La diversità razziale c’è e nella banlieu si vede


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Più si va avanti nelle analisi e più apapre chiaro: la diverità razziale conta – e tantissimo! – nella vicenda delle banlieus francesi, a cominciare da Parigi. E conta anche l’aver recuperato quella che lo stesso socialista Mitterrand ,dieci anni fa, aveva indicato come “punto di non ritorno” al di la del quale “poteva succedere di tutto”.

In Francia i musulmani sono quasi 6 milioni; il 10% della popolazione; e sono concentrati nelle periferie urbano; e sono quasi tutti giovani.

Non è vero ce non si sia fatto nulla per loro, a cominciare dalla costruzione di interi quartieri di case a fitti “sociali”.

La Francia ha sempre detto che voleva “integrare” marocchini, algerini e senegalesi come era riuscita a farlo, dopo la 2° guerra mondiale, con milioni di italiani, spagnoli, portoghesi e più recentemente, romeni, moldavi, ucraini, eccetera.

Solo che tutti questi erano europei; e della stessa religione. Mentre gli altri erano africani o arabi; e di religione musulmana. Tutto un “altro” mondo. Assai diverso, anche in termini razziali, se vogliamo chiamare le cose con il loro nome.

Pino Rauti