Estinzione dei leoni. Un appello del WWF


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In 10 anni “abbiamo perso piu’ della meta’ dei leoni africani” Erano piu’ di 100.000; ne sono rimasti poco piu’ di 23.000 esemplari. Prosegue l’appello del Fondo Mondiale della Natura (WWF), firmato dal presidente Fulco Pratesi:Nel Parco del Tarangire lavoriamo per formare nuovi e più numerosi offrendo un’opportunità di lavoro alle popolazioni locali; tra Sud Africa e Botswana, nel Parco nazionale del Kalahari, utilizziamo innovative tecniche di ricerca e di monitoraggio per proteggere il leone; tra il Mozambico e la Tanzania rendiamo più sicuri i corridoi verdi che collegano le aree protette che sorgono in questo territorio.

Dal 1961 il WWF è attivo in Africa e ha lavorato e lavora anche per promuovere e mantenere la pace. La guerra, la perdita di biodiversità e la povertà sono legate tra loro: solo agendo concretamente allo stesso tempo è possibile risolvere i problemi che riguardano l’uomo e la natura.

Siamo riusciti a coinvolgere tre Stati in guerra tra loro: Ruanda, Uganda e Rep.Democratica del Congo, in un grande progetto: il Parco dei Virunga, dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco. Con l’aiuto dei Soci, almeno in quest’area siamo riusciti a tutelare questo splendido felino e insieme al leone abbiamo salvato un immenso numero di specie vegetali e animali che lì vivono, e a portare la pace.

Questo è solo un esempio: ora dobbiamo fare ancora di più, dobbiamo continuare ad agire concretamente in tutti gli Itati africani nei quali vive il leone e per farlo abbiamo bisogno di Lei.

Dobbiamo ancora sapere che il leone è minacciato dalla perdita di habitat e di conseguenza dalla diminuzione di prede a disposizione. La crescita della popolazione, le guerre e l’agricoltura intensiva frammentano sempre di più gli ambienti dove vive questa specie. Come tutti i grandi predatori questo felino è importante per l’equilibrio di interi ecosistemi, se il Jeone scomparisse andremo incontro alla perdita di un patrimonio di biodiversità inestimabile.

Nel corso dei secoli inoltre è stata fatta una caccia indiscriminata di questa specie (è il quinto trofeo più ambito dei safari di caccia), che ha portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni di leone africano. Le popolazioni di leone africano sono spesso colpite da epidemie, dovute all’introduzione di specie domestiche, che cancellano per sempre migliaia di esemplari.

Invio contributi: con il c.c. postale – per informazioni chiamere il numero verde 800.99.0099. WWF Italia – Via Po, 25/c 00198 Roma – Presidente Fulco Pratesi.




Fino al 5 luglio Brescia: tutto circo


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L’ANTICA arte del tendone va in passerella e si mischia al linguaggio della danza, del teatro e della marionetta. Non solo clown, acrobati e giocolieri nell’ottava edizione della Festa Internazionale del Circo Contemporaneo, in programma a Brescia dal 15 giugno al 5 luglio, ma un mix di generi diversi tra avanguardia e tradizione, dove il palco racconta storie e costruisce coreografìe in una maratona di spettacoli lunga venti giorni e disseminata nei luoghi più suggestivi della città. Quest’anno, infatti, la manifestazione si sposterà di nuovo all’aperto per confermare due location d’eccezione: il Castello Visconteo e il Parco dei Circhi, ai piedi delle colline di Mompiano. Qui i centri europei più innovativi del cosiddetto circo nouveau si incontreranno. Come la compagnia francese Zanzibar che conta la sua terza presenza al festival e che porterà in scena la sua ultima produzione dal titolo “Sang et Or”. O il gruppo Cheptel Aleikoum che per la prima volta tra pertiche, corde e virtuosismi acrobatici al quadro aereo, accompagnerà il pubblico negli angoli più nascosti del Castello, dalle torri ai giardini. Senza dimenticare l’originale spettacolo della compagnia d’Oltralpe “LaOu”, che dal palco mescolerà corpi reali con marionette e proiezioni video. Sempre più eclettico il circo si rinnova e riflette su se stesso: per gli appassionati, infatti, da non perdere il convegno internazionale del 22 e 23 giugno, un nuovo appuntamento per fare il punto sull’evoluzione dell’arte circense.

( Angela Maria Erba – “I Viaggi” di Repubblica)




Il Touring varca una nuova frontiera


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Il Touring Club varca la nuova frontiera dell’editoria turistica e lancia il Navigatore Portatile T-370: contenuti turistici uniti alla tecnologia più avanzata. Una modalità di conoscenza e fruizione del territorio destinata a rivoluzionare le abitudini dei viaggiatori. Il nuovo nato in casa Tci è stato presentato a Milano in una affollata conferenza stampa dal presidente del Touring Club Italiano, Roberto Ruozi, dall’amministratore delegato di Touring Editore, Martino Montanari, da Adriano Scardellato, amministratore delegato di Elda Ingegneria, Fiorenza Frigoni, responsabile del progetto Navigatore Touring e dall’attore Neri Marcorè che ha animato l’evento.

Come tutti i navigatori di fascia alta T-370 – spiegano al Touring – ci dice dove siamo, ci porta a destinazione guidandoci su tutte le strade d’Italia e sui grandi assi europei, ci permette di memorizzare indirizzi e itinerari personali. I dati digitali di base (Navteq Q3-2006) del Navigatore Touring comprendono tutta la rete autostradale e stradale italiana (con la possibilità di essere avvertiti da un richiamo sonoro se ci si sta avvicinando a un autovelox), con un livello di dettaglio che arriva all’identificazione dei numeri civici, oltre alla principali strade di collegamento europee.

Ma ciò che rende T-370 davvero unico anche tra i migliori navigatori sul mercato è il valore aggiunto dato dal Touring, che l’ha pensato per il turista/viaggiatore che desidera usarlo in auto, a piedi, in bicicletta, in montagna, e magari – a fine giornata – utilizzarlo per ascoltare in albergo la descrizione delle tappe successive del viaggio. Un patrimonio di informazioni turistiche che oggi aggiunge ai classici POI di Navteq 12.000 punti di interesse Touring (tra gli altri, gli alberghi e ristoranti selezionati dal Tci nelle categorie «Stanze italiane e Buona cucina 2007»), 75 itinerari personalizzabili e l’indicazione di alberghi, ristoranti, negozi, musei e servizi dove i soci Touring usufruiscono di sconti.

Tutto ciò succede a bordo, ma la vita del Navigatore T-370 non finisce sul parabrezza: grazie alla sua leggerezza e versatilità – è piatto, pesa 200 grammi, è dotato di auricolare ed è touch-screen – è il compagno ideale da tenere in tasca, in borsa, nello zaino e da usare anche camminando. E se si scarica, c’è l’alimentatore non solo da auto ma anche da muro.

T-370 è appena nato; crescerà rapidamente – assicurano al Touring Club – e si arricchirà di nuovi contenuti, informazioni, itinerari che sarà possibile acquistare su schedine apposite. Il Navigatore Portatile Touring ha un prezzo di 499,00 euro (424,15 per i Soci Touring) e per ora sarà venduto solo nei 32 «Punti Touring», nelle 135 librerie «Giunti al Punto» online e al telefono, con il servizio «Pronto Touring».




L'Austria per l'Italia parla la nostra lingua


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L'”AUSTRIA PER L’ITALIA” è un’associazione alberghiera austriaca che riunisce oltre circa 90 hotel a 5, 4 e 3 stelle in tutta l’Austria. Negli alberghi dell´associazione si parla italiano e sono a disposizione degli ospiti i principali quotidiani, riviste e canali televisi in lingua italiana. Proposte di vacanze classiche e originali in Austria, sia in estate che in inverno, all’insegna della cultura, dello sport e del benessere.

Per ognuna di queste tematiche gli albergatori soci hanno ideato numerose offerte che potete prenotare tramite il nostro Numero Verde oppure telefonando direttamente all´albergo prescelto.

L´”AUSTRIA PER L´ITALIA” offre innumerevoli spunti per le vacanze in Austria. Sia alle famiglie in cerca di divertimenti e svaghi per i loro bambini mentre i genitori si concedono momenti di relax, sia a coloro che vogliono ritrovare il contatto con la natura camminando lungo i numerosi sentieri e ammirando il paesaggio.

Ma anche ai giovani che preferiscono vacanze in Austria all’insegna dell’azione e dell’avventura o agli appassionati di cultura e monumenti; agli sportivi e agli amanti dei piaceri culinari. Per ogni tipo di interesse o di gusto, l’Austria ha sempre in serbo una ricca gamma di proposte allettanti per le vostre vacanze in Austria.

Vacanze in Austria è un piacevole diversivo alla vita quotidiana, spesso stressante, un’occasione per fantasticare con la mente e con il cuore. Immersi in un paesaggio meraviglioso e suggestivo, allietati da innumerevoli proposte per il tempo libero, scorderete per un po’ le preoccupazioni quotidiane.

Potrete vivere le vostre prossime vacanze in Austria con tutti i vostri sensi: respirare la tersa aria di montagna, ammirare la bellezza dei paesaggi e dell’architettura, sentire sulla pelle la freschezza delle acque di un lago, godervi un po’ di sano relax in uno dei numerosi centri benessere dopo una giornata di sci, ascoltare rapiti le musiche in uno dei numerosi eventi culturali e assaporare i molteplici piaceri della cucina locale. Per avere tutto questo non dovete fare altro che concedervi un po’ di tempo. Cambiate aria. Per il vostro bene. Con una vacanza in Austria…

Il nostro ufficio in Italia per le vostre vacanze in Austria: l’Austria per l’Italia Hotels, Corso Lodi 3 – (MM Porta Romana), I-20135 Milano Tel.: +39 02 54123312 Fax: +39 02 54123186 info@vacanzeinaustria.com prenotazioni non-stop: Numero Verde Dall’Italia: 800-821189 – Dall’estero: +39 02 54123312 –
informazioni: info@vacanzeinaustria.com
prenotazioni:booking@vacanzeinaustria.com




Per le balene "cresce" il rischio effetto serra


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Brutte notizie per le balene, sempre a più’ rischio a causa dei cambiamenti climatici che minacciano di stravolgere habitat e fonti di sostentamento del gigantesco mammifero marino. Balene, ma anche delfini ed altri cetacei sono sempre più’ minacciati dai cambiamenti climatici, afferma il dossier ‘Whales in hot water’ pubblicato oggi dal Wwf e dalla Whale and Dolphin Conservation Society (Wdcs) in occasione della 59/a sessione delta Commissione Baleniera Internazionale. Per l’organizzazione ambientalista, gli impatti del cambiamento climatico sui cetacei sono sempre più’ incisivi: dal raffreddamento delle acque del mare per lo scioglimento dei ghiacci e l’aumentata frequenza delle piogge, fino a un aumento del livello dei mari, alla scomparsa di habitat polari e al declino delle popolazioni di krill, piccoli crostacei che rappresentano la principale fonte di cibo per molte popolazioni di balene. Il mare ghiacciato dell’Artico si riduce ad un ritmo spaventoso (tra il 2005 e il 2006 e’ andata persa un’area ghiacciata estesa quanto l’Italia) e l’impatto del clima si somma ai problemi indotti da altre attività’ umane, come inquinamento chimico o acustico, collisioni con le navi e cattura accidentale nelle reti da pesca, che uccidono ogni giorno circa mille cetacei. Con la diminuzione dei ghiacci, e’ presumibile che aumenteranno anche le attività’ umane in aree fino ad ora intatte dell’Artico. “Balene, delfini e cetacei hanno una certa capacita’ di adattarsi ai cambiamenti del proprio habitat – afferma Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia – ma il clima sta cambiando talmente in fretta che non e’ chiaro fino a che punto riusciranno a cavarsela e la sopravvivenza di molte popolazioni di balene e delfini e’ seriamente minacciata. Gli Stati occidentali hanno un dovere ben preciso nei confronti di queste specie. E in Italia, II ministero dell’Ambiente e II ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali devono essere una vera forza politica a favore delle balene”. Gli impatti del cambiamento climatico sono particolarmente gravi nell’Artico e nell’Antartico e i cetacei che dipendono dalle acque polari per il sostentamento e la sopravvivenza – come belughe, narvali e balene della Groenlandia – saranno drammaticamente colpiti, afferma il rapporto. Tra gli altri impatti, il Wwf cita la riduzione di habitat per diverse specie di cetacei che non sono in grado di trasferirsi in acque più’ fredde (come i delfini di fiume), l’acidificazione degli oceani e un peggioramento delle condizioni fisiche dei cetacei (malattie, capacita’ riproduttiva, tasso di sopravvivenza). Il cambiamento climatico potrebbe anche essere il colpo di grazia per le ultime 300 balene franche del Nord Atlantico. (ANSA)




Da Torino alla Francia tra Forti e Monasteri


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Sono 90 chilometri, da Torino alla frontiera francese; la strada richiama, è la Val Susa; e pochi percorsi, anche in Italia, sono così ricchi di forti, monasteri e…scherzi geografici. Come scrive Davide da Scagliola nel supplemento domenicale. Basti questo tanto per dare il via, basti il “buco di Tullio” detto comunemente il Pertus, una magnifica opera idraulica del XVI secolo, una galleria scavata in montagna, a 2.000 metri. Caso unico al mondo: il lavoro – un tunnel lungo 500 metri e alto come uno stambecco- fu realizzato da un uomo solo, il “leggendario” Colombano Romean – montanaro, muratore, spaccapietre, certamente un eremita- che martellò la montagna per 7 lunghi anni, a mano, senza mai scendere a valle, sino a bucare il crinale verso la Val Clarea, mezzo chilometro più a sud, Altro che TAV….” Poi ci sono “quattro” monumenti tardo mediovali”; S.Antonio di Ranverso, la Sacra di S.Michele, ciclopico santuario aereo…la Certosa di Monte Benedetto e l’Abbazia della Novalesa,ai piedi del Moncenisio….”

Oltre alla religione “sono le guerre che hanno lasciato maggior segno tra queste montagne; il forte de Exilles, colosso ferrigno costruito in mezzo alla Valle …è diventato un suggestivo Museo delle Truppe Alpine, gestito dal Museo della Montagna di Torino…”La fortezza di Bramafar…”è un museo della guerra in montagna gestito da un gruppo di volontari che fanno salti mortali per raccogliere materiale d’epoca. E ancora “strade militari ovunque…Un patrimonio di comunicazioni alpine invidiabile…” Con infinite bellezze naturali: il gran Bosco di Sabbertrannd…popolato da mandrie di cervi, caprioli, cinghiali, marmotte ed ermellini…”




Milano: il "Leonardo" è a quota 400 mila


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In cinque anni ne scrive Giovanni Caprara, su “Il corriere della sera” i visitatori del museo nazionale “Leonardo da vinci” sono aumentati di quasi 100.000 unità,quest’anno dovrebbero sfiorare i 400.000. Va bene anche siamo in quello che è come un “tempio” per la scienza e la Tecnologia ma non si puo’ non notare e sottolineare che la crescita è dimostrazione palese di un fenomeno di massa, e tutto di segno positivo. Perchè, nel Museo diventato una fondazione di diritto privato anche il personale è cresciuto,passando da 34 a 85 addetti e funziona a pieno ritmo un comitato scientifico,ricco dei contributi di illustri studiosi; Ma secondo Caprara,”si è soprattutto inventato un nuovo modo di esistere”. E ancora: «Bisogna tener confo — dice Fiorenzo Galli, direttore generale del Museo e maggiore artefice del cambiamento — che metà del bilancio, raddoppiato in cinque anni arrivando a quasi undici milioni di euro, è frutto di contributi per progetti, cioè di iniziative capaci di raccogliere il consenso esterno di finanziatori convinti a sostenerle. Il risultato è che oggi la Fondazione si auto finanzia per il 70 per cento. Per la trasformazione, ci siamo mossi su tre cardini fondamentali: valorizzare la storia della tecnologia del nostro Paese: ampliare i laborafori che hanno trasformato il museo in uno science center aperto anche alle famiglie e pure il sabato e la domenica; fare leva sulla figura di Leonardo e il suo modo di intendere la cultura come sintesi tra scienza e tecnologia. E in questo ambito organizziamo continue serie di incontri tra scienziati e pubblico per dar modo di dialogare con i protagonisti della scienza…”

Ora da una ricerca di Manageritalia dell’Università Cà Foscari di Venezia il Museo risulta tra le 50 realtà aziendali italiane più innovative del terziario da cui prendere esempio…”

Ma anche nell’articolo che stiamo sostanzialmente riprendendo, ci si chiede se, dunque “tutto è risolto”; e leggiamo che non è propio così. Perchè, certamente questo bel successo sottolinea, a livello minesteriale, che “L’Italia deve rinascere nell’impegno scientifico” comprendendo anche la sua diffusione “Perchè insiste ancora Galli ” come si fa non si comunica il valore della scienza e questo concetto non è ancora nelle strategie del Paese ne a livello locale ne nazionale». Le nazioni europee che fanno più ricerca – prosegue Giovanni Caprara- sono “anche più coinvolte nella sua divulgazione. In Germania, a Monaco, il Deutsche Museum » riceve un contributo annuo dalle istituzioni di 35 milioni di euro; in Francia, a Parigi, la Villette ha un appannaggio di 90 milioni di euro: in Gran Bretagna, a Londra, il Science Museuma, assieme al Maritime e al Naturai History Museum ricevono 120 milioni di euro. Al «Leonardo da Vinci» di Milano, invece, si garantiscono solo 2,7 milioni di euro…”

…Cosa si puo’ fare nel prossimo futuro.Fiorenzo Galli indica come prima obiettivo da realizzare, quello che adesso manca; e cioè “un sistema museale scientifico su scala ,nazionale”

Nel prossimo futuro, conclude Fiorenzo Galli, è indispensabile “un atteggiamentoiamento strategico da parte delie istituzioni che guardi concretamente e in particolare alle tre realtà strutturate sul territorio occupate nella diffusione scientifica, cioè Milano, Firenze e Napoli. Insieme è opportuno realizzare e condividere iniziative comuni. Intanto speriamo si aggiunga presto anche a Roma con un nuovo e coerente progetto».

(a cura di Umberto Giusti)




Scoperte via mare 3 secoli in mostra


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Riprendiamo da “Quì Touring” a firma di Luisella Colombo: Come sarà apparso il Nuovo Mondo agli occhi di un europeo di fine Quattrocento? Cosa si provava navigando a bordo di un vascello del Settecento? A queste e a molte altre domande risponde la mostra bolognese “Il Viaggio tra Mito e Scienza”, erudito excursus lungo tre secoli, che racconta l’archetipo del viaggio via mare tra XVI e XVIII secolo: di scoperta, scientifico o di conquista, per cartografare, o per classificare e rappresentare fauna e flora fino ad allora sconosciute.

Si possono ammirare carte nautiche su pergamene rinascimentali, mappamondi antichi, geografie reali e fantastiche. diari epici come quello di Michele da Cuneo, che accompagnò Colombo nel secondo viaggio oltreoceano; il manoscritto in mostra è l’unica trascrizione esistente, una relazione dettagliata di isole, popolazioni, pappagalli multicolori e “un frutto squisito che assomigliava a una grande pigna”. In mostra anche i diari di bordo relativi alle più celebri spedizioni, come quella di James Cook, e resoconti che narrano di combattimenti navali, ammutinamenti e attacchi dei pirati, sorta di reportage ante litternm.

Nelle sale del museo sono inoltre esposti undici modelli di navi a vela tra cui Le Bien Aimè, riproduionc di un vascello del 1757 della Compagnia delle Indie. L’esposizione attinge poi in gran parte alla collezione permanente di Ulisse Aldrovandi, che alla fine del Cinquecento fece di Bologna uno dei maggiori centri della ricerca naturalistica europea. La raccolta straordinariamente ricca, specializzata in senso naturalistico, con raffigurazioni di animali, piante, minerali e mostri; ricca anche artisticamente, se pensiamo che alcuni di quei dipinti furono eseguiti da maestri del calibro di Agostino Carracci.

= Bologna -Museo di Palazzo Poggi- Via Zaniboni, 33- fino al 3 giugno- tel: 051.2099398.




Tra Italia e Slovenia lungo le "carrarecce"


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Inizia elle propaggini della città di Udine e si dirama lungo la Valle friulana del Cormor e poi, al di là del confine, in slovenia. Tra i castelli, segnaliamo quelli di: Pagnacco, Fontanabuona (origini, XII secolo) con poche tracce della struttura medievale; Turismo, castello medievale trasformato in villa, con passaggi aerei, fonti e torri; Cassarro, con le sue 2 torri euguali, quadrangolari, a trepiani; Colloredo di Monte Albano: massa compatte di piu’ edifici l’uno accanto alle altro, con altezze diverse; Treppio Grande-Zegliacco, castello e borgo rurale dal XII secolo adesso multipropietà privata.

Ippovie In@atura è un percorso di 35 km da fare a piedi, a cavallo o in bici, lungo le carrarecce (antiche strade poderali) per gustare una natura intatta, ma anche castelli e borghi rurali con le tipiche case a corte. Un itinerario proposto dal Comune di Tavagnacco, dove frequenti si incontrano cartelli che suggeriscono soste e visite d’interesse (info:0432-57.73.11).

Nel centro del Friuli, terra meravigliosa e paesaggio e storia, cuore dell’Europa, c’e’ un tracciato, una ippovia, un percorso magico di 30Km per cavalli e bici, da intraprendere anche a piedi, protetti dalle auto e dal caos, dove la vita rallenta, prende un ritmo leggero e pacato.

Inoltrarsi lungo questa pista che attraversa località con toponimi longobardi come Tavagnacco, Pagnacco, Cassacco, attraverso l’affascinante Valle del Cormor, o paesi sparsi sulle colline moreniche come Tricesimo, Colloredo di Monte Albano, Treppo Grande e Buja, è un privilegio per chi ama assaporare la calma, i suoni, i colori della natura, i sapori di una cucina antica, o scoprire le tracce della storia e della cultura, attraverso castelli, chiese e ville padronali.

Attraversiamo assieme, dandoci appuntamento a cavallo o in bicicletta, lungo questo percorso, sicuri che troveremo gente ospitale, preparata, che saprà prendersi cura del nostro tempo libero e dei nostri momenti piu’ veri e liberi della natura. Lorenzo Peyerve.




Tra venti anni niente sci sotto i duemila metri


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E’ confermato: le montagne meno alte si stanno “sciogliendo” con la loro neve e i loro ghiacciai. Lo sottolinea uno studio voluto dalla Regione D’Aosta, e Società Meteorologica Subalpina.con il coordinamento di Luca Marcalli,ne riferisce con molti dati, su “La Stampa” Gianpaolo Charrere. Ecco come stanno le cose; o meglio, come si metteranno.

Tra il 2030 e il 2050 soltanto le località oltre 1600 o, più probabilmente, 2000 metri avranno abbastanza neve per lo sci. E il riscaldamento del pianeta renderà inutili e troppo costosi i cannoni per la produzione artificiale. Uno studio sui cambiamenti climatici in Valle d’Aosta lo ha messo nero su bianco: è inutile pensare allo sfruttamento delle zone di alta montagna «restando fedeli a tutti i costi – si legge – a un turismo invernale di tipo tradizionale». Meglio puntare sulla riconversione verso attività alternative, come l’escursionismo, l’equitazione, la cultura e l’agriturismo.

Luca Mercalli affronta anche il tema dei cannoni. Dice: «Gli impianti che ci sono possono essere utilizzati, sarebbe assurdo fare il contrario – dice Mercallì – anche qualche cannone in più può non essere un problema. Però stiamo attenti quando si tratta di fare grandi scelte e notevoli investimenti su nuovi comprensori». I cannoni, spese a parte (da 3 a 5 euro per metro cubo), non potranno essere la panacea di tutti i mali, anche perché ci vogliono almeno quattro gradi sottozero e condizioni ideali dì umidità per poter sparare questa particolare materia prima. «Mi chiede se lo sci nelle Alpi è a rischio? – dice Mercalli – Rispondo che non mi piacciono le previsioni catastrofiche. Più che altro questo sport, che mi piace moltissimo, dovrà cambiare».

Mercalli esclude che l’effetto serra possa trasformarsi nella tomba delle discese lungo pendii innevati. «Una volta gli impianti di risalita erano un’attività blindata – dice – ora non è più così. Dovremo però scordarci le stagioni che cominciano a novembre e finiscono senza interruzioni il 25 aprile. La situazione potrà diventare simile all’Appennino, dove può cadere un metro di neve, magari seguito in pochi giorni da un brusco innalzamento delle temperature». In Valle i chilometri di pista da discesa sono 850, un terzo serviti da cannoni da neve. Sfruttano acqua e aria in pressione, consumando energia elettrica, con costi difficili da sostenere. Per il futuro non bisogna perdere tempo, ma pensare già oggi a valorizzare la montagna anche in estate. «Dobbiamo evitare – dice ancora Mercalli -di pensare che si tratta di un periodo meno appetibile rispetto all’inverno». Secondo Mercalli, il cambio di mentalità dovrà riguardare anche il singolo individuo che va in montagna per sciare.

«Bisognerà imparare a cogliere l’attimo, come avveniva fino agli Anni 60 – spiega – oggi ci sono troppe persone che fanno su e giù sulle piste senza nemmeno rendersi conto di quello che hanno intorno, solo per mostrare sci e scarponi ultimo modello». Ancora Mercalli: «Tra l’altro la montagna ha grandi potenzialità anche se c’è poca neve. Però dobbiamo pensarci ora. E’ come un’assicurazione, nessuno si augura di avere un incidente, ma la paghiamo ugualmente. Bisogna farsi venire idee nuove, spremersi le meningi».

La ricerca contiene anche una sezione dedicata al dibattito sull’effetto serra, sul pensiero di scettici e «negazìonistì», che pensano alla «febbre del pianeta» come a un abbaglio. «Per rispondere basta vedere la bibliografia della nostra ricerca. -dice Mercalli – Certo ci sarà sempre qualcuno che può dire il contrario, come chi afferma che il fumo non fa male e aspira tranquillo dalla sigaretta. E’ vero che nessuno ha la matematica certezza che il clima sta cambiando, ma solo perché la scienza procede in questo modo, non è possìbile esaminare un pianeta come in un esperimento di laboratorio».

a cura di U. Giusti