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Stanno uscendo – su AN e in particolare su Fini – una serie di articoli sempre più “incisivi” ed anzi sempre più duri. Ovviamente, sono scritti che si pongono nel contesto pre-elettorale e che, essendo “di sinistra”, vanno presi in punta di spillo.
Ma tuttavia sono utili; perché, spesso, forniscono notizie inedite o ne mettono in evidenza di poco conosciute; e poi perché inquadrano “situazioni” che vanno molto al di là del contesto elettorale; e sulle quali è opportuno cominciare a riflettere.
Riprendiamo da “L’Espresso” del 22 maggio scorso un articolo di Massimo Riva, intitolato “Titti Tremonti e gatto Fini”, che fa il punto sul braccio di ferro in corso ormai da mesi tra il vice-premier e il ministro leghista.
Eccone il testo:
“In un paese normale il dibattito sulla conduzione dei conti pubblici si muove di regola entro i binari di un confronto, più o meno acceso, fra la maggioranza e l’opposizione. In Italia, da circa un anno a questa parte, non è più così. Gli scontri politici più aspri avvengono all’interno della stessa coalizione di governo, dove la sfarfallante opera del ministro dell’Economia è continuamente al centro di aperte contestazioni da parte di colleghi di gabinetto: in testa a tutti il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini.
Già di per se grottesca, questa devianza istituzionale ha finito così per assumere le caratteristiche di certi cartoni animati nei quali le situazioni comiche sembrano apparentemente nuove mentre, in realtà, si susseguono secondo uno schema ripetitivo e monocorde. E, infatti, lo scontro fra il vicepresidente Fini e il ministro Tremonti assomiglia sempre di più alla nota serie di “cartoons” che hanno come protagonisti Gatto Silvestro e il canarino Titti. Ormai non passa mese o settimana senza che l’astuto Fini-Silvestro escogiti qualche ultimativa trappola per mettere le mani sulla gabbia dentro la quale cinguetta presuntuoso e arrogante Titti- Tremonti. Ma ogni volta, implacabilmente, il tentativo si risolve in una disastrosa ritirata dello sfortunatissimo gatto. Anche perché, nelle rare occasioni in cui gli attacchi di Silvestto-Fini sembrano più vicini all’obiettivo, ecco intervenire, come nel celebre filmino, la nonna Berlusconi che salva l’uccellino in pericolo, coccolandolo sotto gli occhi furenti e desolati del malcapitato assalitore.
La prima delle “gag” risale all’estate scorsa, con la trovata della cabina di regia della politica economica da insediare a Palazzo Chigi sotto la guida del vicepresidente del Consiglio ed è subito finita con il povero Fini seduto in pratica da solo attorno al tavolo. Poi, si è arrivati alla cosiddetta verifica politica che, nelle intenzioni del sempre più infuriato Silvestro, avrebbe dovuto chiudere definitivamente la questione. Ma, anche quella volta, gli artigli del gatto non sono riusciti ad afferrare neppure una penna del canarino, che tuttora continua a svolazzargli sul muso indisponente e sfottitorio. Nel frattempo la nonna Berlusconi continua ad allettare e a rabbonire Fini con promesse tanto ferme quanto vaghe, che non servono comunque a nascondere la sua evidente preferenza per Titti-Tremonti.
Ora, sul tema dei fantasmagorici tagli alle tasse, ci risiamo. Anziché discutere seriamente sull’utilità e, soprattutto, sulla effettiva praticabilità di una simile manovra in una situazione di bilancio pubblico tornata ad alto rischio, il governo e la sua maggioranza non sanno fare di meglio che offrire al paese l’ennesima replica del solito, stucchevole cartone animato. Con Fini-Silvestro che riprova a mangiarsi – politicamente, s’intende – il canarino del ministero dell’Economia e questi che continua a farsi beffe del gatto, al riparo delle sottane di nonna Berlusconi. Peccato che, a questo punto, l’inevitabile sentimento di noia sia francamente superato da un senso di vertiginoso sgomento per la tenuta dei conti pubblici”.