Camaldoli: Forestale salva un bel farro


Solo l’intervento in forze della “Forestale” ha salvato a Napoli uno splendido farro ai Camaldoli; fermando camion e ruspe che stavano abbattendo castagneti e quant’altro su un’area di 40 mila metri quadrati. Lo scempio ha preso le mosse da un “piano di riqualificazione” del Comune, che vuole installare nell’area una scuola di equitazione e una scuola per “camper”

Di contorno c’è la rabbia delle associazioni ambientaliste, dei cittadini, che, appena aperto il cantiere, avevano segnalato allaa Guardia Forestale le proprie perplessità. Da verificare è la questione che oppone le posizioni della Forestale e delle istituzioni che hanno varato il progetto con un finanziamento di 2 milioni e 400mila euro, da completare entro la fine del 2006. Secondo il comandante Vincenzo Stabile, capo provinciale del Corpo che ha eseguito il sequestro: «Nel catasto del Comune di Napoli l’intero bosco è sottoposto a protezione integrale, quindi è vietato toccare la flora se non per interventi di potatura». La Soprintendenza e la Commissione edilizia comunale, che hanno dato il via ai lavori e all’abbattimento degli alberi, sostengono, invece, che il parco dei Camaldoli sia una zona «F2a», ossia un’area pubblica attrezzata, su cui le istituzioni possono intervenire, per la realizzazione di impianti sportivi.

Un altro “caso” ambientale è quello del “MOSE” a Venezia, che sembra, sia un fallimento; a parte l’ultima novità finanziaria in materia perchè per andare avanti mancano i fondi. Massimo Cacciari non ha peli sulla lingua: “la puntuale ricognizione fatta dal Cipe non fa che confermare quello che affermai nel 1994; e cioè che si stava dando avvio a una costosissima impresa senza avere la piu’ pallida idea di dove tirar fuori i soldi necessari, sia per la costruzione che per la manutenzione dellopera”. Aggiunge: “Per essere chiari, la responsabilità di aver imboccato senza ritorno una strada sbagliata va attribuita sia ai governi di centrodestra che a quelli di centrosinistra”. . “Mi auguro – continua – che questo nuovo allarme sui conti e sui costi serva a far riflettere sul fatto che siamo ancora in tempo a utilizzare quanto realizzato finora con le opere complementari ripensando radicalmente i passi futuri”.

E con il “decreto Bersani” siamo anche a quel regime dei somari, al titolo di questa nostra “finestra” sul sito. Ne scrive Maurizio De Tilla, presidente della Federazione degli Ordini degli avvocati. Leggiamo tra l’altro:
“Il decreto legge n.223/2006 viola palesemente l’articolo 77 della Costituzione sotto il profilo della sussistenza del presupposto di urgenza, in quanto l’intervento normativo non risulta imposto dall’esigenza di un adeguamento al diritto comunitario in quanto è proprio tale ordinamento ad escludere l’esercizio delle professioni legali dalle norme della concorrenza (vedi risoluzione del Parlamento europeo del 23 maggio 2006; sentenza Corte di Giustizia 19 febbraio 2002, sentenza 17 febbraio 2005). Il decreto legge n. 223/2006 abolisce (con la previsione di nullità) parti essenziali dei codici deontologici frutto dell’autonormazione categoriale che ha un fondamento storico…”

E ancora:
La Corte Costituzionale – con ripetute pronunce (ord. n. 381 del 2002; sent. n. 137 del 1975) -ha più volte affermato chele norme deontologiche per l’esercizio della professione di avvocato (modificate in via invasiva dal decreto legge n. 223/2006), adottate dai competenti organi dell’Ordine forense, sono di centrale importanza per la definizione della professione, atteso che «la funzione e la natura della professione di avvocato» debbono essere ricostruite «anche alla luce del vigente codice di deontologia forense». La stessa Corte Costituzionale (sentenza n. 171/1996) ha sottolineato che gli avvocati assolvono una funzione insostituibile per il corretto svolgimento della dinamica processuale, contribuendo alla crescita culturale e civile del Paese e…”

Emergenza anche a Milano per gli “anziani soli”; e c’e’ anche l’allarme dei medici. Alcuni dati generali, anzitutto.
Come precisa pneumologo Sergio Harari, gli anziani ultrasessantacinquenni rappresentano quasi un quarto della popolazione milanese, per la precisione il 23% contro una media nazionale del 19%. A Milano,ci sono 2 anziani ogni 100 ragazzi (media nazionale 1,4) ed il rapporto tra la popolazione anziana e la popolazione attiva è nettamente maggiore rispetto al resto della Lombardia ed a tutta l’Italia (35% contro il 27-28%). Il caldo, le ferie, la partenza o carenza di badanti, parenti, vicini di casa, rendono evidente una situazione dì cronico abbandono. Allora al pronto soccorso degli ospedali arrivano novantenni disidratati e denutriti, cardiopatici scompensati perché nessuno ha loro ricordato di assumeree le medicine, nonnine con i piedi gonfi ed il fiato corto. Molti hanno bisogno di cure, tutti hanno bisogno di essere assistiti, accuditi, affettuosamente protetti. Il dramma, spesso, è che non si sa come riuscire a dimetterli dagli ospedali sapendo che nelle loro case ritroveranno le stesse condizioni che hanno portato al loro aggravamento e ricovero. Gli assistenti sociali aiutano ma non possono risolvere le situazioni più acute e delicate. Ad agosto il problema dell’assistenza agli anziani emerge con maggior acutezza ma è un problema sempre presente, come un fuoco che cova sotto le braci, che non potrà che continuare ad aumentare nei prossimi anni…”

A Cura di Pino Rauti