di Maria Egizia Fiaschetti
Nella casa di viale Archimede trascorse più di mezzo secolo. Isabella Rauti: «A mio padre diede una camicia pulita». Francesco Storace: «Soffrì per la mancata intitolazione della strada a Giorgio»
Il salotto dell’appartamento ai Parioli, in viale Archimede, tappezzato di sue gigantografie, ne ha viste di ogni: «L’ira di Dio, le mura potrebbero raccontare molto…», svelava nel 2015 in un’intervista al Fatto Quotidiano. Fulcro di riunioni politiche, dove era fitto l’andirivieni di missini e post missini e anche i democristiani erano «di casa». Nel quartiere romano Donna Assunta Almirante, scomparsa martedì dopo aver superato il traguardo dei 100 anni, ha vissuto per oltre mezzo secolo. Per le festività natalizie, quando riuniva attorno a sé l’ampia tavolata di figli (Marco, Marianna e Leopoldo, avuti dal marchese Federico de’ Medici; Giuliana, nata dalla relazione con Giorgio Almirante, fondatore del Msi, venne riconosciuta dal primo marito, scomparso nel 1969) nipoti e pronipoti, si faceva arrivare dal mercato il pesce, rigorosamente fresco, per preparare gli spaghetti con alici e pane grattato mentre il dessert, la pitta ‘nchiusa, era un omaggio alla sua Calabria (la vedova Almirante era nata a Catanzaro nel 1921). In tempi recenti ai Parioli era stata vista a cena, assieme alla figlia Marianna e a un gruppo di amici, all’Hosteria Urbano, vicino alla sua abitazione. Il proprietario, Urbano Salvatori, la descrive come «una donna lucidissima, molto attiva, elegante e sempre curata».
Nel 2012 l’allora sindaco, Gianni Alemanno, pensò di intitolare al marito viale Liegi, ma la proposta venne bocciata in una seduta consiliare, assai turbolenta, del II Municipio. In quella circostanza la vedova Almirante prese le distanze, ribadendo il suo «no più accorato, e addolorato, ad ogni futuro tentativo per una via romana a Giorgio». Se non fosse che, nel maggio 2016, la candidata sindaca di FdI, Giorgia Meloni, promise che in caso di vittoria avrebbe dedicato una strada «a un patriota e una persona che amava gli italiani, che credeva nella democrazia e nell’onestà». La Comunità ebraica insorse («Mai una via a Roma per chi, come Almirante, collaborò alla “difesa della razza” senza mai pentirsene») mentre l’Anpi bollò l’ipotesi come «irricevibile e assurda». Donna Assunta reagì stizzita alle polemiche: «La strada ad Almirante a Roma non ci serve, non la voglio. Ne ha tante in giro per l’Italia, non ne ha bisogno. Era troppo corretto, troppo signore per essere insultato da questi della comunità ebraica che hanno detto “no”». Oggi Francesco Storace ricorda quanto fosse amareggiata: «Ha sofferto per la mancata intitolazione, trasformata in una battaglia politica. Fu lei, alla fine, a dire basta, per evitare che diventasse una questione divisiva. È stata una donna che ha vissuto sobriamente, su cento inviti ne accettava cinque. Con me ha avuto sempre un rapporto affettuoso, apprezzai molto quando venne al congresso di fondazione della Destra, percepito come una scissione da An. So che l’ex sindaco Rutelli la stimava e anche il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti».
La senatrice di FdI Isabella Rauti l’ha frequentata a lungo, anche in tempi recenti, per le iniziative della Fondazione Giorgio Almirante e del Centro studi Pino Rauti, ma anche a feste di compleanno ed eventi organizzati da amici comuni, al di fuori della politica: «Mi ha vista crescere e nei miei confronti ha sempre avuto un atteggiamento materno. È stata lei a raccontarmi di quando mio padre, nell’aprile del ‘72, fu liberato dal carcere e Giorgio Almirante gli andò incontro sull’autostrada per caricarlo sulla sua auto e riportarlo a Roma. Papà aveva ancora gli indumenti che indossava il giorno dell’arresto e, quando arrivarono a casa Almirante, Donna Assunta gli diede una camicia pulita».
L’ex sindaco Gianni Alemanno racconta come casa Almirante ai Parioli sia stata a lungo il punto di riferimento degli attivisti del Msi, che tappezzavano di volantini le strade circostanti per dimostrare l’efficacia del loro impegno politico: «Donna Assunta è sempre stata un po’ la pasdaran della famiglia… I suoi atteggiamenti, le sue scelte erano i più netti e intransigenti. Chi aveva avuto conflitti con Almirante quando era in vita, anche se poi i rapporti si erano pacificati, non veniva riabilitato. Aveva un carattere forte, deciso… Tanto più era avvolgente e disponibile Almirante, quanto più lei era dura e irreprensibile». Il senatore azzurro Maurizio Gasparri sottolinea come, a prescindere dal cognome del marito, anche dopo la sua morte sia diventata un’icona: «Sempre prodiga di consigli, a volte anche di aspri richiami. Alle feste di compleanno nella casa ai Parioli c’era spesso un cantante napoletano… Finché ha potuto, a maggio ha sempre partecipato alla messa in suffragio del marito alla Chiesa degli artisti in piazza del Popolo». La camera ardente è stata allestita in casa, al civico 62 di viale Archimede. Le esequie verranno celebrate giovedì alle 14 nella basilica di Santa Maria in Montesanto, la Chiesa degli artisti.
[Fonte: roma.corriere.it]