Adnkronos - MSI: Isabella Rauti, 'Mio padre Pino su ambiente e migranti aveva previsto tutto' =


Roma, 2 nov. (Adnkronos) – “Sui temi ambientali oggi Pino Rauti ”avrebbe molto da insegnare alla giovane Greta” e sull’emergenza migranti fu lui che ”aveva previsto la ‘bomba demografica’ del sud del mondo e le ondate migratorie che avrebbero minacciato i nostri confini e la nostra identità. Ed aveva anche previsto il dramma dei migranti e l’impossibilità di accoglierli tutti. Dalla sua testa e dalla sua elaborazione politica sulle questioni migratorie viene ‘aiutiamoli a casa loro’. E lo abbiamo dovuto ricordare sia a Renzi che a Salvini”. Lo dice, in un’intervista al Secolo d’Italia firmata dal direttore Francesco Storace, Isabella Rauti in occasione del settimo anniversario della scomparsa di suo padre, Pino Rauti, segretario del Movimento sociale italiano.
Un Rauti precursore nell’ambientalismo e nell’emergenza migranti, ma anche attualissimo, alla luce delle recenti vittorie del centrodestra, con la sua teoria sullo sfondamento a sinistra: ”Non è un generico anticomunismo ma lo sfondamento a sinistra sul terreno delle tematiche sociali. E’ il progetto ‘nazional-popolare’, è la vittoria del consenso popolare contro le oligarchie, la reazione ‘dal basso’ contro il pensiero unico; è la destra che ormai prende più voti nelle periferie e negli strati sociali più popolari” conclude la senatrice Rauti, presidente del ”Centro Studi Pino Rauti”.
(Pol/AdnKronos)
ISSN 2465 – 1222
02-NOV-19 15:32
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Secolo d'Italia - Sette anni fa ci lasciava Pino Rauti. Isabella, il mondo di Greta, la rete…


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Sette anni fa ci lasciava Pino Rauti, indimenticabile figura storica della destra italiana e leader missino. Ne parliamo con la figlia, Isabella Rauti. Che effetto ti fa portare il suo nome in Parlamento, nell’aula del Senato?

“Faccio politica da quando avevo 14 anni ma entro in Parlamento a 56 e mi sento una militante permanente, fiera ed orgogliosa in ogni circostanza di essere figlia di mio padre. L’ingresso in Senato e l’aver riportato il cognome Rauti in un’Aula e in tutta l’attività parlamentare, mi ha dato la sensazione di una rivincita delle idee, del riaffermarsi e confermarsi di una storia familiare che è sempre stata vita politica vissuta ad alta potenza ideale. 

Come una tradizione che si rinnova, ”le radici profonde che non gelano”, un’eredità morale che non si disperde. E, anche, la soddisfazione di pensare che mio padre fosse contento non per me ma “di me” e quella, che coloro che l’hanno avversato e combattuto e che magari ancora oggi lo demonizzano e temono la sua memoria, devono fare i conti con me, con la mia presenza e con la mia costante ostinazione politica”.  

Oggi Rauti, precursore dell’ambientalismo a destra, starebbe con Greta o no?

“Già nel XII Congresso del MSI (Napoli, 1979),con la mozione “Spazio Nuovo”, mio padre poneva al Partito la questione ambientale ed ecologica. Fu criticato e tacciato di essere un “Boy scout” in calzoncini corti. Allora  “I Verdi” non avevano ancora conosciuto i futuri successi politici ed il tema era assolutamente d’avanguardia e la sua posizione non fu compresa. Mio padre intervistò per “Linea” l’etologo Konrad Lorenz quando in Italia non lo conosceva nessuno e nel 1982 presentava alla Camera una Proposta di Legge sulle “Norme per la tutela del patrimonio naturale e la prevenzione degli impatti ambientali”. Avrebbe molto da insegnare alla giovane Greta e farebbe volentieri da maestro ma resterebbe dalla parte dei “Gruppi di Ricerca Ecologica”, del volontariato ambientale di Paolo Colli e di “Fare Verde” e di tutto quel fantastico mondo delle “iniziative parallele” al Partito che fu un tratto distintivo dell’azione politica rautiana”.

Lo sfondamento a sinistra

Quanto di attuale c’è nella teoria dello sfondamento a sinistra?

“Molto! Perché il concetto non è un generico anticomunismo ma lo sfondamento a sinistra sul terreno delle tematiche sociali! E’ il progetto “nazional-popolare”, è la vittoria del consenso popolare contro le oligarchie, la reazione “dal basso” contro il pensiero unico; è la destra che ormai prende più voti nelle periferie e negli strati sociali più popolari. E’ anche il Front National di Marine Le Pen che celebra un patto sociale, oltre gli steccati tradizionali e,che nella critica alla globalizzazione, mette d’accordo operai ed intellettuali. E’- come scrisse mio padre nel 1979, in un articolo di risposta a Giorgio Galli – per riprenderci qualcosa – vogliamo dire il popolo? – che è stata nostra, che può tornare ad essere nostra. Delle nostre idee, del nostro tipo di società e del nostro modello di vita”. E per farlo non abbiamo bisogno di indossare la camicia rossa”.

“Aiutiamoli a casa loro” viene dalla sua testa…

”Dalla sua testa e dalla sua elaborazione politica sulle questioni migratorie. E lo abbiamo dovuto ricordare sia a Renzi che a Salvini quando, più o meno consapevolmente, hanno usato come slogan una “idea-progetto” di Rauti. Ed agli smemorati consiglio di ascoltare il suo celebre discorso alla Camera del 20 febbraio 1990! Mio padre aveva previsto la “bomba demografica” del sud del mondo e le ondate migratorie che avrebbero minacciato i nostri confini e la nostra identità. Ed aveva anche previsto il dramma dei migranti e l’impossibilità di accoglierli tutti. Il buonismo ipocrita e salottiero ha preferito creare dipendenza e sfruttare il sud del mondo invece che avviare processi di sviluppo sostenibili ed autocentrati, ed ha promesso “un eldorado” che qui non esiste neppure per gli italiani”.

Rauti, internauta perfetto!

Come si troverebbe nella società degli account?

“Mio padre era un internauta perfetto! Navigava abilmente in Internet con tutta la sua curiosità intellettuale e ne era affascinato ma non ha mai usato un computer come sistema di videoscrittura! Fino all’ultimo ha scritto a mano con la sua splendida calligrafia o a macchina con la sua storica “Olivetti”. Conoscendolo, so che sarebbe impazzito di rabbia per la prigionia degli account e delle password in cui siamo precipitati, un mondo meccanico in cui siamo amministratori di tutto…ma non gestiamo niente! Numeri tra numeri, algoritmi spersonalizzanti”.

Che cosa dovrebbe leggere oggi un giovane per “conoscere” Pino Rauti? E perché

“Mio padre ha scritto migliaia di articoli, moltissimi libri, nonché un’enciclopedia in sei volumi, insieme a Rutilio Sermonti, su “la Storia del Fascismo”. Una produzione sterminata, che ha ottenuto il riconoscimento “di Archivio di particolare interesse storico” nell’istituendo “Fondo Pino Rauti” presso la Biblioteca Nazionale di Stato di Roma, ma se dovessi scegliere un testo solo indicherei “Le idee che mossero il mondo”, un volume storico politico sul quale intere generazioni si sono culturalmente formate. Dalla Civiltà greca e romana fino ai conflitti del Novecento, seguendo i passaggi fondamentali della storia europea; un’analisi lucida e riflessioni ancora attualissime sulle radici più profonde di un’identità ed una visione del mondo che attraversa le geografie e le categorie del tempo, indicando una visione di prospettiva metapolitica che fa suo il motto guerriero “più buio che a mezzanotte, non è”.  

Francesco Storace

[Fonte: www.secoloditalia.it]




Giornale di Treviglio.it - A Treviglio si litiga sulla memoria di Pino Rauti LE OPINIONI


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Il confronto tra Oggionni e Colombo sulla memoria dell’ex missino.

FdI e Leu litigano sulla memoria di Pino Rauti dopo l’imbrattamento della nuova sede del circolo cittadino del partito di Giorgia Meloni.

Pino Rauti, continua il dibattito in città
Continua il dibattito in città a ormai dieci giorni dall’episodio vandalico ai danni della sezione trevigliese di Fratelli d’Italia e della manifestazione di protesta organizzata dalla sinistra in occasione della prima apertura per una raccolta firme contro lo ius soli. Settimana scorsa era stato Simone Oggionni di Leu a intervenire, criticando la decisione del circolo di intitolare la sezione a Pino Rauti (anche se poco noto, in realtà il gruppo è intitolato a Rauti da quattro anni). Di oggi la replica di Lorena Colombo, esponente di FdI Treviglio e amica di famiglia dell’ex missino. Ecco le due lettere a confronto, due spaccati argomentati e approfonditi su una figura ancora innegabilmente controversa del Novecento italiano.

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Oggionni (Leu): “Il fascismo è un crimine”

Gentile Direttore,
la serranda della nuova sede di Fratelli d’Italia a Treviglio è stata imbrattata con scritte insultanti. Penso che sia stato un errore e confesso disagio rispetto a una pratica politica che preferisce la vernice e la volgarità al dialogo e al sobrio rigore degli argomenti.
Le scrivo però perché a mio avviso rimane un punto sul quale occorrerebbe confrontarsi, anche con gli esponenti nazionali del partito di Giorgia Meloni. Il punto è questo: si apre nella nostra città una sezione di partito intitolata a Pino Rauti.

Chi è stato Pino Rauti? Innanzitutto un membro volontario della Guardia Nazionale Repubblicana, che la storia ha dimostrato essere – al di fuori di ogni ragionevole dubbio – un’organizzazione criminale di torturatori e aguzzini.
Dopo la Liberazione, Rauti fece parte prima dell’Msi, avvicinandosi alle idee del filo-nazista Evola, sodale del capo delle SS Himmler, e poi dei Fasci di azione rivoluzionaria, un’organizzazione armata protagonista tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ‘50 di attentati dinamitardi. Rauti fu poi tra i fondatori di Ordine Nuovo, che ben presto diventerà un’organizzazione paramilitare. Le carte dei processi dicono che ON fu tra le organizzazioni protagoniste dello stragismo che insanguinò l’Italia tra la fine degli anni ‘60 e gli anni ‘70. Nella nostra Lombardia, ricordiamo la strage di piazza Fontana e la strage di Piazza della Loggia a Brescia. Rauti – secondo quando stabilito dalla Corte di Assise di Brescia (sentenza del 16 novembre 2010, n. 2) – fu indicato come “responsabile morale” della strage di Brescia.
Bene, caro Direttore: io non condivido nulla delle proposte politiche di FdI (dalla campagna contro lo ius soli ai farneticanti appelli al sovranismo anti-europeo) e tuttavia ritengo che sia parte integrante del quadro politico e istituzionale che oggi anima la nostra democrazia parlamentare.
Mi sia consentito però chiedere che la sezione trevigliese di quel partito dica che cosa pensa di questa democrazia italiana, della Costituzione antifascista che è sua legge fondamentale e perno. E spieghi alla città come pensa che la democraticità del loro partito sia compatibile con l’esaltazione di personaggi che, come Pino Rauti, hanno fatto dell’odio, del razzismo antisemita e del disprezzo nei confronti dell’umanità e della democrazia la cifra della propria esperienza politica.
Mi piacerebbe davvero aprire un confronto pubblico su questi punti. Perché il fascismo, come disse Giacomo Matteotti prima di essere ammazzato dai sicari del regime, non è un’opinione ma un crimine. Lo dicono la Storia, la nostra Costituzione, le nostre leggi. Mi auguro lo pensino anche nel partito di Giorgia Meloni.

Simone Oggionni
Responsabile nazionale Cultura Articolo Uno – LEU


Colombo (FdI): “Fu il mio Maestro”

Gent.mo Direttore,
leggo, con malcelato stupore, la lettera da Voi pubblicata a firma del Sig. Simone Oggionni riguardo all’opportunità di titolare il Circolo di Fratelli d’Italia Treviglio all’On. Pino Rauti, ed a tal proposito mi preme sottolineare che vi sia, di fondo, un analfabetismo strumentale, lacune peraltro colmabili con una mera consultazione di Wikipedia…Innanzitutto preme sottolineare che il Circolo Fratelli d’Italia di Treviglio è stato costituito nel 2015 e già da allora titolato all’On. Rauti, senza che alcuno si ponesse il problema…che problema non è, a mio avviso.
L’On. Pino Rauti (classe 1926) come tanti altri giovani, più o meno illustri, partecipò quale ufficiale della GNR scegliendo quella che per i più fu la “parte sbagliata” di un momento storico che aveva diviso l’Italia in pieno conflitto bellico. Fu fra i fondatori del MSI cui rimase orgogliosamente legato sino al 1995 (congresso di Fiuggi e nascita di AN), fu parlamentare della Repubblica dal 1972 al 1992 (camera dei Deputati) ed Europarlamentare dal 1994 al 1999. Ha scritto numerosi libri, è stato giornalista de “Il Tempo” e, soprattutto è sempre stato assolto da qualsiasi imputazione riconducibile alle stragi di P.zza Fontana (assolto in istruttoria) e P.zza della Loggia (assolto nel 2010 per NON aver commesso il fatto). Fu l’anima di sinistra del MSI tanto da essere definito il “Gramsci Nero” e non a caso il Centro Studi da lui fondato nel 1953 si chiamava “Ordine Nuovo” , Centro Studi che venne sciolto nel 1969 al momento in cui Rauti rientrò ufficialmente nel Partito MSI con la segreteria Almirante.
Uomo di cultura e di dialogo, è stato – e ne sono orgogliosa – il mio Maestro ed a lui ed alla sua Famiglia mi lega un affetto personale.
La pretestuosità del Sig. Simone Oggionni nel mostrare la sua tardiva indignazione mi porta ancor più a credere che il confronto non siamo noi a non volerlo, ma altri che come lui si arrogano il diritto di etichettare in modo disinformato la figura di un Parlamentare della Repubblica Italiana, di un Uomo e di un Padre, accumunando come sottoinsieme di quell’etichetta, volutamente distorta, un intero mondo politico ed umano.
Personalmente sarò lieta di avere ospiti persone come il Sig. Oggionni quando darò vita, come Centro Studi Pino Rauti, a conferenze di approfondimento riguardo alla Storia del ‘900, perché così mi ha insegnato e così ho imparato ovvero che il confronto è sempre momento di crescita al netto di preconcetti e di pregiudizi.
«Il dialogo con i comunisti era un modo per uscire dalla logica dello scontro frontale, che permetteva alla DC di presentarsi come baluardo rispetto agli opposti estremismi. I tumulti di piazza intimorivano l’opinione pubblica, perché riproponevano la prospettiva della guerra civile, e a guadagnarci erano i democristiani. Quindi confrontarsi con la FGCI poteva essere utile, anche perché io pensavo che avessimo argomenti validi da sottoporre alla gioventù di sinistra. La critica al capitalismo, all’americanismo e all’atlantismo costituiva un possibile terreno d’intesa.» (P.R. 1950)
Rispetto l’altrui opinione e chiedo rispetto per la mia, mai, e sottolineo MAI, ci saremmo permessi di sindacare sulla scelta di un nome cui titolare la sede di LEU anche se la persona scelta fosse stata un assassino complice delle stragi partigiane dell’immediato dopo guerra, ognuno ha i propri punti di riferimento, ognuno i propri Padri.

Lorena Colombo
Vice Presidente del Circolo Pino Rauti FdI Treviglio

[Fonte: giornaleditreviglio.it]




NewNotizie.it - ESCLUSIVA Sen. Rauti (FdI): "Il vandalismo alla sede di Treviglio? Solo violenza, fa paura la forza delle nostre idee. Ius soli? La cittadinanza non si regala"


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Intervista alla Senatrice Rauti di ‘Fratelli d’Italia’

Buonasera Senatrice Rauti, la ringraziamo per essere qui con noi. Cosa rappresentano gli atti vandalici e le scritte offensive nella sede di ‘Fratelli d’Italia’ di Treviglio? Qual è il messaggio che vuole dare ai responsabili?
Rappresentano solo violenza, provocazione ed intimidazione e nascono dall’intolleranza e la mancanza di rispetto verso il pensiero altrui. Non c’è nulla di democratico, infatti, negli atti vandalici inflitti da ignoti sulle saracinesche del circolo ‘FdI’ di Treviglio (di imminente apertura) intitolato a mio padre Pino Rauti, né nel minaccioso presidio antifascista che è stato organizzato nel tipico e vecchio stile ANPI.  E nel ringraziare le responsabili e animatrici del circolo ‘FdI’ (Valentina Tugnoli e Lorena Colombo) devo sottolineare che ritengo quanto accaduto molto penoso, soprattutto se gli artefici sono coloro che si ergono a paladini della pace e del rispetto. Evidentemente a far paura è la forza delle nostre idee, mentre chi scrive parole d’odio è stato sconfitto ieri dalla storia ed oggi dalla perdita di consenso elettorale.

La Sen. Rauti di ‘Fratelli d’Italia’ analizza il tema dello ius soli

Il vostro movimento si è distinto recentemente con la raccolta firma contro lo ius soli: ci dia un suo commento a questo proposito…
Riteniamo che la cittadinanza non si regali. La cittadinanza deve essere sempre richiesta, meritata e celebrata. Deve far parte di un percorso di condivisione di valori, di tradizioni e di identità, tutto il contrario dell’automatismo che la Sinistra, con lo ius soli, attiverebbe. Infatti, si prevede di dimezzare il requisito (da 10 a 5 anni) degli anni di residenza in Italia e si allude ad un imprecisato ciclo formativo didattico. Troppo poco. Inoltre si bara, ammantando il boldriniano ius soli (sfuggito per un pelo ai governi Renzi e Gentiloni nella precedente legislatura) con la definizione di ius culturae, che potrebbe diventare una specie di sanatoria per i tanti irregolari e clandestini presenti in Italia.

Simone Ciloni

[Fonte: www.newnotizie.it]




Giornale di Treviglio.it - Nuova sede Fratelli d’Italia Treviglio, dopo gli insulti tensioni e contro-manifestazione


Dopo le scritte ingiuriose di ieri, il presidio antifascista davanti alla nuova sede del partito.

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Tensione questa sera, martedì 8 ottobre,  a Treviglio in via Anita Scotti, davanti alla nuova sede di Fratelli d’Italia. Dopo le scritte con insulti comparse ieri notte sulle saracinesche della sezione, intitolata a Pino Rauti,  stasera un gruppo di manifestanti antifascisti ha organizzato un piccolo presidio di fronte allo stabile, mentre all’interno si svolgeva una raccolta firme contro lo ius soli.  Sul posto anche diversi agenti di Polizia e dell’Arma.

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La raccolta firme  e la contro-manifestazione
Stasera la nuova sede di Fratelli d’Italia Treviglio apriva per una raccolta firme contro lo ius soli e per organizzare la ripulitura delle saracinesche dopo il raid di ieri. Un’iniziativa che anticipa di qualche settimana la vera e propria inaugurazione dei locali, prevista per novembre. All’appuntamento si sono presentati però anche una ventina di contestatori che schierati nello slargo tra via Scotti e viale Ortigara hanno intonato cori e sfottò all’indirizzo dei presenti. I manifestanti hanno anche distribuito due volantini: uno a firma dell’Anpi, in cui accusa l’Amministrazione comunale di aver “autorizzato l’apertura” del circolo legato al “fascismo trevigliese” che “si raggruppa dietro il partito della camerata Giorgia Meloni”, scrivono. In un altro testo, invece, parlano di “speculatori immobiliari” impegnati nella guerra contro gli immigrati.

La solidarietà dopo il vandalismo
Ospiti del circolo trevigliese, stasera, c’erano anche alcuni ragazzi di Gioventù nazionale, il movimento giovanile di FdI. Sono state diverse, oggi, le dichiarazioni pubbliche di solidarietà nei confronti di FdI dopo l’atto vandalico. Tra queste anche le parole di Erik Molteni, esponente, consigliere comunale ed ex segretario del Pd cittadino.
La manifestazione e la contro-manifestazione si sono svolte finora  con relativa calma, sotto gli occhi incuriositi di tanti trevigliesi che si affacciano alle finestre della zona. Sul posto un importante dispiegamento di Forze dell’ordine, per evitare che i toni degenerino.

[Fonte: giornaleditreviglio.it]




BergamoNews.it - Treviglio, vandali alla sede di Fratelli d’Italia, ancora non inaugurata


Scritte offensive sulle saracinesche

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“La sede di Fratelli d’Italia di Treviglio è stata vandalizzata nella notte tra lunedì e martedì notte con scritte pesantemente offensive. Sulle saracinesche si può leggere ‘Siete solo altra m… da pulire’ o ‘io sopra al fascio ci…’ – annuncia Franco Lucente, presidente gruppo consiliare Fratelli d’Italia -. Lo spazio intitolato a Pino Rauti e destinato ai nostri sostenitori deve ancora essere inaugurato e già non mancano le intimidazioni. Proprio ai nostri militanti esprimo tutta la mia vicinanza e supporto”.

Si tratta, porsegue “di un’azione gravissima e che deve essere condannata da tutte le forze politiche. Abbiamo appreso la notizia da Paolo Melli e Valentina Tugnoli, nostri militanti sul territorio bergamasco e le foto non lasciano dubbi sugli autori del gesto incivile. La sinistra è da sempre famosa per fare del vittimismo una delle proprie armi, ma i loro sostenitori non mancano mai di dare prova del disprezzo che provano nei confronti dei propri avversari anche attraverso gesti del genere. Possono utilizzare fantocci impiccati, mostrare cartelli con minacce di morte, vandalizzare le nostre sedi, ma non comprendono che tali comportamenti non possono che confermare il nostro essere dalla parte giusta, dalla parte della politica civilizzata e il mio orgoglio di appartenenza a questo partito”.

[Fonte: www.bergamonews.it]




affaritaliani.it - Treviglio, vandalizzata sede di Fratelli d'Italia


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Vandalizzata la sede di Fratelli d’Italia a Treviglio. Franco Lucente: “Azione gravissima e da condannare”

“La sede di Fratelli d’Italia di Treviglio, in provincia di Bergamo è stata vandalizzata questa notte con scritte pesantemente offensive. Sulle saracinesche si può leggere ‘Siete solo altra m… da pulire’ o ‘io sopra al fascio ci…’. Lo spazio intitolato a Pino Rauti e destinato ai nostri sostenitori deve ancora essere inaugurato e già non mancano le intimidazioni. Proprio ai nostri militanti esprimo tutta la mia vicinanza e supporto”: lo riferisce Franco Lucente, Presidente Gruppo Consiliare Fratelli d’Italia

Prosegue la nota: “Si tratta di un’azione gravissima e che deve essere condannata da tutte le forze politiche. Abbiamo appreso la notizia da Paolo Melli e Valentina Tugnoli, nostri militanti sul territorio bergamasco e le foto non lasciano dubbi sugli autori del gesto incivile. La sinistra è da sempre famosa per fare del vittimismo una delle proprie armi, ma i loro sostenitori non mancano mai di dare prova del disprezzo che provano nei confronti dei propri avversari anche attraverso gesti del genere. Possono utilizzare fantocci impiccati, mostrare cartelli con minacce di morte, vandalizzare le nostre sedi, ma non comprendono che tali comportamenti non possono che confermare il nostro essere dalla parte giusta, dalla parte della politica civilizzata e il mio orgoglio di appartenenza a questo partito”.

[Fonte: www.affaritaliani.it]

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Pubblichiamo le parole dell’ANPI che vorrebbe riportarci negli anni di Piombo.
Non ci riuscirà!
Le nostre idee fanno paura perché “muovono il mondo”, mentre loro sono avvizziti e sconfitti dalla storia. Ieri e oggi.

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Giovani a Destra.it - Le nuove sfide per la destra tra passato e futuro, intervista a Isabella Rauti


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Ultimamente si parla del fatto che in questo periodo storico con l’ascesa dei sovranismi si vede scalfita una certa visione del mondo cosmopolita, che rinnega l’idea di un attaccamento all’identità nazionale e alle proprie radici. Secondo lei quali sono le prospettive e l’approccio da tenere per affrontare queste nuove questioni, ma allo stesso tempo vecchie questioni, alla luce sia del processo di integrazione europea sia della globalizzazione?
Non dobbiamo mai rassegnarci alla globalizzazione anche se è un fenomeno irreversibile, ma da governare come nel mondo della destra sociale discutiamo da anni. Il concetto cardine è quello appunto di governare la globalizzazione e salvare le identità dal “rullo compressore”. La globalizzazione ha ampiamente dimostrato al mondo tutti i suoi guasti, le sue contraddizioni, i suoi difetti, e la sua potenza nichilista. Per questo sono convinta che ci sarà, non solo per la nostra opera intellettuale e politica e per il nostro impegno, ma anche come noto spontaneo e delle coscienze un ritorno della centralità del concetto di identità nazionale, ma anche di identità locali, le cosiddette piccole patrie, ed una affermazione del sentimento e dell’idea – concetto di sovranità nazionale. Penso che la strada che stiamo percorrendo dal punto di vista intellettuale e politico sia quella giusta e sia un percorso destinata ad aumentare intorno a noi il consenso popolare, una sorta di forza e di reazione proveniente “dal basso” contro le oligarchie dominanti e contro il pensiero unico. Perché il concetto delle radici e delle identità, della sovranità nazionale e dei valori più profondi, è qualcosa di cui si sente un bisogno diffuso! Affermare con forza il valore dell’identità nazionale e della sovranità si può e si deve fare anche e soprattutto nei contesti europei e internazionali. Secondo una concezione europea di confederazione di Stati liberi e sovrani e senza sudditanza. Noi non siamo antieuropeisti, non lo siamo mai stati, ma non ci piace questa Europa così come è stata realizzata e come è gestita e vorremmo cambiarla.

Il tema dell’identità è emerso prepotentemente con la crisi migratoria e il tema dell’integrazione, che opinione si è fatta?
Per quanto riguarda il tema dell’immigrazione, abbiamo subito per anni ondate migratorie senza regole e senza controllo dei flussi, secondo un’ipocrita politica buonista di apertura indiscriminata e di un’accoglienza senza criteri. E’evidente che l’assenza di gestione del fenomeno, aggravata dalla latitanza dell’Europa sulla questione e dalla nostra posizione e conformazione geografica, ha reso l’Italia meta privilegiata delle migrazioni con numeri spaventosi e quello che si va profilando è una sorta di “invasione” con il rischio di un’islamizzazione del continente europeo e dell’Italia. Questo scenario lo spiegano anche i numeri della demografia: in Europa crolla la fecondità e diminuisce il numero medio di figli per coppia mentre il sud del mondo vive un’esplosione demografica, e non mancano anche le statistiche di demografia religiosa a tracciare questo scenario di islamizzazione del vecchio continente e del nostro Paese. Siamo contrari alle ondate migratorie incontrollate e all’immigrazione clandestina ed a coloro che non rispettano le regole del Paese in cui arrivano. Credo sia giusto, quindi, che il nostro mondo politico e culturale si batta per difendere l’identità italiana da ogni tipo di minaccia ed aggressione, identità che è al tempo stesso culturale, linguistica, religiosa e nazionale.

Vi è lo stereotipo, per quanto riguarda la militanza femminile, per la quale il militante di destra è esclusivamente un uomo, per ragioni legate a un presunto maschilismo e sessismo “connaturato” all’area della destra, per cui non vi è una vera militanza femminile di destra. Lei cosa può dirci della sua esperienza?
Lo stereotipo descritto è la classica “fake news” ed è stato un luogo comune che ci ha perseguitato per anni, benchè sia totalmente infondato. Ed io stessa che mi sono sempre occupata di politica femminile, o come dicevamo inizialmente al femminile, poi definita di pari opportunità e comunque di temi dedicati alle donne, ho sempre dovuto spiegare all’esterno del partito che questo stereotipo, questo pregiudizio era infondato. Infatti, il nostro è sempre stato ambiente militante, soprattutto quello giovanile che ho frequentato egli anni “70 ed “80, in cui non esisteva il problema della “discriminazione femminile” e della retorica dell’angelo del ciclostile; c’erano altre emergenze e priorità, eravamo una minoranza ghettizzata, minacciata, e la componente femminile ha sempre condiviso la militanza allo stesso modo di quella maschile. Certo, talvolta in modo meno muscolare, ma concettualmente non ha mai avuto spazio l’emarginazione femminile. E questo vale in parte anche per l’apparato di partito: Il MSI ha sempre avuto un dipartimento per le politiche femminili dimostrando quindi una certa lungimiranza e sensibilità, pur se quel dipartimento aveva a mio avviso una impostazione che allora consideravo conservatrice mentre si affermavano le nuove sfide lanciate dalla modernità e che richiedevano un’altra politica per le donne. Ma ci siamo attrezzate per competere e rispondere; in particolare lo facemmo – ricordo – con la cosiddetta area rautiana che riuscì a percepire questa esigenza di dare risposte e di elaborare una politica sulle “questioni femminili” come dimostra anche l’esperimento del gruppo “Eowyn” – come l’ eroina del signore degli anelli – e del suo ciclostilato femminile, sottotitolo alternative femminili; eravamo un gruppetto dai 14 ai 28 anni e avevamo anche una rubrica fissa radiofonica a radio alternativa, e riuscivamo a confrontarci ed a sfidare il femminismo allora egemone. Infatti, ci furono molti dibattiti che ci hanno viste impegnate ed invitate, ed era molto difficile affermare, ma ci riuscimmo, che si poteva fare politica femminile senza essere femministe e rivendicare alcuni diritti senza per questo essere in competizione con l’altro sesso. Per questo come nostro simbolo scegliemmo quello orientale dello Yang e dello Yin, un simbolo che per eccellenza rappresenta la complementarietà dei sessi. Quando ne parlavamo noi, non ne parlava ancora nessuno.

A proposito di politica al femminile, che opinione ha di Marine Le Pen?
Marine Le Pen ha dovuto trasformare quello che era il partito di suo padre in una cosa diversa; una trasformazione necessaria anche per i tempi e probabilmente necessaria per lanciare la sfida politica che ha lanciato e che le ha portato larghissimo consenso. Marine Le Pen è stata capace di realizzare il cosiddetto sfondamento a sinistra, una teoria rautiana, che quando venne formulata nei congressi del MSI non venne compresa fino in fondo, ed è stata capace di creare anche un patto sociale che andasse oltre i vecchi steccati. Criticando la globalizzazione e, difendendo l’interesse nazionale, è riuscita a prendere voti anche nelle periferie francesi ed è riuscita a strappare consensi persino all’intellighenzia ex di sinistra, inaugurando un esperimento politico interessante. Non la conosco personalmente ma la seguo con attenzione e la guardo con empatia e simpatia politica.

Qual è il suo ricordo della militanza nel Fronte della Gioventù?
Mi sono iscritta al fronte della gioventù un mese prima di compiere 14 anni, in una sezione romana molto attiva, quella di Via Ottaviano 9, nella zona Prati di Roma, purtroppo poi diventata nota perché li vicino venne ucciso il nostro militante Mikis Mantakas; poi ho continuato a fare attività alla sezione Balduina (fino alla sua chiusura per gli attentati subiti) e poi a Via Sommacampagna, sede provinciale del Fronte della Gioventù. Ero nella Giunta e mi occupavo della formazione culturale dei quadri, ovvero tenevamo dei corsi ai ragazzi, con un esame di cultura politica finale finalizzato all’ottenimento della tessera. Avere la tessera non era un automatismo ma bisognava superare un piccolo esame. il mio ricordo è di una generazione, anzi di una catena di generazioni dai più grandi ai più piccoli, che è stata capace di suggerire al partito temi talvolta anche di frontiera, temi qualche volta divisivi, temi d’avanguardia, dalla politica estera all’ambiente passando anche attraverso battaglie di tipo culturale. C’era un attivismo militante molto educativo per i ragazzi ed eravamo tutti militanti, i dirigenti stessi erano prima di tutto dei militanti.

Che ricordo ha di suo padre Pino Rauti?
Un Ricordo personale indelebile di padre affettuoso, presente, sensibile ed attento. Poi c’è il ricordo politico, anch’esso indelebile, perché io faccio politica da quando avevo 14 anni ed ho sempre seguito le attività e l’impegno di mio padre. Io penso che Pino Rauti abbia rappresentato, non solo per me ma per intere generazioni, una guida e un punto di riferimento dal punto di vista politico culturale e di elaborazione, anche ideologica, oltre ad essere un riferimento ideale. Lo dimostra il fatto che a quasi 10 anni dalla sua scomparsa continuano a verificarsi riconoscimenti del suo pensiero e delle sue opere, sia come politico che come intellettuale, che come giornalista. Tra poco nascerà alla Biblioteca Nazionale di Stato di Roma un fondo a lui dedicato che consta della sua biblioteca e del suo archivio, che ha ottenuto il riconoscimento di archivio di particolare interesse storico. Questa non è soltanto una vittoria di Pino Rauti ma è la vittoria di una destra sociale, nazionale e popolare, che non è stata sufficientemente riconosciuta in passato ma che ha sempre dimostrato di offrire molti spunti e intuizioni profetiche, validi ancora oggi per interpretare il presente e delineare politiche future.

Gruppo preferito della musica alternativa di destra?
Io li ho amati tutti perché hanno parte delle nostre feste giovanili e dei nostri Campi Hobbit, tutti. In particolare ero legata anche in termini di amicizia personale a Junio Guariento che purtroppo è scomparso di recente, e al gruppo della compagnia dell’anello; sono stati loro che più a lungo hanno interpretato, celebrato, musicato e cantato, le nostre sensazioni e la nostra visione della vita e del mondo.

A cura di Albrizio Fedele e Daniele DF

[Fonte: giovaniadestra.it]




VideoSicilia - "Dal post ideologismo ai social media, questo il tema nodale della Giornata Tricolore edizione 2019. Appuntamento annuale della cittadina di Custonaci in Provincia di Trapani"


https://www.youtube.com/watch?v=DtqbobLEOSk

[Fonte: www.videosicilia.com]




Secolo.it - A Custonaci la sfida dei valori immutabili della destra al globalismo


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Una manifestazione che ormai da 7 anni si conferma una delle più riuscite nel panorama identitario siciliano. Si svolge tutti gli anni a Custonaci, a due passi da San Vito Lo Capo che di recente è stata eletta la località con il mare più bello d’Italia.
Custonaci è da sempre il teatro della destra siciliana, quella destra che con fatica, nella parte occidentale, ha recuperato posizioni su posizioni dagli anni 70’ in poi.

A Custonaci pensiero e azione di Dino Grammatico

Custonaci e il comprensorio trapanese sono la realtà geografica legata alla storia del deputato-poeta Dino Grammatico che per mano di una serie di personalità del luogo è divenuto il protagonista di questa giornata dedicata al tricolore.
Il «Centro Studi Dino Grammatico» di Custonaci ha infatti messo insieme, presso la Sala Conferenze di Villa Zina Park Hotel, la tradizionale «Giornata Tricolore 2019», che in questa edizione ha avuto per tema «Le nuove frontiere della Politica – Dal post-ideologismo ai social media». A organizzare l’evento hanno voluto esserci rispettivamente le fondazioni «Nazione Futura», «Tatarella», «Giuseppe e Marzio Tricoli» e l’«Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici» (ISSPE), con il patrocinio della fondazione «Alleanza Nazionale».
A confermare l’ampio respiro nazionale della manifestazione, la partecipazione della senatrice Isabella Rauti Presidente del «Centro Studi Pino Rauti» e del giovane editore e autore Francesco Giubilei, il quale presiede la Fondazione Tatarella ed è fondatore del circolo culturale Nazione Futura.

Il premio per la cultura della legalità

A Giubilei, tra l’altro, spetterà il compito di assegnare il «Premio per la Cultura della Legalità» (ovvero una piccola quercia, che rappresenta il radicamento ai valori legalitari, realizzata in marmo di Custonaci ad opera dello scultore Giuseppe Cortese), che ogni anno è attribuito alle personalità che si sono contraddistinte nella lotta alla mafia e nella sensibilizzazione del tema della legalità.
Il premio è stato assegnato a Maria Concetta Marino, che da decenni opera sul territorio, sia nella veste di dirigente dell’«Associazione Antiracket e Antiusura Trapani» che d’insegnante, attraverso progetti di legalità finalizzati a far comprendere proprio alle nuove generazioni il disvalore di «cosa nostra».
L’incontro, moderato dal giornalista Alberto Samonà, è stato sentito e partecipato e ha visto la presenza dell’On. Antonio Catalfamo, capogruppo all’Assemblea Regionale per Fratelli d’Italia, la parlamentare nazionale Carolina Varchi, il coordinatore regionale di FdI Gianpiero Cannella e Fabrizio Fonte, presidente del centro studi Dino Grammatico.
Durante la kermesse hanno parlato dal palco tutti i dirigenti di partito, sia della Lega che di FdI, lanciando la sfida, colta poi dai relatori parlamentari, di una piattaforma programmatica in grado di incardinare quei valori immutabili che sono sopravvissuti alla dilagante deriva post-ideologica e globalista.

[Fonte: www.secoloditalia.it]