Pratesi: alla grande per il parco della Cecchignola


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Tra i tanti meriti che indubbiamente ha Fulco Pratesi, possiede indubbiamente anche quello di essere “concreto”, di puntare al sodo; e soprattutto di sforzarsi, d’essere “operativo”; su un versante, territorio e ambiente che è invece, purtroppo, spesso preda di velleitarismi e di inconcludenze demagogiche. Lo ritroviamo appunto “operativo” a proposito di uno dei piu discussi problemi dell’area Roma; a proposito della sorte definitiva della Cecchignola.

incombono due minacce scrive Fulco Pratesi sul “Corriere della Sera” la prima – è la strada di scorriomento prevista dal Piano regolatore RG che attraverso la valle, distruggendo la piu’ bella e ricca fascia di bosco esistente. La seconda, è la costruzione (contro la quale si batte l’Associazione Colli della Strega) di tre “grattacieli” per circa 72.000 metri cubi, proprio a ridosso del Fosso della Cecchignola.

Ed ecco il Pratesi “concreto”;che così risponde: per superare il primo problema (quello della strada) i proponenti suggeriscono un nuovo tracciato che, salvando il bosco, attraversi i campi dell’adiacente Città Militare oggi chiusi al pubblico. E sempre a proposito del territorio utilizzato dai militari, gli ambientalisti propongono che siano aperte al traffico civile alcune arterie oggi comprese nel comprensorio, come la via dei Genieri e la via dell’Esercito: una misura, questa, che favorirebbe l’accesso al futuro parco da parte degli abitanti dei quartieri Mlllevoi e Cecchignola Sud, posti ai suoi margini meridionali.

Bisogna puntare,insomma,su un “Parco per salvare la Cecchignola”.

E ci sono infiniti e bellissimi motivi naturalistici a favore della proposta di Pratesi, che farebbe nascere la quindicesima area protetta di Roma Natura e territorio urbano. Chi l’avrebbe mai immaginato che tra i palazzoni e falansteri di quei quartieri che invadono la Campagna Romana tra la Lau-rentina e l’Ardeatina e rispondono a nomi fascinosi, piuttosto incongruenti con la loro massiccia presenza (Fonte Meravigliosa, Prato Smeraldo, Colle della Strega), potessero aggirarsi animali mitici ed esclusivi come il grande istrice, la volpe prudente, il tasso dall’arguto musetto bianco e nero? Eppure è così. Per una fortunata decisione del Piano Regolatore Generale, un’area posta longitudinalmente tra la via Ardeatina (ai confini occidentali del Parco dell’Appia Antica) e il Parco Laurentino-Acqua Acetosa, costituito dalla valle in cui scorre il Fosso della Cecchignola (ove da ragazzo andavo a pescare rovelle e anguille) è ancora restata sgombra dal cemento e dall’asfalto e conserva tratti stupendi dell’ antico Agro Romano, con tutte le sue caratteristiche.

Innanzitutto la geologia: qui le rocce del vulcanismo laziale sono presenti con i magnifici tufi lionati e con le purpuree pozzolane che hanno, per millenni, legato con la calcina le pietre dei monumenti romani e che oggi affiorano tra il verde.

Poi la vegetazione: tratti inaspettati di foresta ad alto fusti con lecci, robinie, olmi, aceri, al lori su un sottobosco di sambuchi, prugnoli, biancospini, salici e prati fioriti di papaveri e margherite. In questo recondito paradiso verde sovrastato, dalle moli dei palazzoni, vive una fauna timida ed elusiva: oltre all’istrice, al tasso e alla volpe, il riccio e il biacco, il coloratissimo gruccione, l’upupa garrula, l’usignolo, la civetta e tanti altri seguiti con passione dai naturalisti. Insomma, una natura ancora integra e vivace.

Ma ci si poteva aspettare che in un luogo così vicino alle Vie consolari e all’Appia non avesse reperti storici di rilevanza? Ed ecco che un veloce sopralluogo, accompagnati dai responsabili dell’Associazione culturale «La Vigna» che ne propone la tutela, ci consente di scoprire altri tesori.

C’è anzitutto ,scrive ancora Pratesi “il bellissimo castello della Cecchignola” , oggi in fase di restauro ad opera della «fondazione Santarelli»; e poi “tratti di basolato intatto, cunicoli arcaici, una torre di guardia di età imperiale, resti di cisterne e di murature romane. Insomma un luogo ricchissimo di valori e suggestioni che tutti i cittadini dei popolosi quartieri circonvicini e le associazioni ambientaliste (il WWF in testa) vorrebbero proteggere con un parco naturale”

Un Parco che non solo rappresenterebbe, un indispensabile polmone verde ma che spingerebbe anche ad attrezzare e restaurare una vasta area, fra l’altro ricreando “il laghetto voluto dai principi Borghese nel ‘600 per il loro castello, costruito dal vasanzio…”

Ma c’è dell’altro;perchè il progetto delle associazioni ambientaliste ipotizza l’acquisizione di un casale abbandonato sito in posizione panoramica a sud-ovest del q2uariere di Cecchignola Sud, per farne il Centro di Visità e Museo del Parco, con annesso bar, parcheggio, area giochi eccetera…”

a cura di Pino Rauti



Mondrian


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Una mostra straordinaria che illustra attraverso 80 opere, nella sua distesa completezza di persorso storico, la produzione del pittore olandese. Con una maggiore attenzione per il periodo precedente l’astrattismo. Un’assoluta sorpresa, dunque, per i visitatori, dato che la parte figurativa del pittore olandese, è poco nota. In realtà si tratta di una quindicina d’anni nei quali Mondrian del paesaggismo, il fauvismo fino al cubismo, vera svolta per la ricerca, e che rappresenta lo snodo cruciale per l’evoluzione definitiva della sua pittura verso un’astrazione sempre piu’ geometrizzante.

Brescia- Museo di Santa Giulia – sino al 25 marzo 2007




Europa-Paesaggio


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Sono 280 le opere raccolte in questa mostra che ricostruisce, nel segno della più alta bellezza, una delle principali rivoluzioni in tutta la storia dell’arte: la nascita del paesaggio moderno in Europa, tra Inghilterra e Francia, tra la fine del XVIII e l’inizio del XX secolo, da Turner e Constable sino a Monet. Il paesaggio, la vera scoperta della natura, quasi come una categoria dello spirito. E ai due artisti inglesi è dedicata la prima parte dell’esposizione, con opere che indicano la qualità e l’eccezionaiità di questo progetto, che non ha paragoni in Italia.

La mostra scandisce così l’evoluzione di circa 150 anni di pittura, proprio nel momento in cui, prima con Constable e Turner in Inghilterra, e poi soprattutto con gli impressionisti in Francia, la natura esce da quell’idea di rappresentazione solo descrittiva. Per diventare invenzione e spazio anche alle opere ultime , che Monet dipinse a Giverny.

= Turner e gli Impressionisti – La grande storia del paesaggio moderno in Europa. Brescia – Museo di Santa Giulia, sino al 25 – 3 2007. Org.ne Linea d’Ombra – Str di S. Artemio, 6/8 – 31100 Treviso – Uff. St. Studio Esseci di Sergio Campagnolo – Via S.Mattia, 16- 35121 Padova




Effetto serra uccelli primi a morire


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Un rapporto finora inedito del WWF mostra un collegamento tra i cambiamenti climatici e il rischio di estinzione per molte specie di uccelli in tutte le regioni del Pianeta. Oltre un terzo delle specie di uccelli in Europa potrebbero scomparire se la temperatura media della Terra aumenterà ancora di 1,2 gradì. «Pino al 38% delle specie di uccelli in Europa potrebbero scomparire, il 72% nel nord dell’Australia, se il riscaldamento della Terra supera i 2 gradi rispetto all’era preindustriale», afferma un comunicato pubblicato a Nairobi, dove è in corso dal 6 al 17 novembre la 12/a Conferenza internazionale sul cambiamento climatico.

Il rapporto prende in esame più di 200 ricerche pubblicate su autorevoli riviste scientifiche che hanno analizzato I’ impatto del riscaldamento globale sulle specie di uccelli nel mondo, indicando un trend verso una significativa estinzione di numerose specie di uccelli dovuta proprio al fenomeno del riscaldamento globale. «Molte specie – afferma l’organizzazione ambientalista – risultano a rischio di estinzione e il fenomeno è tanto più preoccupante per il fatto che gli uccelli hanno sempre mostrato una grande capacità di adattamento ai diversi ambienti ed alla naturale variabilità presente nei sistemi naturali. L’improvvisa modifica dei delicati equilibri dinamici del sistema climatico, registrata negli ultimi decenni, non consente a molte specie di mettere in atto immediate strategie evolutive e di sopravvivenza».

Secondo Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia «una robusta documentazione scientifica dimostra che i cambiamenti climatici stanno influenzando il comportamento degli uccelli. E’ facile osservare, per esempio, che numerose specie non compiono più i loro spostamenti migratori e che le modificazioni climatiche, avendo importanti ripercussioni sulla dinamica naturale degli ecosistemi rende gli uccelli completamente disorientati». Nelle regioni mediterranee, a parere del Wwf, se la temperatura aumenterà tra gli l,5x C e 4,2x C, potrebbero andare completamente perdute – entro il 2080 – le zone umide costiere, fondamentali per le popolazioni migratorio. In Africa, per esempio, a causa delle gravi siccità sono a rìschio la coloratissima Upupa e l’Aquila rapace, in nord Europa l’Uria comune non trova più i pesci per nutrirsi a causa del riscaldamento dei mari, il Pulcinella dai ciuffì perde la sua capacità riproduttiva in Canada, nel santuario naturale delle Galapagos, il Pinguino delle Galapagos non trova cibo a sufficienza a causa dell’enfatizzarsi dei fenomeni climatici come il Nino. I 3.000 esemplari di Gru sibcriane che ancora sopravvivono vedono il progressivo restringersi della tundra, loro habitat naturale, e lo stesso accade al Pinguino imperatore dell’Antartico, dove il prolungamento del periodo caldo ha causato un assottigliamento dei ghiacci e quindi significative difficoltà per il suo ciclo vitale. «Gli uccelli sono sempre stati indicatori fondamentali dei cambiamenti ambientali, quasi una sorta di termometro dello stato ambientale del pianeta – dice Bologna -e il rapporto conferma che essi costituiscono un vero e proprio campanello d’ allarme rispetto ai cambiamenti del clima». E’ necessario produrre una rapida e significativa riduzione delle emissioni di gas serra se si vuole scongiurare uno scenario di questo tipo: la Conferenza di Nairobi «deve urgentemente avviare la nuova trattativa per la seconda fase di Kyoto prevista per il dopo 2012 con percentuali di riduzione delle emissioni molto più significative delle attuali».

LA MAPPA MONDIALE DEGLI UCCELLI MINACCIATI

Questi gli uccelli a rìschio estinzione a causa dei cambiamenti climatici, in base a uno studio effettuato dal Wwf internazionale: AFRICA – l’Aquila rapace è un uccello predatore tipico delle savane aride che vive in Africa e in Asia. Il destino di questa specie è fortemente legato al previsto crollo delle precipitazioni dovuto ai cambiamenti climatici, soprattutto nel suo habitat africano, come verificato in uno studio nel deserto del Kalahari. Bastano poche variazioni nella media annuale delle piogge per rendere inospitali gli habitat dell’Aquila rapace.

AFRICA/EUROPA – Upupa. L’Africa è un territorio strategico per molte specie migratorio che trascorrono in questo continente i mesi invernali: le gravi siccità per il crollo delle precipitazioni sta minacciando specie come l’Upupa. E’ un uccello comune anche da noi, dal lungo becco ricurvo, grande migratore. Dopo aver trascorso l’inverno in Africa, attraversa il deserto del Sahara per tornare in Europa e in Asia per nidificare. Le ricerche dimostrano che le condizioni della popolazione africana, analizzando i suoi quartieri invernali, sono peggiorate.

AFRICA – Faraona vulterina, è la specie più rappresentativa del genere faraona e vive nell’Africa nord-orientale. L’Africa diventerà sempre più arida per colpa dei cambiamenti climatici e le aree semi-aride della regione nord-orientale si ridurranno cospicuamente. Questo animale si nutre di insetti, semi e frutta e deve il suo nome al fatto che ha una testa priva di penne rendendola simile agli avvoltoi.

EUROPA – Uria comune. Un crollo senza precedenti della popolazione si è avuto anche in una specie tipica del nord Europa. Il 2004 è stato l’anno nero, legato ai collasso dei pesci di cui si nutre, conseguenza del riscaldamento dei mari.

NORD AMERICA Pulcinella dai ciuffì. Anche il coloratissimo è particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti del clima sulla pescosità dei mari: tra il 1975 e il 2002, quasi 30 anni di caldo inusuale che si sono succedute in Canada, hanno provocato i! crollo delle nascite nella popolazione di questa regione. Anche negli anni successivi quasi nessun pulcino è riuscito a involarsi come conseguenza del successivo riscaldamento delle acque marine.

SUD AMERICA – Pinguino delle Galapagos. Dal Santuario naturale delle Isole Galapagos arriva un altro campanello d’allarme: questo animale è particolarmente vulnerabile agli effetti del Ni$o sulla produttività della catena alimentare marina, non riesce infatti a nutrirsi sufficientemente. Il ritmo e l’intensità sempre maggiori del Nilo sta mettendo a serio rìschio questa popolazione che dal 1970 ad oggi si è dimezzata.

ASIA – Gru siberiana. Tra gli habitat che si stanno riducendo più rapidamente vi è la tundra, paradiso delle Gru, specie di cui restano solo 3.000 individui in tutto il mondo e che sta rischiando dì scomparire sia per la progressiva riduzione della tundra nelle aree di nidificazione dell’Artico russo e siberiano, sia per la rarefazione delle piogge alternato a eventi estremi che stanno verificandosi nell’area del fiume Yangtze, in Cina.

AUSTRALIA – Cacatua nero magnifico. In Australia si ridurrà fino al 2% se saranno confermate le previsioni di aumento di 3 gradi e la riduzione del 10% di piovosità. Già nella parte nord-occidentale di questo continente almeno tré quarti delle specie di uccelli può scomparire se la temperatura globale supererà il livello di guardia di 2 gradi.

ANTARTIDE – Pinguino imperatore. L’Antartico ospita questo animale, una specie che è riuscita nel tempo ad adattarsi perfettamente ai ghiacci del sud del pianeta. Ma sì è rilevato un anomalo prolungamento del periodo caldo e un assottigliamento dei ghiacci così come una riduzione del krill, nutrimento indispensabile per questi animali, ormai considerati specie vulnerabile.

AFRICA/EUROPA – Balia nera. Alcune popolazioni di uccelli specializzati nel catturare insetti, come pigliamosche e balie, passeriformi insettivori, stanno crollando fino al 90% della popolazione a causa di uno sfasamento tra il loro ritorno dalle aree di svernamento in Africa ed il picco di riproduzione degli Insetti sempre più anticipato a causa delle primavere precoci.




Giornata del Patrimonio del Consiglio d'Europa


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Grande successo, anche questa’anno, dellea “Giornata del Patrimonio” organizzata dal Trentino alla Sicilia dal Consiglio d’Europoa. Ingresso gratuito nei Musei e nei siti archelogici statali e di molti Comuni, disponibilita’ di guida e di “volontari” giovani. Collegamenti ad hoc per le località piu’ isolate, hanno trasformato ancora una volta L’italia in un, “museo a cielo aperto” ricordandoci ancora una volta che l’Italia è, nel mondo, il Paese piu’ ricco di bellezze artistico-culturali. Quest’anno piu’ che nelle precedenti “edizioni” sono poi state presenti le esigenze dei piu’ piccoli.

Nella festa della cultura. A San Severo di Puglia, ad esempio, il museo civico organizza per i ragazzi una caccia al tesoro centrata sull’archeologia per scoprire attraverso il gioco le radici della storia dei Dauni e i rapporti con le antiche genti d’Europa. A Milano, il Museo Nazionale della Scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci” organizza invece laboratori interattivi per scoprire cosa succede quando si mescolano i colori ma anche per sperimentare le antiche tecniche per realizzare vasi e ciotole, incidere una lastra di rame, coniare il proprio fiorino leonardesco. E così via.

Data la stragrande varietà delle iniziative impossibile anche solo un elenco esaustivo. Appena qualche citazione per darne un idea.

A Firenze, tra le tantissime offerte c’e’ stata quella di Palazzo Lenzi, sede dell’istituto francese e del Consolato onorario di Francia, che apere le porte al pubblico. Così come sempre a Firenze riaprono proprio in questa occasione, dopo anni di chiusura, la Chiesa e il Museo di Orsanmichele. A roma, tra le tante cose da fare, si è potuta programmare una visita guidata al Museo dell’Alto Medioevo. A Venezia, l’archivio di Stato ha proposto una mostra documentaria incentrata su testimonianze relative a patrizi veneziani che commissionarono importanti opere d’arte al Mantegna, il genio del rinascimento proprio in questi giorni celebrato dalle tre grandi esposizioni aparte a Mantova, Padova e Verona.

Ad Avellino si è andati alla scoperta dei castelli della Valle del Sabato, a Napoli, Castel dell’Ovo ha lanciato il “Castello Svelato”. A Trieste, con la mostra “La mano del tempo che passa”, si può curiosare tra gli orologi di Massimiliano d’Asburgo. A Udine scoprire scoprire i segreti della Torre di Porte Villalta. A Como bearsi del fascino dei tessuti damascati. Mentre a Milano, il Museo di Milano, ha organizzato la “Visita guidata con imprevisto” e il Civico Planetario ha invitato a una “Notte tra le stelle”.

Le due giornate dedicate al patrimonio, sono state intitolate ad un unico tema conduttore; Un patrimonio venuto da lontano”. Per avere, ancora, un idea di quante e quali iniziative siano state prese, citiamo quì, l’apertura al pubblico del Palazzo dei Rettorati e dei suoi musei dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dalla Sala dei Dinosauri all’Orto Botanico(inserito, quest’ultimo, in un percorso “tra scienza ,arte e storia.”




La strada dei formaggi nelle valli delle Dolomiti


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Sono luoghi da leggenda, questi incastonati fra le Dolomiti: territorio di grandi contrasti e incredibili paesaggi, di guglie rocciose affilate come lame che si rincorrono all’orizzonte, fìtte foreste e larghi prati.

La Strada dei Formaggi delle Dolomiti che interessa le Valli di Passa, Flemme e il Primiero, segna un tracciato nel cuore vero del Trentino facendo slalom, come in un’ardita discesa con gli sci, fra le più belle caratteristiche di questa terra.

Filo conduttore di questo club di prodotto, che mette insieme una settantina di operatori turistici e non, è quello della ricca produzione casearia che trova espressione in questo magnifico territorio, ma anche di : una serie di prodotti tipici di nicchia frutto di una comunità che ha voluto mantenere inalterati i ritmi di vita, l’amore per il suolo natio e il rispetto per il patrimonio naturale.Un viaggio nella Strada dei Formaggi delle Dolomiti non è, quindi, solo un viaggio nel gusto ma un percorso, nello spazio e nel tempo, attraverso i sensi. Di valle in valle si ha la possibilità di contemplare i paesaggi, ascoltare voci e silenzi della natura, sentire i profumi nascosti nelle memorie e toccare con mano tutto ciò che avete sempre sognato di vivere.

Conosciamo così l’elegante Valle di Fassa, culla del patrimonio storico e culturale ladino, con formaggi come lo Spretz Tsaorì, in ladino “pressato saporito”, meglio noto come Puzzone di Moena. Sapori intensi che rievocano la storia di una cultura ancora viva tra la gente di questi luoghi, valorizzata dall’Istituto ed il Museo Ladino di Passa, dove realtà e leggenda si fondono in una magica atmosfera.

La storia della vicina Val di Fiemme narra invece del Parco Naturale di I Paneveggio – Pale di San Martino volto alla tutela e valorizzazione delle i caratteristiche naturali e ambientali della zona. Qui nascono i noti formaggi come il Dolomiti, il Fontàl, ma anche rinomati come le ricotte i fresche e affumicate, ma soprattutto come il famoso Caprino di Cavalese ; da assaporare, ducis in fùndo, con l’ottimo miele di questi valli.

Attraversando poi il Passo Rolle si arriva nel Primiero: nei Nostrani, nelle ricotte e nella Tosala c’è tutto il sapore delle malghe di montagna che giacciono ai piedi di imponenti cattedrali rocciose. E mentre gli occhi non sanno più dove guardare, il pensiero si perde nell’ammirare una cornice mozzafiato attorno ad un quadro che solo la natura sa disegnare.

Si giunge infine nella Valle del Vanoi,nel cuore dell’omonimo Sentiero Etnografico, dove il tempo sembra essersi fermato per concedervi il lusso di scoprire sapori e tradizioni antiche, ma più che mai autentiche.

Un viaggio attraverso le emozioni che nascono dall’incontro tra la vostra storia e quella di queste magnifiche terre, da gustare lentamente, in ogni tempo e luogo, per scoprire alla fine che, forse, questo è solo l’inizio.

a cura di U.G.




Nella Val Fondillo


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Tra le tante iniziative volte al “turismo culturale”, una ci sembra di particolare rilievo e riguarda la valfondillo, nel Parco nazionale d’Abruzzo, con la sigla “So. R.T – Turismo verde – Cooperativa di servizi turistici a Via S.Giovanni -Opi (A – cap 67030; tel. o863.916054. www.pescasseroli.com

Ai piedi delle fittissime faggete del Monte Tranquillo, della Serra Traversa e della Serra del Rè, l’Altopiano della Macchiarvana è uno dei più piacevoli e interessanti del Parco Nazionale d’Abruzzo. Sul terreno a saliscendi, si snodano dai primi anni ottanta gli anelli per lo sci di fondo più frequentati ed apprezzati di questa parte degli Appennini. Nelle fìtte faggete d’intorno, le carrarecce innevate permettono altri numerosi percorsi piacevoli.

Merito del successo sciistico della Macchiarvana è dei maestri dello sci di fondo di Opi e Pescasseroli, riuniti nella Scuòla Sci Macchiarvana, che curarto la battitura e la manutenzione degli anelli che si snodano sul pianoro. All’inizio delle piste, due prefabbricati ospitano un piccolo ristoro e la scuola di fondo. Ottima per chi vuole avvicinarsi allo sci nordico, la Macchiarvana consente a chi cerca la “piena immersione^’ nella natura di allontanarsi dalle piste per immergersi nelle faggete. Calzati gli sci, si segue il breve tracciato stradale che scende nel bosco fino a sbucare sul piano della Macchiarvana (1450 m) nei pressi delle costruzioni della Scuola Sci. Qui il fondista è invitato a pagare un modesto contributo per la manutenzione e la battitura delle piste.




Ambiente e armonia nelle Dolomiti Friulane


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L’ambiente e l’armonia per sottolineare la capacità motoria più evoluta: è la filosofìa di ‘”Ecoclimbing”, simbiosi ‘ tra uomo e natura dove il turista-atleta si muove nell’ambiente attraverso il privilegio dì una straordinaria capacità psico-motoria, cogliendo la consapevolezza di appartenere a un ecosistema in evoluzione e sapendo che la libertà nello spazio a tre dimensioni si fonde con la percezione del limite che spesso è dentro dì noi. Per vivere l’Ecoclimbing si può andare nel Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, dove le guide – più semplicemente – lo chiamano “il gioco dell’ arrampicata per tutti”, perché Ecoclìmbing è rivolto davvero a tutti, dagli 8 agli 80 anni. Per parteciparvi basta soltanto aver voglia di mettersi in discussione, perché con l’iscrizione ai corsi è fornito anche tutto il materiale necessario per affrontare con serenità e sicurezza questa nuova avventura. Come in tutta l’area protetta, ella quale fa parte anche la straordinaria “Forra del Cellina”, saranno le emozioni a sorprendere più di ogni altra cosa. Basteranno pochi passi e il turista si troverà subito in un paradiso naturale incontaminato.

Ma oltre all’Ecoclimbing, in questa estate il Parco Naturale delle Dolomiti Friulane propone il “Parco Trekking”, attività che permette dì conoscere – sotto il controllo e l’aiuto delle guide alpine e naturalistiche – ogni angolo del Parco, dai due Forni (Udine) alla Valcellina, Val Colvera e Val Tramontina (Pordenone). Tre i gradi di difficoltà delle attività escursionistiche: per principianti, per pratici allenati e per super esperti in grande condizione fisica. Oltre alle classiche uscite giornaliere tematiche (esplorazioni, ricerca, osservazioni), sono organizzati anche dei mini corsi di arrampicata e alpinismo, escursioni esplorative di più’ giorni con soggiorni autogestiti in casera e rifugi wild, discese lungo forre e canaloni scavati dai torrenti delle dolomiti friulane, il famoso ecocanyoning.

Info e programma completo escursioni: +39 0427/ 87333; www.parcodolomitifriulane.it




Montefalco: cantina per vino d'altri tempi


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A Montefalco ritrovati i reperti di un’antica “cantina” in un ex convento. Durante i lavori di ampliamento e restauro del museo del Comune umbro sono stati rinvenuti i resti di antichi opifici del convento della Chiesa di San Francesco, utilizzati un tempo per la produzione di vino. I ritrovamenti saranno presentati ufficialmente il 13 aprile alle ore 17. La Chiesa, costruita tra il 1335 e il 1338, è stata officiata dai frati fino al 1863, quando passò in proprietà al comune di Montefalco: ancora non si sa con precizione quando, ma è in questo lasso di tempo che sarebbero stati ricavati nell’ edificio le “vasche” per la produzione di vino. In una parte dello Statuto comunale di Montefalco del 1703, relativo all’autorizzazione alla vendita al minuto del vino, si desume che i frati avessero estese proprietà e le più vaste cantine di Montefalco. “Ottimamente conservate – assicura il sindaco Valentino Valentini – le cantine sono una testimonianza concreta dell’unione che esiste a Montefalco tra bene culturale e bene colturale. Un legame, sempre esistito, che unisce arte e quotidianità, cultura e società e che proprio in questa splendida struttura ha avuto il suo fulcro centrale, grazie al ruolo e alle attività dei frati nei secoli”.

Per la prima volta le antiche cantine, riallestite con materiali del XVIII e XIX secolo per la lavorazione delle uve e la produzione di vino, sono state rese accessibili e visitabili. I materiali di allestimento sono stati forniti dall’associazione “Studio e Ricerca delle Tradizioni Popolari Umbre Marco Gambacurta”. Il ritrovamento delle cantine nell’edificio, attualmente museo, conferma la presenza nei secoli e l’importanza storica ed economica della vitivinicoltura a Montefalco. Nel convento della Chiesa di San Francesco vi hanno lavorato artisti di grande fama, quali il giovane Benozzo Gozzoli (1452), che proprio a Montefalco iniziò la sua attività indipendente; e il Perugino (1503) già nella sua fase matura.

Un documento storico conservato presso l’Archivio di Stato di Spoleto (la Trascrizione dell’inventario dei beni mobili del Convento dei Frati Minori Conventuali della Chiesa Museo di San Francesco del 1798) conferma la presenza di una cantina perfettamente allestita e funzionale con vasche per la pigiature delle uve e la raccolta del vino, botti, botticelle, bigonci e altre attrezzature tipiche della produzione di vino. Ma già negli Statuti del 1692 troviamo altre indicazioni preziose riguardo alla produzione di vino, tra cui le indicazioni precise sulla vendemmia, come è riscontrabile nel testo che segue: “Della pena di chi vendemmia avanti il mezo mese di settembre. Rubrica XLVIII, IV libro. Nesuna persona ardisca, o presuma vendembiar vigna alcuna avanti 20 dì del mese ottobre nel distretto di Montefalco in pena di 10 libre. E ciascuno possa accusare, e denunziare, et habbia la terza parte del bando. Et il Podestà debbia farne inquisizione per vincolo di giuramento”.

Associazione Strada del Sagrantino
Piazza del Comune n.17 06036 Montefalco
Tel e Fax 0742 378490 E mail info@stradadelsagrantino.it




In mostra "stampe" su mare e nautica


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Ad Adria (Rovigo) per navigare nel tempo e nella fantasia. In una “Immensa selezione” di immagini e di vedute, ottiche, sia italiane che estere, relative ai fiumi d’Europa e del mondo. E questo l’obiettivo che si prefigge la seconda mostra di stampe antiche sul mare e la nautica di scena presso il ridotto del Teatro Comunale. L’iniziativa, inserita all’interno dell’annuale mostra – mercato della stampa antica, giunta alla sua sedicesima edizione, è frutto della proficua collaborazione tra “La bottega delle arti” di Claudio Ceccato di Padova e la Pubblica amministrazione. Anche quest’anno, il livello qualitativo delle opere originali esposte è notevole. Sono presenti capolavori dal XVI ai XIX secolo di cartografi italiani ed esteri, incise dai maggiori artisti. Nella circostanza una sezione è dedicata alla navigazione fluviale. Si può ammirare, in particolare, una importante e decorativa serie, unica nel suo genere, di “vedute ottiche” settecentesche relative ai fiumi dell’Europa e del mondo”.

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Ottimo il “sonno” del primo pomeriggio

Sdraiati sotto l’ombrellone o nella penombra di casa, è difficile resistere al sonnellino dopo pranzo. Le cellule del cervello che ci tengono svegli, infatti, si spengono temporaneamente dopo aver mangiato e il richiamo di Morfeo diventa irresistibile. Lo hanno scoperto, attraverso alcuni esperimenti su topi di laboratorio, i ricercator dell’università di Manchester secondo i qual’ il pisolino del primo pomeriggio sarebbe dunque una necessità dalle basi scientifiche! Secondo l’équipe il glucosio impedirebbe ai neuroni di produrre le orexine, le proteine che ci tengono svegli che, se “difettose”, possono portare a disturbi del sonno o all’obesità.