Esplode la vergogna che si chiama precariato


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A differenza di quanto pensano molti – anche nelle nostre file – siamo convinti che questo Governo al di là delle apparenze e di qualche decisione di stampo demagogico, non sia affatto “preda” dell’altrasinistrismo. F asolo chiacchiere, in quel senso. I fatti, le decisioni che contano – come d’altronde dimostra a sufficenza il “decreto Bersani” sono liberaloidi, soono conservatrici e ligie al dio-mercato.

E così non ci siamo stupiti affatto nel vedere a Roma, la “marcia dei precari”. Se ci fosse stato un governo davvero “di sinistra”, il precariato sarebbe stato abolito per decreto-legge o qualcosa del genere; e invece nella Finanziaria c’e’ stato poco o nulla. Da qui’ la delusione e la rabbia e il successo clamoroso della manifestazione, il significato “umano”, diciamo noi, prima e piu’ ancora che politico e sociale, e destinato a lasciare sul governo Prodi un orma pesante; che non si cancellerà facilmente. E veniamo alla cronaca, ricostruita attraverso i giornali, i quali, tutti hanno sottolineato che “era la prima volta dei precari del pubblico impiego.”

“Dietro allo striscione di aperura «No al lavoro nero, no al precariato di stato: assunti tutti, assunti subito, assunti davvero» c’erano i lavoratori precari della Sanità, dei Vigili del Fuoco, degli Enti Locali, delle Agenzie Fiscali e della Scuola, della Ricerca e dei Ministeri, ma anche dipendenti delle cooperative appaltatrici dei servizi esternalizzati. E poi anche numerosi sindaci, fra cui 5 primi cittadini della Locride, e il Comitato dei Precari del call center Atesia, a segnare l’unità di lotta fra il settore pubblico e privato. \Partita da Piazza della Repubblica, ed ingrossato dagli ultimi arrivi dai treni provenienti dalla Sicilia e dal Piemonte, la manifestazione si è fermata davanti al Ministero della Funzione Pubblica, dove dal palco si sono susseguiti gli interventi dei lavoratori. «Vogliamo una sanatoria complessiva in tutto il pubblico impiego – ha sottolineato Luigi Romagnoli delle RdB, intervistato da Radio Città Aperta – Lo Stato è il maggior datore di lavoro precario nel nostro paese. Senza contare la vergogna di migliala di ex lavoratori socialmente utili e lavoratori di pubblica utilità (ndr Lsu ed Lpu) che sono assunti a tempo determinato ormai da 6 anni ma che per vedersi riconosciuto un contratto a tempo indeterminato come gli spetterebbe dovranno sottoporsi ad un ennesimo concorso pubblico capestro». A manifestazione conclusa, una delegazione ha incontrato il Ministro della Funzione Pubblica Nicolais. E, «pur nella diversità di posizioni» (come sottolinea il sindacato) è stato avviato un percorso per avviare un tavolo permanente sulla precarietà. Ma la mobilitazione non si ferma. «Questo primo sciopero nazionale non è solo un importante punto di arrivo, ma è soprattutto l’avvio della lotta per cancellare il precariato far riscrivere la Legge Finanziaria, rilancia il Coordinatore nazionale RdB-Cub, Pierpaolo Leonardi. «E’ giunto il momento di rivendicare un cambiamento radicale di tutta la legislazione che in questi anni ha precarizzato il lavoro e la vita» dicono i promotori dell’iniziativa che rappresentano una vastissima rete di “realtà sindacali (dai Confederali al Sincobas), politiche, associative e di movimento.