Senato.it - 8ª Seduta Pubblica, interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno


SPERANZON (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SPERANZON (FdI). Signor Presidente, ringrazio l’intervento del senatore che mi ha preceduto, perché mi dà l’opportunità di ripristinare la verità storica e di ricordare una figura, quella di Pino Rauti, che in questi giorni viene diffamata e dileggiata non solo in quest’Aula, ma anche da autorevoli quotidiani nazionali e locali. Voglio ricordare, a onor di verità, che Pino Rauti ha disciolto il centro studi “Ordine nuovo” prima di entrare nel Movimento sociale italiano nel 1969. La storia del movimento politico “Ordine nuovo” è successiva e non c’entra nulla con Pino Rauti (Applausi), che ha sempre condannato con fermezza il terrorismo. È come se si dicesse che io, perché ho militato nel Fronte della gioventù, ho qualcosa che fare con il Fronte della gioventù comunista, che anche in questi giorni manifesta la propria intolleranza in ogni occasione.

È stato più volte parlamentare nazionale ed europeo. Si infanga la memoria di chi ha subito processi interminabili, dimostrando la propria innocenza dopo tre gradi di giudizio. (Applausi). Diciamolo che, se non fosse un esponente della destra politica, sarebbe ricordato come un perseguitato politico in quest’Aula, non come un criminale. (Applausi). Io sono stato onorato di averlo conosciuto personalmente; ricordo un uomo di straordinaria intelligenza, di grande cultura e di enorme sensibilità, in particolare proprio per i più deboli. Teorizzava persino il superamento delle categorie di destra e di sinistra, invitando i giovani a guardare oltre e ad andare oltre. (Applausi).

L’indignazione per l’intitolazione di un circolo di Fratelli d’Italia arriva proprio da esponenti della sinistra, proprio da voi che, nelle città che avete governato e che continuate a governare, tollerate che ci siano strade, piazze e statue intitolate a Stalin, a Lenin, all’Unione Sovietica! (Applausi). Proprio voi, proprio voi, che non dite una parola perché venga tolta quell’odiosa decorazione, la più alta onorificenza di questo Stato, che è stata data a Josip Broz Tito, il maresciallo Tito, l’infoibatore degli italiani! (Applausi). E non dite nulla perché venga tolta questa intitolazione, che è la più grande onorificenza.

Concludo facendo due inviti. Uno lo faccio alla sinistra, chiedendo che la smettano di fare la caccia alle streghe, i ghostbusters; i fantasmi ce li avete a casa vostra.

[Fonte: www.senato.it]




AGI - FdI: Speranzon, sinistra diffama Rauti ma tace su Tito =


(AGI) – Roma, 16 nov. – “Difendo il nome di Pino Rauti, che in questi giorni viene diffamato e dileggiato in Parlamento e sulla stampa”, dice in Aula a Palazzo Madama il senatore di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon.
“La memoria di Rauti parla da se': un uomo che ha fatto la storia della destra italiana e che non e’ mai sceso a patti con la violenza”, prosegue. “Che l’indignazione per l’intitolazione di un circolo di Fratelli d’Italia arrivi proprio da esponenti di sinistra, che nelle citta’ in cui governa tollera strade e piazze intitolate a Stalin, a Lenin, all’Unione Sovietica, fa sorridere”, osserva Speranzon.
“Chi non dice una parola che sia tolta la piu’ alta onorificenza di questo Stato all’infoibatore Tito, farebbe meglio a tacere”, conclude l’esponente FdI. (AGI)Bal
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Secolo d'Italia.it - Brescia, FdI intitola un circolo a Pino Rauti e i compagni perdono le staffe: "Allarme son fascisti"


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Allarmi son fascisti. La sinistra sempre più ossessionata dal pericolo nero ha paura perfino di una targa. E grida al ritorno del Ventennio. Succede a Brescia. Dove l’intitolazione del circolo cittadino di Fratelli d’Italia a Pino Rauti, segretario del Msi, storico rappresentante di una destra colta e popolare, manda in tilt i compagni. Che in preda a una crisi di nervi collettiva tuonano contro la provocazione. Addirittura una “ferita” per la città della strage di piazza della Loggia.

FdI intitola un circolo a Pino Rauti e la sinistra si scatena
Rauti – a sentire Luana Zanella, capogruppo dei Verdi-Sinistra italiana alla Camera – “ha scritto e dimostrato il suo sprezzo per la democrazia e rappresenta i valori del Ventennio. Cioè tutto ciò che è stato combattuto dalla Resistenza e che la nostra Costituzione condanna molto chiaramente”. E giù vecchi teoremi grondanti antifascismo militante. E luoghi comuni su Ordine Nuovo e lo stragismo.

I compagni gridano alla ferita contro la democrazia
Neanche a dirlo l’intitolazione del circolo cittadino “è un atto grave”. E svelerebbe  il bluff di Fratelli d’Italia, che scava scava, sogna il ritorno del Duce. “Qualcuno – dice Mattia Datteri, capo di Sinistra italiana a Brescia – aveva creduto alla svolta ‘liberale’. Invece Fratelli d’Italia ribadisce così i suoi riferimenti neo fascisti e la sua natura radicata nell’Msi. In una città ferita dalla strage fascista di Piazza della Loggia, per la quale Rauti fu indagato, questo è uno sfregio”.
“Ecco i riferimenti ideali di Fratelli d’Italia a Brescia. Pino Rauti. Una vergogna”, tuona infuriato Alfredo Bazoli, senatore del Pd e figlio di Giulietta Banzi Bazoli. Una delle vittime della bomba del 28 maggio 1974.

Bugie e luoghi comuni su Ordine Nuovo e stragismo
In questo caso la sinistra accecata dall’odio ideologico dimostra anche tutta la sua ignoranza. Non soltanto Pino Rauti fu completamente assolto da quella infame imputazione ma nel Msi ha rappresentato l’anima popolare e anti-nostalgica. Fu l’antesignano di una destra pioniera,  aperta alla società, attenta alle sfide della modernità, all’ecologia. Fu proprio il segretario missino successo ad Almirante a teorizzare lo sfondamento a sinistra. Quella stessa che oggi ha nostalgia delle vecchie contrapposizioni. Che andrebbero consegnate alla storia. E che dietro ogni iniziativa della destra ripete lo stanco refrain del “pericolo per la tenuta democratica“.

Rauti simbolo di una destra aperta e moderna
Nessuna provocazione, spiegano da Fratelli d’Italia. Il circolo Pino Rauti, inaugurato lo scorso 10 novembre nei locali di Elite Cafè,  “è stato fortemente voluto dai militanti di Gioventù nazionale Brescia. E da tante altre persone – si legge in un comunicato –  che credono nei valori della destra tradizionale. La scelta è stata fatta per riaffermare con forza la continuità ideale della nostra comunità politica. Il pensiero di Rauti, infatti, fra ecologismo, visione spirituale della vita, attivismo sociale, e grande dinamismo in campo culturale, può e deve essere riaffermato oggi di fronte alla crisi antropologica dell’occidente”.

[Fonte: www.secoloditalia.it]




"Viva il Movimento Sociale Italiano" (Fiuggi 1995)


https://www.youtube.com/watch?v=zt_JNaN7HVw




Pino Rauti e l'attualità del fascismo


https://www.youtube.com/watch?v=wbDPIpKJkHM




Caro papà, oggi ricorre il decimo anniversario della tua scomparsa


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Caro papà,
oggi ricorre il decimo anniversario della tua scomparsa. Il tempo non ha dimensione nel cuore e nel dolore, la sua misura è l’amore che non muore.
Da dieci anni questa data è dedicata – da me e da tanti altri – ai ricordi, alle memorie ed alle celebrazioni della tua storia politica . Oggi è andata un po diversamente: oggi ho prestato giuramento come Sottosegretario di Stato alla Difesa del nuovo Governo, nato con la vittoria della Destra alle elezioni politiche. Un risultato a lungo atteso, un appuntamento con la storia al quale, anche chi non c’è più, ha dato il suo contribuito.
Oggi ti ho sentito accanto a me in modo particolare e speciale e ti ho dedicato questo passo del mio cammino. Spero sarai fiero di me e continuerai a guidarmi come è sempre stato. Niente accade per caso. Niente separa una figlia dal padre, neanche i confini del mondo, perché “al di là di essi vi è più dei ricordi”. E le radici profonde non gelano mai.




ilfattoquotidiano.it - Pino Rauti, chi era il missino e fascista 'rivoluzionario' che si oppose alla svolta di Fiuggi. Oggi la figlia Isabella è sottosegretaria


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Pino Rauti è morto il 2 novembre del 2012, due lustri fa. Aveva quasi 86 anni. La camera ardente venne allestita nella storica sede nazionale della destra missina e postmissina, in via della Scrofa numero 39 a Roma. Alleanza nazionale era stata sciolta tre anni prima. Fratelli d’Italia sarebbe stato fondato di lì a un mese, a dicembre. Alcuni vecchi camerati entrarono con riluttanza in via della Scrofa, simbolo ormai del “tradimento” di Gianfranco Fini, che nel 2003 aveva definito il fascismo come “male assoluto”. Indi, lo stesso Fini, andò ai funerali di Rauti, il 5 novembre nella basilica di San Marco, dietro piazza Venezia, e venne cacciato, fischiato, insultato e quasi aggredito. “Traditore, Badoglio, vai in Sinanoga”. Oppure: “Bastardo, vattene a Montecarlo”, laddove nel principato la parabola politica del leader di An si sbriciolò a causa della nota casa del cognato Tulliani.

Dieci anni dopo, quella lacerante diaspora si è come ricomposta a ridosso del centenario della marcia su Roma. Domenica 30 ottobre, Fini è riapparso in tv, nella trasmissione di Lucia Annunziata, e ha di fatto benedetto la neopremier, ammettendo finanche di aver sbagliato a entrare nel Pdl mentre Meloni e La Russa, ha detto Fini, con gli anni “hanno avuto ragione a fondare” su posizioni sovraniste, FdI. Il giorno successivo, poi, Isabella Rauti, senatrice di FdI, è stata nominata sottosegretaria alla Difesa.

In questo decennio trascorso dalla morte, la senatrice Rauti ha ricordato la figura del padre con vari convegni e il 26 ottobre scorso ha commentato così il primo discorso di Meloni premier nella parte relativa alla frettolosa condanna del fascismo: “Ripetere le parole di Meloni sul fascismo? Non sono costretta, posso anche non dire nulla”.

Per la nuova sottosegretaria, che è stata anche moglie di Gianni Alemanno, il fascismo è infatti una questione di famiglia. Ché Rauti fu fascista sin da Salò, quando fu volontario nella Guardia nazionale repubblicana. E nel Dopoguerra fu giovane missino e militante dei FAR, Fasci di azione rivoluzionaria, che vennero accusati di alcuni attentati. Il Msi era un partito strutturato in correnti e anche Rauti ne costituì una, il Centro Studi Ordine Nuovo, in cui c’erano Clemente Graziani (cofondatore), Paolo Signorelli e Stefano Delle Chiaie. Quel gruppo era già noto come “I Figli del Sole” per via del fanatismo spiritualista di Julius Evola. Per Rauti, il fascismo era rivoluzionario, lontano dalla strada parlamentarista seguita dal Msi in quegli anni. Una concezione che fu chiara in seguito quando Giorgio Almirante, lo storico leader missino, collocò il fascismo a destra in chiave nostalgica (“non rinnegare, non restaurare”).

Per Rauti e i rautiani, invece, il regime era un’idea da aggiornare per andare oltre la destra e oltre la sinistra. Un oltrismo d’antan che poi lo avrebbe portato negli anni Ottanta a teorizzare lo sfondamento a sinistra del Msi, in forza del movimentismo sancito dal nome (Movimento sociale italiano) e cancellando la dicitura “destra nazionale” cara ad Almirante. Il carisma di Rauti aveva una presa fortissima sui giovani camerati (sua fu l’idea dei Campi Hobbit tolkeniani) e nel 1979 fu addirittura la Pravda sovietica a definirlo come “incendiario d’anime”. Nel fascismo rautiano confluivano Evola, l’anti-occidentalismo, la lotta al capitalismo e al comunismo, il terzomondismo, la causa palestinese (ovviamente in funzione anti-israeliana) e il risveglio arabo, persino l’ecologismo. Fin qui la teoria e il pensiero del Rauti politico e intellettuale, che dai suoi estimatori veniva definito di “natura gramsciana”.

Nei fatti, però, il fascismo rivoluzionario rautiano si mosse in quella zona grigia formata da destra eversiva, Servizi segreti e massoneria modello Licio Gelli che elaborò “la strategia della tensione” ed esaltò il golpismo greco e sudamericano. Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie, altro “cattivo maestro” (citiamo per tutto, la notte del fallito colpo di Stato di Junio Valerio Borghese, tra il 7 e l’8 dicembre 1970) nacque da una scissione di Ordine Nuovo, mentre nel 1969, quando Rauti rientrò nel Msi, Ordine Nuovo subì una sorta di rifondazione cui aderì Franco Freda: è il gruppo accusato di aver organizzato la strage di Piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre del 1969.

Lo stesso Rauti venne arrestato nel 1972 per Piazza Fontana. L’accusa era di aver partecipato alla riunione di Padova di ON del 18 aprile 1969 in cui furono pianificati gli attentati ai treni nell’agosto di quell’anno: all’epoca era un giornalista del Tempo e tra i suoi testimoni a favore ci fu anche l’allora direttore del quotidiano romano, Gianni Letta, che ai giudici della Corte di Assise di Catanzaro riferì che Rauti il giorno della riunione era in redazione, dove rimase “fino a tarda ora notturna”. Nel 2008, poi, Rauti venne processato e assolto per la strage di Piazza della Loggia a Brescia, avvenuta il 28 maggio del 1974. Il pm che ne chiese l’assoluzione mise tuttavia in rilievo la “sua responsabilità morale”, quella cioè del “predicatore di idee praticate da altri”.

La parabola del neofascismo sovversivo, un vero buco nero della nostra storia repubblicana, si resse anche su un paradosso clamoroso: l’antiamericanismo teorico rautiano (e non solo) fu contraddetto da una sostanziale “vicinanza” agli ambienti della Nato e della Cia, come quelli che progettarono il colpo di Stato in Grecia del 1967. Rauti andò in Grecia a seguirlo da giornalista, ma in generale la dittatura dei colonnelli fu un modello di riferimento per tutta la galassia fascista, anche quella missina: lo stesso Almirante in una tribuna politica si augurò un colpo di Stato come extrema ratio contro l’avanzata del Pci. In tutto questo, nonostante l’originario antiparlamentarismo, Rauti si piegò alla logica democratica per farsi eleggere alla Camera dei deputati sin dal 1972 (l’anno del suo arresto). Da quel momento in poi fino alla svolta finiana di Fiuggi, il suo andirivieni dal Msi si fermò e nel 1990 battè Gianfranco Fini nel congresso di Rimini e divenne segretario nazionale. Durò un anno.

La sua linea movimentista dello sfondamento a sinistra portò il Msi a perdere alle elezioni amministrative e regionali e nel 1991 Fini tornò in sella. In ogni caso la sua corrente di “Andare oltre” fu palestra di tanti postmissini in campo ancora oggi. Uno su tutti: l’attuale ministro iperatlantista Adolfo Urso, che fu suo caposegreteria. Senza dimenticare che lo studioso che ha storicizzato la componente rautiana in un libro è Nazzareno Mollicone, padre di Federico, attuale deputato meloniano e anche organizzatore di un convegno sulla figura del generale piduista del Sid (vecchio Servizio segreto dei militari) Gianadelio Maletti, condannato per favoreggiamento per la strage di Piazza Fontana.

In pratica, non solo la destra postmissina di Meloni non ha fatto i conti con il fascismo mussoliniano, se non in modo sommario e superficiale. Ma soprattutto non li ha fatti con la stagione del neofascismo. Vedi alla voce Rauti. Appunto.

[Fonte: www.ilfattoquotidiano.it]




"Pino Rauti, la Destra della Tradizione e della socialità"


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Il 2 Novembre del 2012, scompare una delle figure più carismatiche della Destra Europea del ‘900, Pino Rauti. La sua filosofia politica ha riferimenti ben precisi: la tradizione e la socializzazione, uno dei pochi capaci a far coesistere armonicamente il corporativismo e l’ esaltazione della civiltà occidentale, lo studio di Evola e Guenon con le teoria dell’alternativa corporativa di Sermonti e di Romualdi, l’amore per le analogie tra Magna Grecia e civiltà celtica. Uno dei pochi ad avere il coraggio delle proprie idee, tradizionali, ma, calate nella modernità. L’unico, tra i leader conclamati, capace di sospettare del liberalcapitalismo quando la parabola berlusconiana imperversava in ogni dove nel nostro Bel Paese. Fra i pochissimi a definire il concetto di Europa, sia nei suoi libri e sia nella sua creatura splendida, il giornale Linea che dirigeva con fierezza anche nei momenti più difficili. Chissà cosa penserebbe oggi Pino Rauti nel vedere sua figlia Isabella sottosegretario, chissà che gioia e che soddisfazione avrebbe espresso: proprio Isabella che raccoglie l’eredità culturale e ideale di un padre così geniale e così amorevole. Chi scrive ha avuto il privilegio di conoscerlo e di ammirare la sua visone degli scenari futuri: le battaglie contro il dissesto idro-geologico, sui salari di inserimento sociale, sugli aiuti umanitari per evitare le “deportazioni” delle immigrazioni, la bioetica, la tutela del patrimonio culturale e via discorrendo. Da grande giornalista quale era, aveva il dono della comunicazione e di un approccio aulico a temi complessi quali quello della globalizzazione e dello strapotere delle banche. Temi, tesi congressuali, analisi e comizi che proiettavano chi lo conosceva in una dimensione altra, non solo politica ma anche esistenziale. Ha fatto il deputato, il segretario del MSI, del MSI-Fiamma Tricolore, ha pagato per delitti mai commessi nel corso del periodo della strategia della tensione, ha scelto la via dell’atlantismo quando il pericolo comunista bussava alla porta e da qui la sua intuizione negli anni ottanta della imminente caduta del muro. Ha spiegato a tutti coloro che hanno delle idee di Destra che il fascismo è solo un giacimento della memoria: fu accusato da Fini di essere un nostalgico, in realtà aveva delle idee che non si omologavano alla destra liberale e liberista che oggi, fortunatamente, deve fare i conti con una destra europea, moderna, capace di guardare alle sfide delle crisi inenarrabili se si considera il conflitto russo-ucraino e la complessità che ne consegue. Una sicura interprete della Destra moderna è sicuramente Isabella Rauti che ha respirato la grande politica sin dalla sua nascita. Ricordo che, personalmente, leggevo una rivista da lei diretta, dal titolo “Niente Mimose” dedicata alla figura della donna nella nostra società e nella storia. Dunque, non un vacuo femminismo. Mi piace ricordare Pino Rauti per la sua grandezza culturale, per la sua capacità di comprendere che se un gruppo politico va al governo per quei contenuti che incarna, quei contenuti stessi non dovrà tradire. Mi piace ricordare Pino Rauti per essere stato anti-retorico, pragmatico e visionario, uno studioso, un uomo capace di idea e di azione. Le sue teorie e la sua lezione sono imprescindibili per i giovani di Destra e per chi si trova a governare questo nostro Paese nella tempesta della storia e del presente.

Flavio De Marco




Libero Quotidiano - Almirante e Pino Rauti, il loro contributo alla vittoria del 25 settembre


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Nelle infinite analisi sul trionfo elettorale di Giorgia Meloni poco spazio è stato dato al contributo missino. A quel portato storico derivante dagli “esuli in patria”. Così il politologo Marco Tarchi definì gli eredi del fascismo in Italia. Una comunità numericamente non trascurabile in grado di raccogliere nelle elezioni sempre tra i 2 e i 3 milioni di voti ma ghettizzata dalla discriminante antifascista.

Il successo di Fratelli d’Italia si deve anche a questa storia. E bene ha fatto Giorgia Meloni a rifiutare i diktat pelosi della sinistra che le chiedevano di togliere dalle bandiere di Fdi la fiamma tricolore. Non tanto per una questione elettoralistica quanto per il rispetto di un passato. Il Msi, fondato nel 1946 e sciolto nel 1995, ha avuto nella sua storia 6 segretari politici. Spiccano due nomi: Giorgio Almirante che ha retto il partito per vent’ anni (1969-1987) e Pino Rauti segretario per meno di due (1990-1991) ma punto di riferimento per quasi mezzo secolo della destra sociale.

Giorgio Almirante ha guidato il partito in una delle fasi più tragiche della storia italiana (gli annidi piombo dove caddero decine di militanti missini al grido “uccidere un fascista non è reato”). In quei difficili anni cercò di modernizzare il partito allargando la base elettorale. Furono gli anni della Maggioranza Silenziosa, movimento spontaneo e trasversale che il 13 marzo 1971 scese in piazza a Milano contro le violenze della sinistra extra-parlamentare. Almirante cercò di cavalcare quel movimento creando una Destra Nazionale (1972) che ebbe un grande successo elettorale ma non riuscì a trasformarlo in politico per via di quell’arco costituzionale di matrice antifascista voluto da Dc e Pci. Oggi Fratelli d’Italia si rifà indirettamente a quell’esperienza allargando la base di destra, come immaginato proprio da Almirante. Altro visionario è stato Pino Rauti, l’anima sociale della destra missina. Da sempre sostenitore dello “sfondamento a sinistra” ovvero dell’ipotesi di conquistare i voti a sinistra quando intuì che con la crisi del Pci le fasce povere della popolazione non avrebbero più avuto rappresentanza politica. Oggi il 29% dei voti di Fdi arriva dalle fasce più umili.

Clamorosa e paradossale in questa chiave la vicenda di Isabella Rauti, figlia di Pino e parlamentare di Fratelli. Candidata a Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia, ha sbaragliato Emanuele Fiano. Ma Giorgia Meloni è anche in debito con l’ultimo dei segretari del Msi Gianfranco Fini che le è stato… maestro. Ma nel senso zen del termine laddove «ti è maestro anche chi sbaglia indicandoti indirettamente la via». L’imperdonabile errore di Fini di rinnegare la sua storia è un insegnamento che Giorgia Meloni non dovrà mai dimenticare.

[Fonte: www.liberoquotidiano.it]

Libero – Il contributo di Almirante e Rauti alla storica vittoria del 25 settembre
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affaritaliani.it - Rauti vince a Sesto. Fiano scarica sul Pd ma è anche colpa sua. Analisi


Il risultato non vincente di Emanuele Fiano a Sesto San Giovanni, la “Stalingrado d’Italia”, non è solo colpa del Pd. Analisi di una sconfitta

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Elezioni 2022, Fiano perde contro la Rauti a Sesto San Giovanni
Strano tipo Emanuele Fiano. Prima del 25 settembre, fatidica data delle elezioni, era molto sicuro di sé, intraprendete ai limiti della strafottenza. Qualche giorno prima aveva accusato la sua concorrente all’uninominale al Senato Isabella Rauti di avere paura di un confronto pubblico organizzato da Repubblica e di essere “scappata”. Invece la senatrice aveva voluto semplicemente evitare un confronto che avrebbe potuto peggiorare un clima sociale già teso. Ma il significato storico della vittoria è che Fiano è stato battuto proprio a Sesto San Giovanni uninominale Milano nord, quella che veniva chiamata la “Stalingrado d’Italia”, una roccaforte che negli anni storici del consenso rosso era considerata assolutamente imprendibile. La vittoria è stata netta ed ineccepibile, il 45,4% dei voti contro il 30.8%.

Una vittoria clamorosa, appunto, per il contesto in cui è maturata e che è una delle più dolorose per il segretario Enrico Letta perché ha un significato ideologico. Della vicenda se ne è parlato anche all’estero, The Guardian e Liberation ne hanno ricostruito la genesi cogliendo la dimensione filosofica e non solo politica. In prima fila a festeggiare la vittoria, oltre la Rauti, c’era la cognata Gabriella Alemanno e iconica è la foto di una grande torta tricolore. Il padre di Emanuele Fiano era Nedo, ebreo e deportato, mentre il padre di Isabella Rauti era Pino Rauti deputato, segretario del Movimento Sociale Italiano, giornalista ed intellettuale fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo, grande studioso del filosofo Julius Evola.

La vittoria dicevamo è particolarmente significativa perché Pino Rauti era un fautore proprio dello “sfondamento a sinistra” che si sarebbe concretizzato poi nella cosiddetta destra sociale. Dunque possiamo dire che la vittoria della figlia Isabella abbia in qualche modo rappresentato la prova provata di quanto preconizzato tanti anni fa. Vincere così clamorosamente in una zona storicamente rossa pone anche formidabili problemi al Partito democratico e alla polemica per cui non rappresenta più gli operai, i poveri, i diseredati ma è diventato quello che viene chiamato il “partito della ztl”, dei centri storici e dei ricchi.

Una contraddizione del resto evidente in città come Roma, dove il Pd resiste e vince solo ai Parioli, considerato il quartiere bene della capitale e perde tutte le periferie disagiate dove vince Fratelli d’Italia. Dal canto suo Fiano non ha preso bene la sconfitta perché ha sostanzialmente scaricato tutto sul suo partito ed alla domanda sul tracollo ha risposto: “Semplicemente il Pd non ha deciso che cosa dire alla società italiana di fronte a una crisi gravissima, a una trasformazione del mondo del lavoro. Così la gente che non arriva alla fine del mese ha scelto come interlocutori Meloni o i Cinque stelle“.

La risposta di Fiano conferma pienamente le considerazioni fatte sul Pd in generale ma una domanda sorge naturale: Fiano non fa forse parte del Pd? Perché se sposa l’analisi corretta della perdita di identità del suo partito “che non sa più parlare al popolo” non ha mai contestato dall’interno la deriva? O forse riteneva che dopo ben 16 anni di permanenza in Parlamento si fosse ritagliato un seggio fisso a lui dedicato? Nel tracollo generale della sinistra Fiano ci ha messo molto di suo ed ora si iscrive al comodo club degli scontenti del giorno dopo, contestatore tardivo del suo segretario che però andava benissimo quando lo ha riproposto l’ennesima volta ad un elettorato stanco e disilluso. Dal canto suo Isabella Rauti ha così commentato la vittoria in una intervista a Il Giornale:

“Da parte di Fiano c’è stato un tentativo di personalizzare lo scontro. Sono state dette e scritte cose offensive su di me e sulla mia famiglia e inesatte. Io penso che se uno vuole tirare in ballo il passato e le storie famigliari allora le deve raccontare per intero. Di mio padre si sarebbe dovuto anche dire che è stato un parlamentare nazionale ed europeo, un intellettuale, un segretario di partito, non un extra parlamentare. È sempre stato assolto dalle accuse. Verità vorrebbe che venisse raccontata la storia per intero”. E poi una conclusione nobile che svelenisce il clima: “Fuori dal momento elettorale sono disponibile a un confronto su passato, presente e futuro”. Fiano accetterà finalmente un confronto sul merito e sulla Storia oppure scapperà lui dopo la débâcle?

[Fonte: www.affaritaliani.it]