decollatura.virgilio.it - Intestazione strada a Pino Rauti, l'osservazione di Noi con Salvini


pino-rauti-2

L’estate, si sa, è occasione di singolari questioni. Il riferimento, osserva il gruppo catanzarese del Movimento Noi con Salvini coordinato da Antonio Chiefalo, è alla intitolazione di una strada nel comune di Cardinale dedicata alla memoria di Pino Rauti, noto uomo destra della cittadina. Noi con Salvini interviene non per manifestare aderenza o vicinanza all’ideologia di Rauti o per dissentire dalla stessa. Il progetto salviniano è adeguatamente peculiare da potersi comodamente disinteressare da accostamenti come da distanze. Il Movimento bensì contesta le prese di posizione del PD che, plagiando le grandi firme nazionali i cui nomi sono arcinoti, tentano di tutto per cancellare la memoria osteggiando un riconoscimento dovuto. Ma la memoria appartiene a tutti. Rauti studioso che tanti dimostrano di non conoscere, scrittore e giornalista che ha sempre tuonato l’irripetibilità del periodo fascista, impegnandosi nondimeno in quello sforzo di conservazione di una cultura ispirata ai canoni non di una ideologia ma di uno stile di vita. Perché demonizzare questo quando altissime cariche dello Stato oggi tentano di convincerci della bontà di mutuare stili di vita da tradizioni a noi lontanissime? Coloro che oggi prendono le distanze si interrogassero sulla propria capacità di avere una coerenza. Chi può permettersi di bollare Pino Rauti come <> (sic!) se poi migliaia e migliaia di vie, piazze e giardini in Italia sono state intitolate a vari esponenti che hanno, questi si, contribuito a condurre il nostro Paese sino al punto nel quale versa? Quanti contemporanei nomi di signori di sinistra, oggi artefici della sospensione della democrazia istituzionale che stiamo vivendo, domani saranno visti dai nostri figli appiccicati sui muri delle strade? I talebani mandano giù i templi buddisti, demoliremo Roma EUR e raderemo al suolo Latina? Ecco il limite. E’ facile scorgere quanto il tutto si risolva in una percezione troppo soggettiva ed ideologizzata che da sola dovrebbe imporre a chiunque di astenersi da certe considerazioni. La intitolazione delle pubbliche vie è cosa seria e le preposte commissioni fanno il loro buon lavoro. Resta una polemica tutta di sinistra sul “politico Rauti” che rifugge (per convenienza?) “l’uomo di cultura Rauti”. Una polemica dal retrogusto troppo affine al sapore di questa stagione politica. Cardinale, conclude Chiefalo a nome di tutta la sede, potrà intitolare le proprie strade anche a Rintintin o a Lassie, il ricordo e le tradizioni non si elidono ed il PD non può permettersi di fare pulizia dei ricordi tantomeno polizia toponomastica.

[Fonte: decollatura.virgilio.itwww.catanzaroinforma.it]




Contropiano.org - Il Pd celebra il fascista Pino Rauti intitolandogli una via


ae56110d-4584-4fd1-b247-e47e707b712e_large-720x300

L’assessore del Comune di Cardinale, Umberto Marra, del Partito democratico, ha deciso di intitolare una via del paese a Pino Rauti. Chi è?, si chiederanno i più giovani… Niente di che, appena il fondatore del Centro studi Ordine Nuovo (da cui originò il gruppo neonazista italiano autore di numerosi attentati, in proprio o in collaborazione con i servizi segreti), rimasto sempre nel Movimento Sociale Italiano, diventandone per un breve periodo anche il segretario generale prima dell’avvento di Gianfranco Fini e della “svolta di Fiuggi”.

Ma come… un assessore del Pd, partito che finge di fare dell’antifascismo da operetta rimproverando Tizio, Caio e Sempronio, tranne trattenere rapporti intensi con CasaPound quando torna utile (vedi qui, qui e qui)…

Va bene che a Cardinale, quel Pino Rauti lì, ci era nato; ma non sarebbe stato il caso di vergognarsene un po’ e dunque continuare a far finta di nulla (se non addirittura promuovere iniziative antifasciste per ripulire l’immagine del paese)?

A quanto pare, no. Questo paese ha dato i natali a un “puzzone”? Evviva il “puzzone”…

Qui di seguito la breve biografia politica di Rauti nella ricostruzione di Giulio Salierno, pubblicata da Mininum Fax e poi da Carmilla. Può essere utile per fronteggiare, in modo argomentato, qualche imbeccile del Pd che recita la parte dell’antifascista a giorni alterni.

*****

«Attentati a uffici, magazzini, cinema, linee ferroviarie»: chi era davvero Pino Rauti

di Giulio Salierno

Pubblichiamo, ringraziando l’editore Minimum Fax per l’autorizzazione, alcune pagine del fondamentale testo di Giulio Salierno Autobiografia di un picchiatore fascista [Minimum Fax, Roma 2008 (I ed. Einaudi, 1976), cap. 4, pp. 133-37 e 142-45: qui la scheda del libro], nelle quali l’autore, all’epoca dirigente giovanile della sezione Colle Oppio del MSI, racconta quali erano le tesi di Rauti sin dagli anni ’50.

Era ancora il turno delle sparate retoriche e fideistiche. Stavo per tornare di nuovo nel salone degli uffici quando vidi entrare in sezione Pino Rauti, il giovane leader della corrente spiritualista. Rimasi sorpreso. Non speravo che al dibattito potesse prender parte un uomo del suo calibro. Mi misi seduto in prima fila. Non volevo perdere neppure una parola del suo intervento.
Alto, magro, ascetico, Pino Rauti si muoveva con passi lenti, misurati. Sembrava indifferente alla curiosità che destava. Mi ricordava un gesuita.

Si accostò al tavolo della presidenza, chiese la parola e si sedette in attesa che gliela dessero. La sala si riempì di gente. La sua presenza aveva richiamato tutti quelli che prima, per sfuggire alla noia, si erano cacciati negli uffici. L’oratore di turno abbreviò il suo intervento per cedere subito il microfono a Rauti.
Il capo degli evoliani inforcò gli occhiali e cominciò a parlare a voce secca, distinta, e dopo un breve cappello d’obbligo entrò immediatamente nel merito della discussione:

«Presentarci come pecore all’opinione pubblica è un nonsenso. Significa raccogliere gli applausi di una massa di gente che, alle prossime elezioni politiche, preferirà la DC a noi proprio perché ci considererà deboli, inadatti a fronteggiare i comunisti e per di più sospetti per il nostro passato. Io non credo alle elezioni, non credo ai partiti, e non credo che il Parlamento rappresenti la nazione. Sono, quindi, convinto che dobbiamo mutare tattica e strategia se vogliamo contare qualcosa nel nostro paese. Dobbiamo essere lupi e farci conoscere come tali. Fingerci pecore equivale non solo a esserlo, ma — e lo dico per gli ammalati di parlamentarismo — significa anche impossibilità di raggiungere rilevanti risultati elettorali. Crede la direzione, piegando il ginocchio, di trasformare il MSI, agli occhi degli altri partiti, nel figliol prodigo a cui si spalancano le braccia per accoglierlo? Illusione, follia o forse… tradimento».

L’assemblea ascoltava con attenzione. Le tesi di Rauti non erano condivise dalla maggioranza dei presenti. Erano però apprezzate per le critiche radicali che esprimevano nei confronti della direzione e per i suggerimenti tattici e strategici che contenevano.

«Non possiamo sperare», continuava Rauti, «di poter ripetere ciò che Mussolini fece nel 1922. Malgrado i legami esistenti e quelli che si potrebbero incrementare con l’apparato statale, la polizia e l’esercito, non è ugualmente possibile effettuare un colpo di stato o un’insurrezione di destra tout court. Nel paese è in atto una guerra civile scatenata dalla sinistra, una guerra civile che i comunisti conducono in modo nuovo: con la forza della parola, della propaganda, dell’infiltrazione negli organismi dirigenti dello stato. Noi non possiamo e non dobbiamo batterci sul terreno di lotta scelto dall’avversario. Possiamo e dobbiamo, invece, smascherarne il gioco, costringerlo a uscire allo scoperto. Obbligare la sinistra, e in particolare i comunisti, a scegliere tra insurrezione o resa è il nodo di fondo della politica italiana. I comunisti sanno che la via diretta, quella del fucile per intenderci, sarebbe la loro rovina; dobbiamo obbligarli a percorrerla o a emarginarsi nel ghetto politico dell’isolamento e della debolezza. Solo così noi possiamo diventare l’arco di volta della lotta contro il comunismo e, per batterlo, ottenere gli appoggi internazionali necessari per conquistare il potere. Il punto è come arrivarci».

Parlò a lungo della strategia da seguire. Esponeva i concetti in modo suasivo, eppure sfumato, indiretto, mediato. Voleva essere certo che l’assemblea lo capisse, ma temeva anche di prestare il fianco ad accuse precise: una cautela dettata dalla necessità. In parole povere, la strategia da lui sostenuta avrebbe dovuto cominciare ad articolarsi nei seguenti capisaldi fondamentali:

a) Tattica diretta. Dall’aggressione fisica ai militanti della sinistra a uno stillicidio di provocazioni: una bottiglia di benzina qui, un manifesto strappato là, una bomba qui, una scazzottata là. E ciò allo scopo di far saltare i nervi all’avversario, trascinandolo alla rissa. A forza di ricevere provocazioni, in un crescendo sempre più galoppante, i comunisti avrebbero ceduto. Non avrebbero sopportato il disagio: si sarebbero esasperati e avrebbero reagito, o sarebbero riusciti a stare calmi e buoni, perdendo credito di fronte alla classe operaia.
b) Tattica indiretta. Attentati a uffici, magazzini, cinema, linee ferroviarie. L’opinione pubblica, sempre scontenta e avida di tranquillità, si sarebbe indignata e avrebbe invocato l’ordine senza curarsi da quale parte sarebbe venuto.
c) Esercito. Dimostrargli la necessità-indispensabilità di assolvere al proprio ruolo storico di difensore e custode dei destini e dell’avvenire della patria, inducendolo a gettare il peso determinante della propria forza e organizzazione nella lotta politica.
d) Legami internazionali. Creare una rete europea e mondiale di organismi, giornali, gruppi di pressione della destra estrema; entrare in contatto con i governi e i servizi statali stranieri interessati a impedire l’ascesa dei comunisti al potere nel nostro paese.
e) Indirizzo economico. Non suggerire ai potentati capitalistici mirabolanti soluzioni economiche, ma convincerli ad appoggiare un governo di estrema destra come unica e reale, anche se forse poco gradita, soluzione in difesa dei propri interessi.
f) Istituzioni. Stabilire solidi rapporti di amicizia e se possibile di affari con gli uomini chiave di tutte le istituzioni in cui fosse stato possibile infiltrarsi.
g) Chiesa. Farle capire in modo discreto che il suo futuro era legato al consolidamento di un vero regime di destra in Italia, mentre la DC poteva garantirgli solo il presente.

Questi erano i punti che si coglievano, dietro la maschera delle parole, nel discorso di Rauti, e sui quali, si capiva, dovevamo far leva per cementare intorno alla destra le istituzioni e la maggioranza della popolazione e costringere la sinistra a perdere senza battersi o uscire allo scoperto per essere vinta dall’esercito.

«Dobbiamo avere il coraggio di affermare», proseguì poi Rauti, passando dalle proposte politiche alle critiche di principio, «che noi consideriamo l’economia e tutto ciò che a essa è inerente — salari, stipendi, bisogni materiali — come un’appendice priva di valore dell’umanità. Noi dobbiamo porre sullo stesso piano sia la struttura capitalistica che quella socialistica. Al di là e al disopra dell’economia deve porsi un ordine di valori superiori, politici, spirituali, eroici; un ordine che non conosce e non concepisce classi economiche, e solo in funzione dello stesso possono definirsi le cose per le quali vale davvero vivere e morire».

[…]

Qualcuno tirò fuori dalla tasca un gesso e tracciò sull’asfalto un gigantesco fascio littorio. Rauti intervenne invitandolo a disegnare sì un fascio, ma quello della rsi. La differenza formale tra i due fasci è minima. Il littorio ha la scure sporgente a metà delle verghe annodate; in quello della Repubblica di Salò, invece, la scure è sulla cima, sopra alle verghe. A livello politico, però, la diversità è notevole. Per gli evoliani e i «socializzatori» il fascio littorio era, tutto sommato, il simbolo di un regime borghese e buffonesco, giustamente finito nella farsa del 25 luglio 1943. Con il suo richiamo, Rauti intendeva invitare il disegnatore al rispetto della correttezza ideologica.
«Voi “puri” siete peggio dei preti!», replicò l’improvvisato pittore, cui non andava giù di essere colto in fallo.
«Per noi», rispose Rauti, «il nazismo è una religione e la rivoluzione nazionalsocialista l’unico scopo della vita».
Intervennero tutti. Parlarono Aldo, Enzo, Mario e la discussione si fece aspra e accesa. Il dibattito di poco prima in sezione ci servì da stimolo. Fu uno scontro verbale tra attivisti. Niente pistolotti oratori. Il «leader» degli spiritualisti era abilissimo e politicamente lucido. Le sue tesi chiare e affascinanti.
«Dobbiamo metterci in testa», disse a un certo punto, «che siamo in guerra contro questo sistema. E come in guerra, il piano generale delle operazioni deve essere stabilito studiando, conducendo e coordinando le differenti azioni sui singoli fronti, adeguandole e dosandole per le diverse situazioni, alternando le une alle altre nei periodi “caldi” o “freddi”, a seconda della situazione strategica generale».

«Delineata la struttura d’attacco», proseguì Rauti, «occorre preparare gli uomini, gli organismi, i mezzi. Ci sono due settori a cui bisogna porre una cura particolare: quello relativo alla fase di propaganda e infiltrazione, e quello, invece, relativo all’ultima fase, quella dell’azione. Quest’ultima, però, interviene in un tempo successivo e difficile da stabilirsi in anticipo».
L’analisi di Rauti fu minuziosissima: passò dalla validità dei riflessi condizionati come forma di propaganda all’eventuale utilizzo di elementi fuoriusciti opportunamente indottrinati. Costoro possono rientrare in Italia per svolgere i compiti loro affidati, può trattarsi al limite di costituire un partito o di trasformarne uno esistente; oppure di creare organismi camuffati di fiancheggiamento o infiltrazione diretta negli organi dello stato.
Il capo degli «evoliani» parlò ancora dei mezzi di propaganda, sviscerando il concetto di irrazionalità e sostenendo la necessità di azioni che facessero leva su elementi irrazionali e inconsci. Spiegò la necessità di servirsi di slogan, simboli e miti e soprattutto di evocare come mito un’idea-forza. «Non è necessario», affermò, «che il mito sia giusto, bello, morale o vero: basta che colpisca, sia convincente e verosimile. Convincente non sul piano razionale, ma su quello emotivo e inconscio. Deve colpire, e colpire forte: magari allo stomaco. Colpire per la sua incisività, e quando questa venga a mancare, colpire per qualche particolare trovata a effetto».
Non avevo obiezioni da formulare dal punto di vista tecnico. Avevo avuto modo di constatare nella prassi la giustezza delle sue osservazioni. Anche in questioni futili o banali.

«La guerra rivoluzionaria», continuava a spiegare Rauti, «deve estendersi a macchia d’olio, penetrare negli ambienti più consistenti e influenti della vita del paese. Allargandosi, l’infiltrazione s’impadronisce di organi a carattere nazionale. Di solito si inizia con la stampa. Dobbiamo sfruttare l’aiuto diretto o indiretto di certe istituzioni chiave dell’apparato statale e quello di alcuni servizi stranieri per arrecare, col concorso di plurime e diverse attività clandestine e pubbliche, il maggior danno possibile ai nostri avversari, intaccandoli nell’apparato organizzativo, nella capacità di risposta a un’offesa esterna, nel morale e soprattutto nelle alleanze che hanno con gli altri settori della popolazione. Solo così gli attentati, le bombe, acquistano peso politico. La dinamite e la rivoltella devono diventare immagini, pubblicità subliminale. Il loro ruolo effettivo deve essere quello di agire a livello dell’emotività individuale e collettiva. Opporre alla ragione le istanze del profondo della psiche umana».

Aldo e Mario erano quelli che sollevavano le maggiori obiezioni. Aldo soprattutto insisteva sul perché dell’azione. «Sono d’accordo», gli disse, «che il colpo di stato è un piatto che va servito caldo, e io stesso odio l’abito borghese e amo e credo solo nella tuta mimetica, ma voglio sapere a vantaggio di chi e per conto di chi debbo uccidere o farmi uccidere».
La discussione proseguì per molto tempo e la chiuse Rauti, nel momento in cui ci separammo per andarcene a letto, dicendoci: «L’Europa deve riprendere la vocazione di sempre, la vocazione che ispira le grandi idee. Gli europei considerano oggi i loro problemi non in rapporto alle questioni politiche sul tavolo, ma secondo i riflessi del Patto Atlantico e del Patto di Varsavia. Così noi europei stiamo alla finestra di fronte a tutti i grandi problemi, tra cui in Italia, e non solo in Italia, c’è in prima fila quello del comunismo. E dal modo con cui noi lotteremo contro il comunismo si deciderà la sorte non solo del nostro paese, ma del continente. Il marxismo attualmente è in espansione. Ma se noi sapremo finalmente aprire gli occhi sulla guerra rivoluzionaria, se sapremo reagire in misura adeguata, allora e soltanto allora potremo riprenderci e vincere».

[Fonte: contropiano.org]




atuttadestra.net - Calabria, il Comune di centrosinistra che intitola una strada a Pino Rauti


pino rauti

È polemica in Calabria per la decisione del comune di Cardinale di intitolare una strada a Pino Rauti, nato appunto nel paesino del Catanzarese governato da una giunta di centrosinistra guidata da Giuseppe Marra. La decisione dovrebbe diventare operativa domenica e già nei giorni scorso Anpi, Cgil, Si e Mdp locali si erano scagliati contro tale «deprecabile scelta». Anche la segreteria regionale del Pd con una nota prende le distanze. «L’intitolazione di una strada a Pino Rauti, per quanto nel suo paese natale Cardinale, rappresenta una scelta grave e da condannare, perché per la prima volta in Italia si vuole celebrare una figura assolutamente controversa e oscura della storia del nostro Paese, che soprattutto nulla ha da condividere con i valori del Partito democratico». La nota del Pd attacca anche quei dem locali che «non abbiano colto l’inaccettabilità dell’iniziativa. Ci auguriamo che in tempi rapidissimi avvenga una chiara presa di distanza, altrimenti il partito sarà costretto ad assumere i necessari provvedimenti disciplinari contemplati nel nostro statuto».

Le inchieste su piazza Fontana e piazza Della Loggia

Pino Rauti, giornalista e politico, è morto nel 2012 a 85 anni. È stato a lungo deputato. Dal 1994 al 1999 fu europarlamentare: in questi anni si schierò contro la svolta di Fiuggi di Fini del 1995, che lo portò a fondare il Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Da alcuni è stato definito «fascista di sinistra» e da altri «Gramsci nero». È stato segretario nazionale del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale (1990-1991), del Movimento Sociale Fiamma Tricolore (1995-2002) e del Movimento Idea Sociale (2004-2012). Rauti ha fondato anche l’associazione culturale Centro Studi Ordine Nuovo ed è stato coinvolto in alcune importanti inchieste giudiziarie, dalle quali è stato scagionato. Il 4 marzo 1972 il giudice Stiz, di Treviso, emette un mandato di cattura contro Rauti per gli attentati ai treni dell’8 e 9 agosto 1969. Successivamente l’incriminazione si estenderà agli attentati del 12 dicembre (tra cui la strage di Piazza Fontana), per la quale Rauti fu anche incarcerato alcuni giorni, venendo rilasciato il 24 aprile 1972, prima di essere eletto deputato. Nel 1974, con la rivoluzione dei garofani in Portogallo, viene scoperta l’organizzazione eversiva internazionale fascista Aginter Press, con la quale ha stretti rapporti anche Rauti attraverso l’agenzia Oltremare per la quale lavora. Nessuna di queste inchieste ha mai accertato qualche reato a suo carico. Successivamente Rauti è stato inquisito per la strage di Piazza della Loggia a Brescia e in merito il 15 maggio 2008 è stato rinviato a giudizio. Assolto «per non aver commesso il fatto», il 16 novembre 2010 con la sentenza numero 2 della Corte d’Assise di Brescia. Nelle richieste del pm Roberto Di Martino, per quanto concerne la posizione di Rauti, è stata chiesta l’assoluzione, dove si è affermato che quella del politico calabrese è una «responsabilità morale, ma la sua posizione non è equiparabile a quella degli altri imputati dal punto di vista processuale. La sua posizione è quella del predicatore di idee praticate da altri ma non ci sono situazioni di responsabilità oggettiva. La conclusione è che Rauti va assolto perché non ha commesso il fatto».

[Fonte: www.atuttadestra.net]




catanzaroinforma.it - Intestazione strada a Pino Rauti, l'osservazione di Noi con Salvini


pino-rauti-2

L’estate, si sa, è occasione di singolari questioni. Il riferimento, osserva il gruppo catanzarese del Movimento Noi con Salvini coordinato da Antonio Chiefalo, è alla intitolazione di una strada nel comune di Cardinale dedicata alla memoria di Pino Rauti, noto uomo destra della cittadina. Noi con Salvini interviene non per manifestare aderenza o vicinanza all’ideologia di Rauti o per dissentire dalla stessa. Il progetto salviniano è adeguatamente peculiare da potersi comodamente disinteressare da accostamenti come da distanze. Il Movimento bensì contesta le prese di posizione del PD che, plagiando le grandi firme nazionali i cui nomi sono arcinoti, tentano di tutto per cancellare la memoria osteggiando un riconoscimento dovuto. Ma la memoria appartiene a tutti. Rauti studioso che tanti dimostrano di non conoscere, scrittore e giornalista che ha sempre tuonato l’irripetibilità del periodo fascista, impegnandosi nondimeno in quello sforzo di conservazione di una cultura ispirata ai canoni non di una ideologia ma di uno stile di vita. Perché demonizzare questo quando altissime cariche dello Stato oggi tentano di convincerci della bontà di mutuare stili di vita da tradizioni a noi lontanissime? Coloro che oggi prendono le distanze si interrogassero sulla propria capacità di avere una coerenza. Chi può permettersi di bollare Pino Rauti come <> (sic!) se poi migliaia e migliaia di vie, piazze e giardini in Italia sono state intitolate a vari esponenti che hanno, questi si, contribuito a condurre il nostro Paese sino al punto nel quale versa? Quanti contemporanei nomi di signori di sinistra, oggi artefici della sospensione della democrazia istituzionale che stiamo vivendo, domani saranno visti dai nostri figli appiccicati sui muri delle strade? I talebani mandano giù i templi buddisti, demoliremo Roma EUR e raderemo al suolo Latina? Ecco il limite. E’ facile scorgere quanto il tutto si risolva in una percezione troppo soggettiva ed ideologizzata che da sola dovrebbe imporre a chiunque di astenersi da certe considerazioni. La intitolazione delle pubbliche vie è cosa seria e le preposte commissioni fanno il loro buon lavoro. Resta una polemica tutta di sinistra sul “politico Rauti” che rifugge (per convenienza?) “l’uomo di cultura Rauti”. Una polemica dal retrogusto troppo affine al sapore di questa stagione politica. Cardinale, conclude Chiefalo a nome di tutta la sede, potrà intitolare le proprie strade anche a Rintintin o a Lassie, il ricordo e le tradizioni non si elidono ed il PD non può permettersi di fare pulizia dei ricordi tantomeno polizia toponomastica.

[Fonte: www.catanzaroinforma.it]




Corriere della Sera - Strada intitolata a Rauti, l’assessore si dimette da segretario del circolo Pd


Umberto Marra, assessore ai Lavori pubblici di Cardinale, è stato travolto dalle critiche all’interno del suo stesso partito per aver condiviso la scelta del sindaco di dedicare una strada al leader dell’Msi, nato nel Comune calabrese

di Carlo Macrì

WCCOR1_0HTUKVCA-kiuC-U433501038531765ZBC-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443

«Mercoledì mi dimetterò da segretario del circolo del Partito democratico di Cardinale. Ho commesso una leggerezza e quindi è giusto che mi faccia da parte». Non ha perso tempo Umberto Marra, assessore ai Lavori pubblici del comune di Cardinale, in provincia di Catanzaro. Travolto dalle critiche all’interno del suo stesso partito, per aver condivisola scelta dell’amministrazione comunale di titolare una strada a Pino Rauti, l’assessore ha deciso di dimettersi. Da segretario, ma non da assessore.

La scelta
«Sarò sempre un esponente del Pd, a meno che il direttivo regionale non mi spinga ad autosospendermi. Ma, anche in questo caso, continuerò a votare per il Pd». L’assessore ha voluto però sottolineare che la scelta di titolare la strada a Pino Rauti è stata una volontà del sindaco, che guida una coalizione formata da esponenti di liste civiche di diverso colore politico. Nei mesi scorsi il primo cittadino, che è cugino di Rauti, ricevendo la visita di Isabella Rauti, figlia dell’ex segretario nazionale del Movimento Sociale Italiano le aveva manifestato l’intenzione di titolare una strada al padre. «L’amministrazione nel titolare alcune strade del nuovo quartiere di Cardinale, ha voluto omaggiare le figure di statisti e di capi di Stato — spiega Marra —. E così accanto a Pertini, De Gasperi, Moro, papa Giovanni, si è aggiunto il nome di Rauti, nato proprio a Cardinale. Abbiamo approvato un’unica delibera condivisa da tutto l’esecutivo. Avrei dovuto astenermi, in quanto di sinistra, quando mi è stato proposto il nome di Rauti, ma non l’ho fatto. Ho votato per tutti senza pormi il problema». Alla inaugurazione della targa in onore a Rauti, hanno partecipato molti camerati giunti appositamente dalla Sicilia e da altri parti della Calabria. Molto meno apprezzata la scelta da parte dei cittadini di Cardinale, che non hanno preso parte all’evento.

[Fonte: www.corriere.it]

 




IlFattoQuotidiano.it - Calabria, via intitolata a Pino Rauti con il voto dell’assessore Pd. Anpi: “Sdegno”. Il dem Magorno: “Il partito si dissocia”


rauti675

Cardinale, in provincia di Catanzaro, è il comune che ha dato i natali al fondatore del Centro studi Ordine Nuovo (dal quale sarebbe nato l’omonimo gruppo terroristico, dopo il suo rientro nel Msi). Ora gli ha pure dedicato una piazza. Anpi: “Sgomenti per il voto del Partito democratico”. Il segretario regionale dei dem: “Avevamo chiesto di non votare quella delibera”

di Lucio Musolino

Che un comune di destra intitoli una strada a Pino Rauti non fa notizia. Che lo faccia il comune di destra in cui l’esponente del Movimento sociale è nato, nemmeno. Ma che lo faccia con il voto di un assessore del Partito democratico, Umberto Marra, è decisamente un fatto inedito. Succede a Cardinale, in provincia di Catanzaro, comune che ha dato i natali al fondatore del Centro studi Ordine Nuovo (dal quale sarebbe poi nato l’omonimo gruppo terroristico, dopo il suo rientro nel Msi). Da oggi dunque anche Rauti avrà una strada dedicata nella sua città natale: nel dettaglio si tratta una piazza nel piccolo centro a metà tra le serre vibonesi e le colline catanzaresi.

Una decisione, quella di intitolare una via allo storico dirigente dell’estrema destra italiana, che ha ovviamente raccolto il plauso del Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Il partito fondato da Rauti nel 1995 in aperta opposizione della cosiddetta svolta di Fiuggi di Gianfranco Fini ha diffuso un comunicato in cui definisce il suo stesso fondatore come un “illustre cittadino”, “uno dei padri nobili” della comunità missina, un politologo e un intellettuale. Con buona pace di tutte le trame nere che nell’Italia del dopoguerra hanno visto sullo sfondo “Ordine Nuovo”.

Protestano per l’intitolazione della strada, invece i partigiani ma anche gli esponenti di partiti di centrosinistra: dai bersaniani a Sinistra Italiana fino ai sindacati . “Ci potevano essere motivi migliori per far parlare del comune di Cardinale in Italia.  Invece l’Amministrazione in carica ha scelto la strada peggiore dimostrando davvero di non avere vergogna né di conoscere minimamente la storia del nostro paese. Forse non hanno avuto tempo gli organizzatori dell’evento nel periodo estivo di documentarsi sui ‘meriti’ dell’uomo politico ‘illustre”,scrivono in una nota congiunta Anpi, Cgil, Articolo 1, Rifondazione comunista, Pci e Sinistra Italiana.

Eppure era sufficiente “ricordare – continua il comunicato – lo scioglimento di Ordine Nuovo da lui fondato per ricostituzione del partito fascista. Forse sarà sfuggita la collaborazione del suo movimento con il regime dei colonnelli greci durante la dittatura; come pure la collaborazione con la polizia segreta portoghese e giusto per non esagerare l’aiuto dato alla Cia per qualche lavoretto sporco. Senza dimenticare la sua orgogliosa rivendicazione di appartenenza alla Repubblica sociale. Esprimiamo il nostro netto sdegno per la scellerata scelta dell’amministrazione comunale di Cardinale”.

Per il presidente provinciale dell’Anpi Mario Vallone, “non esiste il minimo dubbio sul nome di Pino Rauti e sui suoi legami con le peggiori trame eversive nell’Italia del dopoguerra”.  “L’aggravante che ci amareggia, lasciandoci sgomenti, – continua Vallone – sta nell’apprendere, se non proprio la condivisione, la grave sottovalutazione di esponenti del Partito democratico presente in giunta. Ci auguriamo davvero una netta presa di distanza da questa deplorevole decisione, dalle forze politiche democratiche e da quanti hanno a cuore i valori della Costituzione e dell’antifascismo. Come Anpi decideremo nei prossimi giorni su quali iniziative mettere in campo per non far calare il silenzio su questa brutta pagina”.

Il problema è che la scelta di intitolare una via a Pino Rauti è arrivata anche con il sostegno del Pd locale. E adesso i vertici regionali del partito, che in Calabria è guidato dal segretario Ernesto Magorno, sono in imbarazzo. “È una cosa che noi non condividiamo – dice il deputato Magorno prendendo le distanze dall’assessore comunale di Cardinale – Il partito si dissocia. Avevamo chiesto di non votare quella delibera. Non sapevamo nulla di questa proposta. Ne prendiamo comunque atto e chiederemo conto all’assessore Marra. È  grave che alcuni esponenti istituzionali locali del partito non abbiano colto l’inaccettabilità dell’iniziativa. Ci auguriamo che in tempi rapidissimi avvenga una chiara presa di distanza, altrimenti il partito sarà costretto ad assumere i necessari provvedimenti disciplinari contemplati nel nostro statuto”. Nel piccolo comune calabrese, intanto, ci sarà chi ogni giorno attraverserà via Pino Rauti.

[Fonte: www.ilfattoquotidiano.it]




GeosNews.com - Pd Calabria: “Grave intitolare strada a Pino Rauti, figura oscura del paese”


L’intitolazione di una strada a Pino Rauti, per quanto nel suo paese natale Cardinale, rappresenta una scelta grave e da condannare, perché – per la prima volta in Italia – si vuole celebrare una figura assolutamente controversa e oscura della storia del nostro Paese, che soprattutto nulla ha da condividere con i valori del Partito democratico. Ragion per cui, è ancora più grave che alcuni esponenti istituzionali locali del partito non abbiano colto l’inaccettabilità dell’iniziativa.

Ci auguriamo che in tempi rapidissimi avvenga una chiara presa di distanza, altrimenti il partito sarà  costretto ad assumere i necessari provvedimenti disciplinari contemplati nel nostro statuto.

Segreteria regionale

Pd Calabria

[Fonte: it.geosnews.comwww.strill.it]




Cardinale (CZ), 13 agosto 2017: Cerimonia di intitolazione della Via Giuseppe Umberto Rauti (detto Pino), giornalista, scrittore, uomo politico ed illustre cittadino di Cardinale


Invito-PinoRauti

Dopo un incontro commemorativo nella Sala Consiliare, alla presenza del Sindaco Giuseppe Marra e dell’Amministrazione comunale, ed una breve orazione di Ulderico Nisticò, è stata scoperta la targa di intitolazione.

Hanno partecipato alla Cerimonia le figlie  Alessandra ed Isabella Rauti.

Guarda la galleria fotografica:

Image 2017-08-14 2

Guarda i video:
[embed]https://www.youtube.com/watch?v=bYwvig3MRR8[/embed]

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=C8Xawvk3F3o&feature=youtu.be[/embed]

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=1TJJi9E2HPY&feature=youtu.be[/embed]




Corriere della Calabria.it - Cardinale, il Pd: inaccettabile intitolare una strada a Rauti


La segreteria regionale dem interviene nella polemica. E minaccia di espellere gli esponenti locali del partito che non hanno condannato l’iniziativa

pino rauti

CARDINALE È polemica in Calabria per la decisione del comune di Cardinale di intitolare una strada a Pino Rauti, nato nel paesino del Catanzarese. La decisione dovrebbe diventare operativa oggi e già nei giorni scorso Anpi, Cgil, Si e Mdp locali si erano scagliati contro tale «deprecabile scelta». Oggi anche la segreteria regionale del Pd con una nota prende le distanze. «L’intitolazione di una strada a Pino Rauti, per quanto nel suo paese natale Cardinale, rappresenta una scelta grave e da condannare, perché per la prima volta in Italia si vuole celebrare una figura assolutamente controversa e oscura della storia del nostro Paese, che soprattutto nulla ha da condividere con i valori del Partito democratico». La nota del Pd attacca anche quei dem locali che «non hanno colto l’inaccettabilità dell’iniziativa. Ci auguriamo che in tempi rapidissimi avvenga una chiara presa di distanza, altrimenti il partito sarà costretto ad assumere i necessari provvedimenti disciplinari contemplati nel nostro statuto».

[Fonte: www.corrieredellacalabria.it]




Un po' di tutto - Altervista.org - Calabria, Comune (di centrosinistra) intitola una strada a Pino Rauti


Negli anni Settanta era stato coinvolto (e poi assolto) nelle inchieste sulle stragi di piazza Fontana e piazza Della Loggia. Aveva guidato a lungo l’Msi. Oggi nel suo paese natale, in provincia di Catanzaro, gli dedicano una via

di Franco Stefanoni

pino rauti

È polemica in Calabria per la decisione del comune di Cardinale di intitolare una strada a Pino Rauti, nato appunto nel paesino del Catanzarese governato da una giunta di centrosinistra guidata da Giuseppe Marra. La decisione dovrebbe diventare operativa domenica e già nei giorni scorso Anpi, Cgil, Si e Mdp locali si erano scagliati contro tale «deprecabile scelta». Anche la segreteria regionale del Pd con una nota prende le distanze. «L’intitolazione di una strada a Pino Rauti, per quanto nel suo paese natale Cardinale, rappresenta una scelta grave e da condannare, perché per la prima volta in Italia si vuole celebrare una figura assolutamente controversa e oscura della storia del nostro Paese, che soprattutto nulla ha da condividere con i valori del Partito democratico». La nota del Pd attacca anche quei dem locali che «non abbiano colto l’inaccettabilità dell’iniziativa. Ci auguriamo che in tempi rapidissimi avvenga una chiara presa di distanza, altrimenti il partito sarà costretto ad assumere i necessari provvedimenti disciplinari contemplati nel nostro statuto».

Le inchieste su piazza Fontana e piazza Della Loggia
Pino Rauti, giornalista e politico, è morto nel 2012 a 85 anni. È stato a lungo deputato. Dal 1994 al 1999 fu europarlamentare: in questi anni si schierò contro la svolta di Fiuggi di Fini del 1995, che lo portò a fondare il Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Da alcuni è stato definito «fascista di sinistra» e da altri «Gramsci nero». È stato segretario nazionale del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale (1990-1991), del Movimento Sociale Fiamma Tricolore (1995-2002) e del Movimento Idea Sociale (2004-2012). Rauti ha fondato anche l’associazione culturale Centro Studi Ordine Nuovo ed è stato coinvolto in alcune importanti inchieste giudiziarie, dalle quali è stato scagionato. Il 4 marzo 1972 il giudice Stiz, di Treviso, emette un mandato di cattura contro Rauti per gli attentati ai treni dell’8 e 9 agosto 1969. Successivamente l’incriminazione si estenderà agli attentati del 12 dicembre (tra cui la strage di Piazza Fontana), per la quale Rauti fu anche incarcerato alcuni giorni, venendo rilasciato il 24 aprile 1972, prima di essere eletto deputato. Nel 1974, con la rivoluzione dei garofani in Portogallo, viene scoperta l’organizzazione eversiva internazionale fascista Aginter Press, con la quale ha stretti rapporti anche Rauti attraverso l’agenzia Oltremare per la quale lavora. Nessuna di queste inchieste ha mai accertato qualche reato a suo carico. Successivamente Rauti è stato inquisito per la strage di Piazza della Loggia a Brescia e in merito il 15 maggio 2008 è stato rinviato a giudizio. Assolto «per non aver commesso il fatto», il 16 novembre 2010 con la sentenza numero 2 della Corte d’Assise di Brescia. Nelle richieste del pm Roberto Di Martino, per quanto concerne la posizione di Rauti, è stata chiesta l’assoluzione, dove si è affermato che quella del politico calabrese è una «responsabilità morale, ma la sua posizione non è equiparabile a quella degli altri imputati dal punto di vista processuale. La sua posizione è quella del predicatore di idee praticate da altri ma non ci sono situazioni di responsabilità oggettiva. La conclusione è che Rauti va assolto perché non ha commesso il fatto».

[Fonte: unpodituttogratis.altervista.org]