Il dramma dei fitti


Tra le cause “scatenanti” della sempre piu’ grave precarizzazione della vita sociale, non possiamo esitare nel mettre ai primi posti il costo degli affitti; che è stato di recente messo in luce da un’approfondita inchiesta del “sole-24 Ore”; Il giornale della Confindustria ha sottolineato che, preso a punto di riferimento il 1993, a tutto il 2005 “gli affitti delle abitazioni sono aumentati mediamente del 116 %” e cioè sono piu’ che raddoppiate, al ritmo di quasi il 10% annuo, con punte massime a Rimini e a Piacenza (+ 221%; 18,4% annuo). Posizioni medie a Roma (+ 56% con l’8% annuo). Notiamo, fra i tanti, il preciso e puntuale commento di Franco Scarinci si “meta Sociale”, giornale della Unione Generale del Lavoro (Ugl – ex CISNAL) dove leggiamo:

“Preso atto delle cifre comunicate, viene da per Bare, alla luce di anni di esperienza nel settore che la situazione, come diceva Leo Longanesi riferendosi alla condizione nazionale, è grave ma non seria. Grave perché reale, perché s’inasprisce e determina quel fenomeno, veramente da tragedia costituito dagli sfratti. Non serio, perché tolto qualche pannicello caldo della serie “un buono a te ed uno a me” nulla di strutturale viene impostato per contrastare la forte crisi alloggiativa, che origina dalla carenza di 600 mila abitazioni. Il caro affitti, con tutta evidenza, è figlio del caro-mattone che a sua volta ha avuto come levatrice il crollo del rapporto fiduciario della clientela verso le banche alle quali, viste le ustioni rimediate, pochi sono disposti ad affidare i propri risparmi. Il denaro quindi, è rifluito sugli immobili, passati da bene-rifugio a investimento da reddito, determinando, per elementare legge di mercato un continuo lievitare dei prezzi di vendita. Quanti, per anni hanno sostenuto che si tratasse di una bolla speculativa sono serviti: la bolla si è cementificata. II caro-mattone continua, imperterrito, a marciare verso traguardi che non s’intravedono. Le risposte indirizzate alle possibili soluzioni del problema, quasi tutte non nuove, hanno più volte formato oggetto delle azioni di Assocasa. Dalla principale, costituita dall’assoluta necessità d’intervenire con forti investimenti nell’edilizia pubblica residenziale (c’è una famedi case, come già ricordato, di 600 mila alloggi), particolarmente a favore di grandi centri urbani e, ancora, per ridurre il peso dei canoni di locazione, azionare all’indietro la leva fiscale. Per questo Assocasa si è posta all’avanguardia, presentando, nell’anno 2005, al competente Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, nella persona del Vice Ministro, Ugo Martinat, titolare della delega per la casa, coadiuvato dal Sottosegretario Silvano Moffa, un progetto che prevede la deducibilità dal reddito imponibile del canone annuo d’affitto pagato per la casa d’abitazione e ciò ai fini della determinazione dell’Irpef da pagare. Ne deriverebbe, come effetto, una riduzione sostanziale del peso dell’affitto, compensato dalla riduzione dell’irpef totale.”

Ma non solo il tutto è rimasto “arenato nelle convulsioni ultime della Finanziaria:”dato grave fu che il governo e la maggioranza di cui era espressione, hanno rinunciato anche ad inserire l’argomento nel programma di quello che sarebbe potuto essere il futuro governo, se le elezioni avessero confermato la maggioranza uscente. Tutto cio’ è rimasto fermo. Qualcuno si lecca le ferite ipotizzando quanti voti avrebbe spostato l’inserimento del progetto di deducibilità nel programma del governo futuribile…”

Molti voti, commentiamo noi.

E anzi, certamente, quella indicazione avrebbe potuto e dovuto essere “sventolata” nella campagna elettorale.

Piu’ voti, pensiamo, dei meno dei 25.000 voti che hanno decretato la sconfitta del governo Berlusconi.