fanpage.it - Morto Stefano Delle Chiaie: il neofascista, ex latitante, era accusato della strage di Bologna


Fondatore di Avanguardia Nazionale, primula nera del neofascismo italiano, ricercato per oltre quarant’anni dai servizi segreti, è morto la notte scorsa nell’ospedale Vannini. Aveva 83 anni.

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Stefano Delle Chiaie è morto la notte scorsa presso l’ospedale Vannini di Roma. Aveva 83 anni. Accusato di concorso in strage nell’attentato di Bologna del 2 agosto 1980, era un noto esponente della destra radicale e della destra spiritualista in seno al Movimento Sociale Italiano e fondatore di Avanguardia Nazionale.
La gioventù di Delle Chiaie

Nato a Caserta nel 1936 per anni, pur di sfuggire alla Giustizia italiana, ha vissuto da latitante fino a quando il 27 marzo del 1997 a Caracas non venne catturato dalla Polizia italiana. Appena 14 anni, aveva aderito all’MSI per poi uscirne pochi anni dopo insieme a Pino Rauti e fondare il Centro Studi Ordine Nuovo. Nel 1962 lascia anche Rauti per fondare l’Avanguardia Nazionale Giovanile che in seguito si scioglie dopo gli arresti dei suoi militanti. Nel 1965 prende parte al famigerato convegno dell’hotel Parco dei Principi dei neofascisti italiani e nel 1966 organizza la prima azione di depistaggio affiggendo manifesti che inneggiavano all’Unione Sovietica Stalinista: anni dopo affermò che si trattava di un’azione voluta dalla CIA e da ambienti anticomunisti italiani.
La latitanza

Nel 1969 Delle Chiaie finisce nell’inchiesta su Piazza Fontana e, poco prima di testimoniare, decide di fuggire in Spagna. Nel 1974 conosce Pinochet e si trasferisce in Cile dove è coinvolto nell’attività di propaganda del dittatore. Da lì trova rifugia in diversi paesi sudamericani dove è inseguito da un mandato di cattura per concorso in strage. Durante una di queste fughe, in Bolivia, viene ferito gravemente da agenti italiani del SISDE e della CIA. Si fa poi arrestare in Venezuela.
Dai legami con la P2 alla politica

Stefano Delle Chiaie viene accusato di aver preso parte al tentato Golpe Borghese del 1970: si difende affermando di trovarsi a Barcellona in quel periodo anche se dalla relazione di Guido Paglia veniva definito attivo. Le indagini sulla strage di Bologna confermano i suoi legami con la massoneria e con la P2. Viene successivamente indagato e scagionato anche per gli attentati ai treni dal giudice Salvini. Nel 1991, dopo aver fondato l’agenzia di stampa Publicondor, organizza a Pomezia un incontro fra le figure storiche della destra extraparlamentare insieme ad Adriano Tilgher, che sancisce la nascita della Lega Nazionale Popolare che si presenta nelle liste della Lega delle Leghe nel 1992 ottenendo scarso successo politico.

[Fonte: www.fanpage.it]




Termometro quotidiano.it - Stefano Delle Chiaie è morto: biografia e chi era l’esponente neofascista


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È morto Stefano Delle Chiaie: estremista di estrema destra, accusato di aver ricoperto un ruolo in numerosi episodi chiave degli Anni di Piombo, si è spento nella notte all’Ospedale Vannini di Roma. Aveva 82 anni.

Stefano Delle Chiaie: la militanza politica
Delle Chiaie è nato a Caserta nel 1936; inizia la militanza da giovanissimo, a 14 anni, aderendo al Movimento Sociale Italiano nella sezione Appio-Tuscolano di Roma. Ne uscì pochi anni dopo quando insieme a Pino Rauti, altro nome di spicco dell’estrema destra italiana, fondò il Centro Studi Ordine Nuovo. Tuttavia, nel 1962, si stacca anche da Rauti e fonda Avanguardia Nazionale. Nel 1968 guida l’assalto contro la Polizia a Valle Giulia, rimasto famoso, riuscendo poi a occupare la Facoltà di Giurisprudenza: la situazione verrà risolta dall’intervento del segretario MSI Giorgio Almirante. L’evento segnerà una rottura fondamentale tra il partito della Fiamma e la destra extraparlamentare che da lì in poi percorrerà la via del terrorismo.

Un ruolo nella strategia della tensione
Stefano Delle Chiaie negli anni è stato accusato di essere coinvolto, a vario titolo, nelle più sanguinose stragi degli Anni di Piombo: innanzitutto, quella di Piazza Fontana e quella di Bologna, d’altra parte, è stato indagato anche per la strage del treno Italicus. Nel 1969, chiamato a testimoniare nel processo sulla tragica esplosione di Milano, scappa in Spagna e comincia una lunga latitanza che lo porterà a girare per buona parte del Sudamerica Spiccato un mandato cattura nei suoi confronti nel 1982 per associazione sovversiva, banda armata e concorso in strage: il 27 marzo del 1987 la Polizia italiana lo arresta a Caracas. Nonostante i molti punti oscuri lasciati dai processi, appurati i suoi rapporti con la P2 e la massoneria, non è mai stato condannato. Per la bomba alla stazione di Bologna è stato assolto per “insufficienza di prove”, per quella alla Banca Nazionale dell’Agricoltura prosciolto da tutte le accuse “per non aver commesso il fatto”, anche per gli altri attentati è stato sempre scagionato.

[Fonte: www.termometroquotidiano.it]




XXI Secolo - Cronaca, morto Stefano delle Chiaie


Stefano delle Chiaie è tra le figure controverse della storia della Prima Repubblica Italiana. Tra i fondatori di Avanguardia Nazionale, alal ideologica e spirituale del MSI, intorno alla sua vicenda umana e politica ruotano enigmi e punti interrogativi che lo pongono tra i responsabili della linea della tensione di estrema detsra negli Anni di Piombo.

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E’ venuto a mancare durante le ore della notte Stefano delle Chiaie, controversa figura politica di estrema destra, accusato e prosciolto per gli eventi stragisti durante gli anni di piombo tra i più cruenti che colpirono la prima Repubblica italiana, come la strage della stazione di Bologna e quello in piazza Fontana a Milano.
Stefano delle Chiaie, campano nativo di Caserta, costituì con Pino Rauti, uno degli esponenti ideologici e spirituali dell’estremismo di destra, come si evince dalla creazione dell’organizzazione Avanguardia Nazionale la quale vantava di aver legami diretti con il Movimento Sociale Italiano di Almirante o dei contatti con lo stesso Rauti e la collaborazione al Centro di Studi Ordine Nuovo.
L’uomo, classe 1936 si è spento mentre era ricoverato presso l’ospedale Vannini di Roma, dove risiedeva dopo l’arresto in Caracas dopo 17 anni di latitanza e l’estradizione in Italia.
Prosciolto dai capi d’imputazione per la strage di Piazza Fontana nel 1991, Delle Chiaie ha vissuto una vita analoga a quella di molti protagonisti delle vicende drammatiche degli anni di piombo, ancora ricche di enigmi e punti interrogativi insoluti, come quelle di Massimo Carminati e di Cesare Battisti.
Delle Chiaie fu ritenuto tra i principali responsabili di eventi che la stampa e in seguito la stessa storia d’Italia ha inquadrato come “la strategia della tensione” -atrice terroristica definita “nera” per distinguerla da quella utilizzata dal terrorismo di estrema sinistra-, la quale si avvaleva di attacchi diretti verso la società allo scopo di destabilizzare l’ordine interno allo scopo di attuare rivolgimenti politici a mo’ di golpe politico.
Oltre alle stragi di Piazza Fontana del 1969 e quella alla stazione di Bologna del 1982, anche per manifestazioni terroristiche a danno dei treni come la strage dell’Italicus, attentato dinamitardo avvenuto nell’agosto a San Benedetto Val di Sambro e che costò la vita a 12 persone.

[Fonte: www.21secolo.news]




il Mattino.it - Stefano delle Chiaie morto a Roma: il neofascista della strage di Bologna


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Stefano delle Chiaie è morto la notte scorsa a Roma all’età di 82 anni. Esponente della Destra radicale, già nel Movimento Sociale Italiano e fondatore di Avanguardia Nazionale, fu assolto per insufficienza di prove per la strage di Bologna. Delle Chiaie è deceduto la notte scorsa all’ospedale Vannini.

Addio all’ideologo dell’ultra-destra extraparlamentare, portando via con sé parte dei misteri neri dell’Italia del secolo scorso. Fino ad alcuni decenni fa, il nome di Delle Chiaie è stato al centro di un network internazionale del terrore e crocevia di ferite del Paese ancora aperte, in particolare per il suo coinvolgimento giudiziario nella strage di piazza Fontana, che lo vide poi assolto nel 1989 «per non aver commesso il fatto», e quella di Bologna del 1980, da cui risultò estraneo per «insufficienza di prove». «Per me rimane un personaggio delicato e pericoloso, che probabilmente in vita avrebbe potuto dare tante spiegazioni», ha detto Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, commentando la notizia della scomparsa.

Fin dal suo attivismo negli anni ’60 in gruppi dell’estrema destra – da quando era adolescente – il percorso politico di Delle Chiaie è stato segnato da una militanza nelle sigle della galassia fascista. Primo fra tutti, quello di Avanguardia Nazionale, che lui stesso costituì e che fu disciolta formalmente nel 1976 per effetto della legge Scelba.

I guai giudiziari per ‘er caccolà, così come era soprannominato a Roma, cominciarono nel periodo che seguì la strage di piazza Fontana avvenuta nel 1969, con una latitanza all’estero durata 17 anni. Delle Chiaie si trasferì in Spagna e in Sudamerica: prima in Cile, dove conobbe Pinochet, poi in Argentina e in Bolivia. Qui divenne collaboratore della dittatura nata con un colpo di stato nel 1980, impegnandosi al fianco dell’ex comandante della Gestapo, Klaus Barbie, noto come il boia e all’epoca consigliere per la sicurezza boliviana. Il mandato di cattura per concorso nella strage di piazza Fontana fu spiccato nel 1982, ma Delle Chiaie riuscì in un primo momento a sfuggire all’arresto. Finì in manette solo nel 1987 in Venezuela e fu estradato in Italia. Ma i processi a suo carico si sono conclusi senza produrre elementi evidenti della sua compromissione. La sua figura resta comunque segnata dalla collaborazione con diversi regimi militari latinoamericani, che all’epoca l’estremista considerava supporter per i suoi progetti politici in Italia.

Fino all’ultimo giorno, Delle Chiaie non ha mai abbandonato la propaganda fascista e negli anni ’90 aveva fondato in Italia partiti e movimenti, mantenendo nel tempo una rete di contatti con altre figure storiche dell’estrema destra, come Maurizio Merlino, anche lui assolto per la strage di piazza Fontana, e Massimo Boccacci, esponente del neofascismo romano. Recentemente aveva anche scritto un libro dal titolo ‘L’aquila e il condor: memorie di un militante politico’, dove ha descritto la sua storia. «La repressione non ci piega, ci moltiplica!», scriveva alcuni mesi fa sul blog chiamato non a caso ‘Avanguardia Nazionale’ e in cui difendeva due militanti arrestati a Roma per l’aggressione a due giornalisti nella Capitale. L’ultima polemica che lo ha coinvolto ha riguardato proprio la presentazione del suo libro a Piacenza, nel marzo scorso, saltata per motivi di sicurezza. L’evento aveva ricevuto diverse critiche, da sindacati e esponenti di sinistra.

[Fonte: www.ilmattino.it]




Barbadillo.it - Custonaci. La Giornata del Tricolore: "Dal postideologismo ai social-media"


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Anche quest’anno, come tradizione l’ultimo sabato di settembre, si terrà la Giornata Tricolore a Custonaci. La storica roccaforte della Destra politica in Sicilia. Il tema trattato sarà “Le nuove frontiere della politica – Dal post-ideologismo ai social-media” come sempre sono attese le delegazioni da tutta l’Isola, anche se per questa edizione 2019 ci saranno ospiti di levatura nazionale da Francesco Giubilei (Presidente delle Fondazioni Tatarella e Nazione Futura) a Isabella Rauti (Senatrice della Repubblica e Presidente del Centro Studi Pino Rauti). Verrà, infine, assegnato anche l’ambito “Premio per la Cultura della Legalità” destinato a chi si è contraddistinto nel contrasto alla mafia e/o a chi si è impegnato per l’appunto a diffondere la cultura della legalità.

[Fonte: www.barbadillo.it]




Panorama.it - E' morto Stefano Delle Chiaie: storia e foto del "fantasma" nero


Il fondatore di Avanguardia Nazionale è stato latitante per 17 anni in Spagna, Cile, Bolivia. Fu coinvolto ma assolto nei processi delle più gravi stragi degli anni di piombo

Stefano Delle Chiaie, uno dei protagonisti principali della strategia della tensione e degli anni di piombo in Italia, è morto a Roma all’età di 83 anni.

Simbolo del neofascismo spirituale e esponente di spicco della destra eversiva, viene a contatto con i reduci della Repubblica Sociale a soli 14 anni quando comincia a frequentare la sezione del MSI al quartiere Appio di Roma, dove è noto con il soprannome di “er caccola” per la sua bassa statura. Seguace di Pino Rauti ai tempi del “Centro Studi Ordine Nuovo”, nel maggio 1965 aderisce al congresso missino dell’Hotel Parco dei Principi di Roma con lo stesso Rauti, Giorgio Pisanò e Guido Giannettini dove vengono gettate le basi dell’azione eversiva in chiave anticomunista e furono organizzati i primi viaggi nei paesi a guida autoritaria con Spagna, Portogallo e poi la Grecia dei colonnelli. Nel 1968 Delle Chiaie è a Valle Giulia dove partecipa all’occupazione della facoltà di Giurisprudenza scontrandosi con la Polizia e venendo arrestato con i camerati di Avanguardia Nazionale Giovanile, da lui fondata.

Dopo la strage di Piazza Fontana del dicembre 1969 viene coinvolto dagli inquirenti nelle indagini. L’anno successivo fuggirà in Spagna dopo essere stato indicato come uno dei partecipanti al fallito colpo di stato di Junio Valerio Borghese. Durante la sua permanenza aderirà all’Aginter, l’organizzazione anticomunista celata dietro all’agenzia di stampa fondata in Portogallo nel 1966 alla quale aderì anche l’ex SS Otto Skorzeny. Nel 1975, dopo aver conosciuto Augusto Pinochet ai funerali di Francisco Franco, il fondatore di Avanguardia Nazionale compie il suo primo viaggio in Cile proseguendo la latitanza. A Santiago sarà consulente della polizia segreta cilena, la DINA, nell’Operazione Condor volta alla soppressione degli oppositori del regime e verrà in contatto con l’ex criminale nazista Klaus Barbie, il boia di Lione. Durante la lunghissima latitanza, Stefano Delle Chiaie è ricercato per una varietà di stragi ed omicidi. Il suo nome comparirà, oltre che nell’inchiesta su Piazza Fontana, anche per la strage del treno Italicus del 1974, per l’uccisione del giudice Vittorio Occorsio, e per la strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Nel 1977 passa un breve periodo in Argentina prima di trasferirsi in Bolivia. Nel 1982 è inseguito da mercenari francesi che tuttavia ne permettono la fuga attraverso il confine per raggiungere Caracas dove rimarrà senza nascondersi fino all’arresto avvenuto il 27 marzo 1987 dopo il coinvolgimento del neofascista italiano in un traffico di cocaina.

L’iter giudiziario vedrà l’assoluzione dall’imputazione per le stragi degli anni di piombo, con sentenza definitiva nel 1991 emessa dal tribunale di Catanzaro. In libertà, Delle Chiaie proseguirà nell’attività politica e giornalistica fino alla morte avvenuta all’ospedale romano Vannini. La scomparsa di uno degli esponenti chiave dell’eversione nera lascia aperti molti degli interrogativi ancora aperti sui reali moventi di quella “lunga notte” della Repubblica.

Edoardo Frittoli

[Fonte: www.panorama.it]




"Mi accusano di essere un'eresia del MSI, di voler sradicare il partito dalle sue tradizioni fino a trascinarlo in un'avventura nazional-popolare" Pino Rauti


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La Verità - "Il rivoluzionario Rauti amava il Duce e il farro" di Giancarlo Perna


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«Soprattutto, sono un rivoluzionario», disse Pino Rauti a metà chiacchierata, seduti nel salotto di casa sua. Sorrisi a questa dichiarazione inaspettata poiché tutto la contraddiceva. Pino aveva allora – nel 2004 – 78 anni, con i dolorini dell’età e la moglie Brunella che girava attorno a noi per prevenire eventuali desideri. Le due figlie, Alessandra e Isabella, entrambe amiche mie, iperprotettive verso il padre, sapendo dell’intervista, avevano già telefonato un paio di volte alla mamma per sapere come se la cavava il papalino. Nulla di più borghese di questa famiglia che le disavventure giudiziarie del padre aveva straordinariamente unito. Giornalista, capo della Destra sociale, anticapitalista e antiamericano, contraltare di Giorgio Almirante, Rauti era stato accusato di stragismo, svegliato di notte, sbattuto in galera. Fu tormentato quasi fino al termine della vita (2012) quando, dopo avergliela rovinata, lo assolsero da tutto. Bastava conoscerlo per capire la montatura.
«Ti hanno mai risarcito l’ingiusta detenzione?», dissi in proposito. «Mai chiesto nulla», replicò e aggiunse: «Per chi si considera rivoluzionario fa parte del gioco». E dalli. «Parli guarresco ma so che ormai ti gingilli con studi sui cibi genuini e altre amenità», lo smontai. «È una delle nuove frontiere. Riscopro i cibi scomparsi. Mi interessano le cicerchie, il farro». «Fa ridere», obiettai. «Avevamo 700 tipo di mele, ne restano 7. Sono i sapori, le varietà che forgiano le nuove generazioni». «Come concili i trascorsi rivoluzionari con codeste frivolezze?», mi scappò. «Oggi è questo l’essenziale. Desertificazione, clima. Ci sono più profughi nel mondo per cause climatiche che politiche», disse quasi profetico (e lo era). «Da Julius Evola a Gianfranco Vissani», lo sbertucciai. «In un anno, sono nate in Italia 7 riviste enogastronomiche. Significherà qualcosa. Cose inedite per la cultura politica ma punti fermi per la civiltà europea. non siamo barbari come gli americani». Mancava solo che mi snocciolasse la ricetta per un risottino.
«Che proposte faresti per raddrizzare l’Italia?», dissi dando una sterzata all’intervista. «Una strategia demografica, interventi anti disoccupazione, salari di inserimento sociale ai diciottenni», rispose, precedendo di lustri l’attuale dibattito politico. «Come giudichi Benito Mussolini?». «Il più grande statista del Novecento. Intervenendo nella guerra di Spagna, salvò il mondo. Se no, Stalin avrebbe vinto nel cuore d’Europa». «Alessandra Mussolini, la nipote?». «Troppo radicaleggiante: coppie di fatto e così via. Mai piaciuta». «Ergo?». «Anche i cognomi deperiscono. Come le pere», concluse da gourmet.




Ci ha lasciati l’On. Franca Marino Buccellato


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Ci ha lasciati l’On. Franca Marino Buccellato, esponente storica della destra siciliana; orgogliosamente missina e Deputato di Alleanza Nazionale nella XII legislatura.
Donna appassionata e vera signora della politica; esempio di militanza e coerenza.
La ricordiamo con le parole di Michele Rallo, pubblicate nel libro in cui Franca racconta la sua passione politica.

“Politica la mia passione” Franca Marino Buccellato racconta… – Testimonianze – On. Michele Rallo
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Barbadillo.it - Cultura. Da Julius Evola a Cristo passando per le visioni di Elias de Tejada


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La casa editrice Solfanelli ha da alcuni mesi ripubblicato un testo forse dimenticato ma di notevole importanza per il ruolo forse inconsapevole che svolse: il libro in questione è “Il Carlismo”. Si tratta di una esposizione organica della dottrina giuridico-politica del movimento politico tradizionalista ispanico. “Ispanico” e non semplicemente spagnolo, poiché le Spagne hanno pretesa di universalità e sono anzitutto un modo di essere, un modo di intendere la vita, un universo composito e sovranazionale ordinato attorno a due assi principali: la fede cattolica e la fedeltà ad un Re.

Pochi sanno che uno dei principali autori del libro, il filosofo del diritto e della politica Francisco Elias de Tejada (1917-1978), svolse una funzione importantissima nel far approdare un segmento del variegato mondo del MSI di inizi anni ʻ60, proveniente dall’esperienza di Ordine Nuovo e plasmatosi sino ad allora sulle letture di Evola e Guenon, al tradizionalismo cattolico sotto quella particolare visuale che ha rappresentato il tradizionalismo – come dicevo poc‘anzi – di matrice ispanica.

Julius Evola
Julius Evola (1898-1974), nell’immediato dopoguerra, aveva avuto il merito di fornire le coordinate essenziali per una lotta che ridestasse i cuori e le menti di una intera generazione di reduci, di sconfitti e di nuove leve che “non avevano fatto in tempo a perdere la guerra”, come ripeteva Giano Accame.

Da quella maestosa, autorevole e grigia palazzina romana di Corso Vittorio Emanuele, il “il nostro Marcuse” – come lo definì Giorgio Almirante – insegnava a quei ragazzi “maledetti” da tutto e da tutti – il cui capofila era un giovanissimo Pino Rauti – che il riscatto che andava cercato era anzitutto di natura interiore ed esistenziale.

Il mondo lì fuori apparteneva al “divenire”, un labile ed opaco riflesso del sovra mondo, quello che contava veramente e che investiva il piano dell’ “essere”. Essere e divenire, la cui differenza viene introdotta sin dalla prima pagina del suo testo di riferimento: Rivolta contro il mondo moderno.

Il pensatore romano mette da parte stilemi arcaici e ritualità ormai vetuste per presentare a quei ragazzi assetati di assoluto e volontà di riscatto una visione del mondo che coincide in larghissima parte con la “teologia della storia” della scuola contro-rivoluzionaria (di cui pure a suo modo faceva parte, seppur da una prospettiva “di sinistra”, dichiaratamente estranea alla tradizione cattolica, assieme a Guenon ed a Maurras).

Ma dopo qualche anno i primi dissapori iniziarono a registrarsi; l’Assoluto metafisico indicato da Evola era oscuro e di non facile presa; inoltre la realizzazione spirituale dei singoli era impedita dalle catene iniziatiche interrotte; infine, la condotta esistenziale indicata dal maestro talvolta era contraddittoria e spesso condita da pruriti anticristiani esageratamente marcati che denotavano spesso una conflittualità latente frutto della formazione giovanile nietzchiana

Quell’Assoluto doveva toccarsi con mano, doveva passare attraverso quell’istinto carnale che spinse san Tommaso apostolo a sincerarsi, dal tocco delle piaghe, che il Cristo fosse effettivamente risorto. Quel compito di “imporre le mani” e di disvelare Cristo lo assolse un altro grande autore, spesso dimenticato, che è Attilio Mordini di Selva (1923-1966) con il suo libro Il Tempio del Cristianesimo, dedicato al beato Carlo d’Asburgo, ultimo Imperatore d’Austria, in cui propone una visione organica della storia secondo gli assi portanti della metafisica classica cristiana. L’Assoluto adesso ha un nome ed un corpo preciso incarnato nella Seconda Persona della Trinità: Gesù Cristo.

Attilio Mordini
Attilio Mordini convoglierà un gruppo composito di giovani proveniente dagli scritti evoliani verso un approdo, seppur non ancora del tutto formalizzato e con qualche zona d’ombra, alla tradizione cattolica, come ricorda Pino Tosca nel suo Il cammino della tradizione (Il Cerchio). Tra i protagonisti di questa pagina di storia vi sono intellettuali come «Piero Vassallo, Giano Accame, Tommaso Romano, Silvio Vitale, Stefano Mangiante» (Il cammino della tradizione, Il Cerchio, p. 94) oltre ai già citati Pino Tosca e Fausto Gianfranceschi.

L’incontro con Francisco Elias de Tejada avverrà per merito di Silvio Vitale fondatore della storica rivista – tutt’ora in vita – L’Alfiere, “pubblicazione napoletana tradizionalista”, il cui primo numero risale al luglio 1960.

Silvio Vitale assieme alla sua rivista organizzò il primo congresso dei tradizionalisti italiani, svoltosi a Napoli nel maggio del 1962. Tra i relatori fece la sua comparsa proprio Elias de Tejada oltre ad Attilio Mordini, Giovanni Cantoni, Savatore Ruta ecc; e nel gennaio dello stesso anno L’Alfiere fa conoscere al pubblico l’opera monumentale, ripubblicata in cinque volumi da Controcorrente, Napoli spagnola scritta dallo stesso Elias de Tejada. Nel 1966 sarà la volta dell’opera più nota del pensatore ispanico: La monarchia tradizionale (edizioni dell’Albero, Torino).

La monarchia tradizionale introduce l’ambiente tradizionalista italiano all’interno di una prospettiva solida ed organica, plasmatasi dalla ricchezza del pensiero dei classici del Siglo de Oro e fortificatosi dal sangue di quattro guerre civili – tra cui la Cruzada del ʻ36 – spesi in nome della fedeltà alla tradizione cattolica e del Re legittimo.

Il Carlismo, scrive Paolo Caucci von Saucken nell’introduzione al testo omonimo, è «espressione ultima e attuale della missione spirituale dei popoli ispanici», che vedeva affratellati su di un unico fronte di lotta – aggiunge Elias de Tejada – «il posato commerciante catalano, il duro sardo, il sognatore napoletano, l’indifferente andaluso, il basco semplicemente valoroso e il gagliego o il portoghese di stirpe celtica».

È questa l’affascinante varietà geopolitica “spiritualmente sovrana”, frutto di una civilizzazione “altra”, alternativa all’Europa – che inizia con i secoli XV-XVI –, e che affonda le radici nella Cristianità medievale, la Cristianitas maior. Tale civilizzazione, definita adesso Cristianitas minor, sopravvive e si perpetua «nei regni ispanici, dentro e fuori della Penisola Iberica – da Manila a Dole, da Cagliari a Lima, da Napoli a Lisbona» trincerandosi idealmente e simbolicamente dietro la catena dei Pirenei, dai quali combatte irriducibilmente la battaglia per l’instaurazione della civiltà cristiana.

Battaglia che continua tutt’ora e che ha come insegne quattro parole, dietro cui si disvela la vera “rivolta contro il mondo moderno”: Dios, Patria, Fueros, Rey.

Pino Tosca a Civitella del Tronto
Pino Tosca farà notare diversi anni dopo, quanto importante fosse aver fatto scoprire loro l’affascinante realtà dei Fueros, «che assume il valore di un comandamento universale» (Il cammino della tradizione, p. 98). I fueros sono norme giuridiche caratterizzate dalla loro pre-esistenza consuetudinaria, che ogni regno ispanico possiede, poste a presidio delle libertà concrete dei popoli contro ogni indebita ingerenza del sovrano e contro ogni spinta disgregatrice individuale. Il riconoscimento delle libertà dei popoli garantisce la pacifica convivenza tra popoli diversi, all’interno della cornice della Patria comune, il cui custode è il sovrano che non è assoluto, ma limitato nel suo esercizio dal rispetto delle consuetudini dei regni e dal rispetto della legge naturale e divina di cui è il primo tra i sudditi (in proposito si consiglia vivamente il testo curato dal prof. Giovanni Turco, Europa, Tradizione, Libertà, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2005).

L’incontro con Elias de Tejada rappresentò, dunque, una tappa fondamentale per il giovane tradizionalismo italiano. Cristo da persona si dispiegava in dottrina e il sangue dei requetés carlisti diveniva tutt’uno con quello degli insorgenti antigiacobini vandeani e dei lazzari napoletani, nella fedeltà a quel Cuore sofferente e circondato di spine, cui ancor oggi ogni erede al trono carlista pone sul proprio stemma araldico, ritto e immobile all’ombra dei Pirenei.

Diego B. Panetta

[Fonte: www.barbadillo.it]