Detenuti in cella ma solo per dormire

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Senza che nessuno se ne occupi e tantomeno se ne preoccupi, la situazione delle carceri sta diventando esplosiva. Per sovraffollamento. Ci sono 43.201 posti; e quasi 64.000 detenuti. Dei quali: quasi 40 mila italiani e 23.530 stranieri.
Scrive sul “Mattino”, Silvia Barocci: Ma i fondi per assumere più agenti o per aprire nuove carceri scarseggiano e vanno trovate al più presto soluzioni tampone. Perciò Ionta, nominato dal governo commissario straordinario per l’edilizia carceraria, ha deciso di non affidare la ricerca di soluzioni al solo piano che ha consegnato lo scorso maggio al Guardasigilli Alfano, ma ha avanzato la proposta dei soldati-sentinella per «liberare» circa un migliaio di agenti penitenziari da impiegare dentro gli istituti o per potere aprire quei padiglioni nuovi fino ad oggi inutilizzati a causa della mancanza di personale. L’idea non è nuova: nel ’93 una richiesta analoga arrivò sul tavolo dell’allora ministro della Difesa Salvo Andò. Non se ne fece nulla. A tentare la stessa soluzione fu nel 2000 il Guardasigilli Piero Fassino, che pensò ai militari di leva ma che subì l’altolà del collega della Difesa Sergio Mattarella, disponibile solo a concedere gli ausiliari. Un buco nell’acqua anche quello. Ma dal momento che l’indulto del 2007 ha esaurito i suoi effetti, dei palliativi vanno trovati, soprattutto quando il caldo diventa insopportabile. Così Ionta, con il capo della direzione generale detenuti, Sebastiano Ardita, ha firmato una circolare di 16 pagine per sollecitare i provveditori ad «aprire» le celle, vale a dire far trascorrere ai detenuti non pericolosi la maggior parte della giornata in aree destinate alle attività sportive e ricreative o lungo i «passeggi».
In cella dovrebbero tornare solo per dormire, e se il caldo è eccessivo sarà consentito aprire «i blindati anche oltre l’ orario».

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