Siamo al dramma e alla “crisi sociale”?

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Mettiamoci, naturalmente un grosso punto interrogativo, ma l’allarme che arriva da Bruxelles, non lascia molte spiegazioni.
A lanciarlo, al termine di una riunione dei ministri finanziari, è stato il presidente dell’Eurogruppoo, il lussemburghese Jean Claude Funcher. Che ha ammonito – scrive sul “Corriere della Sera”, Ivo Caizzi – che “se il tasso di disoccupazione continuerà ad aumentare nel tempo, la situazione potrebbe diventare drammatica, con il rischio di una vera e propria crisi sociale». Al mattino, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha ammesso che è «troppo presto» per indicare quando finirà la crisi e che «l’ impatto sociale di questa situazione durerà più a lungo» aumentando in modo preoccupante la disoccupazione. «Dagli ultimi dati emerge che la recessione sta generando effetti negativi di maggiore durata sulla crescita», ha affermato il presidente dell’Eurogruppo, escludendo però i rischi di deflazione.
Il commissario Ue per gli Affari economici Joaquin Almunia ha parlato di «conseguenze politiche molto serie» a causa di una possibile «riduzione permanente della crescita potenziale». Una divisione è emersa sulla strategia anti-crisi. Commissione europea, Bce e presidenza svedese di turno dell’Ue auspicano il ritorno a una politica di controllo dei conti pubblici man mano che si manifesterà la ripresa: per ammortizzare gli enormi esborsi impiegati nei salvataggi bancari e negli incentivi alle imprese, che hanno provocato maxi-deficit ed esplosione dei debiti degli Stati. Secondo la Commissione «la crisi ha annullato 20 anni di consolidamento delle Finanze pubbliche in Europa».

(U.G.)

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