Ergastolani uscivano e andavano a rapinare

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Crediamo che solo in Italia, in questa loro sgangherata Italia, si possa verificare una vicenda come quella accaduta presso Gaeta (Provincia di Latina).
Eccola; secondo quanto ne scrive sul “Corriere della Sera”, Lavinia Di Gianvito:
Due condannati all’ ergastolo per omicidio, in permesso premio; un terzo affidato in prova ai servizi sociali, nonostante la partecipazione allo stesso delitto; un altro già libero, grazie all’ indulto. Insieme a tre complici, sono i componenti di una banda di rapinatori armati fino ai denti, bloccati dopo un assalto a un portavalori vicino a Gaeta. Se stavolta non hanno ucciso nessuno, è solo perché perché i kalashnikov non hanno «bucato» la portiera del furgone. «C’ è stata una collaborazione perfetta tra polizia e carabinieri» sottolinea il capo della Dda, Giancarlo Capaldo. Ma «senza l’ uso dei tabulati e delle intercettazioni telefoniche» aggiunge il magistrato, le indagini «non avrebbero raggiunto questo risultato». Il capo della banda è considerato Luciano Febi, 54 anni. Con il cugino Mario, 53, e con Daniele Piani, 46, nel ‘ 91 ha partecipato all’ assalto a un blindato dell’ Assipol, sulla Roma-L’ Aquila, costato la vita alla guardia giurata Marco Chiari. I Febi sono stati condannati all’ ergastolo, ma già nel 2000 Luciano ha avuto dal tribunale di sorveglianza di Roma i primi permessi premio. Due anni dopo, a settembre, ha ottenuto il lavoro esterno e da marzo 2008 è in semilibertà.

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