in cui chiedevo che alla lotta contro la droga venissero destinati 300 miliardi l’anno, contro i 19 che ne prevede l’ultimo decreto legge in materia.

Se le cose stanno cosi, faccia quel che fece Benito Mussolini nel 1914, quando lasciò un mondo politico nel quale non credeva più, il mondo del socialismo pacifista, e ne scelse un altro. Provocatoriamente, ma perché non va tra i verdi, che sono i più sensibili alle tematiche da lei indicate?
Accetto la provocazione, ma Mussolini aveva scelto il mondo che vinse la prima guerra mondiale. Al contrario, io vengo dal mondo che ha perso la seconda guerra mondiale e non posso permettermi una posizione elitaria. In politica non si può fare un balzo d’un chilometro, mentre tutti quelli della tua parte restano fermi. Quello è dannunzianesimo e non politica.

Per parlare di un politico che suscita molte suggestioni nel vostro mondo, qual è il suo giudizio su Craxi?
Una cosa è Craxi, un’altra il PSI. Craxi ha il vantaggio di una forte personalità e di un uso magistrale delle caratteristiche della società di massa. Il PSI come partito non ha un programma, né un’idea. Vive di craxismo.

L’autunno scorso, Craxi ricevette ufficialmente la delegazione missina. Pochi giorni dopo, in un’intervista a “Panorama”, Gianfranco Fini definì il PSI un partito di forchettoni. Che ne pensa di questo giudizio?
Era una mossa destinata a uso interno di partito, in realtà un’autentica follia politica. Se il PSI è un partito di forchettoni, non vai a farti ricevere dal capo dei forchettoni. Nessun partito è riconducibile alle sue patologie. Né io dimentico che quando Craxi si insediò a capo del governo, nel 1983, e c’era stato su un treno un attentato che per fortuna era andato a vuoto che altrimenti sarebbe stato micidiale, Craxi nel volgersi verso i nostri banchi a Montecitorio, disse che rifiutava di attribuire a priori e senza prove quell’attentato al terrorismo di destra: un’identificazione a priori che a lungo era stata per noi devastante.

Un Rauti che avesse oggi 17 anni, l’età in cui lei si arruolò volontario nella RSI, andrebbe con Craxi o nel MSI?
Credo che un giovane di cultura e cervello verrebbe con noi. Poi, la tentazione craxiana non è così forte nel nostro mondo. È Forattini che vede gli stivali in Craxi, non noi. Questo poi non è il tempo degli stivali.

Fini ha sospeso dal partito una delle voci critiche del MSI, Giuseppe Niccolai, reo di aver dato al “Corriere della Sera” un’intervista beffarda verso la sua linea antisocialista.
In un partito profondamente diviso e in un momento difficilissimo com’è questo, quella d’avere sospeso Niccolai è una carognata. Fini dimentica che Niccolai è uno degli elementi del MSI dei primordi e che è una voce critica ascoltata dalla base del partito. Lui aveva oltretutto chiarito la portata della sua intervista, solo che i giornali erano in sciopero e non avevano potuto pubblicare la sua precisazione.

In queste ultime settimane lei s’è mai trovato a tu per tu con Fini?
Mai. Se ci incontriamo alla buvette di Montecitorio, ci guardiamo bene dal parlare del partito. Io gli ho pubblicamente preannunciato un’opposizione corretta ma durissima. Con tutto questo, in campagna elettorale ho fatto il mio dovere e benché non una volta il “Secolo d’Italia” abbia riferito dei miei comizi. Pino Romualdi ne aveva fatto l’organo della maggioranza e non più l’organo di tutto il MSI.

Qual è il ricordo più bello e qual’è il ricordo più doloroso del suo rapporto politico e umano con Almirante?
Il ricordo più bello è un giorno di aprile del 1972, quando venni scarcerato dopo 55 giorni di detenzione perché accusato della strage di piazza Fontana, e li, di fronte al carcere milanese, c’era Almirante ad aspettarmi. Con lui e con altri amici passammo una serata festosa. Il ricordo più brutto è legato all’ultimo congresso del partito, quando Almirante si avventò contro di noi dicendo che gli volevamo rifiutare la carica di presidente del partito. Almirante dimenticava che quella carica io stesso gliel’avevo proposta, come ruolo che naturalmente gli spettava se lui non avesse preso quella posizione così acutamente ostile contro di noi.

Prima di Sorrento, non vi eravate mai parlati faccia a faccia?
Più volte. Gli dissi che avevo intenzione di candidarmi alla segreteria. Mi obiettò che la mia immagine passata rendeva questa ipotesi pericolosa. Ribattei che la mia immagine passata era un oggetto museale. A Sorrento presi la parola il 12 dicembre, anniversario di piazza Fontana. Non un solo giornalista, l’indomani, speculò su questa coincidenza.

A Sorrento i suoi più feroci avversari furono i giovani leoni romualdiani, a cominciare da Guido Lo Porto…
Loro sono di destra classica e mi accusano di essere un’eresia del MSI, di voler sradicare il partito dalle sue tradizioni fino a trascinarlo in un’avventura nazional-popolare.

Lei sente più vicino e congeniale uno «di destra» come Lo Porto o uno «di sinistra» come Mario Capanna?
Capanna era il capo degli sprangatori milanesi…

Metta al posto di Capanna uno di sinistra che le sta simpatico.
Metterei Stefano Rodotà. Dovessi dire chi mi è più congeniale tra lui e Lo Porto, sceglierei comunque Lo Porto perché viene dalla mia stessa storia. Solo che con Lo Porto sono in disaccordo al cento per cento, mentre nelle posizioni di un Rodotà sento l’eco di problematiche e di preoccupazioni che sono anche le mie.

Lei è anche l’autore di una “Storia del Fascismo” che ha suscitato una volta l’apprezzamento di Giorgio Galli. Dovesse mettere mano a un articolo su quel che accadde il 25 luglio, che cosa scriverebbe di Dino Grandi?
Scriverei che fin dalla notte successiva al voto del Gran Consiglio che mise in minoranza Mussolini, avrebbe dovuto essere preso alla gola come da un rovello di coscienza, dal rimorso per avere fatto lui quello che spettava ad altri; salvare il salvabile. Questo spettava al re, forse a militari che non s’erano compromessi con il fascismo; non poteva spettare a un uomo politico che era cresciuto nel fascismo e ne aveva condiviso tutte le responsabilità, buone e cattive.

Il Rauti di oggi come giudica il Rauti di trent’anni fa, il Rauti che nel 1956 uscì dal MSI e fondò il gruppo estremista di “Ordine nuovo”?
Come uno che era un estremista nelle tesi e nelle idee, e che giovanilmente non teneva presente che le idee possono pesare come pietre. Come uno che non si rendeva conto che in Europa era in atto una sorta di mutazione antropologica che rendeva impossibile il ricorso alle precedenti esperienze, quella fascista e quella nazista.

I suoi amici preferivano il nazismo al fascismo.
Non io, che al fascismo ero legato personalmente  per  aver  combattuto nei  reparti  d’assalto della  RSI.  Molti giovani erano affascinati dal modo nibelungico in cui il nazismo aveva combattuto la sua ultima battaglia.

Quali lingue straniere conosce?
Conosco il francese, leggo lo spagnolo, me la cavo in inglese.

Non il tedesco?
Ne conosco solo le locuzioni di guerra.

Vorrebbe che un giornalista straniero la definisse un ex-fascista oppure un uomo di 60 anni che sta cercando la sua strada?
Come un uomo di 60 anni che sta cercando la sua strada.

Giampiero Mughini

[Fonte: www.beppeniccolai.org]




Nazione Futura.it - Craxi: l’incontro con Almirante che ruppe l’arco costituzionale


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Chi avrebbe mai potuto credere che quel bambino, spedito in collegio per aver lanciato sassi contro la Casa del Fascio, sarebbe diventato un leader politico tanto lungimirante da coinvolgere nel gioco democratico proprio i post-fascisti.

Nel 1983 Craxi era stato incaricato di formare il governo e per primo decise di aprire le consultazioni anche all’MSI di Giorgio Almirante. Atto simbolico, atto in controtendenza, di sfida, atto che ha sdoganato la Destra rompendo la prassi dell’arco costituzionale che escludeva sistematicamente i voti missini.

Scelta coraggiosa che gli portò non poche critiche da quella sinistra comunista che lo ebbe in odio fin dall’inizio ma in linea con i tempi. L’Italia usciva proprio in quegli anni dalla lunga stagione dell’odio e occorreva da un lato includere tutte le forze politiche nei meccanismi decisionali, dall’altro trasformare una fragile democrazia in una democrazia governante.

Almirante non aveva nulla da chiedere a Craxi, nulla chiese, nulla ebbe ma apprezzò sinceramente. Sapeva per altro che nella destra sociale (ma anche in quella liberale), Craxi riscuoteva consensi e che aveva pure sottratto qualche voto all’MSI.

Craxi era un decisionista tanto da essere ritratto da Forattini con gli stivaloni e la camicia nera. Indubbiamente antifascista, Craxi aprì, non certo ad una revisione, ma ad un’analisi storica del fascismo, periodo storico fino ad allora rimosso. Negli anni successivi arrivò a far trasmettere su Rai2 la fiction “Il giovane Mussolini” con Antonio Banderas nei panni del futuro Duce.

L’anticomunismo non era il solo punto di contatto tra i due. Anticomunismo che per Almirante rappresentava una naturale scelta di campo, mentre per Craxi aveva comportato una coraggiosa ripulitura ideologica dentro il PSI e un distacco di cui a lungo pagherà pegno. Operazione anche traumatica ma che trasformò il PSI da variante rosata del PCI ad un partito riformista.

Divisi dalla scala mobile, Craxi e Almirante condividevano la necessità di una riforma delle istituzioni. La “Grande Riforma” recuperava idee da sempre patrimonio della Destra: governabilità, chiarificazione del quadro partitico, corrispondenza tra voto e governo, presidenzialismo. Allo stesso tempo piaceva quella sua visione moderna della società che rese Craxi interprete del cambiamento in atto nella società italiana con l’emersione di nuovi corpi sociali.

Quell’incontro del 1983, al quale ne seguirono altri negli anni, segnò la fine della prassi politica dell’arco costituzionale, precedente all’apertura di Berlusconi a Fini, prese avvio un processo che ha portato alla crescente integrazione nel sistema politico dell’MSI prima e di AN. Una mossa i cui esiti di lungo periodo Craxi non avrebbe potuto prevedere ma che lo rese ancor più popolare nella base missina.

Pino Rauti intervistato da Panorama ricordò un altro episodio: “Io non dimentico che quando Craxi si insediò a capo del governo, nel 1983, e c’era stato su un treno un attentato che per fortuna era andato a vuoto che altrimenti sarebbe stato micidiale, Craxi nel volgersi verso i nostri banchi a Montecitorio, disse che rifiutava di attribuire a priori e senza prove quell’attentato al terrorismo di destra: un’identificazione a priori che a lungo era stata per noi devastante”.

È un rapporto quello con il mondo della Destra sociale che è proseguito negli anni. Anche dopo la morte in esilio ad Hammamet di Bettino Craxi. Nel 2005 la figlia Stefania ha ospitato Assunta Almirante presentando il libro e con queste parole: “Movimento Sociale Italiano, la creatura di Giorgio Almirante, costruita mattone su mattone, comizio dopo comizio, con infinita pazienza, fede, coraggio”.

Nel 2010, a dieci anni dalla morte di Bettino, si discuteva se dedicare un monumento in memoria di Giorgio Almirante a Milano. Sempre Stefania non aveva dubbi: “L’ex leader del Msi appartiene alla storia politica del nostro Paese. Un Paese che ha ancora diverse strade intitolate a Stalingrado. Credo che Giorgio Almirante abbia tutto il diritto di essere ricordato dalla città di Milano”.

Tutto questo, al momento del crollo della Prima Repubblica, non lo mise al riparo dagli strali della destra missina. C’è da ricordare però che la Destra ha saputo rivedere alcune sue posizioni, alcune sue critiche – non solo adesso, non solo al momento del ventennale dalla morte – ma negli anni, giungendo ad un giudizio più su Craxi e sulla stagione politica che seppe guidare.

[Fonte: www.nazionefutura.it]




Pino Rauti Segretario MSI


A Rimini, il XVI congresso del MSI-DN (11-14 Gennaio 1990) eleggeva PINO RAUTI Segretario, che batteva il segretario uscente Gianfranco Fini al ballottaggio con 744 voti contro i 697. L’elezione era il frutto dell’accordo politico – necessario per vincere – fra le componenti Andare Oltre, Destra italiana, Impegno unitario e Proposta Italia.
Quella di Rimini, come il nostro mondo sa, era una vittoria a lungo attesa e ci siamo sempre chiesti come sarebbe stata la Storia del Partito e della Destra italiana se Rauti avesse vinto a Sorrento nel 1987!
Di seguito stralci dal «Secolo d’Italia» Quotidiano del MSI-DN, allora diretto dal grande Giano Accame.
«Secolo d’Italia», 13 dicembre 1990: l’intervento di Pino Rauti al XVI Congresso del Movimento a Rimini. “Diamo un avvenire al nostro passato” “Riconquistare un ruolo politico nella società italiana”. Il candidato alla segreteria ha ribadito l’alternativa nazionale e popolare al liberalcapitalismo e ha affermato la necessità di impegnarsi su ogni versante della società civile. “Un nuovo ruolo politico per il Movimento” “Il comunismo si arrende al capitalismo, è il momento dei nostri valori”. “Soffia un vento di novità a cui dobbiamo alzare le nostre bandiere”.
Stralci … ma il resto è storia, delle “Idee che mossero il mondo” e che ancora continuano a muoverlo e storia di un uomo, un politico ed un intellettuale di eccezionale spessore e di perenne attualità. Rileggendo oggi i suoi scritti, si trovano molte anticipazioni di quanto in seguito si è verificato nelle società e nel mondo; e spunti ancora validi per interpretare questo presente ed indicazioni per sintesi metapolitiche. E per i cuori nobili, anche “linee di vetta” per continuare ad “andare oltre”.




Sabato 11 gennaio, ore 17:00 - "Addio maledetto Muro" mostra fotografica a 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino - Ferrara, Via Cassoli 50


Segui l’intervento di Isabella Rauti

https://www.youtube.com/watch?v=NqBYXlFPpII

Guarda la galleria fotografica:

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estense.com - Una mostra sul ‘maledetto Muro’


La presentazione affidata alla figlia di Pino Rauti

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Nella giornata di sabato 11 gennaio, alle ore 17, si svolgerà presso la sede di Fratelli d’Italia in Via Cassoli 50 l’inaugurazione della mostra dal titolo “Addio maledetto Muro”, che rimarrà visitabile fino al 16 gennaio.
La mostra, che sarà presentata dalla senatrice di Fratelli d’Italia Isabella Rauti (figlia di Pino Rauti, ex segretario nazionale del Msi e fondatore del movimento di estrema destra Ordine Nuovo, sciolto
per ricomposizione del Partito fascista), accompagnata dal curatore Emanuele Merlino e dal senatore Alberto Balboni, consiste in una ricca raccolta di fotografie segnanti e documentazioni storiche sul Muro di Berlino, il cui trentennale della caduta è avvenuto lo scorso 9 novembre.
A raccontare le drammatiche vicende subite dai cittadini berlinesi ad opera della repressione sovietica sarà anche il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, Mauro Malaguti.

[Fonte: www.estense.com]