Dipendenti Senato e pensioni ricche


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Destano scandalo – ma poi tutto si placa e niente cambia – le pensioni “ricche” dei dipendenti del Senato; che sono 598 persone; e per le quali è prevista una spesa, al 2009, di 79milioni e 950mila euro (rispetto ai 69milioni e 150mila euro spesi nel 2007).
Un aumento, dunque, del 15,6 % con pensioni che, in media, ammontano a 133.695 euro.
Di recente, un commesso del Senato, di 52 anni, ha deciso di licenziarsi: avrà 8.000 euro al mese per 15 mensilità ogni anno
Sergio Rizzo ne scrive in modo assai ben documentato sul “corriere della Sera”; leggiamo con l’attenzione che merita:
“Quest’anno, sempre se le previsioni saranno rispettate (ma di solito le stime sono in difetto) la spesa per le sole pensioni «dirette» sfiorerà 80 milioni. Esattamente 79 milioni e 950 mila euro. Cifra che divisa per 598 dipendenti pensionati fa, tenetevi forte, 133.695 euro ciascuno. Vale a dire, quindici volte e mezzo l’importo di una pensione me­dia dell’Inps. Inoltre, detta­glio non trascurabile, le pen­sioni del Senato seguono la dinamica degli stipendi di pa­lazzo Madama. È stata la crescita abnorme di questa voce che ha impedi­to al Senato di rinunciare, co­me invece hanno fatto Came­ra e Quirinale, all’adeguamen­to all’inflazione programma­ta per il prossimo triennio? Chissà. Certamente è vero che l’aumento della spesa per le pensioni dei dipendenti si è mangiato quasi tutte le sfor­biciatine fatte al bilancio di palazzo Madama.
Tanto per fare un esempio, la maggiore spesa previdenziale equivale a più del doppio del rispar­mio sui contributi ai gruppi parlamentari dovuto alla ridu­zione del numero dei partiti presenti in Senato. Ma non è che a Montecito­rio la pressione di chi vuole andare in pensione sia meno forte. Fra il 2007 e il 2009 l’au­mento della spesa della Came­ra per questo capitolo è stato infatti del 14,2%. Quest’anno le pensioni dirette e di rever­sibilità graveranno sul bilan­cio di Montecitorio per 191 milioni, circa 24 milioni in più rispetto al 2007. Quale può essere la molla che ha fatto scattare questa fuga ormai evidente? Forse il timore di un nuovo giro di vi­te particolarmente doloroso, che metterebbe in crisi i privi­legi sopravvissuti a tutti i ten­tativi di riforma? Non è affat­to da escludere.
Al Senato, per esempio, chi è stato as­sunto prima del 1998 può an­cora oggi, nel 2009, andare in pensione a 50 anni di età, sia pure con una penalizzazione del 4,5%…”.