A Chiasso: la nuova Biennale dell'immagine


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E’ stata inaugurata il 16 ottobre e si protrarrà sino al 21 novembre.

Seicento le immagini, ottanta gli autori, dieci le mostre disseminate in un percorso tra Chiasso e alcuni comuni limitrofi, con sette esposizioni monografiche e tre a tema. Cui si aggiungono un festival di video arte, una rassegna di cinque documentari dedicati ai fotografi svizzeri che fanno parte del progetto, un workshop e tre tavole rotonde: “Il mondo in camera” titolo della nuova edizione della “Biennale dell’immagine 2004” di Chiasso è un variegato viaggio attraverso i molteplici volti della globalizzazione, così come si offre allo sguardo (e all’obiettivo) di una quindicina di fotografi di risonanza nazionale e internazionale e di una nutrita schiera di videoartisti, che hanno percorso il pianeta per cogliere in immagini la rapida quanto inesorabile metamorfosi delle varie realtà sociali nel mondo.

I! progetto non vuole considerare l’aspetto politico-ideologico che il termine inevitabilmente evoca. Si vuole piuttosto proporre una lettura che abbia un taglio narrativo, sociale, poetico e persino storico – antica essendo la genesi della mondializzazione – coniugandola con quella della identità (o, meglio, delle identità), che in ogni angolo del pianeta viene inevitabilmente messa in causa, producendo irrimediabili quanto inimmaginabili frammentazioni.

Ufficio della Cultura – Comune di Chiasso – Via D.Alighieri 3b – tel 091 6950914, fax 091 6950918 – e-mail cultura@chiasso.ch

Per tutte le informazioni sulle mostre: www.biennaleimmagine.ch Ufficio stampa: Ellecistudio Corno. Tel. 031.301037 e-mai! ellecistudio@ellecistudio.it




Da un vecchio granaio un «museo tecnologico»


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Un vecchio granaio del Settecento che si trasforma in un museo intelligente. Non è un film di fantascienza ma un reale progetto dell’Università di Siena che in un piccolo borgo medievale ha creato un museo interattivo e multimediale. Il “Tepotratos” (Teatro popolare tradizionale toscano) si trova a Monticchiello, un paesino immerso nella Vai d’Orcia, un tempo poverissimo, oggi emblema del teatro popolare, che per tradizione vede i suoi abitanti protagonisti di rappresentazioni nel festival del teatro povero.

Il progetto tecnologico, finanziato da Regione Toscana, Provincia di Siena, Comune di Pienza e Monte dei Paschi, è stato affidato ad Alessandro Mecocci, docente al dipartimento di Ingegneria dell’Università di Siena e tra i massimi esperti al mondo di tecnologie applicate ai musei.

Una volta entrati a “Tepotratos”, telecamere e sensori iniziano a monitorare il visitatore, passo dopo passo. Muoversi verso un angolo o l’altro della prima stanza significa attivare diverse immagini che vengono proiettate sulle pareti, oltre che suoni e musiche. Un oggetto che unisce passato e futuro è il “pozzo multimediale”, una struttura circolare al centro di una stanza ampia, coperta con pannelli di legno e strumenti dell’antica mezzadria. Infilando la testa nell’imboccatura, è possibile assistere a delle proiezioni di cultura contadina.

Ma chi o cosa si occupa di capire quali siano i desideri del visitatore per condurlo così nel percorso da lui prescelto? Si tratta di una mente artificiale, che gli ingegneri e informatici hanno ribattezzato “Interfaccia sociale multimodale”, cervello e spirito del museo, che segue il visitatore e ne interpreta la volontà.

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Piazza Nuova, 53020 Monticchiello (SI) – Tel. e fax 0578755118 – www.teatropovero.it – teatropovero@libero.it – Apertura: dal 15 marzo al 1 novembre: tutti i giorni escluso il lunedì, dal 2 novembre al 14 marzo: sabato, domenica, festivi e su prenotazione.

Orario delle visite: 9,00 – 10,00 – 11,00 – 12,00- 16,00 – 17,00 – 18,00 – biglietti: intero euro 4,00 ridotto euro 2,50.

Direttore: Andrea Cresti, Curatore: Francesca Profili – Daniela Cundrò, Ufficio Stampa

Università di Siena: Tel 0577.232257 – Fax 0577.23237.




Itinerari e nuovi itinerari con le "Guide del Medioevo"


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Segnaliamole subito, “le Guide di Medioevo”; e con tutto l’apprezzamento che meritano. Le abbiamo notate immediatamente in edicola e il giornalaio – la fonte più diretta e… “qualificata” – ci conferma che gli acquisti, in questi giorni, sono stati subito numerosi.

Ed è significativo, questo successo. Perché “le Guide” sono le ristampe di due fascicoli che oggi vengono offerti in accoppiata e quindi a prezzo dimezzato rispetto alla prima edizione.

La n. 1 risale al gennaio del 2003 e l’altra al 2002. Due fascicoli, meglio due “libretti” robusti di 160 pagine ciascuno nei quali è contenuta una messe di notizia e indicazioni, di scoperte e riscoperte. Lungo la strada di quel turismo culturale che si sta affermando impetuosamente ma non potrebbe proseguire la splendido “galoppo” in atto se ne avesse solidi e seri punti di riferimento.

Sia detto ancora una volta; il successo di pubblico, di vendita, di diffusione, dimostra che un’infinità di gente è attentissima al “richiamo delle radici” e che oggi quasi più nessuno gira come la va la va; preferisce girare, viaggiare, visitare, organizzare per sé e per famiglia e con gli amici, un turismo che, appunto, abbia contenuti e riferimenti culturali ed anche – perché no! – ENOGASTRONOMICI.

De Agostani – Rizzoli Periodici – Piero Giamacchio – Direzione: via Cassia, 1328 – 00123 Roma – Telefono 06-3035921 – Fax 06-30311473.




Va "messo in ordine" anche l'agriturismo


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Tra i pochi settori del Turismo Italiano che meno risentono della crisi in atto e che anzi si sta sviluppando, c’è l’Agriturismo, che tende addirittura a diventare una nuova forma di villeggiatura. C’è che vi da come prevalente la realizzazione più completa, più vicina alla natura, di quello che sta diventando un bisogno prepotente: la “evasione” dalle costrizioni del vivere metropolitano e c’è chi vorrebbe interpretarla come un “approccio” complesso ad un modo nuovo di gestire il proprio tempo libero, facilitando soprattutto il poter vivere accanto ai familiari, come in un albergo non può avvenire, E infatti, l’agriturismo è il ricorso preferito da parte delle famiglie numerose. C’è, infine, che sottolinea il dato economico; L’agriturismo può anche non piacere ma è una scelta obbligata per chi ha pochi mezzi in un momento in cui i prezzi degli alberghi sono aumentati e diventati spesso proibitivi.

Sull’agriturismo attuale e sulle sue prospettive abbiamo trovato indicazioni più che interessanti in un posto che potremmo definire “ufficiale” e cioè su “Qui Touring” che è la rivista del Touring Club.

Leggiamo dunque cosa ne scrive Federico Radice Fossati, che del TCI è consigliere ed è senz’altro uno degli esperti più qualificati del fenomeno che qui intendiamo “fotografare”.

Scrive dunque Radice Fossati:

“Secondo i dati di Agriturist, l’Associazione nazionale per l’agriturismo, l’ambiente e il territorio di Confagricoltura, il 2003 si è chiuso con un aumento delle aziende attive di circa il 10%, da 11.500 nel 2002 a 12.600. Le previsioni per il 2004 sono ancora più rosee, con una crescita della domanda stimata al 45%, per 800 milioni di euro di fatturato. Cifre che danno testimonianza di un fenomeno senza dubbio importante, indice di riscoperta di un concetto di turismo e di fruizione del tempo libero in sintonia con gli ideali promossi dal nostro Sodalizio.

In effetti, il fenomeno della vacanza in campagna è sì ricerca dell’insolito, dell’esotico a pochi chilometri da casa. Ma è anche testimonianza della crescita culturale del turista, di una forma di viaggiare evoluta. Come sottolinea una ricerca pubblicata dal Centro studi del Tci, “la scelta dell’agriturismo si associa al turismo culturale e d’arte, spesso rivolto ai centri minori dell’entroterra, e a quello naturalistico, connesso alle aree protette e, più in generale, al patrimonio ambientale di un determinato territorio”. Scegliere la campagna, dunque, e trasformare la villeggiatura in condivisione di abitudini, tradizioni e, perché no, anche rigeneranti fatiche all’aria aperta, significa capire e vivere una cultura e un mondo in contrasto vorticoso tra modernità e tradizione, in un settore in cui i due elementi sono altrettanto importanti. Dove l’innovazione tecnologica e il contributo dell’esperienza rivelano il grande panorama di ciò che produce la nostra terra, che sta alla base di quello che noi siamo; riscoprire le proprie radici e il cuore di un’Italia che è sì terra di santi, poeti a navigatori, ma è soprattutto terra di contadini, modellata nel suo paesaggio dall’agricoltura e dal sapiente lavoro millenario di piccoli e grandi uomini, che alla produzione agricola hanno dedicato intelletto, risorse economiche e tanta fatica.

Per questo l’invito al legislatore, che sta lavorando alla nuova legge quadro sull’Agriturismo, non può che essere quello di affrontare la regolamentazione del settore tenendo come punto fermo la promozione della ruralità autentica: non premiare chi, inserendosi nella scia del boom del fenomeno, sfrutta la campagna impiantandovi strutture ricettive etichettate come agriturismo per ragioni di comodo, ma far sì che la promozione di queste formule diventi la testa di ponte di un vero rilancio della campagna e di un mondo agricolo oggi in difficoltà. Si deve tendere alla promozione della ruralità in tutte le sue forme dettando un quadro normativo generale e valido per tutto il territorio nazionale, lasciando spazio alla fantasia delle singole regioni di interpretare la propria tipicità, per evitare che si accentui la divaricazione tra regioni già all’avanguardia nel campo dell’ospitalità agreste (penso ai “casi fortunati” della Toscana, dell’Umbria o dell’Alto Adige), e altri tipi di campagna magari più dura, ma altrettanto autentica, del Piemonte, della Bassa lombarda, del Veneto o del Meridione. Bene dunque che l’agriturismo continui a essere vetrina privilegiata per la gastronomia, i vini, l’ospitalità; nonché stimolo per le esperienze sempre più diffuse di produzioni certificate, ecocompatibili e biologiche. Saranno questi i principali fattori di rilancio della nostra agricoltura e baluardo fondamentale per la protezione dell’ambiente e la conservazione del territorio, primo anello della catena di un turismo davvero più attento, più riflessivo e in generale più maturo”.




Museo dei Navigli sei dentro la storia


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Grazie all’importanza storica dei suoi contenuti e la bellezza delle sale, alcune delle quali di epoca medievale, il Museo dei Navigli è considerato la più importante testimonianza storica della Milano d’altri tempi.

Ubicato in Brera, la zona più “in” di Milano il Museo, oltre alle visite guidate, viene concesso per richieste di eventi di carattere esclusivo.

(E’ disponibile il libro sulla storia del Museo e la cultura dei Navigli Milanesi).

Vi si possono organizzare Congressi e ricevimenti – E’ una famosa dimora storica “per un evento da ricordare”. Sale da 40 a 500 posti con supporto audio – video.

Museo dei Navigli: Via S. Marco, 40 – Milano. Telefono: 02-29001068 r.a. fx: 02-29003497.

Si raggiunge con i mezzi pubblici: tram numero 2-19-29-30-33; autobus numero 43-96-97. Metropolitana, linea 2, fermata Moscova; linea3, fermata Turati.




Tarvisio: c'è l'eco del Vescovo di Bamberga


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A solo dieci chilometri dall’Austria, adagiata in una ridente conca circondata da folte abetaie si trova la cittadina di Tarvisio, appartenente alla Comunità Montana della Val Canale e Canal del Ferro (cosiddetta perché nella vicina Carinzia subito dopo l’anno 1000 si scoprirono alcune miniere di questo minerale). Abitata inizialmente dal popolo celtico dei Taurisci, poi centro romano, Tarvisio si è sviluppato commercialmente durante il secolo XIII e XIV, quando fiorì l’industria del ferro.

Possesso del Capitolo di Bamberga fin dal 1000, nel 1456 Tarvisio ebbe dal Vescovado di Bamberga il riconoscimento della sua importanza con la concessione del diritto ad una fiera annuale.

Saccheggiata dai Turchi nel XV secolo e passata all’Austria nel 1759, la città fu teatro di battaglie durante le guerre napoleoniche.Dopo la prima guerra mondiale è stata annessa al Regno d’Italia.Assediataun tempo da una fitta foresta popolata di orsi e cervi – sicuramente molto pericolosi per i pellegrini di allora – oggi la Foresta di Tarvisio si è ” ritirata ” a 15 chilometri a nord-ovest dell’abitato ed è finalmente protetta.Da non trascurare i bellissimi dintorni della città – oggi una delle principali stazioni turistiche montane della regione – soprattutto il Parco Naturale di Fusine, con i due splendidi ed omonimi laghi, di origine glaciale, legati tra loro da una distesa di boschi e di sentieri.Il quadro della vegetazione è molto interessante, ricco di faggi, abeti rossi, pini silvestri, pini mughi e larici.Il sottobosco presenta tantissime specie che vanno dal ribes selvatico al mirtillo nero, fino alle grandi felci, il tutto completato da una fauna molto varia (pesci, civette, falchi, galli cedroni, pernici bianche).Non mancano ovviamente caprioli, camosci, cervi, marmotte, tassi e puzzole.

Lo sci alpino e nordico, gite e escursioni, una fitta rete di facili sentieri oppure – per i più esperti -di arrampicate ed ” alte vie ” verso gli attrezzati rifugi delle Alpi Giulie fanno di quest’ambiente uno fra i più belli della Regione.

Nel centro di Tarvisio da vedere i resti del muro di cintadell’antica fortezza attorno alla quattrocentesca Chiesa dei santi Pietro e Paolo, sulla cui facciata campeggia un’enorme affresco di San Cristoforo, protettore dei viandanti, il quale impugna il bastone – baculo – usato anche dai pellegrini.Questo affresco, scoperto soltanto nel 1960, è stato staccato nel 1961 ad opera della Soprintendenza di Trieste e restaurato pochi anni fa (1994).

L’attuale Chiesa, costruita in tipico stile carinziano nel 1445 – come attesta l’iscrizione in lingua tedesca e caratteri gotici che si trova sopra l’ingresso principale dell’edificio ( ” Nell’anno 445 dopo la nascita di Cristo, il giorno di maggio dopo la festa di San Michele, mastro Osvaldo Raw ha iniziato la costruzione ) – venne edificata sopra una precedente cappella in onore di San Pietro, eretta a seguito della concessione del Vescovo di Bamberga Alberto nel 1399.Circondata appunto da un muro di cinta con quattro torri e un fossato per la difesa contro le invasioni turche (1474), l’edificio – con la facciata movimentata da tre archi acuti – è uno degli esempi più interessanti di Chiesa fortificata dei paesi alpini.Negli 1650 furono aggiunte le piccole navate laterali e in seguito la nuova sacrestia.Nel 1960-62, per iniziativa di Monsignor G. Fontana e su progetto dell’arch. G. Della Mea, la Chiesa venne allungata di venti metri verso la piazza.All’interno, la larga navata centrale è in stile gotico mentre le due cappelle laterali sono in stile barocco.Gli affreschi dell’abside, datati 1500, sono attribuiti alla scuola carinziana di Villaco; sulla parete di sinistra è rappresentato il Giudizio Universale, l’infanzia di Gesù e la Risurrezione.La parete di destra è invece ricoperta dall’immagine equestre dell’imperatore Carlo V, tributo di riconoscenza al ” defensor Ecclesiae “che – il 20 ottobre 1532, proveniente da Vienna – pernottò a Tarvisio con le sue schiere e qui volle fosse celebrato un ufficio religioso.  Ancora nella piccola navata di sinistra si nota l’affresco di Gesù che conferisce il primato a Pietro, mentre in quella di destra si possono ammirare la Santissima Trinità e una delicata Madonna con Bambino.Gli affreschi, per lungo tempo nascosti sotto l’intonaco della facciata, ora collocati nella navata centrale, raffigurano invece la caduta di Gesù sotto la croce e l’agonia nel Getsemani (visibili, in alto, la cittadella di Tarvisio nel 1500 e, nell’angolo di sinistra, in basso, il volto di un turco a ricordare i ripetuti assedi di quel tempo).Sull’arco trionfale dell’abside, riportato alla luce di recente, il sacrificio di Abramo con le parole della Genesi “Abramo credette al Signore che glielo accredita come giustizia”.Il coro ligneo dell’abside, di scuola tedesca, datato 1650 circa, riprende nelle colonne il tema eucaristica della vite e dei tralci.

Fra gli altari, il più importante è quello della Incoronazione della Madonna, che si trova a sinistra nella navata centrale.Sicuramente della scuola di Villaco – a cui appartengono i famosi altari di Pontebba e Maria Gail – ciò che ci rimane è la parte centrale (lo Schrein) del “Flugelaltar”, antica ancona a sportelli mobili che ebbe larghissima diffusione nell’Europa Centrale intorno al XVI secolo. L’altare maggiore è del 1722 mentre nel 1733, assieme al pulpito, vennero costruiti tre nuovi altari; probabilmente a quest’epoca risale la mutilazione del Flugelaltar.Il gruppo scultoreo raffigurante Sant’Anna e Maria Bambina, sulla destra, è opera ottocentesca della Val Gardena, incastonata nell’altare settecentesco.Sotto la mensa dell’altare raffigurante San Francesco con il Crocifisso vi è la statua di San Francesco Saverio dormiente, tra i Santi Giovanni Nepomuceno e Ignazio di Lojola, compagno di studi e maestro spirituale del Saverio.

L’altare della celebrazione, l’ambone, la sede presidenziale sono stati realizzati recentemente dall’artigiano Domini, ispirandosi alle colonne dell’arco trionfale.Le vetrate, in stile neo- gotico, sono state rifatte nel XIX secolo.Raffigurano San Leopoldo re e gli apostoli Pietro e Paolo (nell’abside, composte a Innsbruch nel 1887); Ottone I grande Vescovo di Bamberga (1031-1139), che riorganizzò civilmente e religiosamente la Valcanale, l’imperatore Enrico II il quale fondò nel 1007 il Vescovado di Bamberga, includendo le terre carinziane (il Vescovado durò sino al 1759), i santi Ermacora Vescovo e Fortunato diacono, patroni e martiri della Chiesa di Aquileia (vetrate sulla parete di sinistra); ancora Cirillo e Metodio, ai quali si deva la scrittura slava, Carlo Magno – che nell’811 fissa i confini del patriarcato al fiume Drava – e il patriarca Paolino, uomo di cultura, amico e consigliere dell’imperatore (vetrate sulla parete di destra).Non va dimenticato, ai fini della nostra ricerca, la tela raffigurante San Giacomo con il bastone e il cappello a larghe tese, calato sulle spalle – petaso – posto sulla parete destra, entrando dalla porta principale, fra altri cinque ritratti d’epoca. Tale iconografia testimonia la viva devozione per questo santo, protettore dei pellegrini, i quali attraversavano anticamente i boschi rigogliosi della Valcanale talvolta rischiando la propria vita. A questo proposito ricordiamo che la città di Tarvisio, sosta di base per i romei, compare nella famosa carta geografica preparata da Erhard Etzlaubdi Norimberga per l’anno giubilare 1500 – oggi conservata alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco – carta che indica la strada ai pellegrini tedeschi in viaggio verso Roma (le strade sono segnalate da linee punteggiate e la distanza tra un punto e l’altro corrisponde a un dot, cioè un miglio germanico pari a 7,4 chilometri).Accanto alla Chiesa, il caratteristico campanile con la cupola a cipolla e la quattrocentesca torre ottagonaledi difesaadibita oggi a sede per mostre.

Di particolare rilievo, dietro la Chiesa parrocchiale, murate sulle pareti esterne, varie lapidi funerarie risalenti al XVI secolo, alcuni lacerti di monumenti funebri ritrovati a Camporosso nonché lapidi romane con bassorilievi ed iscrizioni (datate 180-190-220 d.C., testimoniano la prima l’affetto di Giulia Stratonica al marito Aquilino Cesenatense, defunto a quarantasei anni, la seconda il voto fatto dai coniugi Vitale e Sura, la terza l’onestà di Fiorentina Secundina, ” moglie di rare doti “, sposa di Mutilio Cresto, la cui lapide è l’unica figurata, presentando nei riquadri laterali un Satiro con tirso ed una Danzatrice).A Tarvisio Bassa, da vedere la Chiesa della Beata Vergine di Loreto, fatta edificare dalla famiglia Von Rechbach nel 1689 in stile barocco.E’ arricchita da un caratteristico altare ligneo.Poco lontano da Tarvisio, nel borgo di Coccau – sede del valico confinario – vi è la trecentescaChiesetta di San Nicolò, con il più bel ciclo di affreschi della Valcanale (1400), raffiguranti scene della Passione di Cristo – Flagellazione, Salita al Calvario, Deposizione, Sepoltura, Resurrezione – alcune figure di Santi e la suggestiva Adorazione dei Magi, purtroppo alquanto scolorita, la quale, attraverso la forza del disegno, promana grande efficacia soprattutto nei volti paesani e nel chiaroscuro delle montagne in lontananza.A Fusine, invece, risale al 1463 la Chiesetta gotica di San Leonardo, alla quale fu aggiunta nel 1797 la cappella dell’Addolorata o dei Sette Dolori mentre sul Monte Castello si trovano i resti dell’antico maniero di Weissenfels, costruito nel 1431 dai Conti Cilli.Nella frazione di Boscoverde, percorrendo per una ventina di minuti via Bamberga verso Fusine, il turista può imbattersi nel bel monumento – eretto agli inizi del XX secolo – in ricordo delle guerre napoleoniche del 1809 mentre nei dintorni, sul colle sovrastante Fusine, i Signori di Cilli, l’odierna Celje in Slovenia, fecero costruire nel XV secolo il Castello di Weissenfels, ora totalmente diroccato




Bici lungo la Drava Brunico-Klagenfurt


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Tra i “consigli” che ci sentiamo di dare agli amanti in bici del «turismo culturale» legato all’ambiente vi è il percorso lungo la Drava da Brunico (Alto Adige) a Klagenfurt (Austria). Ecco il programma da Internet:

La pista ciclabile lungo la Drava non è solo una delle piste ciclabili più famose dell’Austria, ma anche una delle più piacevoli. Sempre lungo il fiume, Vi porterà attraverso un paesaggio di prati vergini, lungo le dolomiti di Lienz, attraverso città e villaggi impressionanti fino ai famosi laghi della Carinzia. La pista ciclabile lungo la Drava si presenta piatto, spesso leggermente in discesa. Circa la metà del percorso è asfaltato, il resto sono stradine di campagna o strade secondarie poco frequentate. La pista ciclabile lungo la Drava con partenza a Dobbiaco è un ottimo percorso anche per bambini.

Giorno 1: Arrivo in privato a Brunico o nel paese di Gais presso Brunico in Val Pusteria (Alto Adige). Il vostro hotel di partenza si troverà o direttamente nel capoluogo della Val Pusteria, o nel paese di Gais, a 5 km da Brunico, nella Valle Aurina. Briefing sul tour e consegna delle biciclette noleggiate.

Giorno 2: Brunico – Dobbiamo/San Candido (ca. 30/35 km in bici)

La prima tappa vi porterà lungo il fiume Rienza attraverso l’Alta Pusteria fino a Dobbiaco, allo spartiacque dei fiumi Rienza e Drava. Pernottamento a Dobbiaco (dove si trova il più antico via crucis del Tirolo ed il lago di Dobbiaco) od a San Candido. Da San Candido, con un po’ di buona condizione fisica, potrete fare un salto nella famosissima Val di Sesto, il punto di partenza per i tour sulle Tre Cime di Lavaredo.

Giorno 3: Dobbiamo/San Candido – Lienz (ca. 46 km in bici)

Da San Candido mancano solo 5 km fino a Prato alla Drava, l’ultimo paese sul territorio italiano. Potrete godervi un ultimo cappuccino prima di proseguire per il Tirolo dell’Est. Passando per Sillian, il capoluogo dell’Alta Valle del Tirolo dell’Est, pedalerete su una pista ciclabile ben fatta fino alla città di Lienz.

Giorno 4: Lienz – Berg/Greifenburg (ca. 45 km in bici)

Dopo Lienz la pista ciclabile lungo la Drava prosegue lungo la diga ed proseguirete lungo la Drava. Poco dopo Lienz avrete la possibilità di visitare anche la vecchia città romana di Aguntum. Anche il paese di Oberdrauburg (noto in passato per le sue riserve di oro, d’argento, di rame e di ferro) merita una sosta. Ciò vale anche per il sentiero botanico lungo le rovine del castello Hohenburg.

Giorno 5: Berg/Greifenburg – Spittall/Seeboden (ca. 31 km in bici)

Lungo strade secondarie si prosegue per Steinfeld (dove si trova una delle più famose chiese affrescate della Carinzia, ed il ponte Mollbrucke (rovina di Felsberg), per giungere direttamente a Spittal (dove si trova il museo della cultura popolare: una tra le collezioni più vaste sulla cultura popolare della regione delle alpi), oppure, in alternativa, si può visitare il lago Millstatt (Millstatter See) poco distante, e prendere la rotta per Seeboden.

Giorno 6: Spittall/Seeboden – Villach (ca. 38 km in bici)

Il 6° giorno vi offre due esperienze indimenticabili: gli scavi archeologici di una chiesa paleocristiana presso Molzbichl, da dove ha preso inizio la cristianizzazione della Carinzia nel secolo VI, e, ovviamente, la città di Villach, seconda per il numero di abitanti tra le città della Corinzia. E’ situata ai piedi della “montagna buona”, che ha dato agli abitanti di Villach le sorgenti calde. Le terme di Villach, che esistevano già nel secolo XV, vi potranno dare nuova energia per il resto del vostro viaggio.

Giorno 7: Villach – lago Worthersee – Klagenfurt (ca. 36 km in bici)

Vi lascerete la Drava alle spalle, per imboccare la strada per Velden am Worthersee. Lì avrete la possibilità di pedalare lungo la riva del lago fino a Portschach e Krumpendorf, per giungere infine alla città di Klagenfurt (dove si trovano il Museo Regionale della Carinzia, la Galleria dei Costumi carinziani, il Museo dei Cavi Minerali ed il Pozzo del Drago). In alternativa, potrete fare il tratto fino a Klagenfurt con la nave traghetto sul lago Worthersee.

Giorno 8: partenza individuale

Ora sarete voi a decidere se tornare a Brunico, restare qualche giorno a Klagenfurt o al lago Worthersee, oppure continuare con il prossimo tour, il giro dei laghi della Carinzia. La scelta è tutta vostra.

Durata in giorni: 8/7 gg.; Durata media tappe: 35 km;Partenza da: Brunico Val Pusteria Ospitalità: alberghi media categoria; Quota: Euro 510 8giomi/7notti a persona in camera doppia; Euro 470 7giomi/6notti a persona in camera doppia; Incluso: Pernottamento in hotel di classe media scelti con cura; Prima colazione a buffet; Trasporto bagagli da Hotel a Hotel; Ottima scelta del percorso; Materiale didattico al viaggio; Servizio SERVICE LINE 7 giorni su 7.Escluso: tour 8 gg.:- supplemento camera singola Euro 90; – supplemento mezza pensione Euro 80; – supplemento alta stagione Euro 55; – nolo bicicletta Euro 50

Tour 7 gg: – supplemento camera singola Euro 80; – supplemento mezza pensione Euro 70;

– supplemento alta stagione Euro 50; nolo bicicletta Euro 45; Ritorno in treno (ca. Euro 50.- a persona); Ritorno in minibus (Euro 70.- a persona, trasporto bici incluso, pagabile al momento, prenotazione necessaria!)




Tornano gli antichi velieri. A Brest: festa grande della marina a vela


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Brest, il grande porto della Bretagna, ha accolto nei giorni scorsi – e per 7 giorni, dal 10 al 16 luglio – una “festa” che non è esagerato, come vedremo, definire colossale. All’insegna non solo della difesa ma del rilancio delle “tradizioni marittime” si sono concentrate nella capitale della Finistere del Nord, quasi 2.000 velieri di tipo «antico» o che di velieri d’altri tempi riattualizzano la struttura e l’uso con il ricorso “integrale” alle tecniche di costruzione di altre epoche. Non solo: grazie al porto – museo di Donarnenez, vengono usati materiali rifatti secondo le regole nautiche di altre epoche.

Sembra un “romanzo”, questo della gran festa velica tra Brest e Donarnenez; perché tutto è nato – appena una ventina di anni fa – da una modesta pubblicazione di “etnografia marittima” che poi, dal 1.992, ogni quattro anni, riunisce a Brest una vera flotta di velieri antichi, provenienti da tutto il mondo (quest’anno da 27 Paesi!). Qualcosa di simile si svolge anche ad Amsterdam, a Kiel e a Ranen ma nessuno degli altri «raduni» ha il richiamo mondiale dell’incontro di Brest e nessuno, soprattutto, ha alle spalle il “porto-museo” di Donarnenez, con le sue centinaia di «mastri» specialisti nella costruzione e nell’allestimento di navi a vela di altre epoche.

La scorsa edizione del raduno totalizzò anche 280.000 turisti e visitatori “paganti”; quest’anno si è giunti a quota 350.000 grazie alle specifiche manifestazioni che, nel porto-museo, si sono protratte fino al 20 luglio.

A richiamare tanta gente sono, oltre ai velieri, una serie di manifestazioni: due concerti serali di complessi musicali “tradizionali”; sfilate nautiche lungo la costa; spettacoli pirotecnici, eccetera. E poi ci sono le visite a bordo dei battelli, che “incantano” migliaia di bambini e di ragazzi.

Pino Rauti




Roma: Auditorium è Parco della Musica


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Ecco il programma dell’Auditorium Parco della Musica, a Roma, dal 20 maggio al mese di giugno:

Giovedì 20 maggio: Sala Settecento, ore 21,00 Danilo Rea, Enzo Pietropaoli, Maria Pia De Vito “Omaggio a Joni Mitchell” – ore 22,00 Roberto Gatto Quintet. Venerdì 21 maggio: Sala Settecento, ore 21,00 Anouar Brahem “Le pas du chat noir”. Martedì 25 maggio: Sala Sino poli ore 21,00 Stefano Bollani, Orchestra della Toscana.

Da martedì 1 a giovedì 3 giugno: “La Francia si muove” – Festival di danza contemporanea. Martedì 1 giugno: Sala Prove Coro ore 20,30 Solo di Francois Verret di Cristian Rizzo. Sala Settecento ore 21,30 Chantier Musil di Francois Verret. Mercoledì 2 giugno: Sala Prove Orchestra ore 20,30 100% Polyester di Cristian Rizzo. Foyer Sala Sino poli ore 21,00 Park di Claudia Triozzi. Cavea ore 22,00 Aatt…enen.. tionon di Boris Charmatz. Giovedì 3 giugno: Sala Prove Orchestra ore “1,00 100% Polyester di Cristian Rizzo. Sala Settecento ore 21,30 The show must go on di Jerome Bel. Venerdì 4 giugno Sala Sino poli ore 21,00 Cassandra Wilson. Da martedì 8 a sabato 12 giugno: Mediterraneo Rassegna di musiche e suoni del Mediterraneo. Radio Dervish, Mercan Dede, Jamal Ouassini – Rosaria Lo Russo, Orchestra Arabo-Andalusa di Tangeri, Eleni Karaindrou e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Dounia e Moncef Gachem, DuOud, Novalia – Omero Antonutti, Antonio Infantino Taran Trance.

“Auditorium della Musica” – Viale Pietro de Coubertin, 00196 Roma. Biglietteria: telefono: 199109783 – www.auditoriumroma.com.




A Canelli è festa di una grande storia


[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

C’è stata – in appena due/tre anni – una vera e propria “esplosione” di manifestazioni turistiche che hanno un ben mirato punto di riferimento in qualche vicenda storica di rilievo relativa al centro o alla zona interessate. Perché ormai di iniziative turistiche se ne prendono tante e dovunque, se ne contano a migliaia ed è solo avendo quel “punto mirato” di cui dicevamo sopra, che si riesce ad accendere la curiosità e spesso l’entusiasmo; che poi fanno folla, permettono altre iniziative collaterali – specie quelle enogastronomiche – e possono anche diventare consuetudine prima e “tradizione” locale poi.

Ecco, ad esempio, tra i tanti che si potrebbero citare (ma di molti, via via, diremo in questo Sito intitolato appunto ad un Turismo di tipo culturale), ecco quello che è in programma a Canelli (in provincia di Torino); dove si può andare per tanti altri interessantissimi e validissimi motivi ma non bisogna assolutamente perdere le manifestazioni organizzate all’insegna della rievocazione storica dell’assedio di Canelli, che ebbe luogo nell’anno 1613. Ecco il programma:

Sabato 19 giugno – La città si trasforma – Dall’alba alle ore 15,30: tutta la mattinata fervono i preparativi per gli allestimenti, l’attività è tale che numerosi visitatori sono già presenti per assistere meravigliati al “miracolo” del camuffamento e della trasformazione di Canelli in città “seicentesca” .

Primi rumori di guerra, la città assediata

Ore 15,15 Contadini e popolani fuggono dalle campagne e si dirigono in città passando per la porta principale, i militari ispezionano i carriaggi alla ricerca di eventuali spie; precedute da rombi di cannone si avvicinano le truppe nemiche che incalzano gli ultimi fuggitivi. I nemici si avvicinano, le truppe sabaude vengono scacciate dall’accampamento esterno e si trincerano nella cerchia cittadina. I nemici si impossessano dell’accampamento e vi si installano.

Ore 16,00 AI rullo dei tamburi arriva ad ispezionare le porte della città il Duca Carlo Emanuele scortato dal suo drappello. Alle porte, dopo cannoneggiamenti e sparatorie, si inizia a trattare. I nemici intimano la resa, i canellesi sdegnosamente rifiutano. Si annuncia alla popolazione l’inizio dell’assedio.

Movimenti di truppe. Le truppe si schierano, primi assalti

Ore 17,00 Le truppe nemiche costeggiando le mura si dirigono al castello. I banditori ed i comandanti annunciano alla popolazione il tentativo di assalto. Le truppe sabaude sfilando per la città salgono al borgo di Villanuova per contrastare il nemico.

Ore 17,30 Nei prati del castello le truppe Mantovane e quelle sabaude dispongono uomini e cannoni. Iniziano le trattative che subito naufragano.

Ore 18,00 Inizia una cruenta battaglia i Mantovani riescono ad infliggere gravi perdite alle milizie sabaude ma desistono dal proposito di assaltare il castello.

Ore 19,00 I cerusici curano i feriti ed i frati raccolgono i caduti.

La lunga notte dell’assediato

Ore19,30 Le milizie rientrano in città percorrendo la “sternia” ed i nemici si acquartierano nell’accampamento fuori mura. Le osterie e taverne aprono i battenti.

Ore 21,30 Matrimonio del Capitano Arbaudi. Il Capitano si sposa con la figlia del podestà, per le vie cittadine si sviluppa un imponente corteo, all’interno delle porte avviene la sottoscrizione del “contratto di matrimonio” cui segue la cerimonia nuziale, al termine si festeggia il lieto evento, con esibizione di musici, saltimbanchi e giochi d’arme.

Ore 23,00 Incendio del Castello. I festeggiamenti nuziali vengono interrotti dalle truppe nemiche che assaltano il Castello dove si sviluppa uno spettacolare incendio che viene prontamente domato.

Dalle ore 23,30 Scaramucce alle porte. Mentre riprendono i festeggiamenti, briganti assalgono i nottambuli e gli avventori delle osterie ancora aperte. Per tutta la notte “ronde” e “veglie” negli accampamenti militari.

Domenica 20 giugno

L’assalto del nemico – La vittoria

Ore 9,15 Si intensifica l’attività militare alle porte della città, i nemici si schierano alla porta del Borgo, il corteo ducale, preceduto dal rullo dei tamburi percorre la città, il Duca ispeziona le truppe.

Ore 10,00 Le varie compagnie militari sfilano per la città con esibizione di sbandieratori, i maestri d’arme istruiscono le truppe per l’imminente battaglia.

Ore 10,30 Le truppe mantovane completano lo schieramento d’attacco di fronte alle porte del borgo, le truppe savoiarde, provenienti da quattro punti della città, si ammassano per fronteggiare il nemico.

Ore 11,00 Si tenta una mediazione diplomatica per sventare l’assalto, gli archibugieri prendono posizione, inizia la grande battaglia, gli uomini e le donne di Canelli intervengono in soccorso delle truppe savoiarde e scacciano il nemico.

Ore 12,00 Dopo la morte del comandante nemico le truppe mantovane si danno alla fuga, sul campo restano morti e feriti, i Frati ed i cerusici curano i sopravvissuti; per festeggiare la Vittoria i militari, frati, popolani e tutti i figuranti in costume danno vita ad una sfilata per tutte le vie della città sino al borgo di Villanuova, lungo il percorso il Duca annuncia alla popolazione dell’esenzione per 30 anni dal tasso ordinario e straordinario.

Ore 13,00 Le Osterie e Taverne iniziano a somministrare il “Pranzo della Vittoria”, esibizione di musici e giocolieri.

AI termine del pranzo, sino a notte Divertimenti, giochi e spettacoli ed eno-gastronomia, nel centro cittadino esibizione di attori, sbandieratori, tamburini, musici, giocolieri e artisti da strada.

Dalle ore 16,00 nel Piazzal di dentro, disfida della “Carra”, dove squadre di nerboruti energumeni si cimentano in una spettacolare prova di forza.

Ore 21,30 grandioso spettacolo di SON et LUMIERE (eccezionali effetti luminosi e pirotecnici animeranno la facciata dal castello a suon di musica)

Ore 22 Nel cielo sopra il castello si accenderanno i fuochi di gioia per festeggiare la vittoria (spettacolo pirotecnico).

PER TUTTI E DUE I GIORNI DELLA MANIFESTAZIONE, PER LE VIE E PIAZZE CITTADINE, COMMERCIANTI E ARTIGIANI IN COSTUME ESPORRANNO LE LORO “MERCANZIE SEICENTESCHE”.SI ESIBIRANNO GRUPPI DI “ANTICHI MESTIERI”, E MUSICI, SALTIMBANCHI E ARTISTI DA STRADA.