BlogLibero.it - PINO RAUTI HA INVENTATO L'ANTIPOLITICA!


Uno dei libri più famosi del filosofo Julius Evola è intitolato Gli Uomini e Le Rovine, e contiene una terrificante anticipazione dei nostri tempi, che il padre putativo dell’Estrema Destra post-bellica individuava chiaramente nella caduta delle ideologie, dei valori e dell’etica. Nell’illusione dei popoli, martoriati da una guerra vasta e sanguinosa, connotata da due olocausti storici, quello ebraico e quello nucleare, che la democrazia avrebbe risolto i problemi dell’umanità avviandola sul sentiero del progresso e della conoscenza.

Julius Evola nel 1953 aveva visto giusto. Soprattutto preavvertiva le giovani generazioni di non farsi ingannare dai “falsi rivoluzionari”, cioè da coloro che li spingevano verso l’abbattimento delle istituzioni democratiche per farsene poi “mosche cocchiere” per mero interesse pecuniario e di potere. E, infatti, noi ragazzi del Sessantotto che militammo a Destra, in una minoranza assoluta che ricavava nelle università assembleari dei cosiddetti “comunisti” spazi esigui ma sufficienti per resistere all’omologazione, lasciando sul terreno decine e decine di vittime, ce ne rendemmo conto quasi subito, nel momento stesso in cui quella che era sembrata una rivolta di mutamento generazionale, sfociò poi in un serie di regimi, come quello italiano, decotti dalla corruzione e dagli intrighi politici ed economici. Non solo, approfittando della intangibilità delle nostre posizioni, invano chiamate al compromesso, da uomini molto speciali, questi stessi regimi attuarono l’inganno più becero, assegnando a questa stessa generazione le responsabilità dei vili attentati che martoriarono l’Italia per anni, che invece erano opera di menti perverse, operanti al solo scopo di concludere un’operazione politica che avrebbe portato al Governo proprio i grandi nemici della democrazia, i comunisti. Col tempo, tutte le presunzioni di colpevolezza da parte della vera Destra sono cadute, tutti i processi condotti da una magistratura ideologizzata si sono conclusi nel nulla, lo Stato ha dovuto ammettere il coinvolgimento dei propri servizi segreti corrotti, e l’addomesticamento di determinate entità segrete e progressiste, quelle sì terroristiche, all’uso del sistema democratico ai propri fini.

Questa premessa per commemorare un filosofo, ma anche un uomo che a lui si ispirò, in Italia, per tutto il corso della sua vita, amato ed odiato, insultato e omaggiato da intere generazioni, Pino Rauti.

Uomo tutto d’un pezzo, cultore di vastissime conoscenze, che fu d’esempio perfino per le truppe raffazzonate dell’ideologia contrapposta, che pure occupava ogni nicchia del potere, egli rifiutò, fin dall’inizio, l’intrigo politico che avrebbe portato il suo partito di riferimento, dalle grandi pagine almirantiane all’umiliazione finiana.

Noi fummo ammaliati da lui, dalla sua piccola persona, ma dalla sua vasta mente, anche se eravamo tutti consapevoli che il suo “essere di sinistra”, cioè propugnatore di quella autentica dottrina rivoluzionaria che prendeva le mosse da Sorel, da Guenon, da La Rochelle, per poi sfociare nelle ultime, drammatiche vicende del fascismo, ci avrebbe inimicato per sempre i poteri forti importati da Oltre Oceano nel Dopoguerra, amalgamatisi con la Chiesa e benedetti dal PCI, che fidava di poterli corrompere. E nella vita ci saremmo trovati soli ed isolati, senza appoggi né sponsor. E così fu.

Le corporazioni, autentiche leve di rappresentanza politica del mondo del lavoro, la socializzazione delle fabbriche (con la partecipazione agli utili da parte degli operai e la costituzione dei consigli aziendali misti datore di lavoro-dipendenti), l’equiparazione sociale basata sui valori di merito e di necessità, non più sull’uguaglianza per diritto acquisito, inserita in una società organica e funzionale, e infine la necessità di rilanciare una politica ambientalista sganciata dai grandi potentati dagli interessi contrapposti (Green Peace, WWF, Legambiente, ecc.), furono le proposte politiche che Rauti portò in Parlamento, e che oggi, persone come la Merkel e come Tremonti, la prima adottandole, il secondo teorizzandole, hanno fatte loro, consapevoli che esse rappresentano l’unico modo concreto di uscire dalla trappola del liberismo economico, che si basa sull’ineguaglianza sociale, il globalismo dei mercati e l’abbattimento delle nazioni, e lo sfruttamento delle classi più povere a vantaggio di quelle più ricche. E, come nel caso della Germania, questa funzionalità è stata immessa nel sistema internazionale, addirittura per determinarlo e indebolirlo!

E’ difficile oggi distinguere gli insegnamenti di Pino Rauti dai programmi dell’antipolitica, perché si rischia di confondere (grazie alla guerra delle parole che fu attuata in Italia ad opera del PCI e dei suoi epigoni per trent’anni, e vinta, con l’adesione dei cattolici, che dovevano “ripulire le loro coscienze dall’aver appoggiato il fascismo”con l’adozione del cosiddetto “arco costituzionale”), buoni e cattivi, terroristi e pacifisti. In realtà, lo hanno capito anche i sassi, il nemico di personaggi come Monti, Draghi, Ciampi, Napolitano, Amato, Prodi, cioè tutti coloro che hanno ingannato e ingannano l’ Italia delegando il potere non più al popolo ma  all’alta finanza, punta di diamante della dottrina liberista, non può certo essere chi offre compromessi, ma chi combatte a testa basta le loro abbiezioni, nell’impoverire le maggioranze e ingrassare le elite.

Certo Rauti, da convinto europeista, non immaginò mai un’Europa ostaggio dei banchieri, ma un consorzio di nazioni, le più potenti della terra, unite a condividere la politica mondiale, strappandola al cartello sovietico-americano, che determinò milioni di morti, nelle tante guerra del Dopoguerra, e ravviarla verso il progresso degli Stati e soprattutto dei popoli, finalmente liberi dalla povertà, dalla fame, dalla schiavitù di ideologie e religioni, ammessi, tutti, nessuno escluso, alla partecipazione della vita umana.

E’ stato forse così? A cosa sono serviti i pontefici, gli enti umanitari e internazionali, le polizie in armi, i fondi monetari e le banche mondiali, se non  ad accuire la fame nel mondo e la povertà dei milioni di uomini senza lavoro e senza speranza che debbono abbandonare la loro patria e cercare il pane altrove, scontrandosi con altre povertà e altri affamati, dove si illudevano di trovare occupazione e ricchezza? E’ stato questo ciò che le democrazia hanno realizzato con le loro costituzioni ricolme di retorica, scaricando nell’inedia gli anziani e i giovani, cioè il rispetto e il futuro di ogni società che si rispetti? Perfino nelle capanne del Centro Africa, le tribù omaggiamo gli anziani e li nutrono, e prediligono i giovani perché un giorno condurranno il villaggio a nuove conquiste. Ebbene l’Europa e gli Stati Uniti, vale a dire la cosiddetta civiltà occidentale, in questo hanno tristemente fallito, discriminando in modo molto più feroce ciò che già non aveva discriminato il Reich, cioè pochi milioni di sventurati, mentre qui si avviano al massacro generazioni di disoccupati e diseredati, travolti dalle crisi economiche, di soldati e civili massacrati da guerre di conquista, sottaciute come guerre di democrazie, tese invece e stabilire poteri e vantaggi economici!

Ebbene Rauti questo denunciò, piccolo, solitario, coraggioso testimone di un’epoca, procacciatore di verità considerate chimere o bestemmie. Se è stato fascista, una volta tanto solleviamolo da una responsabilità storica, e ammettiamolo in un contesto culturale e politico. Se lo merita.

Rauti muore, mentre quelli che dovrebbero essere i suoi epigoni, tradiscono il suo messaggio e si schierano pedissequamente con quelle forze che lui combattè per una vita.

Anche questo è “quel segno dei tempi” ipocriti della storia; quella “rivolta contro il mondo moderno” dei traditori; e ciò che resta degli Uomini, le loro rovine…

P. Loreto

[Fonte: http://blog.libero.it/italiadoc/11688629.html?ssonc=382576908 – Post n°341 pubblicato il 03 Novembre 2012]