Scandalo a Montesilvano


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Sei persone sono state arrestate in Abruzzo accusate di corruzione in alcuni appalti del comune di Montesilvano (Pescara)tra loro anche il sindaco della cittadina, Enzo Cantagallo, della Margherita, e l’Assessore alle finanze, Paolo Di Blasio. Sarebbe stata del cinque per cento la tangente che veniva chiesta all’impresa della famiglia Ferretti, per l’affidamento di diversi lavori pubblici assegnati a trattativa privata. Il pagamento delle «mazzette», il cui importo veniva calcolato sul costo complessivo dell’opera, sarebbe avvenuto tra il 2005 e il 2006. A scoprirlo è stata la squadra mobile della questura di Pescara. In manette, oltre al sindaco e all’assessore De Blasio, entrambi accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione aggravata e calunnia, sono finiti anche il capo di gabinetto del comune, l’avvocato Lamberto Di Pentima, accusato di favoreggiamento personale e calunnia, l’imprenditore pescarese Vincenzo Duilio Ferretti, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione aggravata, mentre il figlio Gianni, accusato di corruzione, è agli arresti domiciliari, così come Alfonso di Cola, geometra dell’ufficio tecnico del Comune del cittadina rivierasca. Gli appalti finiti nel mirino della squadra mobile sono stati affidati, secondo gli investigatori, in violazione di legge, e cioè a trattativa diretta. Gli amministratori finiti in manette avrebbero stretto col Ferretti un vero e proprio accordo per il pagamento delle tangenti, come retribuzione per l’affidamento di una pluralità di lavori, come quelli di collettamento delle acque bianche e delle relative opere di manutenzione. Gli arresti sono stati eseguiti su ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Pescara, Luca De Ninis su richiesta del sostituto procuratore Gennaro Varone.




Agente P.S. in minigonna


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Leggiamo da Venezia, a firma Andrea Jannuzzi, su “Repubblica” e pensiamo sia bene che rimanga agli atti del nostro sito: “Minigonna e tacchi a spillo, magliettina sopra l’ombelico e lunghi orecchini pendenti: un abbigliamento che è costato il posto a un poliziotto. Sotto accusa, un vice sovrintendente della Questura di Venezia, al quale la scelta di un guardaroba eccentrico — ostentato per le calli della città quando smontava dal turno — è costata il posto di lavoro. Neppure il ricorso al Tar del Veneto gli è servito a ottenere il reintegro: i giudici amministrativi hanno infatti rigettato la richiesta di annullamento del decreto di espulsione, firmato dal capo della polizia e motivato dalla «assoluta mancanza del senso dell ‘onore e della morale», per aver tenuto un comportamento «oltremodo riprovevole e assolutamente inconciliabile con le funzioni proprie di un operatore di polizia». Ma è probabile che la vicenda sia destinata ad avere un seguito, diventando un nuovo vessillo nella battaglia in difesa della libertà dei costumi e delle attitudini sessuali. Vladimir Luxuria ha già offerto il proprio aiuto e sull argomento presenterà un’interrogazione parlamentare. L’agente licenziato, in servizio alla polizia postale di Mestre, era stato visto da alcuni colleghi mentre si aggirava per Venezia in abiti femminili piuttosto appariscenti. Di fronte alle contestazioni dei superiori, si era giustificato dicendo che la scelta di vestirsi da donna, quando non era in servizio, rientrava «nella libera espressione della propria natura estrosa e anticonformista».”

***

= da Siracusa: — Associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato e falso ideologico in atto pubblico. Sono le accuse per 19 persone— tra cui 10 fra ufficiali e sottufficiali della Marina Militare in servizio nelle basi diAugusta di La Spezia, e 9 rappresentanti legali di alcune imprese siciliane del settore delle manutenzioni navali — coinvolte in un’indagine della Procura di Siracusa su una serie di contratti di appalti stipulati dalla marina per la manutenzione di molte navi alla fonda nel porto diAugusta. Secondo le accuse molte delle attività di manutenzione segnate come effettuate in realtà non venivano svolte. La Procura parla di un danno a carico dell’amministrazione militare quantificabile in centinaia di migliaia di euro.

= cifre record: per la droga a Fiumicino:
Oltre una tonnellata di droga sequestrata nel 2006 all’aeroporto da Guardia di Finanza e Dogana. Denunciate 730 persone, 150 arrestate. L.ultimo caso è di uno slovacco scoperto all’arrivo a Fiumicino da Lima con 5 chili di droga nel doppiofondo del bagaglio per 4 milioni di valore sul mercato.

= Contro il Presepe a Colle Val d’Elsa (Siena):
stavolta a finire nel mirino dei vandali non è stato il cantiere della moschea, più volte danneggiato, ma il presepe allestito a pochi metri da dove sorgerà il tempio islamico, qualcuno ha distrutto la Natività realizzata a grandezza naturale in polistirolo, accanendosi in particolar modo sul bambino e decapitando le figure di Giuseppe e di Maria. Ad accorgersi del raid, i consiglieri comunali della lista Insieme per Colle chet, assieme a un Comitato, si batte per una diversa collocazione della moschea. «In un primo momento avevamo pensato a danni provocati dal vento — spiega il Leonardo Fiore, uno dei consiglieri — poi ci siamo accorti che è stato un atto volontario e odioso di qualche sconsiderato». La Lista ha diffuso una nota: Qualcuno vuole ancora una volta lanciare contro di noi un segnale intimidatorio per cercare di interrompere la nostra battaglia — si legge —. Ma noi andiamo avanti, più forti e sicuri di prima, e continueremo a lottare pacificamente contro la costruzione di qualcosa che noi cittadini non vogliamo (la moschea), mai abbiamo voluto e mai accetteremo».

= Catanzaro, in una “MalaItalia” nella quale ci sono tutti, da Rifondazione alla DC ad AN!
Leggiamo (Giuseppe Baldassarro, su “Repubblica”): “Quando gli uomini della cosca hanno iniziato a parlare di Dionisio Gallo, i carabinieri di Crotone che li stavano intercettando sapevano che le indagini avrebbero preso una piega diversa. Il coinvolgimento dell’ex assessore regionale alla Forestazione non se lo aspettavano. Poi, dopo il nome dell’attuale vice presidente Udc dell’antimafia regionale, ne sono spuntati altri. Dall’ex vice sindaco di Catanzaro di An Valerio Rizza (deceduto due mesi fa) agli assessori provinciali di Crotone Antonio Megna (Udeur) e Giuseppe Puccio (Prc), per passare al consigliere Ds dello stesso ente, Lucio Cosentino. E poi ancora, il segretario provinciale del Prc Giuseppe Bevilaqua e il sindaco di Botricello. a Giovanni Puccio. La Dda di Catanzaro oltre a notificare i domiciliari a Gallo, ha eseguito 11 altri arresti.

Ecco i fatti: quasi 100 persone che avrebbero avuto contatti con la ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. Provvedimenti che ruotano attorno alle attività del villaggio Praialonga. Villette lussuose, in gran parte di proprietà delle famiglie più in vista di Catanzaro e Crotone. E fra gli indagati c’è anche Giovanna Raffaelli, 57 anni, la segretaria dell’ex governatore Giuseppe Chiaravalloti, proprietario di uno degli appartamenti del villaggio controllato dai clan.

I Maesano avevano messo un uomo di propria fiducia ad amministrare il complesso turistico. Tutto era controllato da loro che vi tiravano fuori migliala di euro l’anno. Una manna dal cielo per il clan, ma anche un «pozzo di voti, per gli esponenti politici». A Luigi Bumbaca, l’amministratore dei boss, nessuno diceva di no, anche perché gestiva un sacco di voti. E quando questi si era rivolto a Michele D’Alfonso, cognato di Gallo, gli erano state aperte le porte in cambio del sostegno in vista delle regionali del 2005. Gallo, secondo l’indagine dell’aggiunto Mario Spagnolo, avrebbe utilizzato i forestali in forza al proprio assessorato per la pulizia del villaggio e per svolgere altri lavori. Opere a spese dei contribuenti, che poi i Maesano si sono fatti pagare dai condomini. In regalo alla struttura sarebbero arrivati anche 200 alberi, provenienti dai vivai regionali dell’Afor e l’assessorato era anche pronto a sborsare un milione e 200 mila euro per la messa in sicurezza di un costone…”

“Favori” costati a Gallo un’accusa di corruzione e voto di scambio. Il quel periodo l’assessore era propenso alle elargizioni, sempre «in cambio di voti». Per la sponsorizzazione del Crotone Calcio ad esempio diede 100 mila di euro. Nell’inchiesta è finito quindi anche il presidente della società, Raffaele Vrenna, che, tra l’altro, nel villaggio turistico stava realizzando alcune villette abusive. Sempre ai fini elettoralil’assessore provinciale del Prc era pronto a finanziare spettacoli da tenersi al Praialonga. Alcune migliala di euro in cambio dei voti per le regionali di Giuseppe Bevilaqua, in lista con Rifondazione Comunista….”;

= Figli e reddito. Scrive Marino Veronesi su “Repubblica”

Per ottenere il finanziamento previsto dal governo tedesco per i figli nati dall’ I° gennaio 2007 in poi le puerpere chiedono alla levatrice di poter ritardare il parto, anche se il neonato sarebbe pronto a vedere la luce già negli ultimi giorni di dicembre 2006. Anche i tedeschi quindi sono alle prese con uno “scalone”. In questo caso non per la pensione ma per la nascita. A parte il richiamo ai legislatori di progettare “scaloni” meno ripidi (cosa impedisce di fissare un lasso di tempo anziché il minuto successivo alla mezzanotte in un tal giorno?), la cosa che mi ha più sorpreso nel leggere l’articolo (su “Repubblica” del 28 dicembre) è stata l’entità della cifra messa a bilancio dal governo tedesco per incentivare le nascite. Si tratta di 25 mila euro all’anno, se le cifre pubblicate sono esatte, che sostituiscono i “soli” 7.200 euro già previsti. Ebbene, io che sono padre di due figli e aspetto felicemente l’arrivo del terzo, so benissimo che le cifre per incentivare gli italiani a fare figli sono di questo ordine di grandezza e non come pensava il governo Berlusconi i mille euro come premio una tantum e nemmeno purtroppo i 1500 o giù di li previsti dall’attuale governo Prodi. Tutto fa brodo naturalmente e non si sputa su niente quando si riceve, ma qualcuno si ricorda dell’inchiesta dell’istat pubblicata questa estate, nella quale si indicava la cifra media complessiva del costo di un figlio, dalla nascita alla laurea? La cifra indicata daII’Istat era fissata, udite, in 230mila euro. Il costo di un appartamento in una città media. Io sono felice di avere investito nei figli. Mi sento infinitamente più ricco. Tuttavia non vorrei mai che fosse la ricchezza in denaro a favorire la nascita dei figli. L’altra sera alla cena di Natale con gli amici mi sono invece sentito dire «beato tè che tè li puoi permettere». Sul momento mi sono infastidito ed ho risposto che chi vuole avere dei figli non deve certo guardare al portafoglio, la ricchezza che se ne riceve è talmente più grande del conto in banca che il solo confronto mi appare una bestemmia. Ma un momento dopo, riflettendo meglio ho dovuto convenire che, piano piano, anno dopo anno, questa bestemmia è diventata purtroppo una realtà. Dall’alto del mio reddito di 60 mila euro l’anno posso pontificare di ricchezza inferiore e di benessere affettivo, ma chi guadagna 20-25 mila euro all’anno (sempre l’Istat, ieri, ha certificato che si tratta di una famiglia su due) non riesce a pontificare come me. E anzi si trova a fare ragionamenti diversi, per esempio si trova a convincersi che meglio sia rinunciare ad un figlio in più piuttosto che vivere in perenne preoccupazione di arrivare alla fine del mese, con i bisogni essenziali da sacrificare» …”




All'Italia l'inutile "record dei partiti"


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Tanti, piccoli e rissosi: ecco il “quadro” del partitismo nostrano. Pensate che i Germani le prime 2 formazioni politiche fanno il 70% , in Francia il 58; da noi appena il 40%. Ne scrive, cifre alla mano, su il “Sole 24 Ore”, Roberto D’Alimonte. “In una recente intervista a due giornalisti tedeschi il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa si è espresso con insolita franchezza su uno dei nodi della governabilità nel nostro Paese e ha parlato di un «Esecutivo ostaggio di nove partiti». A dire il vero a noi sembrava che la coalizione di governo comprendesse otto partiti: Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi, Rosa nel pugno, Ds, Margherita, Italia dei Valori e Udeur. Il nono partito ci sfugge. Forse la Rosa viene contata due volte (Sdi e Radicali). O forse va cercata tra le liste minori che hanno ottenuto seggi per conto proprio o come ospiti di altre liste: Svp, Partito dei pensionati, Lista consumatori. Socialisti di Craxi, Repubblicani europei. Con questo criterio inclusivo, però, il totale delle componenti della coalizione di governo sale alla bella cifra di 13. Ma anche senza arrivare a tanto si può tranquillamente affermare che il governo Prodi rappresenta un caso unico. In Europa occidentale sicuramente e, forse, in tutto il mondo delle democrazie consolidate non esiste un altro esempio di governo cosi frammentato. Non a caso lo stesso premier ieri ha definito la frammentazione come il pricipale problema italiano.

Ma la questione non riguarda solo il Governo. È il sistema par-titico ad essere irrimediabilmente frammentato. Alle ultime elezioni beni4liste hanno ottenuto seggi alla Camera e 12 al Senato ma a queste cifre devono essere aggiunte anche quelle liste che hanno ottenuto seggi collocando candidati propri in liste sicure di superare le soglie di sbarramento previste dalla nuova legge elettorale. La tabella a fianco mostra la situazione a livello europeo utilizzando un indice di frammentazione molto noto che tiene conto sia del numero dei partiti che della loro consistenza in seggi e in voti. Insieme al Belgio — paese spaccato da profonde fratture etnico-linguistiche — l’Italia è il paese più frammentato dell’Europa occidentale sia in termini di seggi che di voti. Per le grandi democrazie europee (Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna) il valore dell’indice Neff va dal 2,2 della Francia al 34 della Germania. In Italia siamo a più del doppio della Germania.

Il problema non sta solo nel numero dei partiti con seggi, comunque il più elevato in Europa occidentale, ma anche nel nanismo dei nostri partiti. Il più grande partito italiano — Forza Italia — ha preso il 23,7% dei voti alla Camera lo scorso aprile, il più piccolo, in voti, tra i grandi partiti delle maggiori democrazie europee — l’Ump francese — ha preso alle ultime elezioni legislative il 33,7 per cento. La somma dei due maggiori partiti in Spagna fa l’80%, in Germania il 70, in Francia il 58, in Gran Bretagna il 68 per cento. Da noi Fi e Ds fanno appena il 40% dei voti. Ai tempi della Prima Repubblica De e Pci avevano dal 60% al 70% dei voti. Poi è cominciata una inarrestabile destrutturazione del sistema partitico che ha cancellato un secolo di faticosa e dolorosa organizzazione della politica di massa nel nostro Paese-…”




L'evasione ruba 2.000 euro ogni anno ad ogni italiano


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Finalmente quantificate le conseguenze dell’evasione fiscale che sottrae in complesso allo Stato un imponibile fra i 200 e i 300 miliardi di euro per ciascun anno. Su una sua rivista telematica, l’Agenzia delle Entrate, cala la cifra globale “su un piano assai piu’ individuale e piu’ tangibile”. Accade che, puntualmente, ogni 12 mesi “siamo costretti a consegnare 2000 euro a testa e altri 2000 euro per ogni nostro figlio e li paga anche la nostra moglie o nostro marito, il vicino di casa, il portiere, il medico…”

Quanto alla cifra globale corrente (“che fa rimanere a bocca apaerta”), attenzione: si dice 200 miliardi di euro ma questa “è una realtà vecchia; risale infatti al 2004″ e si riferisce ad una stima del CENSIS. Ma gli studi della Banca Mondiale parlano di 300 miliardi, lo stato non incassa un reddito di 100 miliardi ogni anno….




L'addio al Ponte....


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Deciso dal governo di centrosinistra, avrà – subito – una serie di conseguenze negative, a comminciare dai “Conti” che lo stato dovrà fare con L’impresa Impregilo. Prima penale da pagare, entro fine anno, 60milioni di euro. Sta chiudendo e si tratta secondo i comunisti di Rifondazione, di una “pietra tombale” come scrivono molti giornali, una grande fabbrica dei sogni, aperta da piu’ di 35 anni, e che adesso sarà consegnata ad alcuni bauli con 126 chili di mappe e grafici.

A suo tempo si dice che, impegnando 40 mila lavoratori, sarebbe stata in funzione per il 2012;adesso -anzi,da settembre- sono stati lincenziati i 12 ragazzi (sei siciliani e 6 calabresi) ingaggiati per i 2 «infopoint» ai 2 lati dello stretto. Si stanno facendo i conti delle spese che erano state già a affrontate; 78 mila euro soli per fotocopie e 48; oltre ai 150 milioni di euro spesi dalla “Stretto di Messina S.p.A.” per riproduzione di foto e filmati. Leggiamo su “Repubblica” in un servizio dettagliatissimo di Attilio Bolzoni:

Gli orfani in carne ed ossa dello “Stretto di Messina spa” sono in tutto 85, tredici dirigenti e settantadue impiegati. Hanno elargito quattrini anche per commissionare nel 2005 una indagine «psico-socio-antropologica sulla percezione del Ponte presso le popolazioni residenti nell’area interessata alla costruzione». Una volta sponsorizzati dai vecchi ras democristiani, coccolati dai nuovi padroni della Sicilia, la “Stretto di Messina spa” negli ultimi mesi si è ritrovata al fianco tutta la destra. Il governatore della Sicilia Totò Cuffaro per primo. E poi quel Raffaele Lombardo del Movimento per l’Autonomia, che un mese fa ha trascinato a Roma 5 mila siciliani che volevano il Ponte. Li ha anche portati a Messina, proprio sulle banchine dello Stretto. A protestare contro il governo. A minacciare rivolte. Agridare:«Noi lo facciamo lo stesso, noi lo facciamo da soli». È partita così l’operazione Ponte-fai-da-te. E sono sempre gli orfani irriducibili che l’hanno architettata. È di appena qualche giorno fa l’ultima «invenzione» del governatore. Ha creato l’ennesimo «ufficio speciale» alla Regione Siciliana. È l’ufficio per il Ponte. Ha come obiettivo ricercare fondi per finanziarlo.

L’ufficio alla Regione Siciliana avrà 5 dipendenti “e tre o quattro consulenti di altissimo livello”




Paese sgangherato che pullula di criminali


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Una volta – e non era poi tanto tempo fa – tutti usavano ricorrere ad una “divaricazione” che, a tutti, appariva chiarissima: quella tra Paese legale e Paese “reale”; e quest’ultimo divenuto in seguito “società civile”.

Adesso non piu’.
L’Italia continua ad essere sgangherata quanto a funzionamento ma il Paese reale è diventato preda di un inquietante malcostume; percè pullula di criminali, ladri e intrallazzatori.

Caso recente – e sotto molti aspetti piu’ che sintomatico addirittura “emblematico” per i molti fattori negativi che vede intrecciati – è quello scoperto a Roma da un’inchiesta della Guardia di Finanza sul versante degli appalti pubblici.

Scrive aolo Bragi su “Corriere della Sera” :”Hanno vinto appalti di pulizie, trasporti e ristrutturazioni edili con enti pubblici, presso strutture ministeriali, aziende sanitarie locali e perfino uffici giudiziari. Poi ci hanno mandato i loro lavoratori, tutti rigorosamente non in regola, tra edili totalmente al nero (ne sono stati individuati 70, per lo più immigrati dell’est con molti rumeni) e un’altra consistente quota (180 addetti di varia competenza) mascherata sotto contratti di collaborazione occasionale. Per mostrarsi in regola avevano perfino contraffatto bollettini di contributi previdenziali mai pagati. Lavoro nero ed evasione fiscale, la regola, per quattro imprese di Villanova di Guidonia, Tivoli e Roma, specializzate in pulizie, trasporti e lavori edili, operative tra i comuni lungo la Tiburtina, il centro di Roma (dal Celio ad altre zone della Capitale) e anche regioni vicine come la Campania. Un fatturato da 10 milioni di euro, con un’evasione fiscale” massiccia-(sui 400 mila euro) e con srl amministrate da prestanome ultrasettantenni “…

Ci sono voluti tre mesi d’indagine serrata per il Primo gruppo della Guardia di Finanza di Roma e per le «fiamme gialle» di Tivoli guidate dal capitano Cosmo Virgilio, ma alla fine l’operazione di contrasto all’evasione e al lavoro nero ha permesso di stanare quattro grossi vivai di illegalità e denunciare i cinque «reali» titolari d’impresa, accusati di evasione fiscale, omessi versamenti e utilizzazione di atti falsificati. Già, perché, per mostrarsi in regola con gli enti committenti, alcune imprese “non hanno esitato a falsificare bollettini di versamento dei contributi esibendo cedolini totalmente fasulli agli organi di controllo degli enti pubblici”.




Vigili del Fuoco e PS in uffici che fanno schifo


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Quando la gente li vede passare sfilando, tributa loro gli applausi più entusiastici. I Vigili del Fuoco sono – insieme a quelli della “Forestale”, come dicono tutte le statistiche – uno dei “Corpi” più amati e stimati per quello che fanno, con entusiasmo e con passione, spesso rischiando la vita. E dunque ci si sente tristi quando poi si legge sui giornali che le loro “strutture” sono trascurate o peggio. Come per esempio avviene a Roma, dove nei giorni scorsi sono state denunciate situazioni vergognose di incuria; roba da Codice penale.

Abbiamo letto con amarezza e sbalordimento, su “La Repubblica” quello che ha scritto Gabriele Isman e che qui ci permettiamo di riprendere, perché è giusto che di queste denuncie resti traccia anche sul nostro Sito, nella “Mala Italia” che stiamo portando alla luce.

Scrive dunque Gabriele Isman, sotto il titolo: Ottocento vigili in un tugurio; ottocento in pieno centro di Roma, (sui 5.500 che prestano servizio in tutta la città):

Fili elettrici che penzolano, pannelli bianchi che si staccano dai muri (e non è polistirolo), pochi mezzi per un lavoro enorme: benvenuti nella centrale del Gruppo I dei vigili urbani. «Una situazione pesantissima – accusa Roberto Ramazzotti, della Uil-Funzione pubblica locale – in cui è difficile lavorare». Nel comando di via Montecatini, secondo il vigile-sindacalista, «la centrale radio è unica per le chiamate dei cittadini e per le comunicazioni con le pattuglie, e questo non va bene perché si risolve in un inquinamento acustico gravissimo per i lavoratori. L’insonorizzazione è scadente, e addirittura due pannelli recentemente sono caduti addosso ad altrettanti colleghi, per fortuna senza conseguenze». Ecco dunque i pannelli: «Non sappiamo neanche di cosa siano fatti, e di certo sono insufficienti» prosegue Ramazzotti, mentre altri vigili temono la presenza di amianto, tutta da verificare.

Poca sicurezza anche nell’impianto elettrico: «Molte spine scoperte, fili che si accavallano tra loro e, come se non bastasse – dice ancora Ramazzotti – il comando generale ha scelto il gruppo di via Montecatini, assieme ad altri due, per sperimentare il brogliaccio elettronico, ossia l’elenco delle chiamate dei cittadini via Internet. Peccato che tutto questo sia stato fatto senza alcuna preparazione per i colleghi, e che per svolgere l’enorme mole di lavoro vi sia appena un computer in tutta la sala, perché altri due sono rotti da tempo, e pochissime linee telefoniche per ottocento chiamate di media che arrivano ogni giorno».

Romana Chiavaccini, 48 anni, è una delle responsabili della centrale radio del gruppo diretto da Angelo Giuliani, che conta circa 800 agenti di polizia municipale: «Siamo sempre in attesa di una nuova sede, ma mancano i fondi, nonostante un ricco carteggio fra il nostro comando e quello generale di via della Consolazione. Per noi lavorare è davvero difficile: le due linee telefoniche che avevamo fino a pochi giorni fa per fortuna sono diventate sei, che squillano in continuazione, ma comunque non basta: se vogliamo poter lavorare bene servono stanze più ampie, con un centralino separato dagli apparati radio e maggior sicurezza. Non sappiamo nemmeno se le nostre radio sono schermate. Abbiamo davvero paura, e lavoriamo in un tugurio. Chiediamo più rispetto come lavoratori e come cittadini: la nostra buona volontà non basterà in eterno».

Ma proteste (sempre documentate) e lamentele vivacissime, a Roma, vengono anche dalla Polizia, a cura di quel Sindacato “SIULP” che da sempre, con tenacia e competenza, si è assunto quest’onere di denuncia. Ecco cosa avviene a Fiumicino: Il Sindacato di Polizia Siulp ha denunciato, attraverso un comunicato, «la situazione disastrosa in cui versano alcune strutture dell’ aeroporto di Fiumicino in cui operano i poliziotti. Sulla vicenda il Siulp ha inoltre chiesto alle autorità competenti «di intraprendere una serie di azioni finalizzate a strutturare e se possibile, costruire ex novo alcuni locali essenziali per il buon funzionamento della macchina sicurezza». «La questione più. spinosa riguarda la sala operativa – spiega Francesco Carta, segretario provinciale del Siulp – dove, peraltro. la struttura che la ospita, risulta essere l’unica che negli ultimi vent’anni non ha subito interventi sostanziali migliorativi. Tanto che risulta assolutamente non in linea con la normativa in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro. Se l’efficienza è sempre assicurata con la professionalità degli operatori e con periodici interventi di rattoppo – prosegue Carta – riteniamo assolutamente prioritario esercitare le dovute pressioni affinché si stanzino i fondi per la costruzione della nuova centrale operativa per la quale già da diverso tempo la società di gestione ha preservato un’ area idonea all’interno del complesso aeroportuale».E poi: «Se non dovessero giungere note concrete sull’inizio dei lavori organizzeremo per la metà di aprile una manifestazione di protesta nell’aeroporto di Fiumicino».




In uno studio condotto a Milano precisate le cifre dell'aria che uccide


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Finalmente cominciano ad essere quantificate con notevole precisione statistica le cifre delle conseguenze dell’aria intossicata che si respira un po’ ovunque in Italia; e che è un’aria che uccide. L’analisi approfondita è in uno studio condotto a Milano e di cui riferisce ampiamente un articolo del quotidiano italiano “America Oggi”, che viene stampato a New York e che qui riprendiamo integralmente a cominciare dal titolo: “Duemila morti all’anno in Italia; dai 2 ai 300 nella sola Milano – reso noto uno studio condotto in 15 città italiane sull’aria”. Ed ecco il testo:

“MILANO 17/02/05. Duemila morti all’anno in Italia, dai 2 ai 300 nella sola Milano: l’aria ammorbata dai veleni nelle città italiane (No2, Co, PM10, So2 e ozono) uccide e aggrava patologie già esistenti. Stamane a Milano sono stati resi noti i preoccupanti risultati di uno studio condotto in 15 città italiane (abitate complessivamente da nove milioni di persone) analizzando i decessi dal 1992 al 2002 per cause naturali, cardiovascolari e respiratorie e i ricoveri ospedalieri per cause cerebrovascolari e respiratorie attribuibili all’inquinamento.

Lo studio è stato promosso dai ministeri della Salute e dell’Università, in collaborazione con atenei, asl, arpat e comuni delle 15 città. Nel periodo considerato, il PM10 (cioè le polveri sottili) ha provocato 900 decessi in più; l’No2 (biossido d’azoto) 2.000; il Co (monossido di carbonio) 1.900. Sono stati analizzati 362.254 decessi e 794.528 ricoveri ospedalieri non programmati.

“Questi inquinanti – ha avvertito l’epidemiologo Benedetto Terracini, uno dei coordinatori dello studio MISA-2 – sono espressione di un unico fenomeno più complesso e sono correlati tra loro (dove c’é un contaminante, spesso c’é anche l’altro) così che è impossibile scinderne gli effetti. Non si possono sommare i morti da PM10 con quelli degli altri inquinanti perché ognuno di essi è solo un indicatore degli effetti della contaminazione complessiva. Sono utili, ma non sufficienti i provvedimenti tesi a ridurre i singoli componenti: l’inquinamento va ridotto nel suo complesso”.

La relazione tra concentrazioni di inquinanti e mortalità e ricoveri ospedalieri, è risultata tendenzialmente maggiore tra gli anziani, in particolare tra i soggetti con più di 85 anni, e per No2 e Co per i neonati fino a 24 mesi. Nei più anziani l’inquinamento uccide perché peggiora le condizioni di un fisico già debilitato; nei soggetti più giovani le conseguenze si manifestano invece a lungo termine.

Stamane sono stati resi noti anche i risultati di un altro studio (Sidria) che indicano nell’esposizione al traffico veicolare un forte fattore di rischio per asma e tosse nei bambini e negli adolescenti.

L’indagine è stata condotta nel 2002 in 13 località su una popolazione di 20mila soggetti di 6-7 anni 16mila di 13-14. Un bambino che vive nei pressi di una strada continuamente percorsa da auto e veicoli pesanti corre il rischio di soffrire di disturbi respiratori e in particolare tosse, del 60% in più rispetto a un coetaneo residente in una zona senza traffico.

SECONDO LO STUDIO, SE IN ITALIA IL LIMITE PREVISTO DALLA UE FOSSE STATO RISPETTATO, SI SAREBBERO POTUTI RISPARMIARE TUTTI I MORTI IN ECCESSO DA PM10 (900) E DUE TERZI DEI MORTI DA NO2 (1.400 SU 2.000). RIDUCENDO LA CONCENTRAZIONE MEDIA GIORNALIERA DI MONOSSIDO DI CARBONIO DI UN MG/MC SI SAREBBERO RISPARMIATI PIÙ DI 800 DECESSI ALL’ANNO.

I decessi evitabili ogni anno a Milano sono stimati tra i 200 e i 300 (la ricerca prende in esame il periodo 1996-2002, ma a parità di trend i nessi sono costanti): a ogni incremento di 10 microgrammi per metro cubo della concentrazione delle polveri e dei gas inquinanti (un mg per il monossido di carbonio) è associato un aumento della mortalità giornaliera per tutte le cause naturali. In particolare l’aumento è dello 0,9% per il biossido di azoto, dell’1,5 per l’ossido di carbonio, lo 0,4 per il PM10, dello 0,8 per l’ozono nella stagione calda.

Nei singoli anni presi in esame su una popolazione stimata di un milione e 250mila persone si sono verificati 250 decessi in più per inquinamento da No2, 120 per il monossido di carbonio, 170 per le polveri sottili. Contrariamente a quanto si pensa, l’aria malata non riguarda solo le patologie respiratorie, ma anche le morti per cause cardiache: a Milano gli aumenti maggiori riguardano le malattie cardiovascolari associate all’incremento dell’ossido di carbonio (i decessi aumentano del 2% per ogni incremento di 1 mg di Co per metri cubo).

Le morti evitabili: se tra il 1996 e il 2002 si fosse rispettato il limite di PM10 imposto dalla Ue per il 2010 (20 microgrammi di polveri sospese), si sarebbero risparmiate 146 morti; 83 vite salvate se non si fosse superata la media annuale di 40 microgrammi, 61 se non si fosse mai superata la media giornaliera di 50 microgrammi, 17 diminuendo di 5 microgrammi la media giornaliera di PM10”.




Ospedali nel caos e cinesi all'Esquilino


[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Bisogna “memorizzarle” le pagine e le cronache della Mala – Italia, di questo Paese in crisi e in declino; occorre metterle a registro nel nostro Sito, che vuole anche essere una fotografia aggiornata della difficile situazione che sta vivendo la nostra comunità nazionale.

E fa specie, in questi giorni di fine inverno la crisi degli ospedali nei centri maggiori e specialmente a Roma ma con casi drammatici anche in Puglia e in Sicilia. Lo scenario è lo stesso: il tutto esaurito in terapia intensiva sicché – come leggiamo nelle cronache dei giornali – “bisogna sempre sperare che qualcun altro muoia”. E prendere rapidamente il suo posto prima che altri vi precedano, magari “raccomandati”. E, ancora, i giornali, scrivono di pazienti “trasportati come pacchi da città a città, ore e giorni di calvario..”. E di attese infinite….

Ci sono stati morti, a causa di questa situazione – che non trova riscontro, sulla base di quanto leggiamo sulla stampa straniera, in nessun altro Paese dell’Unione Europea – ; ce ne sono stati presso Roma, a Licata in Sicilia e in Puglia. A Licata – per un pensionato di 64 anni morto dopo che per più di dodici ore non si era riusciti a trovare un letto benché lo si cercasse in tutta l’Isola e anche più a Nord – sono intervenuti a vuoto perfino i Carabinieri.

Ma c’è anche un altro aspetto della situazione che vogliamo sottolineare. Anche perché riguarda quella Roma della quale il Sindaco Veltroni si presenta come un ottimo”gestore” ma che invece proprio a causa della sua gestione sta diventando tutta un’enorme suburra. Con tutti i monumenti antichi illuminati, certo; e con manifestazioni che fanno scena e spettacolo e compiacente udienza televisiva ad opera della Sinistra lì ancora egemone ma che, in quanto a gestione dei problemi concreti è un autentico disastro, come documentano perfino le cronache di quei giornali, come “Repubblica” di Veltroni cantano le lodi ad ogni occasione nelle pagine nazionali ma che poi in quelle di cronaca, non possono ignorare la realtà. Ed ecco la realtà che è venuta fuori l’altro giorno all’Esquilino e che è stata resa nota anche da “Repubblica”: il pizzo della Triade, come precisa Marino Bisso; con cinquantamila euro al mese fatti pagare ai commercianti e che ha dato luogo ad un’inchiesta che “parte” già con una denuncia di indagati. Ci sono stati anche “sequestri di persona per imporre i pagamenti” ma siccome c’è di mezzo perfino un omicidio, risulta “difficile rassicurare le vittime e convincerle a denunciare gli aguzzini”.

E’ una faida terribile fra i cinesi – sotto molti aspetti simile a quella che si sta combattendo tra bande camorriste a Napoli – ma sta di fatto che al Campidoglio, al Comune di Veltroni, per anni non si è fatto niente per evitare che la situazione arrivasse a questi estremi drammatici; anzi si è fatta una bandiera del permissivismo bonario e monista verso l’immigrazione straniera, anche quella illegale. Adesso leggiamo che in quel quartiere – proprio per effetto della politica seguita ed anzi imposta dall’amministrazione di Veltroni, si è radicata una <<piovra gialla>> che si arricchisce con il raket; non solo, si arricchisce anche “con il traffico di clandestini e con lo sfruttamento dei ragazze che, oltre a essere ridotte in condizioni di schiavitù nei vari laboratori abusivi, vengono avviate al mercato “della prostituzione”.

“Tutti “affari” che portano nelle casse della Triade milioni di euro e sui quali Veltroni e i suoi hanno chiuso gli occhi per anni. Adesso leggiamo che “sull’allarme mafia nella Chinatown romana sta indagando da tempo il pool dell’ Antimafia, coordinata dal procuratore aggiunto Italo Ormanni. Nel mirino dei carabinieri del nucleo operativo, diretto dal colonnello Giovanni Arcangioli, è finita una banda specializzata in estorsioni a connazionali…

La “cosca gialla” per mesi ha terrorizzato imprenditori e negozi dalle lanterne rosse cercando di imporre con violenze e minacce la legge del “pizzo” . Per gli investigatori non è stato facile mettersi sulle tracce dei membri dell’organizzazione…”.

Pino Rauti




Ma che sta combinando la Moratti?


[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Francamente, quello che accade al Ministero della Moratti, a volte è davvero incomprensibile; almeno agli occhi dei più. E le decisioni che vi sono prese, a getto continuo, una novità alla settimana in media, non fanno che suscitare furibonde polemiche. E questo avviene proprio nella Scuola e cioè in un’area in una struttura dove più che altrove ci sarebbe bisogno di un senso accentuato di sicurezza, di serenità di continuità; e dove invece regna una specie di marasma ribollente, ormai diventato regola corrente.

Stavamo pensando ancora una volta – e per l’ennesima volta! – a questa singolare situazione e stavamo chiedendoci ancora una volta chi, alla Moratti, glielo faccia fare, ad imporre questo “terrorismo” continuo, quando ci è capitato di leggere sull’inserto “tutto Scienze e Tecnologia” della “Stampa” di Torino l’ultima novità su questa prima linea, e cioè quello che accada a proposito di scienze della Terra.

Scrive al quotidiano torinese, il docente di Liceo, Antonio Varaldo; scrive e racconta la “storia” di quanto è capitato a lui, che aveva ricevuto dalla Zanichelli, nel 2002, l’incarico di scrivere un testo sulle Scienze della Terra “destinato all’ultimo anno del classico e dello scientifico”. Ovviamente – prosegue la lettera del prof. Varaldo l’impianto dell’opera era stato “progettato in tutti i particolari, seguito con particolare cura dall’esperto Italo Bovolenta, fondatore dell’anonima casa editrice, oggi proprietà della Zanichelli”.

Il prof. Varaldo si impegna e lavora al volume per due anni e mezzo, prevedendo di far uscire un libro di 18 capitoli, diviso in tre parti; astronomia, geologia e geografia fisica; libro di cui viene fissata l’uscita per l’inizio del 2006.

Invece, qualche giorno fa, è uscito il decreto applicativo della riforma che riguarda la Scuole superiori. E cosa c’è nel decreto ministeriale?

Leggiamo insieme questa parte della lettera del prof. Araldo:

“L’unico dei l0 licei che preveda l’insegnamento delle Scienze nell’ultimo anno è quello scientifico (oggi Scienze è materia dell’esame di Stato per quasi tutte le scuole). In tutti questi corsi le Scienze della Terra vengono assegnate al primo biennio (oggi sono nell’ultimo anno e, perciò, materia d’esame per la maggior parte dei licei). Nel liceo scientifico, benché le ore complessive dell’insegnamento nell’intero corso aumentino del 30%, le Scienze della Terra subiscono una strana sorte: alcuni argomenti finiscono nel primo biennio (cartografia, atmosfera, mineralogia, geomorfologia), altri nel secondo (vulcani, terremoti, struttura interna della Terra), e altri ancora mancano del tutto (la storia della Terra, tettonica, stratigrafia e climatologia). Ma soprattutto l’astronomia non compare in alcun programma, se non con rapide e sommarie definizioni: ad esempio per il liceo scientifico c’è solo un generico punto (La Terra come pianeta del sistema solare) nel biennio iniziale. Nulla si sa ancora del programma dell’ultimo anno del liceo scientifico, che prevede 3 ore settimanali al posto delle attuali 2. Resta dunque un’ultima speranza, almeno per questo liceo. Conseguenza personale: il mio editore ha deciso di congelare il lavoro. Abbiamo preparato un libro per una materia che sostanzialmente non c’è più!…”

Varaldo conclude – al di là del suo caso personale – con una sintetica “analisi complessiva”; con l’impressione netta che dalla lettera delle bozze di programma, si evidenzia che tutto l’insieme delle Scienze (perciò, anche chimica e biologia) sia brutalmente sminuito e spezzettato. Ciò si evince, oltre che dalla suddivisione degli argomenti, anche dagli obiettivi dichiarati e dai termini utilizzati.

E si sente di aggiungere che ciò è tanto più assurdo nell’attuale momento storico, quando appare così netta l’esigenza di una visione globale e particolareggiata del «sistema Terra» per affrontare qualsiasi problematica (demografica, energetica, climatica, urbanistica). Per averne una elementare conferma basterebbe sfogliare un numero a caso di «Le Scienze» (Scientific American) o «Nature», o «Tuttoscienze»; o guardare anche solo una puntata di Gaia» su Rai tre…”.

(a cura di Pino Rauti)