Sempre più megalopoli


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Tuttti gli orientamenti circondano e d’altronde la realtà e sotto gli occhi, appena si legge un giornale o si guarda la tv:avremo sempre piu’ megalopoli. O meglio; avremo “aree” sempre piu’ affollate, congestionate(e naturalmente inquinate )nelle quali poco e niente resterà di quello che è stato da sempre e sembrava dover restare per sempre, il concetto europeo di città “non è solo la concentrazione” umana il dato nuovo; è il fatto che in queste “aree” del futuro non vi sarà piu’ un centro nè una periferia ma una serie ripetitiva di periferie diversificate solo dalle condizioni economiche dei residenti. Non ci saranno le “radici”; di una famiglia o di un piu’ vasto gruppo etnico; anche le “condizioni” di tipo tribale -che ancora tenacemente, resistono – tenderanno ad affievolirsi e a sparire nella “mobilità” di tutto e di tutti; edifici e abitanti.

Abbiamo letto molto,negli scorsi giorni, quanto è stato pubblicato a commento delle innumerevoli “analisi” esposte a Venezia sul tema delle metropoli; alcune cifre contenute nell’articolo “Architettura” di Marco Milazzoni” comparso sul supplemento domenicale di Repubblica ci hanno colpito; alcuni “dati” -scrive Milazzoni nella sua lucida esposizione- che si possono prendere “a caso tra moltissimi altri”; “nella città, del Cairo ,ogni venti secondi nasce un banmbino, mentre in Sierra Leone su 1.000 nati ne muoiono 165(segue articolo) in Giappone gli ultrasessantenni sono oggi più di un quarto dolla popolazione e si prevede che nel 2050 saranno quasi il 42%;alla metà del secolo scorso la metropoli per eccellenza era New York, con oltre 12 milioni di abitanti mentre oggi con poco meno di 19 milioni, “the big apple” è terza, dopo le aree molropolitane di Tokyo (più di 35 milioni) e Città del Messico (quasi 20 milioni). incalzata dai 18 milioni di San Paolo (Brasile) e Mumbai. E ancora: rappresentando in tre dimensioni la densità massima di abitanti/km quadrato di Barcellona e Mumbai si ottengono due “grattacieli” telescopici di altezza praticamente equivalente, anche se la prima ha meno di un terzo degli abitanti della seconda: a Los Angeles l’80% delle persone che lavorano si muove in automobile mentre Bogota è attrezzata con un efficente sistema di trasporto pubblico e al posto di un’autostrada a sei corsie che avrebbe attraversato la città, è stata realizzata una rete di piste ciclabili che affiancano le aree verdi per decine di chilometri.

Alla X Biennale di Architettura Di Venezia vi è Stata anche una massiccia inversione di fotografie satellitari e di ottimi reportages fotografici d’autore; ma il “dato sconvolgente” è questo: la metà della popolazione mondiale e oggi inurbata – in un nuovo modello di sostenibilità riassunta in una domanda: le città possono cambiare il mondo? La risposta affermativa e affidata a numerose condzioni, tra cui quella del buon governo: un potere che si faccia carico dei temi della giustizia sociale. Che affronti i nodi della mobilità (accostata, non a caso, al termine uguaglianza), dello spazio pubblico, di un’architettura necesaria e partecipata, di una architettura che ha un potenziale trasformativo enorme sulle aree degradate…”




Potere bancario: capitalismo d'assalto


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Chi volesse avere idee piu’ chiare su quello che si definisce “potere bancario” – che poi è la longa manus, l’articolazione piu’ forte, in termini operativi del potere finanziario – dovrebbe seguire con attenzione quello che accade nella Cassa di Risparmio Genovese. Ne ha scritto di recente sul “Corriere Economia” con quasi 3 pagine di testo e grafici a colori, Mario Gerevini. E già il suo incipit dice molto; leggiamolo:

Assicuratori effettivi e assicuratori improbabili, immobiliaristi veri e presunti, bancarottieri, faccendieri e affaristi con il conto in Svizzera per il «nero». Capitali panamensi, finanziarie estere e fiduciarie di copertura. È sorprendente e un po’ inquietante il mondo che si apre se si cerca di rispondere alla seguente domanda: che ci fa Banca Carige con due compagnie assicurative, Carige Assicurazioni [sede a Milano) e Carige Vita (Genova), che da anni le succhiano soldi e vengono sistematicamente «massacrate» dall’isvap? Tante cose ci fa.

Tra queste, distribuire poltrone e relativi compensi a parenti e amici dei due leader del gruppo: Giovanni Berneschi, presidente della banca e da sempre anche al vertice delle compagnie, e Ferdinando Monconi, il potentissimo e intoccabile capo del comparto assicurativo ma anche consigliere della banca e, nel recente passato, della Fondazione che controlla il gruppo. È una storia di potere e nepotismo, con l’ombra lunga di alcuni personaggi che furono al fianco di Florio Fiorini e della sua Sasea nelle scorribande finanziarie degli anni Ottanta-Novanta…”

C’è anche la vicenda di un palazzo, il cui prezzo sale del 1.500% in 24 ore; e le “storie” di faccendieri che furono al fianco di Florio Fiorini. Leggiamo ancora, a proposito del “lato oscuro” di una vicenda sviluppatasi dopo l’acquisto, nel ’97, delle compagnie assicurative che allora, si chiamavano Norditalia – Levante e Basilese Vita. E qui la “Narrazione” giornalistica diventa un vero e proprio romanzo. Scrive Gerevini:

Il Corriere ha preliminarmente chiesto al direttore delle relazioni esterne del Gruppo Carige, Emilio Molinari, se vi sono parenti di amministratori che occupano poltrone nel gruppo o in società partecipate. La risposta è stata: «No, direi di no». Poi gli è stato chiesto se è vero che su alcune operazioni immobiliari il partner è tale Ernesto Cavallini (condannato in primo grado a Genova per il crac della Comitas assicurazioni e a Roma per il dissesto di Firs Assicurazioni e Lloyd Nazionale, tutte ex Sasea di Florio Fiorini). La risposta è stata: «Non esiste alcun accordo, noi facciamo la banca non gli immobiliaristi. Cavallini è potenzialmente un cliente come altri».

Walter Malavasi, direttore generale della compagnia danni, ci ha detto: «Parenti di consiglieri o dirigenti nelle società partecipate? Assolutamente no. Cavallini? Credo sia un immobiliarista o un finanziere: nessun tipo di accordo ne con lui ne con altri. La Balitas? Mai sentita». Abbiamo cercato Cavallini in ufficio, la segretaria ha preso nota ma nessuno ha più richiamato. Non è stato possibile rintracciarlo nella sua residenza ufficiale, un residence in centro a Milano: alla reception ci hanno ‘ detto che in realtà «qui ha solo un recapito postale».

Se ora facciamo sponda con “il grafico in pagina, subito notiamo che Stefania Monconi e Alessandro Monconi, rispettivamente figlia e fratello del numero uno Ferdinando, hanno un ruolo da dirigenti. Pare che il fratello si sia un po’ defilato ma la figlia (residenza a Montecarlo dove ha recentemente ceduto una società immobiliare) è in: grande ascesa.

Da anni è responsabile della gestione commerciale, il marketing fa capo a lei e recentemente, con l’esplicito gradimento di Banca Carige, è entrata nel consigilo di amministrazione della Assi 90, per l’occasione allargato a sei membri. Solo qui 16 mila euro garantiti alla figlia del capo. Assi 90 è lo snodo attraverso cui passano le partecipazioni in i molte agenzie assicurative o network di agenzie.

Ventiquattromila euro è ciò che prende un altro consigliere di Assi 90: Francesca Amisano, le cui competenze in materia assicurativa non sono note. Ma per lei dovrebbe garantire il suocero: Giovanni Berneschi. Entrambe, Amisano e Monconi, presidiano la Ag che insieme alla Assi 90 rientra nel perimetro di consolidamento della banca.

Papa Berneschi, poì se gli capitasse di osservare questo grafico, troverebbe il figlio Alberto in una società di servizi dove il gruppo è il principale socio: si chiama Atoma e ha il delicatissimo ruolo di coordinare, per conto delle compagnie assicurative del gruppo, il controllo di gestione, le ispezioni amministrative nelle agenzie (dove altri amici e parenti hanno comode poltrone e soddisfacenti retribuzioni) e l’assistenza agli internal audidts.

Due poli molto importanti della rete agenziale sono Assimilano e Assicentro, classificate i nel consolidato della banca tra le imprese sottoposte a influenza notevole». La prima è territorio (ancora) di Alberto Berneschi, ma anche della moglie (Anna Gallacci) e del figlio (Ettore Visconti, consigliere) del direttore generale di Carige Vita Manlio Viconti, ex vice di Menconi ai tempi della Savoia Assicurazioni (anni Ottanta) e oggi membro del comitato esecutivo dell Ania, la Confindustria delle assicurazioni.

In Assicentro (Roma) si è piazzato l’altro figlio di Monconi che è presidente con 50 mila euro annui. Se si passa ai nipoti (che ci sono) non si finisce più…

E andiamo avanti; o meglio, Gerevini va avanti:…”Il 23 dicembre 2005 Carige Vita compera per 8,9 milioni il 100% di Portorotondo Gardens, proprietaria di un complesso immobiliare a Padova. A vendere è la Edil Partecipazioni, società neocostituita e anch’essa riferibile a Ernesto Cavallini. Tutto normale tranne due «dettagli». 1) Lo stesso giorno davanti allo stesso notaio la stessa società era stata comprata da Cavallini per 650 mila euro, Carige l’ha pagata 15 volte di Più; 2) L’incaricato di Carige aveva in mano una procura per comperare fino all’importo di 30 milioni

Tre mesi prima (settembre 2005) Cavallini, secondo attendibili fonti interne della banca, ottenne 24 milioni di apertura di credito in contro corrente dando in garanzia le quote di Portorotondo.

Ed ecco l’operazione piu’ recente: ” È l’operazione più recente: il 20 luglio scorso Carige Vita compra per 28 milioni la società I H Roma, proprietaria, tra l’altro, dell’Hotel Pisana Palace nella Capitale. Due annotazioni. 1) Anche questa volta il delegato Carige si presenta con una procura specifica ma incomprensibilmente ampia: il limite di spesa è di ben 70 milioni; 2) I H Roma è riconducibile anch’essa a un gruppo di società che fa capo in parte a Cavallini e in parte a fiduciarie e finanziarie off-shore.




La Sinistra e le omissioni sulla "pillola abortiva


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Come le cronache e non solo quelle direttamente legate ai problemi sanitari ci dicono ogni giorno la sinistra è scatenata a favore della famosa”RU 846″ e chiede la più sollecita liberalizzazione della pillola abortiva. Proprio l’altro giorno il capo gruppo dell’Ulivo alla Camera ,Dario Franceschini, ha istituito sul tema; perchè “sia affrontato subito e senza tabù” e ha di nuovo fatto riferimento alle certezze scientifiche “che sarebbero state acquisite in materia.

Chiediamo:ma dove? ma quando ? E franceschini che pure si definisce “cattolico” non dovrebbe ignorare che non sono pochi quelli che parlano ,per la pillola, della “orchestrazione” di una delle grandi “campagne di marketing mai fatte nel mondo”.

Perchè in effetti questo metodo di interruzione della gravidanza è “molto meno sicuro dell’aborto chirurgico” e ha infatti un tasso di mortalità 10 volte più alto, e molto più doloroso,tanto che gli analgesici vengono somministrati di routine, e si manifestano “molte più complicazioni,con infezioni anche mortali, emorragie e relative trasfusioni, e con effetti collaterali pesanti;vomito crampi violenti, diarrea, cefalee.

Eugenio Roccella ne ha scritto di recente un “lbro” con eccezionale dovizia di particolari;e qui riprendiamo per il nostro sito il suo articolo;aggiugendo a quanto detto sopra “che va sottolineto il fatto che “l’intera procedura dura almeno 15 giorni” ma che la perdita di sangue “possono durare anche due mesi”. Inoltre “non si ha ,fino alla fine ,la certezza di avere veramente abortito. L’alternativa più diffusa, il metodo per aspirazione(aborto chirurgico)dura pochi minuti, si fa in day hospital e si effettua con anestesia locale”

E ancora:le pillole in realtà sono due.La prima, quella indicata come RU486, provoca il distacco e la morte dell’embrione,la seconda,che viene somministrata a due giorni di distanza dalla precedente, induce l’aborto vero e propio. Quest’ultimo farmaco è una prostaglandina in grado di provocare una sorta di piccolo travaglio per espellere l’embrione. In Italia la legge 194 impone che l’interruzione di gravidanza abbia luogo nelle strutture pubbliche, ma con questo metodo è impossibile sapere quando avverrà l’espulsione, e non si può trattenere la paziente in ospedale indefinitamente. Nel migliore dei casi dopo qualche ora, la donna viene rispedita a casa con il numero di telefono del pronto soccorso più vicino. E lei dovrà controllare il flusso emorragico per verificare l’avvenuta espulsione;questo comporta che, secondo l’unico studio effettuato in materia, il 56% delle donne riconosce l’embrione, con gli effetti psicologici che si possano immaginare. In quasi tutti i Paesi dove la RU486 è stata adottata, e previsto che l’intera procedura avvenga grazie al fai -da-te domestico. Dopo il primo accertamento medico, alla donne vengono dati un foglietto con le istruzioni, le pillole, gli antidolorifici, “perchè se la cavino da sole”. La struttura sanitaria si libera così dal peso di una parte degli aborti, che torna a ricadere interamente sulle spalle femminili. Questa è anche la vera ragione dell’interesse di alcune forze politiche nei confronti della pillola abortiva:diffonderla vuol dire vanificare la 194, e aprire la strada a una modifica della legge attuale. La maggioranza delle donne (circal’80%)abortiscono entro 24 ore dalla seconda pillola ma la procedura non può dirsi conclusa.




Katanga; la razzia delle multinazionali


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“Il saccheggio delle risorse minerarie del paese, è sistematico .E niente viene fatto per mettere fine”. In meno di venti parole il capo della Chiesa Cattolica del Congo (RDC)cardinale Nicolas Etson,ha detto tutto.E tutti i “Rapporti” ufficiali,compresi quelli del l’ONU e delle ONG internazionali, confermano la sua analisi. Anzi secondo molti osservatori siamo alla “spartizione delle spoglie”,alle quali il presidente Jean Assoumani spera di porre rimedio adesso ,riscuotendo la “Gécamines”;quella che negli Anni ’70 ruscì per qualche tempo ad essere il simbolo di un Paese che si ribellava al suo sfruttamento.

Certo si tratta di ricchezze minerarie uniche al mondo; fra le altre il 30% delle riserve mondiali di cobalto,il 10% di quelle del rame e giacimenti sterminati da cui estrarre lo zinco.Ma basta uscire da Lubumbashi,la capitale,per trovarsi-leggiamo “LE MONDE”a cura dell’inviato speciale JEAN Pierre Tugnae un officina immensa di raffinazione che si sta spegnendo;solo a tratti,”su una ” degli otto grandi camini,E sui forni delle industri di una volta,molti campano arraffando a martellate quanto si puo’ rivendere a peso.

A Kolwezi, l’altra città maggiore del Paese,quelle che erano le miniere a cielo aperto di rame e cobalto,sono diventate…laghi naturali;e va anche ricordato che la Gécamines”che una volta impiegava 30.000 salariati ,adesso riesce a fatica a pagare 12.000″

Tuttavia,gli enormi giacimenti stanno destando un nuovo interesse e “arrivano”perispezionarli esperti di ditte europee,asiatiche,nord statunitensi.tutto si vende e tutto si compra… Anche se nessuno riesce a stabilire la quantita’ di minerali che vengono esportati ,via Tanzania o Africa del Sud




I "diari di scuola" traboccano di oscenità


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Non sembra che il Ministero – si fa per dire – competente abbia intenzione di intervenire su quello che puo’ ben essere definito il piramidale scandalo dei «diari di scuola», che sono pieni di parolacce, volgarità e oscenità. Accade in Italia qualcosa che non avviene in nessuna parte del mondo e che anzi, in molti Paesi del mondo, porterebbe diritti in galera, tra sequestri e condanne. Perche’ il diario – non solo come lo ricordiamo noi, vissuti da bambini e ragazzi in “altri tempi” (spudicamente “altri”, ci viene alla penna e al cuore) ma come lo hanno avuto tutte le generazioni, da sempre era qualcosa che, nelle parti stampate, nelle foto, nelle illustrazioni, si portava dietro e “dentro” concetti sani, educativi, addirittura densi di “sentimento”

Adesso in questi “loro tempi”, sono diventati un incredibile, sbalorditivo strumentale veicolo di Volgarità e peggio. Ce n’e’ uno – il diario Happy Bunny”- dove si legge tra altre frasi scioccanti: “non dobbiamo odiare i vecchi; sono così perchè puzzano” !

Qualche giornale ne ha scritto; e vogliamo qui’ rifarci a quanto ne riferisce Cristina Madotti su quella “Repubblica” che tanto si è battuta perche’ si arrivasse a …situazioni così degradanti; leggiamo la madotti: “da è quello che già nella copertina incita: «Inganna il tempo e truffa il prof». Quello che, oltre alle interviste alle star e fumetti di cartoonist di tutto rispetto (Altan, Bill Wat-terson e Bud Grace tra gli altri) alle ragazze che vogliono conquistare il compagno di banco suggerisce: «Per farlo ingelosire siediti, in sua presenza, sulle ginocchia del bidello più anziano» e a chi vuole insultare il proprio nemico offre una selezione di 20 frasi, tra le quali «Ti strappo la carotide e ti ci frusto». I genitori – riferisce Cristina Madotti -soccombono di fronte alle insistenze dei figli e comprano diari come questo, ma si lamentano: ne denunciano la volgarità, si rivolgono alla Procura della Repubblica e scrivono ai giornali (lo ha fatto una mamma la cui lettera è stata pubblicata ieri su Repubblica) per raccontare la loro resa di fronte ai figli, che senza quel diario si sentirebbero “diversi”.

Più che scandalizzarsi per i contenuti volgari, nello sfogliare i diari in commercio si riflette sull’apoteosi del cattivo gusto e sul trionfo del conformismo. Quando i diari erano firmati dai fumettisti c’erano le strisce a fondo pagina e i contenuti li mettevano gli studenti. Si ricopiavano testi di canzoni e frasi preferite e si stava attenti che il diario non finisse nelle mani del compagno grafomane, che imbrattava le pagine spaziando dalle biografie dei calciatori alle poesie dialettali. Il diario era uno spazio creativo, mentre ora tutto è già scritto, preconfezionato, ci sono pubblicità e parole scelte da altri. Il linguaggio è quello della televisione e non a caso il più venduto, “Comix”, cita a piene mani dai comici più noti. “De puta madre 69 ” è il diario della griffe colombiana: all’interno nessun insulto (in fin dei conti la traduzione è «Sto alla grande») solo il marchio di successo ripetuto più volte. Inquieta di più ciò che si trova dentro “Baci e abbracci” (moda italiana), dove si inneggia all’happy hour e si stigmatizza: «Se durante l’happy hour bevi solo acqua vuoi dire che hai sbagliato ingresso». Però poi sono frasi da film e da soap opera, del tipo «Ragione e passione sono timone e vela delle anime vaganti». “Pickwick”, “Lonsdale”, “Puerco Espin”, ripetono il cliché del più venduto, con le frasi prese qui e là, poi ci sono i diari che lasciano la parola agli studenti, come “La pecora nera”, dove si ripete la frase «Ama con tutto il corpo, testa compresa». Gli autori di “Piccolatomopaco”, diario edito da Panini Scuola, danno una chiave di lettura autoironica per il loro lavoro: «È un’opera concepita e sviluppata da tré cretini in una stanza, con la mente rivolta con leggerezza alla vita e alla scuola». ”

E qui finisce la Madotti. Alla quale vorrei tanto chiedere: ma lei , personalmente, come le giudica quei diari? Non li trova sconci, piu’ che volgari? E perche’ non ciede che vengano ritirati e che il Ministero – che dovrebbe essere – “competente ” non emani in merito norme severe che difendono anzitutto il buongusto? Perchè è pericoloso – cara Madotti – scrivere come fa lei, ” piu’ che scandalizzarsi per i contenuti volgari” . eccetera; dei “contenuti volgari”, è doveroso, diremmo che è eticamente obbligatorio, “proprio “scandalizzarsi” ! E il direttore Scalfari, che scrive – benissimo – su tutto e su tutti, su questo “tema” non ha niente da dire?




Le "poltrone" di Prodi


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Se c’e’ una divinità dei giornalisti, chiediamo che essa “benedica” Gian Antonio Stella per la sua sbalorditiva capacità di scrivere esibendo cifre e riscontri di altri tempi.

E così, il governo Prodi nomina altri tre Sottosegretari ed ecco Stella che sciabola come non mai, ricordando che:

= il primo Governo “della storia patria” aveva con Cavour 7 ministri;
= il 1° governo di Alcide De gasperi, aveva 17 ministri e 42 sottosegretari;
= solo con gli ultimi due governi Berlusconi si era arrivati a quota 98;
= il VII e per questo tanto vituperato governo Andreotti – nell’aprile del 1991 – era arrivato a 101 componenti; e cosi’ prosegue:

” Ma vi ricordate? Era tutto un coro a rinfrancare alla destra che loro sì erano stati bravi , perché certo, il «D’Alema Bis» era arrivato a 91 ma solo per forza d’inerzia giacché proprio la sinistra aveva cambiato la legge per finirla col mercato delle vacche e snellire finalmente i carrozzoni clientelari. «Guardi qua, dottor Vespa», aveva detto il «Lider Maximo» estraendo a Porta a Porta il programma dell’Ulivo: «Le leggo la tesi numero nove: “Ridurre i ministeri e i ministri”». Neanche il tempo che il Cavaliere nominasse i titolari della sua squadra e Antonio Di Pietro tuonava: «Per soddisfare gli appetiti di partiti e correnti è stata stravolta la riforma Bassanini aumentando il numero dei ministeri. Il che lascia facilmente prevedere che cosa accadrà, con l’infornata di sottosegretari». «Avevano promesso semplificazione e invece c’è una gran confusione, con la moltiplicazione delle poltrone da spartire per accontentare tutti», sentenziò, levando il sopracciglio l’attuale vicepremier Francesco Rutelli. Troppi ministri, troppi: «Dovevano essere 12 e sono più del doppio, con una valanga di sottosegretari». E ci fu chi andò a sbattere in faccia (sia chiaro: giustamente) al nuovo governo non solo l’invenzione dei viceministri che mai prima erano esistiti, ma il voltafaccia del Cavaliere che mille volte aveva promesso uno snellimento e subito dopo il trionfo del maggio 2001 aveva fatto la faccia cattiva: «In centoquaranta hanno fatto domanda per diventare sottosegretario. Ma i posti sono solo ventisei». Ne fece il doppio: 53…”

Insomma, chi è senza peccato scagli la prima pietra; ma arrivare a un così “olimpico” primato – che ci pare, non ha eguali in nessun altro Paese del mondo dopo aver dedicato un punto preciso del proprio “Programma” alla riduzione delle poltrone, ci sembra davvero grave.

Anche perchè di molte nomine, nessuno è ancora riuscito a capire la ragione. E si tratta di sconosciuti assoluti, come quel siculo Raffaele Gentile, finito “vice” ai Trasporti; o come Nicola Sartori (piu’ noto) imbarcato per fare la Finanziaria; ma ” i sei che già c’erano, non erano in grado” ? o come Gianni Mongello (Agricoltura) che è quasi privo di curriculum; perchè è riuscito a guadagnarsi due citazioni minori in 27 anni di archivi ANSA…”.

Pino Rauti



Bel Paese, addio?


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La denuncia arriva dall’UNESCO; ed è pesantissima, perchè decine di siti qualificati, le località che si “adornano” del titolo di “patrimonio dell’umanità” ormai quel titolo non lo meritano piu’.

E, come sempre quando si tratta di questi problemi, l’UNESCO fornisce indicazioni precise e dettagliate e “fotografa” situazioni non contestabili che dovrebbero portare presto alla esclusione di quelle località dal livello prestigioso cui le aveva portate l’indicazione della piu’ qualificata e influente Agenzia dell’ONU per le bellezze naturali.

Tra i siti italiani in pericolo, tanto per avere un idea di come stiamo andando su questo versante, abbiamo: la Val D’Orcia nel senese, Corniglia nelle Cinque Terre, Lipari e la Valle dei Templi in Sicilia o le Ville Palladiane in provincia di Vicenza. Tra i casi piu’ gravi c’e’ perfino Matera. I celebri “Sassi” della città lucana, già recuperati dal degrado, sono ora minacciati dal declino.

Maria Novella De Luca, firma due pagine ottimamente illustrate sulla vicenda; il bellissimo articolo denuncia che comincia cosi':

«Sapete quale e l’ultima beffa? Case costruite su terreni vincolati, in aree definite patrimonio dell’umanita, e poi vendute con il marchio Unesco come valore aggiunto. Senzavergogna…». Scherza amaro il professor Giovanni Puglisi, presidente della commissione italiana per l’Unesco, riferendosi alle nuove speculazioni edilizie della Val D’Orcia, alla fine di un’ estate dove gli allarmi sul degrado dei siti inseriti nelle liste del world heritage, sono diventati una vera e propria emergenza. Dai centri storici snaturati dal turismo di massa come San Gimignano, che ad agosto ha registrato un tale incremento di presenze “mordi e fuggi” da far temere per la sopravvivenza del borgo stesso, alle 42 villette con piscina pronte ad essere edificate a Comiglia, nelle Cinque Terre, in quel fragile lembo di Liguria ancora immune (quasi) dagli sfregi del cemento, l’intera lista italiana dei 41 siti che vantano il marchio di patrimonio dell’umanita gode di cattiva salute. L’ultima notizia, in ordine di tempo, arriva daMatera, dove Legambiente ha denunciato la costruzione di un parcheggio sotto i Sassi, inseriti nella lista Unesco nel 1993, recuperati, restaurati, ora di nuovo in pericolo.

Ma questi sono solo gli ultimi esempi, perchè ricorda Giovanni Puglisi «ci sono luoghi non soltanto a rischio ma che potrebbero essere espulsi dalle liste del patrimonio mondiale, come Lipari, dove tuttora non a risolta I’annosa questione delle cave di pomice, o l’area delle Ville Palladiane, se verrà approvato il progetto di un’autostrada che dovrebbe tagliare in due tutta la zona, e quindi distruggere giardini e paesaggi». E perdere il “marchio” Unesco non è cosa da poco se si pensa che poter scrivere su un depliant che quel borgo, quel castello, quel centro storico, quell’isola fanno parte del world heritage, fa aumentare del 30% i flussi turistici. E invece e proprio a ridosso di quei siti che si concentra la corsa al mattone, si continua a costruire attorno, vicino, a ridosso all’opera d’arte, per riuscire a portare it turismo dei pullman e dei grandi numeri proprio sul luogo, quasi dentro l’area archeologica, incuranti di vincoli e bellezza, come e avvenuto nella Valle dei Templi ad Agrigento.

Ma che cosa pub fare l’Unesco? Puglisi è realista: “io sono sommerso da un martellamento costante di segnalazioni di abusi e violazioni, che possono portare anche all’espulsione dalle liste. Eppure questo non sembra essere un deterrente abbastanza forte, perchè in realta si continua a costruire dappertutto, ad ogni condono edilizio c’e un pezzo di Italia che scompare. Attenzione, non a giusto museificare i luoghi artistici e storici, ma si deve fare una tutela vera, a cominciare da un turismo di flussi programmati, quella che io chiamo versione omeopatica del numero chiuso».

In realtà quello che sta succedendo e che si cominciano a vedere gli effetti del condono approvato dal governo Berlusconi, I’edilizia sembra avere un nuovo boom, una valanga di cemento che non risparmia neppure, appunto, i siti patrimonio dell’umanita. Ma l’attacco al Belpaese non e appannaggio soltanto del centrodestra. A Monticchiello e un sindaco Ds a difendere il nuovo insediamento abitativo di 95 villette già in costruzione alle porte del minuscolo borgo di 150 abitanti, affermando che si tratta di case per le giovani coppie del paese, altrimenti costrette ad emigrare. E forse era questo il progetto iniziale, eppure le vendite sul ercato locale sono state pochissime, e le abitazioni vengono invece cedute a stranieri e forestieri anche, come raccontava Giovanni Puglisi, con la segnalazione che si tratta di appartamenti che «sorgono in una zona definita patrimonio dell’umanità». A Corniglia la battaglia sui seimilacinquecento metri quadrati di villaggio turistico che dovrebbe essere costruito su un pezzo di costa a ridosso di una collina franosa, tutta interna alla sinistra, che difende il progetto, e gli ambientalisti che, in parte, cercano di impedirne l’attuazione.

Sono soltanto alcuni casi perchè si dovrebbe parlare di Ercolano, del Cilento, della Costiera Amalfitana… «Il marchio dell’Unesco — conclude Puglisi — ha una forte valenza culturale e simbolica, e la commissione può decidere di espellere dalla lista i siti non adeguatamente tutelati, ma sugli abusi devono intervenire le soprintendenze e le procure della Repubblica, e ci vogliono sanzioni forti». Chissà. Per adesso tra le “vestigia” dell’umanita spuntano residence, alberghi, casette a schiera e campi da tennis.

Pino Rauti

 




Causati da Prodi i problemi di Prodi


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“All’origine di tutti i problemi di Romano Prodi – scrive con l’abitudinale franchezza e la consueta lucidità Giuliano Ferrara su “Il Panorama” – c’e’ la variegata tribù che lo circonda”

Ed è vero; è esatto che “Romano Prodi esprime una leadership troppo debole perchè rappresenta, organizza, promuove e coordina un clan troppo forte…”; troppo forte nei suoi confronti, va aggiunto e precisato. Per lui che è – prosegue Ferrara- troppo debole per fare a meno dei Partuti, troppo forte clanicamente per essere sopportato dai partiti, dagli apparati, dai gruppi parlamentari della sua maggioranza e da quella parte dell’estblishment industriale e finanziario che puo’ accettare la mediazione politica ma non il dominio clanico, esemplificato in quel piano per la Telecom renazionalizzata comunicato riservatamente a Marco Tronchetti Provera dal maggior collaboratore del professorre, su carta intestata di Palazzo Chigi…”.

Tutto bene, come dicevamo, ma se il “problema di Prodi” è in questa situazione, un altra tesi va messa a nudo; è stat una scelta felice , quella dell’unione nei confronti di Prodi? Non se ne poteva fare un’altra?

Perchè non ci sembra – e questo pare sfuggire a Ferrara come alla maggior parte dei commentatori politici – che l’Italia sia un Paese dai problemi semplici. Al contrario, siamo un Paese che è agli ultimi posti in Europa in tante statistiche; siamo – per fare solo un paio di esempi fra i dieci e cento a portata di mano – il paese dove nascono meno bambini e arrivano piu’ emigranti da mezzo mondo. Il Paese che ha aria “irrespirabile” in tutte le sue città grandi e piccole e che continua e che continua a spostare su strada e su gomma la stragrande maggioranza delle sue merci.

Ci voleva un altro esponente di quella che a stento è diventata maggioranza perchè poi la maggioranza fosse veramente tale, nelle dure strettoie delloperare governativo. O un elemento che avesse alle spalle un partito suo – come D’Alema – o un esponente non partitico che avesse alle spalle una storia diversa da quella di Prodi, gravato negativamente dalla sua esperienza di capo della Commissione di Bruxelles. Quella che sotto la sua guida, si è data all’argamento infinito che tra poco ci porterà dentro Romania e Bulgaria e, in prospettiva, vedeirrompere – devastante – quel colosso islamico che è la Turchia.

Se interesse dell’Italia, diciamo fosse stato interrompere o “congelare” l’ulteriore allargamento – com’è, secondo noi dato la crisi socio/economica in atto – ecco che Prodi si ritrova – dati i suoi precedenti – con le mani legate. E l’Italia con lui; a causa sua.

Pino Rauti



Qualcosa dagli archivi. Il "muro" illegale. Gli "errori" della CIA


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Mentre “impazza” – proprio il caso di adoperare questa espressione – la vicenda Libano-Hezbollah, è utile andare a scavare nei precedenti del «caso Palestina». E intendiamo qui riferirci al famoso (famigerato) “muro” che Israele ha portato avanti per anni e che doveva essere lungo ben 700 chilometri, scorrendo sulla cosiddetta “linea verde”; i confini fissati con l’armistizio del 1949.

Nessuno ne parla piu’ ma quell’«opera» colossale provocò anche un intervento della Corte Suprema Israeliana, che ne fece modificare in parte al governo Sharon il tracciato “per ridurre le sofferenze imposte ai civili palestinesi”.

L’opera venne duramente contestata nel luglio del 2004 dalla Corte Internazionale di Giustizia, istituita dalla Nazioni Unite quale “massimo organo istituzionale dell’ONU”.

La “Corte” è costituita da 15 Giudici, eletti dall’assemblea generale e dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu” tra giuristi” di riconosciuta competenza nel diritto internazionale. I suoi membri restano in carica per 9 anni, non sono rieleggibili e gli Uffici sono situati all’Aja. Nel luglio scorso, dunque, 14 Giudici votarono contro il “muro di Israele” e ne decretarono lo smantellamento; uno solo dissentì; era lo statunitense Thomas Buergental. Emettono sentenze “consultive”, dette “pareri motivati” che non risultano pero’ vincolanti.

Un’altra documentazione che viene riportata alal luce dalle vicende in corso, è quella relativa agli errori della CIA sulle armi in IRAK; errori che vennero “previsti” in ogni dettaglio da un Rapporto della “Commissione di Intelligence” del Senato americano. Esattamente un anno fa, quel Rapporto preciso’ che l’Iraq di Saddam Hussein “non possedeva armi di distruzione di massa” e in ogni caso la minaccia rappresentata dal regime di Bagdad era stata “sopravvalutata”. Il Rapporto criticava duramente le agenzie di intelligence degli USA, CIA in testa, ma assolve la Casa Bianca dall’accusa di aver esercitato pressioni perchè l’Intelligence perche’ confermasse le sue argomentazioni a sostegno dell’invasione dell’Iraq. «Prima della guerra, la comunità di intelligence americana ha detto al presidente, al Congresso e all’opinione pubblica, che Saddam Hussein posse-deva armi chimiche e biologiche e che se non fossero stati avviati dei controlli entro questo decennio probabilmente sarebbe entrato in nossesso di armi chimiche». Oggi sappiamo che “tutte quelle informazioni erano sbagliate” denunciava allora il senatore repubblicano Pat Roberts, presidente della Commissione di Intelligence, in occasione della consegna del testo; un testo di ben 511 pagine. Un rapporto del quale 80 pagine sono pero’ rimaste top secret.

P.R.




Politica: Mercoledì 5 novembre a Roma Pino Rauti ricordato in un convegno discussione sull'attualità del suo pensiero a Palazzo Ferraioli


Roma, 31 ottobre 2014 – “L’attualità del pensiero nazional popolare di Pino Rauti” è il titolo del convegno, promosso dal Centro Studi Pino Rauti e dalla Casa Editrice Pagine, che si svolgerà mercoledì 5 novembre, alle ore 17,30, nelle sale di Palazzo Ferraioli, piazza Colonna 355, Roma.

L’iniziativa, volta a commemorare una tra le figure politiche più emblematiche della storia della Destra, a due anni dalla scomparsa, prevede la partecipazione di illustri personaggi e sarà moderata dall’editore di Pagine Luciano Lucarini.

Dopo il saluto di Franco Mugnai e l’introduzione di Giuseppe Sanzotta, infatti, interverranno: Gianni Alemanno, Gennaro Malgieri, Silvano Moffa, Giuseppe Parlato, Gennaro Sangiuliano, Pasquale Viespoli.

Saranno presenti Alessandra e Isabella Rauti.