Pino Rauti: album fotografico


https://www.youtube.com/watch?v=NG5ANx4RQP4




Roma, 5 novembre 2012 - Il saluto di Isabella Rauti nella Basilica di San Marco


https://www.youtube.com/watch?v=YrTQfCPnaGU

In ricordo di mio padre
5 novembre 2012, Basilica di San Marco Evangelista, Roma

(Trascrizione testuale)

di Isabella Rauti

Mio padre è stato un politico puro, un ideologo, un intellettuale e un sognatore carismatico. Ha animato di sogni, di idee e di cultura una comunità umana e politica; generazioni diverse, e sicuramente ha animato tutta la mia vita.

Di mio padre sono state ricordate in questi giorni anche le intuizioni; parlava di ecologia molto prima dei Verdi, parlava di nuove povertà sociali prima della grande crisi che stiamo attraversando, parlava della necessità della difesa dell’identità nazionale prima che la globalizzazione fosse un sistema, ideava per noi per i giovani della destra dei capeggi comunitari, mai vissuti prima, li chiamava campi Hobbit, quando in Italia Tolkien e la fantasy erano soltanto di nicchia e molto altro ancora.

Non è mai stato un reazionario mio padre e non è mai stato un nostalgico e neppure un conservatore, un rivoluzionario si, un rivoluzionario che disegnava il futuro, guardava dritto davanti a sé, guardava la modernità ma la guardava sempre con il rigore, talvolta anche con il limite, sicuramente con la sofferenza di chi resta sempre coerente con se stesso. Anche le sue innumerevoli elaborazioni culturali, anche le sue provocazioni, fino allo sfondamento a sinistra che abbiamo ricordato, tutte sempre, si riconducevano alla questione, centrale per lui, dell’identità più profonda.

Io oggi voglio ricordare con voi – e vi ringrazio tutti per questi tre giorni trascorsi insieme per questa partecipazione a questo ultimo saluto – il padre affettuoso ed avvolgente e la figura del nostro privato.

Mio padre incontrò mia madre in una sede di partito a pochi passi da qui. Cinquanta anni e più di matrimonio, militanza comune che io ho guardato sempre con ammirazione, tra affermazioni, successi, insuccessi; sempre e comunque insieme nella sobrietà di una coppia militante.

All’alba a casa mia nel silenzio potevi sentire il rumore dei tasti della sua macchina da scrivere l’Olivetti mai abbandonata per il computer, con il quale però negli ultimi tempi navigava in internet, e la sera ricordo mia madre ad attenderlo a riscaldare la cena per lui perché la riunione al partito o a via Scipioni finiva tardi.

Ricordo il suo arresto del 1972 davanti ai nostri occhi di bambini, di mia sorella e miei – mia sorella è qui e parlo anche a nome suo -. Ricordo le sue lettere dal carcere; ricordo la sua candidatura in prigione e la sua scarcerazione alcuni mesi dopo perché diventato deputato eletto con oltre 100.000 preferenze; ricordo i comizi, come li ricordate tutti voi, le emozioni congressuali, la passione; ricordo la nascita di un giornale Linea, per anni laboratorio di una destra italiana che cercava una terza via possibile. Naturalmente ricordo e purtroppo non ho potuto dimenticare anche le calunnie, tutte le amarezze, tutti gli accanimenti quelli giudiziari soprattutto, che si sono risolti definitivamente soltanto dieci giorni fa. Non so quanti di voi lo sanno ma soltanto -sembra incredibile- dieci giorni fa si è conclusa la parte civile, dopo quella penale, che riguardava i processi su mio padre.

Io voglio ricordare l’uomo timido, schivo, con una semplicità di cuore quasi contadina in una testa sofisticata, capace di un grande umorismo – insospettabile, mi rendo conto, per chi non lo conoscesse ma credetemi – umorismo e quell’autoironia tipica dell’intelligenza.

Il mio era un padre simpatico, divertente, allegro, con il quale ti poteva capitare di improvvisare dei passi di valzer anche nel corridoio di casa, che rideva sui libri Wodehouse, che si commuoveva davanti ad alcuni film a cui piacevano le comiche di Stanlio e Olio, e che poi si prendeva pena per il mio guardaroba decisamente troppo maschile e mi disse “sai esistevano anche i vestiti e le gonne prima dei pantaloni, per tutti… volevo solo che tu lo sapessi”. Ma sempre sorridendo.

Mio padre mi insegnato il rispetto e l’educazione, e mi ha insegnato che la signorilità non dipende dai soldi. Non mi ha mai insegnato a sgomitare ma a cercare di meritare, a cercare di farsi apprezzare, e sempre comunque ad impegnarsi ed ad essere autonoma nelle scelte.

Io ricordo mio padre impegnato a fare il nonno, cosa che gli piaceva tantissimo e lo ha fatto per anni. Ricordo mio padre con mio figlio piccolo sulle ginocchia parlare fitto fitto e dire “stiamo parlando dei massimi sistemi”. Io penso che fosse vero, che gli parlasse dei massimi sistemi come aveva sempre fatto anche con me, prendendomi molto sul serio.

Negli ultimi anni aveva lasciato la politica attiva, sempre lucidissimo ha continuato a leggere fino all’ultimo giorno, ad analizzare, a ritagliare articoli dai giornali utili per il suo archivio; alla fierezza nella vita è subentrata la dignità nella malattia.

La camere ardente di questi giorni è stata allestita – lo voglio dire – in quella che prima di ogni altra scelta è stata la sede del Movimento Sociale Italiano. Voglio anche dirvi quale è stata l’ultima volta che avevo salito quelle scale, dopo un comitato centrale che aveva sfiduciato mio padre, insieme a una persona che è qui, io e lui una domenica mattina andammo in quella stanza a prendere i suoi effetti personali per risparmiargli l’umiliazione di farlo da sé.

Io ho riportato mio padre insieme a voi nella casa missina in quella stanza che lo ha visto Segretario del partito al culmine del suo impegno politico ufficiale. Sono stati tre giorni di afflusso continuo, commosso, poteva anche non essere così invece e stato così, e sfilavano davanti ai suoi occhi chiusi mondi, galassie, generazioni diverse e con loro rivedevo le fantasie di gesta epiche, sogni di militanti e quell’insieme raccontava: chi siamo, chi siamo stati, quello che altri sono stati prima di noi, quello che siamo stati capaci di diventare uscendo dai margini della politica, ma anche quello che abbiamo perso per la strada. Io ho visto la trama spezzata di una Comunità che resta in cammino e che merita qualcosa.

Mio padre esce di scena in un momento opaco della politica e di questo paese. Oggi potrebbe scrivere quello che scrisse un tempo. Vi voglio leggere qualche passaggio, perché rileggerlo ieri mi ha fatto capire quanto potesse essere lungimirante.

“La crisi appare come riflesso, la conseguenza, di una situazione generalizzata di degrado di scollamento e tutto quello che accade occupa le cronache, straripandone con flutti sconvolgenti, è soltanto l’effetto di un “male” più profondo che ha ormai pervaso la comunità nazionale. Scardinare, è stato facile, eppure sconsacrare, dissacrare e mettere in crisi. Per il semplicissimo motivo che non c’era quasi più niente di solido né di sacro. Il re, era nudo da gran tempo. Ma le febbri alte che non sfociano, alla fine, in ordinamenti nuovi alla lunga stancano, sfibrano, disgustano. Ci si può aggirare tra le macerie per ricostruire; oppure, per bivaccarci a mo’ di tribù chiassosa, incapace, impotente. Da certe tensioni prolungate o si esce in avanti, e possibilmente verso l’alto, oppure si tende a ricadere indietro. E alla fine molte bandiere si stanno stingendo si stanno abbassando in questo periodo; molto miti stanno andando in frantumi. E’ il momento delle nostre bandiere. E’ il momento – per andare oltre – dei nostri miti.”

Era un articolo del 1979 n.1 anno I di Linea, ma potrebbe anche averlo scritto anche l’altro ieri prima di morire.

Tre giorni fa mio padre ha smesso di volare alto di insegnarmi ogni giorno qualcosa ma io sono sicura che adesso ha recuperato il passo veloce che aveva nella vita, ma che aveva perso negli ultimi tempi; io sono convinta che con quel passo veloce, quello con cui voi lo avete visto camminare, e con quell’aria fiera, la stessa che avete visto sempre in ogni circostanza nella sua vita, io sono convinta che sta camminando lungo l’argento del fiume che sereno e sicuro va, ed è l’alba.





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Buone Feste


Auguri-CSPR




Secolo d'Italia.it - Isabella Rauti: con Gianni sto rivivendo l’incubo di mio padre


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“Con Gianni rivivo l’incubo di mio padre”. In un colloquio con La Stampa, Isabella Rauti, moglie di Gianni Alemanno, ripercorre alcuni dei momenti che hanno segnato in passato, e segnano ancor oggi, lei e la sua famiglia. Un racconto amaro e al tempo stesso forte quello di Isabella, il racconto di una figlia e di una moglie che con grande orgoglio e dignità leva il grido contro la macchina del fango che, ancora una volta, al di là delle  indagini in corso da parte della stessa magistratura, si è messa in moto, travolgendo in un vortice mostruoso le persone che le sono più care.

Il calvario di Pino Rauti

“Avevo nove anni quando ho assistito all’arresto di mio padre – ricorda Isabella – Alla fine è stato assolto con formula piena. Martedì quando i carabinieri sono entrati in casa alle 8 del mattino sono tornata a 42 anni fa. Lì ho iniziato a capire cosa è la condanna sociale e morale, e anche le forme di sciacallaggio”. Era il 4 marzo del 1972, una data che non può essere cancellata dalla memoria soprattutto di chi la visse con terribile angoscia, quando fu spiccato dal giudice Stiz di Treviso il mandato di cattura contro Pino Rauti, definito l'”ideologo nero”, per gli attentati ai treni dell’8 e 9 agosto 1969. Una accusa pesantissima che, successivamente, si estenderà agli attentati del 12 dicembre, tra cui la strage di Piazza Fontana. Rauti fu trattenuto in carcere per alcuni giorni e poi rilasciato il 24 aprile, prima di essere eletto deputato. Come se non bastasse, sulle ali di una campagna di stampa diffamatoria e rivoltante, di lì a non molto gli piovve addosso un’altra accusa di strage, questa volta per l’attentato di Piazza della Loggia a Brescia. Ancora fango, mistificazioni, accuse pazzesche su un uomo la cui unica colpa era quella di esser un pensatore scomodo, anticonformista, non prono al sistema, un analista attento e scrupoloso della società e dei suoi cambiamenti, una voce spesso solitaria nel denunciare i mali che già allora attanagliavano l’Occidente, e che oggi sono esplosi con tutta evidenza. Tradizionalista e rivoluzionario, Rauti seppe anticipare tempi e circostanze come pochi altri, interpretando la vita di un partito come fucina di idee e luogo di cultura, non soltanto come  organizzazione politica. Ebbene, quell’accusa di stragismo lo accompagnerà ancora per anni. Nel 2008 viene rinviato a giudizio e poi assolto definitivamente con formula piena, come ricorda la figlia Isabella.

Un problema di civiltà

Questa storia riaffiora oggi, con tutta la sua portata di dolore e di rabbia, nella mente di Isabella, nel vedere ancora una volta la sua famiglia esposta a una sorta di macellazione sociale e morale che non conosce confini. “Sono assolutamente convinta dell’estraneità di mio marito ai fatti a lui imputati, ma voglio denunciare che si è passato veramente il limite – dice la moglie dell’ex sindaco di Roma – C’ è una morbosità per distruggere e alimentare le ondate di fango. Se si fermasse questa macchina e ci si attenesse a quelli che sono i fatti, che spetta solo a chi indaga di dimostrare, faremmo un servizio non solo alla rispettabilità della mia famiglia, ma anche alla civiltà. Se si decide di seguire ogni intercettazione, anche se non trova riscontro, dandole il rango di notizia, allora le garanzie di tutti vengono azzerate”. Come darle torto?

[Fonte: www.secoloditalia.it]




Vittoria Mariani da "Io, ero sua camerata"


Caro Pino ,

te ne sei andato temporaneamente , perchè temporanea è la tua assenza in questa vita terrena dove hai tanto lottato e … molte idee hai regalato ! Quindi non mi piace parlare di te , ma mi entusiasma ancora parlare a te , parlare con te ! Hai aperto nuovi orizzonti a menti povere che poi ne hanno approfittato , forse sei stato l’Unico che al posto di apparire ti sei sempre nascosto ! Tu preferivi scrivere e regalare , tu eri nel tuo guscio ancestrale ,perchè gia avevi visto , capito e visitato ,tutto ciò che si sarebbe verificato .Lungimiranza o potere superiore di una mente che fino a gli sgoccioli , non ha mai smesso di analizzare col cuore e la passione da Uomo del profondissimo Sud .

Allora non mi piace ricordarti , perchè tu non sei un ricordo ,ma una presenza indelebile che ha già tracciato la via del cammino più difficile , ma più giusto ed entusiasmante la via dell’essere e non dello starci   ! So che perdonerai la mia assenza nell’ultimo saluto terreno che , come tu immagini ,alla fine ,risulta solo una passerella per politici assetati di poltrone .Ebbene non ci sarò perchè ho sempre avuto troppo rispetto per la semplicità con cui hai vissuto , lontano da gli effimeri clicè di una societa di imbecilli il cui unico sale è il potere ! Invece voglio ancora parlare con te , in quella eternità di idee dove tu ,resterai sempre il guerriero silenzioso che a colpi di inchiostro e di Idee ,stendeva l’avversario al tappeto , perchè in cuor suo e nostro ,sapeva di avere già vinto ! Ciao Pino , alla prossima idea che sopravvive nonostante i guitti che scimmiottano la tua splendida anima e mente !

Vittoria Mariani da “Io, ero sua camerata”




Domenica 30 novembre, ore 11.00 - "L'attualità del pensiero nazional popolare di Pino Rauti" - Circolo “La Contea” Via Toledo, 418 - Napoli


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Guarda la galleria fotografica:

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Segui l’intervento di Isabella Rauti:

https://www.youtube.com/watch?v=rZ4KpGXIXbo&feature=youtu.be

Segui l’intervento di Mario Landolfi:

https://www.youtube.com/watch?v=12vY61iYfd8&feature=youtu.be

Segui l’intervento di Pasquale Viespoli:

https://www.youtube.com/watch?v=PQoPFjny_KE&feature=youtu.be

Segui l’intervento di Marcello Taglialatela:

http://www.youtube.com/watch?v=D3mfdEWdTDA;feature=youtu.be

Segui la testimonianza di Luigi Rispoli:

http://www.youtube.com/watch?v=Uir3yPM1m-s;feature=youtu.be

Segui la testimonianza di Francesco Martucci:

http://www.youtube.com/watch?v=9e_G7PFjuPA;feature=youtu.be

Segui la testimonianza di Rosario Lopa:

http://www.youtube.com/watch?v=EjGn_hazOUg;feature=youtu.be

Segui la testimonianza di Vittoria Mariani:
http://www.youtube.com/watch?v=_4YdcmJ-22U;feature=youtu.be

Segui la testimonianza di Vittorio Lamberti:
http://www.youtube.com/watch?v=R07r7H6-2i8;feature=youtu.be

Segui la testimonianza dell’Avv. de Martino:
http://www.youtube.com/watch?v=J52bajJol2Y;feature=youtu.be




“L’attualità del pensiero nazional popolare di Pino Rauti” - Convegno a Napoli


“Un rivoluzionario del pensiero, con lui la destra ha cominciato a discutere di ambiente, di socialità, di comunità. Ha condiviso ed approfondito i temi e valori di pensatori come Julius Evola, Charles De Benoiste e Ezra Pound. Si è aperta al futuro senza concessioni al liberismo, in difesa dei valori di fede, della patria e della coerenza. Teorico dello “sfondamento a sinistra” della politica di destra, fino ad allora sotto accusa in quanto ritenuta conservatrice ed erede del fascismo, e per questi motivi ghettizzata ed esclusa dal cosiddetto “arco costituzionale” .
Altro grande merito da attribuire a Rauti è di essere stato da sempre vicino alle ragioni del Mezzogiorno e alla sua esigenza di sviluppo. E fu anche il primo, qualche anno fa, a prevedere un imminente crisi della destra politica italiana, nel momento in cui andava a confluire organicamente in un partito-contenitore a guida liberista”. E’ questo, in sintesi, l’analisi del pensiero di Pino Rauti sottolineato stamattina negli interventi di Luciano Schifone (consigliere regionale), Mario Landolfi (ex ministro), Pasquale Viespoli (ex sottosegretario) e Marcello Taglialatela (deputato), esponenti della destra campana che dell’ex segretario del Msi hanno condiviso tesi, argomenti e gran parte del percorso politico, nel corso del convegno “L’attualità del pensiero nazional popolare di Pino Rauti” tenutosi presso il Circolo culturale “La Contea” a Napoli.
Convegno, nel corso del quale, le figlie dell’ex leader del Msi, Alessandra e Isabella, hanno presentato il “Centro Studi Pino Rauti”, che si pone l’obiettivo di proseguire  studi e ricerche sulle proposte e idee culturali di Rauti, in maniera da lasciare in eredità, ed ancor più rafforzate, alle prossime generazioni.

Napoli lì,  30/11/2014




barbadillo.it - Politica. Dalla memoria della destra idee per l’Italia dei nostri giorni


Era veramente “bella” la destra evocata da Marco Valle (Destra.it), parlando delle recenti alluvioni e ricordando, a questo proposito , le intuizioni di Pino Rauti, che “da destra” tante cose le aveva previste e analizzate, compreso il dissesto idrogeologico nazionale. A cominciare dall’alluvione di Firenze del 1966, quando su “Noi Europa” denunciava, titolando a tutta pagina che “E’ colpa di questo regime se l’Italia cade a pezzi per un’ondata di maltempo” e, dati alla mano, evidenziava la disorganicità degli interventi, il pressapochismo di chi doveva programmare ed intervenire, le giustificazioni, ridicole ieri come oggi, di chi parlava di “catastrofe non prevedibile, di piogge senza precedenti, di eventi naturali di eccezionale ampiezza”. Era il 1966 – si badi bene – 48 anni fa. Niente sembra essere cambiato.

“Il fatto – scriveva Rauti – che abbiamo devastato intere città, province al completo, dimostra solo che in questi ultimi anni non è stato fatto nulla, assolutamente nulla, in materia di dighe, arginature, sistemazione dei loro corsi. I fondi sono andati altrove. Sono stati ‘stornati’ , come si dice, con termine elegante. Sono stati rubati, come diremmo noi”.

Era veramente “bella” quella destra che, partendo dall’orgogliosa adesione “a quei valori superiori, spirituali, la negazione dei quali caratterizza le attuali ideologie sovvertitrici” – come scriveva Rauti presentando la sua ennesima rivista, “Civiltà”, nel 1973 – sapeva misurarsi con la contemporaneità, prefigurando crisi e possibili risposte.

Era la destra che, di congresso in congresso, di documento in documento, di riunione in riunione, pur politicamente accerchiata e discriminata, si interrogava sulle nuove povertà, sui costi di un’urbanizzazione selvaggia e predatoria, sui risultati del relativismo etico diremmo oggi, con le sue battaglie contro l’aborto ed il gap demografico.

Sono un vero “giacimento” da scavare, tanto per usare un’immagine che era cara a Rauti, quando parlava della cultura di destra come una “miniera da scoprire”, i filoni tematici e d’ indirizzo che quell’ambiente riuscì a creare e a proporre, alla ricerca di un modello alternativo alla partitocrazia, al neocapitalismo e all’allora ancora avanzante comunismo. Un giacimento che, fatte le dovute rettifiche del caso, potrebbe ancora essere utile, visto che siamo ancora e sempre a fare i conti con le stesse emergenze, con le stesse debolezze strutturali del nostro Sistema-Paese, con le stesse “alluvioni”, politiche e meteorologiche su cui ci si interrogava cinquant’anni fa.

Abbiamo voluto ricordare alcune esperienze della “bella destra” degli Anni Sessanta- Settanta, per puro spirito nostalgico? Al contrario. La consapevolezza per quelle analisi, per i valori e le idee che le sostenevano, è un invito a guardare avanti, mossi però da una consapevolezza di fondo: o la politica torna ad essere grande e bella, capace cioè di essere anticipatrice e ricca di suggestioni, o essa rischia di morire d’inedia. Da qui un invito a proporre, per chi vorrà, la propria idea della “Bella destra”, di oggi, di ieri e di domani. Una destra – il termine, lo sappiamo, non ci soddisfa – che sappia dare speranza e prospettive.

In fondo, anche dal fango di un’alluvione può nascere un’indicazione politica. Basta saperla e volerla cercare, evitando di farsi travolgere dalla poltiglia.

@barbadilloit

A cura di Mario Bozzi Sentieri
[Fonte: www.barbadillo.it]



Secolo Trentino.com - Europa, identità ed economia. Intervista a Gianni Alemanno


Di Michele Soliani

Gianni Alemanno, ex Sindaco di Roma e membro della Direzione Nazionale di Fratelli d’Italia Alleanza-Nazionale, ha trascorso il fine settimana in Trentino dove ha tenuto degli incontri con militanti e simpatizzanti di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale. Si riporta qui sotto una lunga intervista che ha trattato temi quali l’identità, i rapporti con la Lega Nord, le prossime elezioni politiche e l’Europa.

È iniziato un percorso nell’autunno dell’anno scorso con la partecipazione di Prima l’Italia a Fratelli d’Italia, un percorso che ha portato l’ingresso della destra sociale in Fratelli d’Italia e che ha spostato il Partito guidato da Giorgia Meloni su posizioni maggiormente identitarie. Rispetto a un anno fa, a oggi com’è la situazione?
Noi dobbiamo operare su due versanti: il primo è di completare l’unione di destra che non è ancora completata. Noi dobbiamo far in modo che ci sia un altro passaggio, un altro elemento di richiamo che possa portare altre persone di destra al nostro fine. Noi dobbiamo al contempo creare all’interno del centrodestra un polo leninista, detto in maniera semplicista. Noi abbiamo con la Lega dei temi che riguardano la difesa degli interessi nazionali; nonostante le grosse differenze, possiamo rappresentare un punto di riferimento che metta il tema dell’identità e dell’interesse nazionale al centro dell’aggregazione del centrodestra, rispetto al passato i cui temi erano liberali, liberisti e berlusconiani.

È a oggi ancora attuale il pensiero di Pino Rauti?
Alcuni temi di Rauti sono temi che sono già dentro quello che si definisce polo lepenista. Pensiamo ad esempio allo sfondamento a sinistra: Marine Le Pen ha preso molti voti di sinistra proprio su temi quali l’identità e la giustizia sociale. Il tema della comunità e della identità sono temi che provengono dalle idee di Pino Rauti, cioè di una destra sociale e nazionalpopolare che è incentrata sull’idea dell’appartenenza, sull’idea della famiglia e della comunità nazionale. Temi che sono tipicamente legati alla visione sociale e comunitaria della destra, che furono portati avanti all’epoca da Pino Rauti.

Il successo di Salvini può offuscare una nuova destra che non ha, a differenza della Lega Nord, nel suo DNA un concetto quale quello della secessione?
Questo è una contraddizione della Lega e che deve risolvere. Non si può essere contro l’euro, a favore della sovranità nazionale e monetaria dell’Italia in Europa, per essere contro l’immigrazione e per essere a difesa del Made in Italy rispetto alla concorrenza nell’economia globale ma al contempo a cullarsi favore della secessione. La secessione indebolisce l’unità nazionale e indebolisce lo Stato-Nazione, è una contraddizione che loro devono risolvere. È un problema loro ma nulla ci vieta di incontrarci su alcuni temi.

Cosa ne pensa in merito allo scandalo che ha coinvolto Juncker?
In realtà Junker interpreta solo una delle tante contraddizioni europee. Rimarrà Presidente della Commissione non tanto perché sia innocente o colpevole di quello per cui viene accusato, quanto perché tutta l’Europa si basa su dei presupposti tecnocratici e di predominanza della finanza che sostanzialmente vanno a creare i paradisi fiscali e queste contraddizioni.
Da questo punto di vista non so con quale faccia Juncker ci faccia scuola di morale, certo si tratta di fattori che hanno colpito l’economia reale dei Paesi europei a favore di interessi finanziari.

Perché a oggi è importante ribadire il concetto caro alla Destra di Europa dei popoli?
Perché l’Europa, come identità culturale e valoriale, appartiene al nostro DNA, ed è un qualcosa di importante. Francesi, tedeschi e italiani sono tutti legati allo stesso universo culturale. Se da questa base si rovescia totalmente come ha fatto l’Unione Europea, non si difende l’identità culturale dei popoli ma si fa l’esatto opposto. L’Europa dei popoli è l’esatto contrario dell’Europa tecnocratica oggi rappresentata dall’Unione Europea e in particolare dall’euro. Sottolineare l’Europa dei Popoli significa ridare valore alla sovranità e all’identità nazionale, perché l’identità europea è una identità plurale che si basa sui popoli. Criticare questa Europa e mettere fine a un equivoco: loro utilizzano abusivamente il termine di Europa perché questa è l’esatto contrario di quanto mostrato dalla burocrazia di Bruxelles.

Francesco Storace condannato per vilipendio. Cosa ne pensa della decisione della magistratura?
È una vergogna in contrasto con la libertà di pensiero. Solo in Italia esiste questo reato, cioè l’idea che non si possa criticare il Capo dello Stato soprattutto quando non si critica la funzione ma si critica la persona. Da questo punto di vista è un reato che andrebbe abolito e il fatto che in tutta la storia repubblicana Storace sia stato il primo a essere punito da questo reato dimostra che questo reato serve per colpire le persone scomode.

Si parla sempre più spesso delle Startup. La Destra dovrebbe proporre una politica economica basata solo su queste o anche sulle grandi imprese?
In un sistema economico equilibrato le due cose sono integrate una con l’altra: non esiste un sistema economico con sole piccole e medie imprese; queste dovrebbero rappresentare il grosso dell’economia nazionale. Ci vuole una difesa dei campioni nazionali, evitare che i grossi nomi vengono comprati dall’estero, vengano de localizzati e chiuse acciaierie come quelle a Terni. Contemporaneamente, attorno a questo sistema bisogna difendere i diritti e la creatività della piccola e media impresa come fatto comunitario. La piccola e media impresa è l’equivalente della famiglia in campo economico, cioè sono comunità che creano, innovano e che danno lavoro; quindi sostanzialmente bisogna tutelarle ed evitare, sopratutto in periodo di crisi economica, lo sterminio di queste realtà.
Bisogna quindi difendere le grandi imprese, i grandi marchi dall’acquisto di capitali esteri; le piccole imprese da quelli che sono i tanti meccanismi burocratici che le fanno soffrire.
Si ritornerà al voto nella prossima primavera? È una possibilità concreta e, se si, come si presenterà la Destra e Gianni Alemanno?
È possibile, c’è il 50% di probabilità che sia così. Noi ci presenteremo per quello che siamo diventati nel frattempo; una realtà che riprende l’identità della destra e la porta verso il partito della Nazione che in francia è rappresentato da Marine Le Pen. Un partito che è capace di rappresentare la sovranità nazionale. Per fare questo Alleanza Nazionale deve continuare l’aggregazione, deve fare una nuova fase di aggregazione a gennaio, portare altre persone che sono di destra nel partito e bisogna fare in modo di creare una forte struttura di partito che a oggi manca.

[Fonte: www.secolo-trentino.com]