Mercoledì 2 dicembre, ore 17.30: presentazione del libro di Nazzareno Mollicone "SINDACALISMO NAZIONALE. Storia raccontata da un protagonista"


InvitoMollicone




In ricordo di Pino Rauti - Rieti, novembre 2015


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Ci sono giorni come questi in cui la tua assenza è insopportabile.


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Buon compleanno papà!
Isabella
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“Quello che veramente ami rimane,
il resto è scorie.
Quello che veramente ami non ti sarà strappato.
Quello che ami è la tua eredità”.
Ezra Pound



Scomunicando.it - Pino Rauti – A tre anni dalla morte. Il ricordo della figlia Isabella


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Tre anni fa – esattamente ieri 2 novembre – moriva a Roma Pino Rauti, un leader della destra italiana assai controverso, ma certamente punto di riferiemento ideale per tanti.

 

Caro papà,
sono passati tre anni da quel 2 novembre. I ricordi e il dolore restano intatti.

La tua eredità culturale, politica e morale  diventa, invece, ogni giorno più brillante e più chiara.

E le tue tesi politiche, le tue analisi intellettuali sembrano avere più ragione oggi che ieri!

Mi piacerebbe potermi confrontare con te su tutto quello che accade intorno a noi, di bello e di brutto. Sapresti dirmi qualcosa di sorprendente e di sapiente e sicuramente sapresti indicare una via. La via, quella più breve, che –  ci hai insegnato – “passa per le stelle” e quella più lunga e faticosa delle idee giuste che “muovono il mondo” ma fanno fatica ad affermarsi lì dove il terreno è paludoso o sfaldato.

Sei riuscito sempre a “rendere forte i vecchi sogni” e reali quelli futuri. I sogni esistono veramente, per questo restano, colmano il vuoto della mancanza e ci rendono migliori . Grazie, con gioia e con dolore.

Isabella

 

“Ama il tuo sogno
ogni inferiore amore disprezzando,
ama il vento
ed accorgiti qui
che solo i sogni possono esistere veramente,
perciò in sogno a raggiungerti m’avvio.”

Ezra Pound

 

[Fonte: www.scomunicando.it]




Secolo d'Italia.it - Tre anni senza Pino Rauti. La sua lezione politica è sempre più attuale


di Antonio Pannullo

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Tre anni senza Pino Rauti. Morì a Roma il 2 novembre 2012, pochi giorni prima del suo 86° compleanno. Rauti ha ricoperto un ruolo centrale nel panorama della destra italiana, anche se lui aborriva questo termine, giugendo a diventare segretario nazionale del Movimento Sociale Italiano nel 1990. Scrittore, giornalista, storico, economista, Rauti è stato apprezzato autore di numerose opere storiche e politiche, che generazioni di missini conservano tuttora nelle loro librerie. La sua vita fu estremamente movimentata, dall’inizio alla fine, ma lui non perse mai di vista le idee che lo spinsero, poco più che adolescente, a partire volontario per l’avventura della Repubblica Sociale Italiana, dove fu inquadrato nella Gnr, la Guardia Nazionale Repubblicana. Per questa sua scelta fu da una parte apprezzato dal mondo post fascista italiano, e altrettanto avversato dal centrosinistra, che gli rimproverò sempre questo suo impegno giovanile. Che lui non rinnegò mai. Subito dopo la guerra, e la prigionia, Rauti aderì al Msi, e nell’immediato dopoguerra, fatto questo poco noto, partecipò diverse volte agli incontri-dibattito che il Partito Comunista Italiano organizzava nelle sue federazioni e sezioni tra ex partigiani e “repubblichini”, come loro chiamavano in modo dispregiativo i combattenti della Rsi. Memorabile uno di questo incontri, nella sub federazione comunista di Centocelle, dove un giovanissimo Rauti fu applaudito da tutti i presenti per la sua lucidità di analisi e il suo equilibrio. Tra gli organizzatori c’era anche un altrettanto giovane Enrico Berlinguer, allora dirigente della Fgci. Rauti riteneva che l’antiamericanismo e l’antiatlantismo potessero essere un terreno comune con le masse popolari. Dipinto dagli avversari come un estremista incendiario, in realtà Rauti era lontanissimo da ogni tipo di violenza: chi l’ha conosciuto ricorda la sua tranquillità, il suo eloquio sereno, la sua inesorabile esposizione delle idee che avrebbero poi affascinato e conquistato decine di migliaia di giovani. Dopo la guerra militò nei Far, i Fasci di Azione rivoluzionaria, movimento estremista accusato di azioni dimostrative terroristiche. Nel 1948 fondò, insieme con Enzo Erra ed Egidio Sterpa, la rivista La Sfida, attraverso la quale diffuse le opere di Julius Evola, che rimase sempre un punto di riferimento tra i sostenitori di Rauti. Si costituì in quegli, all’interno della fiamma tricolore, una corrente definita da Erra e Rauti “spiritualista”, che rifiutava le vecchie contrapposizioni e definizioni ideologiche tra destra e sinistra, Usa e Urss, comunismo e capitalismo, definiti da Rauti «i nostri mortali nemici». Successivamente, nel 1950, Rauti ed Erra fondarono la rivista Imperium, che però fu chiusa dopo soli quattro numeri per l’arresto di gran parte della redazione, tra cui lo stesso Rauti. Dopo un anno per lui giunse l’assoluzione, ma l’epoca dei Far era finita, anche perché nel frattempo c’erano stati altri arresti, tra cui quello dello stesso Evola, finiti con alcune condanne per ricostituzione del disciolto partito fascista ma anche con numerose assoluzioni.

Rauti e “i figli del Sole”

Nel 1952 si svolse il III congresso del Msi all’Aquila, dove la corrente rautiana era chiamata “I figli del Sole”, e dove si consumò lo strappo tra Rauti ed Erra, e tra Rauti e il Msi, perché la posizione di Augusto De Marsanich e di Arturo Michelini non era compatibile con quella di Pino Rauti. Alla fine del 1953 Rauti organizzò la prima riunione di Ordine Nuovo, allora componente interna del Msi. Dopo il congresso di Viareggio nel 1954, e dopo quello di Milano, due anni dopo, lo strappo era consumato. Ordine Nuovo uscì dal Msi, e nel gennaio del 1957 gli scissionisti dettero vita al Centro studi Ordine Nuovo. Tale movimento ebbe grandissimo successo, soprattutto tra i giovani, ma si tenne sempre in ambito culturale, rifiutando di partecipare alle competizioni elettorali. Fu questo uno dei motivi per cui, nel 1959, uno degli scissionisti, Stefano Delle Chiaie, uscì da ON e fondò Avanguardia Nazionale Giovanile. L’impostazione evoliana di ON era lontanissima da quella più politica del Msi. Ma nel luglio 1969, con il ritorno alla segreteria di Giorgio Almirante, le cose cambiarono: Almirante, anche lui proveniente dalla Rsi, lanciò un accorato appello “ai camerati che hanno abbandonato il partito”. L’appello non cadde nel vuoto, e Rauti considerò i tempi maturi per un rientro nel Msi. Una parte degli ordinovisti, però, guidati da Clemente Graziani, rifiutò questa scelta e fondò il Movimento politico Ordine Nuovo. Ma nel 1972, proprio in contemporanea con la grande avanzata del Msi, per Rauti – e altri – iniziarono altri guai: fu arrestato per gli attentati ai treni del 1969 e per la strage di piazza Fontana, tutti fatti ai quali Rauti era estraneo. Successivamente fu inquisito per la strage di piazza della Loggia e rinviato a giudizio. Bisognerà attendere il 2010 per vederlo completamente assolto. In tutti questi anni difficili la famiglia si strinse sempre accanto a Pino: la moglie Brunella e le figlie Alessandra e Isabella, affrontarono quei bruttissimi momenti confortate dalla certezza dell’innocenza, come fu poi dimostrato.

Rauti fu contrario alla nascita di Alleanza Nazionale

Proprio nel 1972 Rauti fu eletto alla Camera, dove rimase per oltre vent’anni. Impossibile raccontare le sue iniziative politiche, come i Campi Hobbit, i Gruppi di Ricerca ecologici, i Movimenti giovani disoccupati, la Nuova Destra, insomma l’interesse per un modo diverso di intendere la politica e la cultura. Dopo aver tentato la scalata alla segreteria al XV congresso di Sorrento, e venendo sconfitto da Gianfranco Fini, Rauti e i suoi riuscirono nell’impresa nel 1990 a Rimini. Si consideri che nel 1989 il Msi aveva subìto una sconfitta elettorale, che poi si ripeté nelle prime elezioni amministrative della segreteria Rauti e nelle elezioni sicliane, dove il Msi ebbe il minimo storico, 3,9 per cento. Si chiese un nuovo congresso, ma già al comitato centrale del luglio 1991 Rauti si dimise e Fini tornò segretario. Il resto è storia di ieri. Un altro strappo della vita politica di Rauti si ebbe con il Congresso di Fiuggi, dove Rauti insieme con altri non accettò la nascita di Alleanza Nazionale e uscì definitivamente dal partito fondando il Movimento Sociale-Fiamma Tricolore. Quello che seguì è storia di oggi.

[Fonte: www.secoloditalia.it]




Caro papà


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Caro papà,
sono passati tre anni da quel 2 novembre. I ricordi e il dolore restano intatti.
La tua eredità culturale, politica e morale  diventa, invece, ogni giorno più brillante e più chiara. E le tue tesi politiche, le tue analisi intellettuali sembrano avere più ragione oggi che ieri!
Mi piacerebbe potermi confrontare con te su tutto quello che accade intorno a noi, di bello e di brutto. Sapresti dirmi qualcosa di sorprendente e di sapiente e sicuramente sapresti indicare una via. La via, quella più breve, che –  ci hai insegnato – “passa per le stelle” e quella più lunga e faticosa delle idee giuste che “muovono il mondo” ma fanno fatica ad affermarsi lì dove il terreno è paludoso o sfaldato.
Sei riuscito sempre a “rendere forte i vecchi sogni” e reali quelli futuri. I sogni esistono veramente, per questo restano, colmano il vuoto della mancanza e ci rendono migliori . Grazie, con gioia e con dolore.

Isabella

 

“Ama il tuo sogno
ogni inferiore amore disprezzando,
ama il vento
ed accorgiti qui
che solo i sogni possono esistere veramente,
perciò in sogno a raggiungerti m’avvio.”

Ezra Pound




centro-destra.it - Ricordando Pino Rauti


di Giorgio Gaias

pinorautiTre anni fa ci lasciava Pino Rauti, l’ex segretario del Movimento Sociale Italiano da alcuni definito “fascista di sinistra” e da altri “Gramsci nero”. L’uomo politico che si oppose sempre con lealtà alla gestione del partito di Giorgio Almirante, ma sopratutto fu colui che si oppose alla svolta di Fiuggi voluta da Gianfranco Fini. Nato a Cardinale, in provincia di Catanzaro il 19 novembre 1926, Giuseppe Umberto Rauti a 16 anni si arruolò volontario nella Repubblica Sociale Italiana e nel 1946 partecipò alla fondazione del Movimento Sociale Italiano. Ne fu segretario dal 1990 al 1991. Dopo il congresso di Fiuggi del 1995 che trasformò, sotto la guida di Gianfranco Fini, il Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale in Alleanza Nazionale, Rauti fondò il Movimento Sociale Fiamma Tricolore, di cui fu segretario dal 1995 al 2002. Nel 2004 diede vita al Movimento Idea Sociale. Laureato in legge e giornalista, negli anni Cinquanta creò Ordine Nuovo, organizzazione di estrema destra che nel 1956 uscì dall’Msi. Eletto a Montecitorio nel 1972, fu deputato fino al 1994. Negli ultimi anni di vita di Giorgio Almirante sembrò poterne raccogliere l’eredità e il testimone alla guida del partito ma nel corso del XV congresso, nel 1987 a Sorrento, venne battuto da Gianfranco Fini che diventò segretario del Movimento. Nel 1990 sconfisse Fini e rimase alla guida del partito per un anno. Dal 1994 al 1999 fu europarlamentare: in questi anni si schierò contro la svolta di Fiuggi di Fini del 1995, che lo portò a fondare il Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Viene ricordato soprattutto per le sue idee spesso ortodosse, fu un ideologo è un visionario, fu il primo a parlare di ambiente e cultura all’interno della destra. “Le idee che mossero il mondo” rimane la sua più grande opera letteraria, quasi un testamento, una visione del mondo originale, spirituale e profonda. A tre anni dalla scomparsa di uno dei suoi uomini rappresentativi la destra italiana non ha ritrovato l’unità anzi appare lacerata più che mai. Il tempo che fu di Almirante e Rauti ha segnato la storia della destra, quella vera, quella che speriamo un giorno possa tornare. C’è una frase che più di tutte spiega il concetto di destra che aveva Pino Rauti, è bene riportarla, perché chi ha perso la memoria oggi possa ricordare: “Essere di destra oggi significa Stato, Nazione, tradizione, valori spirituali. Noi non ci definiamo conservatori, ma nazionalpopolari, sociali o nazionalrivoluzionari, proprio per dire che siamo la destra dei valori e non quella conservatrice”.
[Fonte: www.centro-destra.it]




II incontro della gioventù europea per l'Europa nazione


https://www.youtube.com/watch?v=BA9YSfz5XYs




Tempspresents.com - Pino Rauti: une figure de l’extrême droite italienne


Posted on 31 mai 2013

Par Guillaume Origoni

giorgio-cecchinatoPino Rauti est mort en Novembre 2012. Giuseppe Umberto Rauti, de son vrai nom, fut un homme singulier, qui opéra à l’extrême droite au cours d’une période singulière de l’histoire italienne: la stratégie de la tension.

Diplômé en droit et journaliste, il s’engagea comme combattant volontaire dans les rangs de la RSI (République Sociale Italienne) pendant le second conflit mondial. Il a alors 16 ans. Toutefois, Rauti, n’est pas un homme de terrain, c’est un idéologue et un rassembleur.

La magie de l’ordre et l’ordre magique

Son nom apparait dans les actes judiciaires des attentats les plus meurtriers de la stratégie de la tension: Piazza Fontana à Milan le 12 décembre 1969 (17 morts et 84 blessés) [1], Piazza Della Logia à Brescia le 28 mai 1974 (8 morts, 102 blessés) et celui de la gare de Bologne le 2 Août 1980 (80 morts et plus de 200 blessés) [2].

Surnommé le «Gramsci noir», Evolien convaincu, il fonde en 1954 le Centre d’Etude Ordre Nouveau (ON) considérant que le MSI (Movimento Sociale Italiano), auquel il était alors adhérent, d’inspiration Mussolinienne est gangréné par les «sinistrorsi», les gauchistes. Le MSI est «trop modéré».

Ordine Nuovo sera le berceau idéologique pour le Nord de l’Italie de l’extrême droite extra-parlementaire. Par l’intermédiaire de ses antennes disséminées dans le Nord du territoire (la présence de l’extrême droite extra-parlementaire dans le sud et le centre est assurée par la structure de Stefano Delle Chiaie: Avanguardia Nazionale. Les deux groupes ont conclu une partition du territoire à l’exception de Milan où sont présentes les deux entités), Ordre Nouveau recrute, forme, agrège. La cellule Vénète d’Ordre Nouveau sera le centre névralgique du terrorisme noir et constituera de fait «la maison mère». C’est de la cellule d’ON de Mestre (Venise) que sont issus Franco Freda, Giovanni Ventura et Delfo Zorzi (aujourd’hui Roi Hagen) accusés de l’attentat de Piazza Fontana. Carlo Maria Maggi et Carlo Digilio furent également membre de cette même cellule [3].

Le questionnaire [4] soumis aux aspirants militants d’Ordine Nuovo illustre les prises de position sur l’échiquier politique italien:
Pourquoi veux-tu nous rejoindre?
Veux-tu qu’Ordre Nouveau impose au pays une dictature?
Es-tu capable de soutenir, au sein d’une assemblée politique, une thèse résolument impopulaire?
As-tu du respect pour l’opinion publique?
Es-tu antisémite?
Es-tu capable de démontrer que les hommes ne sont pas égaux?
T’estime- tu soumis à la morale commune? 

Rauti veut construire un «ordre de croyants et de combattants»[5]. In fine, on retrouvait des membres de ON dans les structures clandestines des réseaux OTAN (Gladio, le Stay Behind [6] italien) ou plus indirectement au service de pacte atlantique (Nuclei di Difesa Dello Stato [7] du Colonel Amos Spiazzi entre autres) [8].
Ordre Nouveau, fut souvent réduit à un groupe néo-nazi, alors que sa filiation émane d’un cénacle initiatique de stricte observance evolienne: les fils du soleil [9].
Giuliano Cardona, député du MSI à huit reprises et qui a eu  des liens étroits avec Rauti, dressait également un portrait du Centro Studi Ordine Nuovo relativement proche de la matrice ésotérique: «Ordre Nouveau avait comme emblème la hache bipenne et faisait référence aux Nibelungens, à la propagande sur la supériorité de la race aryenne, Odin, le château des SS. Rauti enseignait aux jeunes les rites magiques. Et puis il y eu cette histoire avec les coqs. Nous en avions même débattus entre cadres : à Pise, me semble t’il, la section d’ON sacrifiait un coq le matin, je ne me souviens plus vraiment pourquoi ou pour qui, un rite druidique parait-il?» [10].

La doctrine

Son opposition à la démocratie, définie comme « la syphilis de l’esprit moderne» [11] ne le fera pas renoncer aux émoluments directement versés par les services de sécurité républicains voire par la CIA, ce qu’il niera en dépit  des plus récentes instructions judicaires qui tendent à démontrer le contraire [12].

Les officiers de l’armée coloniale française furent très tôt un exemple et une source d’inspiration pour Pino Rauti qui affirmera son soutien et son admiration pour l’OAS et la Nouvelle Droite: «Nous avions des contacts étroits avec l’OAS et nous aidions Soustelle réfugié dans l’Haut Adige. Nous rencontrions également Alain de Benoist qui se trouvait alors en clandestinité suite à un attentat» [13] Le choix de l’Haut Adige comme base de repli obéi, par ailleurs, à la logique suivante : l’utilisation des indépendantistes régionaux pourrait servir à l’occasion de laboratoire opérationnel aux structures inféodées à l’OTAN pour l’application de la stratégie de la tension [14]. Curieusement, cette thèse émergea dans les années 1990 du milieu néo-fasciste divisé entre «révolutionnaires» et «ex-collaborateurs des structures étatiques au service du pacte atlantique». Cette querelle est encore aujourd’hui très vivace.

Le fondateur d’ON était présent lors du congrès tenu par l’institut Polio du 3 au 5 mai 1965 à Rome. De cette conférence, définie par Giovanni Pellegino [15] comme l’acte fondateur de stratégie de la tension [16], émergea les bases pour l’élaboration d’une tactique contre l’avancée des gauches et notamment du Parti Communiste Italien, mais aussi dans le  reste du Monde. Ces bases étaient inspirées de la doctrine contre-insurrectionnelle développée par les français en Indochine puis en Algérie, faisant de la population civile une variable d’ajustement des conflits asymétriques [17]. Cette stratégie qui par la suite sera dite « de la tension » vise à exacerber dans l’opinion publique la demande sécuritaire voire autoritaire par l’excitation des antagonismes politiques présents sur le territoire.

imagesLa lecture de «Mani rosse sulle forze armate» [18] (La main rouge sur les forces armées), écrit par Pino Rauti et Guido Giannetini sur la demande du chef d’Etat Major, le Général Aloja, est un ouvrage révélateur quant à la nécessité de réforme des armées, afin de préparer celles-ci à la subversion interne [19]. Ce manuel stratégique fut distribué par le réseau du Colonel Spiazzi aux cadres des 4 armes: terre, mer, air et gendarmerie, qui structurent l’ensemble de l’appareil sécuritaire de la péninsule. L’épine dorsale du livre s’appuie sur l’entrainement des soldats afin de les préparer culturellement et idéologiquement à la guérilla (dans le cas d’une agression externe) et à la contre guérilla (si le soulèvement serait le fruit d’une 5° colonne).

C’est précisément ces prises de positions qui conduisirent Pino Rauti de cours d’assises, en cours d’appel, jusqu’aux diverses cours de cassations desquelles il sortit libre à de très rares exceptions. Les magistrats italiens, qui, rappelons-le, sont indépendants et ne répondent pas au garde des sceaux, ont compris dès les années 1950 que devant l’impossibilité de purges des fonctionnaires fascistes dans l’appareil politique et administratif, le terreau idéologique était encore entretenu ; Pino Rauti avait donc fait d’ON une structure au service des services de sécurité italiens. Cette proximité entre officiels et officieux constituait l’un des cordons sanitaires anti-communiste de la péninsule.

Lisbonne

Le parcours et les motivations de Pino Rauti ont été mieux définis, grâce au travail du Juge Guido Salvini qui a reconstitué la plus grande part des faits constitutifs de la stratégie de la tension en interrogeant 547 témoins au cours de deux décennies [20]. Le travail du magistrat a permis la réquisition de plus de 47 dossiers dans les archives des services secrets italiens qui ont connu plusieurs réformes directement liées aux actes terroristes d’extrême gauche et d’extrême droite. Au sortir de la deuxième guerre mondiale est créé le SIFAR (Servizio Informazione Forze Armate) qui sera dissout en 1965.

Pour une meilleure compréhension, il convient de rappeler qu’un tel service s’occupera avant tout du renseignement politique, les corps d’armée terrestres, aériens et maritimes ayant leurs propres services dédiés au renseignement purement militaire : le SIOS (Servizio Informazione Operative e Situazione), l’équivalent de notre DRM (Direction du renseignement militaire) actuel. Le SID (Servizio Informazione Difesa) remplacera le SIFAR en 1966 et continuera  son travail de surveillance politique malgré la création contingente de l’UAR (Ufficio Affari Riservati), service de sécurité civil dépendant des préfectures et uniquement dédiés à la surveillance intérieure contrôlé par Federico Umberto d’Amato, qui avouera à demi-mots dans la presse italienne au cours des années 1980 avoir pris une partie de ces décisions en accord avec la CIA. Le SID et L’UAR seront dissouts  à la fin des années 1970, notamment en raison de leurs proximités avec les attentats de Piazza Fontana. En substitution de ces deux services, le SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicureza Militare) et le SISDE (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica) verront le jour en 1977, respectivement services secrets militaire et civil. Un comité interministériel, le CESIS, aura la charge de les piloter et coordonner. En 2007, nouvelle réforme, l’AISI (Agenzia Informazione e Sicurezza Interna) sécurité intérieure et l’AISE (Agenzia Informazione e Sicurezza Esterna) service de renseignement extérieur, supplantent les entités précédentes [21].

La somme des connaissances acquise sur l’Aginter Press (AP), basée à Lisbonne, et qui ont permit à de nombreux chercheurs [22] de reconstituer une partie du cadre de référence de « l’internationale noire » durant la guerre froide est le résultat des années d’instruction conduites par le  juge Salvini. Celles-ci ont permis de mettre à jour les liens entre l’agence AP de Yves Guérin Sérac et Pino Rauti.

Répertorié par l’officine de Lisbonne avec le code H1 désignant ses journalistes collaborateurs opérant sous couverture dans leurs pays respectifs, Pino Rauti fit d’Ordine Nuovo la tête de pont d’Aginter Press en Italie suite à la rencontre des deux hommes vraisemblablement en Janvier 1968 [23].

Les conclusions rendues par le Juge Salvini décriront en substance « qu’il exista une chaine de commandement dont la base, c’est-à-dire les exécutants (les hommes d’Avanguardia Nazionale à Rome et Ordine Nuovo à Milan) reportait et obéissait aux dirigeants de ces structures (Stefano delle Chiaie pour Avanguarda Nazionale, Rauti et Carlo Maria Maggi pour ON) pour ensuite se fondre dans une entité internationale, l’Aginter Press de Yves. Guérin Sérac, qui entretenait lui-même des rapports avec William Buckley à la tête du desk méditerrané pour la CIA et qui fut tué en 1985 au Liban» [24].

Cette convergence d’intérêt, entre les deux structures est aussi mise à jour par les rencontres de cadres intermédiaires. Une note de la Digos [25], autre structure de renseignement civile crée en 1978 et similaire à ce que furent nos Renseignements Généraux, fait état d’une entrevue en 1967 entre Robert Leroy et Carlo Maria Maggi, respectivement hommes de confiance de Yves Guérin Sérac et Pino Rauti, lors d’une réunion organisée par le Nouvel Ordre Européen, dont le thème « La résistance des forces européennes en Afrique » est au cœur des préoccupations géopolitiques et géostratégiques de l’Aginter Press. 

La réaction plus que la révolution

Rauti réintègre le MSI en 1969, lorsque la présidence du parti est confiée à Giorgio Almirante, permettant ainsi à 14 ex-membres d’ON qui l’ont accompagné d’être élus députés. Le choix du parlementarisme fut alors critiqué par une part importante des militants. En effet, le fascisme comme alternative révolutionnaire est trahi par ce retour dans les rangs de l’idéologue. Clemente Graziani, compagnon de la première heure de Rauti, fonde avec la base militante qui lui est restée fidèle le « Movimento Politico Ordine Nuovo » rapidement dissous par le ministre de l’intérieur, démocrate chrétien, Paolo Emilio Taviani. La confusion entre « Centro Studi Ordine Nuovo » de Rauti et « Movimento Politico Ordine Nuovo » de Graziani est par conséquent très fréquente. Il s’agit d’une erreur [26] historiographique mineure mais la nuance reste importante du point de vue analytique. Rauti ne fut jamais à proprement parler un national-révolutionnaire. A la lumière des publications que Vincenzo Vinciguerra édite en détention depuis 34 ans , il nous est permis d’entrevoir le schisme entre l’idéologue et son deuxième cercle qui constitua un temps sa garde prétorienne. L’analyse historique de Vincenzo Vinciguerra constitue un corpus singulier pour comprendre cette fracture. Vinciguerra fut militant, activiste et terroriste, membre d’Ordre Nouveau, puis d’Avanguardia Nazionale en Espagne où il rencontre Stefano delle Chiaie. Il s’est rendu aux autorités italiennes en 1979 et a avoué spontanément l’attentat de Peteano (Frioul, zone frontalière avec l’ex-Yougoslavie) dans lequel trois carabiniers trouveront la mort en 1972.

Il a collaboré avec le Juge Casson qu’il mettra sur la piste de l’existence des réseaux stay behind européens en 1984.Cette collaboration a continué avec le Juge Salvini. En échange de ces informations Vincenzo Vinciguerra ne demandera aucune faveur, ni remise de peine. Se définissant comme un « soldat politique [27]», sa volonté n’est pas de réécrire l’histoire de la droite italienne, mais de rétablir la vérité sur le rôle qu’elle joua dans la saison des attentats : « je me définis comme national-socialiste révolutionnaire, à ce titre je ne suis pas de droite, car le fascisme est de gauche, je ne peux pas être non plus evolien. Ceux que je considérais comme mes  camerati [28] engagés comme moi dans une lutte contre l’Etat en tant qu’entité et plus particulièrement contre l’Etat italien antifasciste qui émergeât avec la première république, furent au service du renforcement de cet Etat que je croyais combattre avec eux » [29] Vincenzo Vinciguerra, qui reste aujourd’hui critique envers ses compagnons de route ainsi que sur l’engagement de Pino Rauti à qui il n’a pas pardonné: ses manipulations, son attachement à l’héritage de Julius Evola pour qui l’Etat peut être représenté comme entité transcendante, sa proximité avec les services secrets italiens.

Cette clé de lecture conduit à placer le parcours de Rauti dans une position quasi opposée à celle qu’il défendait lors de la création de ON. L’homme nouveau, la lutte contre l’égalitarisme républicain, le combat dirigé en direction des structures de pouvoir étatique, le refus du monde bourgeois… furent pour Pino Rauti une stratégie catch all afin d’attirer une jeunesse en recherche de modèle fort. Fondateur d’Ordre Nouveau, secrétaire du MSI, agent italien de l’Aginter Press et vraisemblablement du SID, informateur de la CIA, Pino Rauti a œuvré tout au long de son existence pour le renforcement d’un Etat à la souveraineté limité. Les enquêtes parlementaires sont convaincantes à ce sujet[30] : manipulateur et manipulé, il fut l’un des pivots au service des Etats Unis en Italie.


Notes

[1] Voir sur le sujet : Milan 12 décembre 1969 : premier acte de la stratégie de la tension.

[2]  Giuseppe de Lutiss & A. Sili. Vent’anni di voilenza politica in Italia 1968-1988. Isodarco. Rome 1992.
Marc Lazar. L’Italie contemporaine de 1975 à nos jours. Fayard. Paris 2009.
Marc Lazar et Marie-Anne Bonnucci.Autrement Paris. 2011

[3] Sentence de la Cours d’appel de Milan du 12/03/2004.

[4] Ergastolo per la liberta. Vincenzo Vinciguerra. 1989. Editions Arnaud. Florence. Le questionnaire fut élaboré par Paolo Signorelli.

[5] Angelo Del Boca e Mario Giovana. I figli del sole: mezzo secolo di nazifascismo nel mondo. Feltrinelli.Milan 1965.

[6] L’expérience de la deuxième guerre mondiale conduira l’OSS (service de renseignement des USA précédant la création de la CIA) au constat suivant : l’avancée des armées Hitlériennes a été certes fulgurante, mais les actions de résistances ont souvent perturbé le déroulement des opérations de la Werhmart ou de la SS. L’idée corollaire à ce constat est de préparer des réseaux similaires à ceux qui ont lutté contre les armées du Reich en cas d’invasion par les troupes des pays du Pacte de Varsovie. Si les armées régulières échouent, ces réseaux organisés auront pour but de saboter l’avancée ennemie. Ces réseaux baptisés “stay behind” auront, grâce à cette organisation préalable, la possibilité d’opérer derrière les lignes ennemies en totale autonomie et dans la clandestinité. Le secret le plus absolu sur ces armées secrètes en Europe dont le commandement central sera assuré par l’OTAN, sera gardé jusqu’à la communication publique de Giulio Andreotti en 1990 qui laissera les gouvernements européens dans une stupéfaction totale.Le Gladio est le nom du stay behind italien.

[7] Le Colonel Amos Spiazzi, décédé également en 2012, sera condamné, puis innocenté, à 3 ans de prison, pour association subversive visant à un complot contre l’Etat, fut le chef et l’organisateur des Nuclei di Difesa dello Stato. Il se défendra avec véhémence des attaques qui font de cette organisation une création de l’OTAN. Ce lien entre le pacte atlantique et les Nuclei di Difesa dello Stato , ne peut être dans actuellement et formellement prouvé.

[8] Résultats de l’instruction conduite par le Juge Guido Salvini sur Yves Guérin Sérac et l’Aginter Press. Pages 421-424-432-435. Part VI.

[9] Angelo Del Boca e Mario Giovana. I figli del sole: mezzo secolo di nazifascismo nel mondo. Feltrinelli. Milan 1965.

[10] Daniele Protti Non fidatevi di loro. Parola di fascista, L’Europeo, 20-25 mai 1994.

[11] Franco Ferraresi. Minacce alla democrazia, Feltrinelli, Milan.1995.

[12] Instruction ouverte par le juge Felice Casson (Venise) en 1995.

[13] Chiara Valentini «La volta che  mi stavano fucilando»L’Espresso, 10 Février 1995.

[14] La situation dans le Haut Adige est complexe: dans les années 60 et 70 un mouvement indépendantiste lié aux groupes pangermanistes et hostiles au rattachement de la région par l’Italie y a perpétré des attentats. Farouchement anti Italiens les Autrichiens et Allemands pourront toutefois compter sur un groupe composé par les fascistes issus de la droite extra-parlementaire transalpine acquise aux même thèses idéologiques. Le chapitre historique du terrorisme sud tyrolien reste encore à écrire. En 2008 la justice italienne à ouvert une enquête sur la fondation Laurin dont le siège situé à Bolzano est suspecté du financement des groupes d’extrême droite sécessionnistes. Le journaliste Marco Imarisio a publié pour le «Corriere della Sera» les résultats de son enquête sur la fondation Laurin: ici (disponible en italien seulement).

[15] Président de la commission des enquêtes parlementaires sur le terrorisme de 1995 à 2000

[16] Segreto di Stato page 45. Giovanni Fasanella et Claudio Sestieri con Giovanni Pellegrino. Einaudi.2000.Turin.

[17] Guerre révolutionnaire et arme psychologique: conférence du Colonel Lacheroy. 2 juillet 1957.

[18] Editions Savelli. Première édition 1966. Milan.

[19] Le mani rosse sulle forze armate. Pages 83-84, déclaration du Chef d’Etat Major Giuseppe Aloja. Editions Savelli de 1975.

[20] Ordinanza Salvini 1995. Tribunal penal et civil de Milan. Ufficio Istruzione sez. 20

[21] Giuseppe De Lutiis.I servizi segreti in Italia. Dal fascismo all’intelligence del XXI secolo. Sperling & Kupfer. 2010

[22] Nous faisons ici référence  de façon non exhaustive à: Giuseppe de Lutiis: sociologue et historien des services secrets et du terrorisme, chercheur à l’université «La Sapienza» à Rome.  Aldo Gianulli dont le travail de recherche conduit dans les archives des services secrets italiens servira de corpus aux commissions d’enquêtes parlementaires italiennes sur le terrorisme (1994 à 2001), les archives Mitrokhin  (2002-2006), chercheur  en sciences politiques pour l’université de Bari. Giorgio Galli; politologue à l’université de Milan. Son champ de recherches traite de l’influence de l’ésotérisme en politique. Gianni Barbacetto et ses recherches sur la division «Osoppo» intégrée aux réseaux Gladio suite au second conflit mondial constitue une référence majeure en complément du travail réalisé par le Sénateur Flamigni qui possède l’archive privé la plus complète sur la période historique de la  stratégie de la tension et notamment de l’affaire Aldo Moro et Gladio.

[23] Résultats de l’instruction conduite par le Juge Guido Salvini sur Yves Guérin Sérac et l’Aginter Press 1998. Page 420. Part VI

[24] Gianni Barbacetto. Il grande vecchio. P 110. Editions Rizzoli. 2009. Milan.

[25] La référence de cette note est reportée comme suit dans la publication des  Résultats de l’instruction conduite par le Juge Guido Salvini sur Yves Guérin Sérac et l’Aginter Press 1998. Page 373. Part VI: note du 6/6/1996, volume 6, fascicule 3, dossier 19.

[26] Marco Affatigato. Entretiens du 21 janvier et 12 mars 2013.

[27] Interview de Sergio Zavolli à Vincenzo Vinciguerra au cours de l’émission la notte della republica pour la RAI.1989

[28] Pluriel de «camerata», littéralement «compagnon de chambrée». Désigne les militants fascistes tels qu’ils se nomment entre eux. La référence est faite à la chambre des casernes que ces militants soient militaires ou non.

[29] Interview par Fabrizio Calvi pour le documentaire «L’orchestre noir» diffusion Arte 1997 :

[30] Steno 12 de la commission d’enquête du parlement italien sur le terrorisme du 20 mars 1997. Déposition de Guido Salvini  sous la présidence de Giovanni Pellegrino. Pages42-43

[31] L’auteur de ces lignes remercie Ugo Maria Tassinari et Massimo Copetti pour les informations mises à disposition dans la préparation de ce travail d’écriture. [31]

[Fonte: tempspresents.com]




Barbadillo.it - Cardini/10. Sull’immigrazione Rauti, Sartori, la Magli e i limiti del multiculturalismo


1_roda_de_samba-310x225Gentile direttore,

condivido pienamente la posizione espressa da Giovanni Fonghini nel suo commento all’articolo di Franco Cardini sul tema dell’immigrazione. In particolare, ritengo anch’io che occorra una azione militare mirata per impedire gli imbarchi dalla Libia e stroncare il fiorente mercato di esseri umani; che occorra revisionare il farraginoso meccanismo adottato per il l’individuazione e il riconoscimento di “rifugiato politico” o di immigrato clandestino; che l’unico sensato tentativo di risolvere il problema è quello di aiutare con tecnologie e fondi i poveri dell’Africa a casa loro. Aggiungo, invitando governanti e popolazioni  beneficiari ad una seria politica demografica di contenimento delle nascite.

Vorrei a questo proposito citare un illuminante e appassionato articolo di Pino Rauti che conserva intatta la sua attualità e che apparve su Linea del 12 febbraio 2000 significativamente intitolato “Ancora sull’immigrazione questa tragedia annunciata”. Rauti si scagliava contro una certa cultura frutto di un generico progressismo di sinistra e di un buonismo cattolico, che ritiene che nulla si possa e si debba fare per bloccare o impedire il fenomeno dell’immigrazione, che dunque sembrerebbe irreversibile. Una delle argomentazioni “pietistiche” di questa cultura suona: anche gli italiani alla fine dell’Ottocento e ai primi del Novecento emigravano in America; perché dovrebbero oggi essere avversi all’immigrazione? Questa tesi che ha l’apparenza del buon senso, in realtà poggia su un falso storico: è vero che l’immigrazione fece affluire negli USA decine di milioni di persone, ma “in un’America praticamente vuota di uomini, sterminata, immensa e disabitata”. Mentre “In Europa siamo già congestionati nelle nostre città e nella società attuale. E quelli che vengono appartengono per di più, ad altre culture, ad altre religioni, ad altre tradizioni.” La stessa osservazione l’ha fatta, per inciso, un politologo che di cose americane se ne intende, Giovanni Sartori, che in un articolo apparso sul Corriere della Sera del 25 febbraio 2010 intitolato  “Multiculturalismo e cattivo vicinato” scrive: “il Vecchio mondo è da gran tempo uno spazio pieno occupato, da popolazioni stanziali. Il Mondo Nuovo era uno spazio vuoto”. Ecco, la prima sostanziale ragione per bloccare gli attuali flussi migratori è di natura geografica e demografica. Confrontiamo l’immagine del continente africano e l’immagine di quella piccola regione dell’Europa che è l’Italia: può il meno contenere il più? Altro che razzismo!

Non si può predicare l’accoglienza indiscriminata e senza controllo (come fanno in mala fede o per ignoranza certi prelati e il Governo italiano – prendiamo l’esempio di talune associazioni “umanitarie” o del Cara di Mineo: quanti ci guadagnano da questo lucroso commercio? –  ignorandone i costi ecologici, di degrado del territorio, sociali ed esistenziali delle popolazioni già residenti. Come scrive l’antropologa Ida Magli “il fatto è che anche per il popolamento esiste un dato di equilibrio, dato che non deve essere troppo basso in confronto al territorio, ma che diventa dannosissimo quando lo si supera (…) la denatalità dipende in buona parte da una legge naturale, che tende a conservare l’habitat in condizioni di vivibilità per tutte le specie. Ovviamente se i  governanti fanno entrare popolazioni straniere la denatalità non soltanto fallisce il suo scopo, ma provoca prima l’estinzione culturale e poco dopo l’estinzione biologica della popolazione indigena.” (“Continente in estinzione”, il Giornale, 31 luglio 2000).

Sandro Marano

[Fonte: www.barbadillo.it]