Contro la globalizzazione Z. Bauman: "Una nuova condizione umana"


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Anzitutto, chi è l’autore.

Zygmunt Bauman è uno dei massimi interpreti del nostro tempo. Autore tra i più letti e citati, ha colto con singolare lucidità la transizione epocale in corso, elaborando persuasive categorie di pensiero per comprenderne il senso. Le sue analisi sulla frammentazione delle identità, sull’incertezza esistenziale, sulla precarietà e la solitudine delle nostre vite hanno oltrepassato i confini disciplinari della sociologia, diventando parte del patrimonio culturale diffuso. In questo volume, Bauman introduce a una nuova fase del suo impegno intellettuale, mettendo a tema interrogativi fondamentali che riguardano la condizione umana stessa.

Che cos’è dell’essere umano nel nostro contesto storico e quale sarà il suo destino? Domande urgenti dopo lo sfaldamento di quel mondo solido, forte, istituito, ordinato, che abbiamo conosciuto sotto il nome di modernità, e al quale, negli ultimi decenni, soprattutto in forza della globalizzazione, è subentrato un universo ‘liquido’, destrutturato, precario, privo di riferimenti stabili. La mutazione di scenario ha inciso profondamente sulle esistenze individuali: angoscia, fragilità, perdita di senso sono le cifre dei vissuti più comuni, non solo in Occidente.

Il quadro tracciato da Bauman sulla nuova condizione umana appare tanto più inquietante se si considerano anche i risvolti materiali di questo processo: disuguaglianze e povertà crescenti, diritti umani calpestati, prepotente ritorno di violenza e guerre. È l’umanità dì immense moltitudini a essere minacciata. Questa critica, risoluta perché lucida e moralmente ispirata, non indulge tuttavia alla nostalgia del passato né alla rassegnazione: ogni epoca ha le sue luci e le sue ombre. Si tratta di capire la storia in cui siamo immersi, per limitarne gli enormi rischi e svilupparne le potenzialità, in nome di una responsabilità verso l’umano a cui non ci si può sottrarre, e nella quale ultimamente si attua il profilo etico dell’intellettuale.

Zygmunt Bauman è uno dei più importanti sociologi al mondo; professore emerito di Sociologia nelle Università di Leeds e Varsavia. Tra i suoi volumi pubblicati in italiano: La società dell’incertezza (Bologna 1999); Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone (Roma-Bari 2000); La solitudine del cittadino globale (Milano 2002); La società individualizzata. Come cambia la nostra esperienza (Bologna 2002); Modernità liquida (Roma Bari 2002); Il disagio della postmodernità (Milano 2002).

dall’INTRODUZIONE di Mauro Ma gatti – Un uomo piantato nel XX secolo –

Dobbiamo tutti molto a Zygmunt Bauman. I suoi scritti sono una delle voci più autorevoli degli anni ’90. Una voce chiara, comprensibile anche ai non addetti ai lavori, apparentemente semplice, ma capace di essere penetrante. Con la sua passione ed il suo

rigore, Bauman è capace di far rifiorire la passione per l’analisi sociale, di restituire rilievo e dignità al compito di analizzare il mutamento.

Ho conosciuto Bauman qualche anno fa a Roma, quando il suo successo era già molto grande. Sono stato colpito, oltre che dalla sua gentilezza, dal suo atteggiamento schivo e riservato, quasi reattivo nei confronti delle corti che, nel nostro tempo, tendono a crearsi attorno alla notorietà. Contrariamente alle mie aspettative, ho trovato anche un uomo incredibilmente disponibile quando si è trattato di lavorare e di interloquire, al di là delle apparenze. Devo dire che sono rimasto impressionato, non solo dalla generosa ed immediata disponibilità a realizzare la lunga intervista che qui pubblichiamo, ma anche dall’impegno dedicato a rispondere alle domande che gli venivano proposte. Col tempo ho potuto conoscere un uomo di straordinaria apertura, capace di ‘dimenticarsi’ di sé al solo scopo di avere la possibilità di svolgere il suo lavoro di intellettuale. In questo, lo ammetto, Bauman è un uomo di un’altra epoca. L’ardore con cui si applica – ormai sulla soglia degli ottant’anni – non è facilmente riscontrabile tra gli scienziati sociali di oggi, spesso intrappolati da una sorta di distacco post­moderno, che li rende cinici e sarcastici. Bauman, invece, sta lì perché ritiene che sia compito dell’intellettuale svolgere quel lavoro, che è insostituibile.

Per questo – credo – continua ad essere curioso e disponibile, a considerare il suo sapere non un bene commerciale, ma qualcosa che va speso fino all’ultima goccia, perché niente – se possibile – vada perduto.

In effetti, Bauman è un uomo piantato nel XX secolo.

Come ebreo ha vissuto in prima ed in seconda persona – mediante l’esperienza del ghetto di Varsavia subita dalla moglie Janine – il dramma della persecuzione nazista. Come polacco ha vissuto con speranza l’avvento del socialismo, anche se col tempo ha dovuto fare i conti con le profonde contraddizioni di quel modello. Come emigrato nel Regno Unito ha fatto in tempo a conoscere le traversie del capitalismo degli ultimi decenni e soprattutto la svolta neoliberista impressa dai governi della signora Thatcher e di Reagan nel corso degli anni ’80 ed il successivo avvento della globalizzazione. Dall’alto di questa enorme esperienza di vita – plasmata nel cuore degli avvenimenti storici del XX secolo – Bauman è diventato uno degli interpreti più originali ed ascoltati del nostro tempo capace di leggere in profondità il mutamento in atto.

 

Bauman Zygmunt:

“Una nuova condizione umana” – pagine 160 – Euro 14,00 – Collana: Transizioni




Geopolitica di attualità KUPCHAN: LA FINE DELL'ERA AMERICANA


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Un libro non solo da leggere ma da “meditare”; e da tenere come punto di riferimento per ulteriori approfondimenti e analisi. Anche qui, anzitutto vediamo chi è l’autore.

Charles A. Kupchan è associate professor alla Georgetown University di Washington e senior fellow presso il Council on Foreign Relations. È stato membro del Policy Planning Staff al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e, durante la prima amministrazione Clinton, Director for European Affairs presso il National Security Council. In passato ha collaborato con importanti centri di ricerca, tra cui il Center for Intemational Affairs di Harvard, l’Intemational Institute for Strategie Studies (Londra), e il Centre d’Etudes et de Recherches Intemationales (Parigi). Tra le sue principali pubblicazioni: Atlantic Security. Contending Visions (New York 1998), Nationalism and Nationalities.

Il volume esce come terzo titolo della collana Relazioni internazionali e scienza politica, la nuova finestra di approfondimento che l’editrice Vita e Pensiero – in collaborazione con ASERI, Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (www.unicatt.it/aseri) – apre sugli scenari della grande trasformazione globale.

Negli anni Novanta era opinione diffusa che la caduta del muro di Berlino avesse decretato il trionfo della democrazia liberale e del capitalismo di mercato, cancellando l’ultima grande linea di demarcazione ideologica. Cominciava un ‘era di prosperità economica e di pace stabile, sotto l’egida dell’unica superpotenza planetaria rimasta: gli Stati Uniti. In questo libro avvincente e di grande visione prospettica, Charles A. Kupchan mette in luce l’inadeguatezza e i rischi di tale convinzione, come peraltro gli eventi di questo inizio secolo stanno mostrando. La fine della Guerra fredda ha segnato paradossalmente non la vittoria definitiva dell’America, ma l’avvio del suo declino e un periodo di forte instabilità.

La tesi controcorrente sostenuta da Kupchan è che l’attuale ordine internazionale non durerà a lungo. In questa direzione preme l’avversione interna degli USA nei confronti del gravoso compito di guardiano globale. Se la lotta al terrorismo dopo 1’11 settembre ha sospeso la storica tendenza isolazionista americana, essa tuttavia è destinata a riacquistare vigore nel tempo. Ma la sfida all’egemonia di Washington non è costituita dall’estremismo islamico, che oggi sta assorbendo le energie della sua politica estera. Va piuttosto profilandosi un ritorno della rivalità tra i maggiori soggetti dello scacchiere mondiale, con l’ascesa della Cina, aggressiva nel suo sviluppo economico, e soprattutto con il processo di integrazione dell’Europa che, dopo decenni di partnership, si pone come concorrente di pari forza, non solo sotto il profilo economico, ma anche, in prospettiva non remota, sul piano geopolitico.

L’amministrazione americana avventuratasi con la guerra all’Iraq nel pericoloso vicolo cieco dell’azione unilaterale – non mostra finora adeguata consapevolezza dei movimenti carsici che, sotto un ‘illusoria superficie di stabilità, stanno trasformando il contesto globale. Se si vogliono evitare rischiose derive, «la priorità americana dev’essere di preparare se stessa e il resto del mondo a questo futuro incerto. Gli Stati Uniti devono progettare ora, finché se lo possono permettere, una grande strategia per la transizione a un mondo fatto di molteplici centri di potere».

 

Charles A. Kupchan:

“La fine dell’era americana” – Politica estera americana e geopolitica nel ventunesimo secolo – pagine 446 – Euro 25,00 – Collana: Relazioni internazionali e scienza politica.




Su "Italy Vision" dall'arte al turismo


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Tra le tante riviste che si interessano di quel nuovo “versante” che va – e assai ampio – dall’arte al turismo, si va affermando una pubblicazione bimestrale – “Italy Vision”, direttore Pasquale Marino – che ha, fra molte altre, la particolarità di tradurre gli articoli in lingua inglese, rivolgendosi così, non solo in Italia, ad un pubblico molto vasto. Quanto ai contenuti delle sue quasi 200 pagine, basti il sommario dell’ultimo numero che abbiamo sott’occhio. Eccolo:

Civitavecchia – Centumcellae. Traiano, Plinio, il porto e la città - di Ida Caruso; Il Sogno neo-gotico del principe biondo. Il Castello di Diramare a Trieste - di William Davide Brio; Giorgio da Castelfranco detto Giorgine - di Tiziana Musi; Le vie consolari romane. La Via Appia, un viaggio lungo 2315 anni - di Marzia Piccininno; I misteri del Teatro Marcello - di Tiziana Testone; Archeologia in Trastevere. Itinerario nel quartiere “al di là” del Tevere - di Sabrina Scognamiglio; Testimonianze di pittura tardoantica a Roma . Affreschi dell’Età di Costantino dai siti del Laterano nel Museo di Palazzo Massimo - di Marina Sapelli; Roma &Romanzi. Percorsi d’autore. Dalla Roma Rinascimentale e Barocca di D’Annunzio alle periferie di Pisolini - di Fiammetta Lozzi Gallo; Il Castello di Giulio II nel Borgo di Ostia Antica - di Monica Convito; I navigli di Milano. Le vie dell’acqua in una città senza fiumi - di Francesca Montuosi; Alta Val Badia. La culla dei Ladini nel cuore delle Dolomiti - di Carlotta Giorgio; Bologna e la sua Università: storia di un sodalizio lungo nove secoli - di Laura Podda; Torino, il Museo del Cinema e la Mole Antonelliana - Turin, the Museum of Cinema and Mole Antonelliana – di Antonino Pingue; Fondazione Museo del Territorio Biellese. Introduzione della monografia “Natività nell’arte. Testimonianze del territorio biellese” - di Luigi Spina/ Delmo Lebole; Mostre d’Arte in Italia: Gennaio/Febbraio 2004 , Art Exhibition in Italy: January/ February 2004.

Pagamento: Raccolta 2003, 6 numeri € 20,00 – Abbonamento 2004, 6 numeri € 20,00

1) con assegno bancario o circolare, non trasferibile, di € 20,00 intestato a EDIMAR srl

2) con bonifico bancario di € 20,00 sul conto Banca Popolare di Sondrio ag. 3, Via Trionfale, 22 Roma – c/c n. 5550/71 – CAB 03203 – ABI 05696 intastato a EDIMAR srl;

3) con c/c Postale n. 44549905 intestato a EDIMAR srl,

inviare copia versamento al Fax 06/ 37511442 per una immediata attivazione.

Editore:EDIMAR srl- Via Sabotino, 46 – 00195 Roma Tel. 06/37513277 – Fax 06/37511442 – e-mail@italyvision.it




Aldegonda di Baviera


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È uscito il volume di Elena Bianchini Braglia: “ALDEGONDA DI BAVIERA”
(l’ultima duchessa di Modena, Reggia e Carrara) con la prefazione di Leonisia Bayard de Volo

Timida, modesta, bella ma mai appariscente, riservata… mai avrebbe immaginato, e forse nemmeno desiderato, la dolce Adelgonda di Baviera che un giorno, a quasi novant’anni dalla sua morte, sarebbe comparso un libro su di lei. Nulla aveva mai fatto per mettersi in mostra e la sua vita sarebbe scivolata via, senza rumore, se la storia non l’avesse chiamata a chiudere una dinastia millenaria, a sedere per ultima su uno dei più antichi troni italiani. Vicende per lei dolorosissime, quelle del Risorgimento, che tuttavia affrontò con dignità e forza d’animo esemplari. Dolce fortissima, umile e determinata, profondamente religiosa… una figura di donna che oggi più che mai potrebbe e dovrebbe essere ricordata quale imperituro esempio di una autentica femminilità quasi scomparsa.

Si può acquistare il volume telefonando alle Edizioni “Terra e Identità” via Prampolini, 69 – Modena – Tel. e fax 059 212334.




Il Foglio: la rivista di adozione a distanza


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Abbiamo sott’occhio l’ultimo numero de “Il Foglio”, rivista dell’Ai-Bi – organo di informazione dell’Associazione Amici dei Bambini. E’ la rivista dell’adozione Internazionale e del Sostegno a Distanza; una tesi che, come ben sanno quelli che ci seguono con attenzione, ci è stata sempre particolarmente cara.

Che cos’è un “sostegno a distanza?”

E’ un concreto atto di solidarietà nei confronti di un bambino in difficoltà che ha lo scopo di permettergli di restare con i suoi genitori, prevenendo l’abbandono, oppure di restituirgli il calore di una famiglia, sostenendolo nel reinserimento familiare. Per informazioni chiama il numero verde 800.22.44.55 Con un contributo ai progetti di Cooperazione Internazionale. Per sostenere i progetti di Amici dei Bambini potete devolvere un contributo tramite: – Conto corrente postale n. 3012 intestato ad Amici dei Bambini. – Contro corrente Bancario n. 325 (ABI 01025 – CAB 33380) intestato ad Amici dei Bambini c/o Sanpaolo IMI, Agenzia di Melegnano. Carta di Credito, telefonando al numero 02.988.221. Donazione on-line consultando il sito www.aibi.it

Con l’adozione internazionale : Accogliendo un bambino nella vostra famiglia, per restituirgli il suo diritto ad essere amato come figlio. Per informazioni sull’Adozione Internazionale, chiama Amici dei Bambini allo 02.988.221.

Con la tua professionalità : Diventando un volontario espatriato di Amici dei Bambini e mettendo le tue competenze e il tuo impegno al servizio dei bambini in difficoltà, ovunque essi vivano. Manda un Curriculum Vitae e una lettera di motivazione ad Amici dei Bambini Casella Postale 77 – 20077 Melegnano (MI), fax 02.98.23.26.11, e-mail aibi@aibi.it

Con il tuo tempo : Aiutandoci a diffondere la nostra missione, ad informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto del bambino alla famiglia. A questo scopo, Amici dei Bambini sta creando una Rete di volontari sul territorio italiano: i punti a Amici dei Bambini. Se vuoi entrare a farne parte, chiama Amici dei Bambini al numero 02.988.22.339 o scrivi una e-mail all’indirizzo punti@aibi.it .

Con la tua eredità : Per fare ai bambini dimenticati un regalo che vivrà per sempre: l’amore di una famiglia. Per informazioni, chiama Amici dei Bambini al 02.988.22.341 o scrivi una e-mail all’indirizzo re@aibi.it

Con la tua preghiera : Il primo sabato di ogni mese, unisciti alla nostra preghiera perché ogni bambino dimenticato possa tornare al più presto ad essere un figlio.

Consulta il sito www.aibi.it




L'incontro nazionale di "Archeologia Viva"


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Sono usciti gli “Atti” del 4° Incontro nazionale di “Archeologia Viva”, la bellissima rivista delle Edizioni Giunti; incontro che si è tenuto all’Auditorium del Palazzo dei Congressi, a Firenze, il 16 marzo 2003 – sul tema: “La voce del passato – un messaggio per il futuro”.

Gli “Atti” sono un volumetto prezioso come dimostra il sommario. Eccolo:

Presentazione Piero Pruneti; Saluto ai partecipanti Alberto Siliani – Mariella Zoppi;
Nella vita quotidiana degli Etruschi Giovannangelo Camporeale;
Le origini dell’universo Carlo Peretto; Appunti sulla “legge Tremonti” Stefano Benini;
Saluto ai partecipanti Sergio Giunti – Ermanno Bonomi;
Alle origini della civiltà mediterranea: i Minoici Louis Godart;
Ammalarsi al passato: messaggi dalle mummie Gino Fornaciari;
Il mistero “svelato” delle piramidi Francesco Tiradritti;
IL Vicino Oriente ricordando Giuseppe Sinopoli Paolo Emilio Pecorella – Stefano Bruni – Antonella Romualdi _ Paolo Matthiae – Sivia Cappellini;
Anatolia, madre di civiltà: gli scavi della missione italiana ad Arslantepe Marcella Frangipane;
Ritorno dall’isola dei Moai: ricerche archeologiche ed emozioni Giuseppe Orefici;
Vi presento un capolavoro della documentaristica – Dario Di Blasi.

Giunti Editore – “Archeologia Viva”,
direttore PIERO PRUNETI
Via Bolognese 165,50139 Firenze
Tel.055.5062303 – fax 055.5062298
archeologiaviva@giunti.it
www.archeologiaviva.it




USA: impero della paura


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Esce in questi giorni “L’impero della paura” (Edizioni Einaudi – pgg.209- euro 14) di Beniamin R. Barber. E raramente un libro ci è apparso così attuale; e non solo: così incisivo e lucido.

Il famoso politologo di New York parte dalla tesi – anzi, dalla premessa – che l’imperativo caratterizzante di questo nostro tempo sia quello della interdipendenza.

Perché questa terra abitata da 6 miliardi e più di persone – e cresce aggiungiamo noi, al ritmo di 80 milioni di persone ogni anno! – è già troppo complessa perché vi si aggiungano interventi di un solo soggetto e specie se il soggetto che si muove è la più grande potenza del mondo. Non siamo al “classico” elefante che irrompe nella cristalleria, ma poco ci manca.

Ed è proprio questo che sta avvenendo, scrive e documenta Beniamin Barber, i cui capi “perseguono una bellicosità sconsiderata”, anche in termini di gestione della propria sicurezza interna. Appunto perché non siamo più in un’epoca – come quella del Machiavelli – nella quale al Principe andava insegnato “che era molto più sicuro essere temuto che amato”. Siamo nel tempo dell’interdipendenza; quando perseguire la strategia del Machiavelli “è un’impresa votata al fallimento”. Quando proprio il terrorismo che si intende combattere ha rivelato la fragilità delle sovranità nazionali e l’obsolescenza delle orgogliose dichiarazioni dell’indipendenza del passato. Se l’11 settembre ha indubbiamente mostrato l’efficacia del terrore, ha rivelato anche le insufficienze del potere militare. Se la guerra lampo tecnologica in Iraq ha mostrato la durevole efficacia del potere militare, ne ha però anche rivelato i limiti come strumento di democratizzazione. Eppure, nel reagire al disprezzo mostrato dal terrorismo per i confini nazionali, gli Stati Uniti sono ricorsi a strategie militari sempre più obsolete, associate a una sovranità tradizionale che essi in realtà non possiedono più appieno…”.




L'Italia delle colline


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Seguiamo da anni – ormai come abbonati – le pubblicazioni di “Proposte e ricerche”, che è secondo lo scrivente la più bella e completa rivista di storia e cultura locali relativamente all’intera Italia centrale e in particolare alle Marche. E stiamo scorrendo con l’abituale interesse le pagine di un quaderno monografico particolarmente “corposo” (siamo a quota 400 pagine!) dedicato alla “Italia delle colline”; agli “uomini, terre e paesaggi nell’Italia centrale”, nei secoli dal XV al XX.

L’Italia delle colline – pochi ci badano e quasi nessuno ci pensa; neanche a livello governativo – richiama un dato di fondo che è questo: quasi la metà del territorio italiano è costituito da colline mentre le pianure non raggiungono neppure un quarto della superficie complessiva. E poi è sulle colline “che da alcuni millenni si è concentrata l’agricoltura”, almeno fino alla seconda guerra mondiale. Il tratto più esteso delle formazioni collinari – sottolinea Marco Maroni, scrittore e docente di Economia curatore del Quaderno – si concentra nelle regioni centrali della Penisola “ed è proprio all’area tosco-umbro-marchigiana che il libro dedica maggiore attenzione. E c’è tutto, davvero tutto. Perché si parte dalla ripresa agricola dell’età medievale per concludere con la «fine dei contadini», che si è consumata nella seconda metà del Novecento. (P.R.) “Proposte e ricerche” – Museo di Storia della Mezzadria – Piazzale delle Grazie – 60019 – Senigallia (Ancona); tel. 071 7923127; fax: 071 7927684




Ioseph F. Stiglitz - "Il ruolo economico dello stato " e Michel Chossudosky - "La globalizzazione della povertà"


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Ioseph F. Stiglitz – “Il ruolo economico dello stato

(Edizione Il Mulino – 200 pag. – euro: 10,50). L’autore è Premio Nobel per l’Economia 2001 – E’ professore di economia all’Università di Stanford e ha insegnato nelle principali università americane. E’ stato consulente dell’OCSE, del “Federal Riserve Board” e della Banca Mondiale.

Per comprendere il sistema economico e sociale delle società contemporanee non si può prescindere dal considerare il ruolo economico dello stato. Il benessere individuale non è generato soltanto da transazioni di mercato del settore privato, ma dipende da elementi quali la legge, l’ordine pubblico, il sistema scolastico e le infrastrutture economiche gestite dallo stato. Ma qual è il rapporto ottimale fra attività pubblica e privata? L’acuto lavoro di Stiglitz pone in una prospettiva nuova il ruolo economico dello stato, ne spiega l’evoluzione e formula alcune ipotesi sulla miscela ottimale di attività pubblica e privata. Questo volume ospita, oltre al saggio di Stiglitz, i commenti di un gruppo di importanti studiosi che analizzano la sua posizione e la discutono, allargando così la panoramica su un argomento sempre più al centro del dibattito economico, politico e sociale odierno.

 

Michel Chossudosky – “La globalizzazione della povertà”

L’impatto delle riforme del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. (Edizioni Gruppo Abele – Via Carlo Alberto 18 – 10123 Torino – tel. 011/545489 – pag. 310 – euro 13,50). L’autore che è docente di economia all’Università di Ottawa, mostra le radicali trasformazioni avvenute nella struttura dell’economia globale sin dai primi anni Ottanta. Illustra nei dettagli il modo in cui le principali istituzioni finanziarie internazionali, soprattutto il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, hanno costretto i paesi del Terzo Mondo e, a partire dal 1989, anche quelli dell’Europa orientale, a facilitare questi cambiamenti. Egli mostra le conseguenze di un nuovo ordine finanziario che si fonda sulla povertà e la distruzione dell’ ambiente, genera discriminazioni sociali, favorisce il razzismo e i conflitti etnici, annulla i diritti delle donne. Il risultato, come dimostrano i convincenti esempi particolareggiati da ogni parte del mondo, è la globalizzazione della povertà.

Questo eccellente studio di Michel Chossudovsky esamina una fra le più importanti questioni della nostra epoca: le riforme economiche avviate dalle istituzioni finanziarie internazionali in molti paesi del Terzo Mondo e dell’Europa orientale, e le loro spaventose conseguenze. Chossudovsky analizza le loro origini e caratteristiche nell’economia internazionale. Le sue acute analisi mostrano come queste riforme restaurino i modelli colonialisti, impediscano la pianificazione nazionale e l’esercizio della democrazia, cancellino i programmi sociali, realizzando al tempo stesso una struttura mondiale di crescente disuguaglianza, dove un’ampia maggioranza è condannata alla sofferenza e alla disperazione per servire gli interessi di gruppi ristretti di privilegio e potere. Tutto questo però non è inevitabile. La conoscenza che ci offre la ricerca di Chossudovsky è un passo importante verso la lotta per il cambiamento di questoe stato di cose».:.. ( Noam Chomsky )

 

La rivista di cui diamo conto con piacere è “L’Alfiere” , dell’amico Silvio Vitale, giunta con questo numero al fascicolo XXXVII. (Redazione: Corso Vittorio Emanuele, 499. 80135 Napoli – Tel. 081.544.67.94).

Recensisce, come sempre, volumi di cultura meridionale quanto mai interessanti.

In questo numero:

La violenza e l’ordine “, di Alvaro d’Ors. (Marco Editore – Cosenza- pag. 170 – euro 15,00);

L’armata del SUD ” – a cura di G. Custodero e A. Pedone – Capone Editore – Lecce;

La fine di un Regno – dal 1855 al 6 settembre 1860 ” di Raffaele di Cesare (a cura di G. Catenacci – Grimaldi Editori – Napoli);

Fascismo – teorie, interpretazione, modelli ” di Marco Tarchi – (Edizione Laterza).

Inoltre in questo numero de ” l’Alfiere ” che è tutto da leggere, l’ampio articolo di Silvio Vitale su ” Zimmermann e i canti dei briganti ” e all’ultima di copertina, è riportato il vasto programma del XII Convegno tradizionalista, sul tema ” Risorgimento, una storia da riscrivere ” (Gaeta 21 e 22 febbraio).




Alta Punteria: la “masoterapia”


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Via, via dallo smog dal traffico sempre bloccato: qui ci si cerca – e si trova – il benessere c’è la “masoterapia”; e che in montagna ci stà benissimo anche chi non vuole o non sa sciare. “Qui Touring” – il mensile di turismo che può sottotitolarsi il “più diffuso in Italia” – invita in Alta Punteria, (B2), nel cuore dell’Alto Adige.

“Andare in Alta Pusteria è un po’ come essere invitati a una di quelle feste che organizzavano una volta nelle corti dei re d’Europa. Ricche adunate di teste coronate, conti e visconti, che si tenevano in grandi palazzi un po’ fuori mano, dove una volta entrati in ogni salone si trovava una sorpresa. E salone dopo salone ci si perdeva in una realtà da lasciare a bocca aperta. Ecco, arrivare in Alta Pusteria dopo aver abbandonato l’autostrada del Brennero e aver percorso una cinquantina di chilometri della strada statale,è come addentrarsi in quei saloni fastosi e ben frequentati: si continua a emettere una lunga serie di convinti “oh” di meraviglia. Il perché di tanto stupore è presto detto: basta guardarsi intorno. È come se si fosse in un teatro: le Dolomiti di Sesto fanno da scenario ai “masi”, immersi in boschi di abeti e paesini di legno dove si conta un geranio per ogni balcone, ovviamente di legno. Tanto che alle volte viene il sospetto che tutti gli abitanti ricevano un lauto contributo dal Comune per tenerli ordinati e fioriti sei mesi l’anno. Così non è, assicurano i locali. E allora, per forza di cose, si inizia a pensare a quanto conti la cultura in cui si cresce nella conservazione del paesaggio e delle tradizioni e tempo cinque minuti si finisce col sospirare “certo che vivere qua non sarebbe male”. Tirate le somme ci si accorge che forse tocca accontentarsi di un fine settimana ogni tanto e, dunque, invece di star lì a pensare, è meglio darsi da fare, dedicandosi a una delle decine di attività che si possono svolgere da queste parti. Perché poi, quel che stupisce, oltre al paesaggio che pare uguale a quello che si trovava fotografato sulle scatole di cioccolatini svizzeri che regalavano le vecchie zie negli anni Ottanta, è l’incredibile quantità di possibilità che offrono paesi di 3mila anime come Villabassa, San Candido o Dobbiaco. Tutti Comuni con più posti letto che abitanti. Una volta robusti presidi militari sul confine austriaco e oggi tranquilli paesi a vocazione turistica.

E da queste parti con il turismo ci sanno davvero fare. Così, se è vero che la maggioranza delle persone viene fin quassù per sciare in inverno, fondo o discesa, ci sono chilometri di piste che aspettano. – Scrive ancora Tino Mantarro – Qualche creativo urbano in vena di efficaci neologismi ha già battezzato queste attività montane eminentemente altoatesine come masoterapia. Che grossomodo vuol dire godersi la vita coccolati di tutto punto, avendo cura di ammirare il paesaggio, passeggiare con intensa rilassatezza e prenotare alcuni dei ristoranti che si trovano nella zona…

Ovvero le fattorie montane, un tempo unità sociale minima delle comunità alpine e oggi centro di ospitalità, a metà tra 1’agriturismo e il bed & breakfast. Grandi casali di legno con fienile, stalla, orto e stanze per famiglia, che spesso si trovano in posizione panoramica, dispersi tra boschi e radure verdi dove fermarsi a tirare il fiato dalla vita e dai pensieri. Insomma, per fare tutto questo un giorno solo è poco, due pure. I primi concreti benefici si vedono dal terzo giorno, quando tra gli ospiti si sentono frasi del tipo: “Non ero così rilassato da quando andavo in vacanza da bambino…”.

Gli indirizzi: Maso Glinzhof, San Candido. In posizione incantevole di fronte alle Dolomiti, agriturismo con varie camere, ottima cucina e una calma invidiabile. Tel. 0474.913448; www.glinzhof.com. Sport&Kurhotel Bad Moos, Sesto. Grande albergo costruito intorno alle antiche sorgenti termali, giusto alla fine delle piste da sci. Tel. 0474.713100; www.badmoos.it.

Hotel Adler, Villabassa. Arrivando sembra di entrare in una locanda medievale, l’accoglienza è calorosa come doveva essere un tempo, il cibo ottimo e ben presentato. Tel. 0474.745128; www.hoteladler.com. Maso Lechner, Braies. Un grande maso dove si produce formaggio di capra e di mucca, che offre anche ospitalità in appartamento. Tel. 0971.986099; www.pragserkaese.com.

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A caccia di erbe. In Alta Pusteria, in mezzo a tanta natura anche ai più appassionati frequentatori delle farmacie viene il sospetto che da queste parti si possano nascondere rimedi salutari e naturali. Un sospetto che l’energica frau Maria Mairhofer aiuta a sciogliere accompagnando i suoi ospiti in cerca di erbe medicinali nei boschi vicino casa, poco sopra Villabassa. Una volta completata la raccolta Maria nel suo maso – che è anche un’azienda agricola organica e biologica insegna a preparare unguenti, grappe e altri rimedi naturali per curare qualsiasi disagio del fisico.

Volendo si può anche dormire. Maso Unterstein a Villabassa, tel. 0474.745169.