Un grido di allarme per le nostre piastrelle

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Se c’è un settore “tipico” e tradizionale del nostro Paese, è quello delle ceramiche, delle “piastrelle”; ed è per questo che quella che si tiene a Bologna – la CERSALE – è la più grande fiera al mondo di ceramica. E’ da lì, che è venuta un’accorata denuncia di Sergio Sassi, presidente di ASSOPIASTRELLE. Alberto Capitani, su “La Nazione”, ne riferisce in questi termini:
«Ci hanno promesso e promesso per anni la costruzione di un raccordo autostradale tra Sassuolo e Campogalliano. non una grande opera, saranno 14 chilometri. Noi, come Assopiastrelle, e l’Unione industriale di Modena eravamo disposti a finanziarcela: abbiamo pagato le prime tranches ma poi non succedeva nulla e allora abbiamo smesso».
Adesso, c’è qualche sintomo di ripresa ma è un fatto che il settore “da lungo tempo soffre di problemi irrisolti”. Problemi come quello dell’altissimo costo della manodopera o strutturale come quello delle strade inadeguate o dei porti, come quello di Ravenna, dove – caso unico – non entra la ferrovia. Costringendo così le fabbriche che si addensano tra Scandiano, Sassuolo, Fiorano e Maranello, l’area reggian-modenese dalla quale viene l’ 81 % dei 600 milioni di metri quadrati di piastrelle prodotte nel 2003 in Italia, a intasare le strade con 9 mila camion.
Per la nostra ceramica viene comprata materia prima in Turchia, e Ucraina “ma l’entrata sul mercato della Cina ha fatto impennare i moli del 40/50%…” Sono state vendute, l’anno scorso, “piastrelle più costose, quindi di qualità più alta. Il maggior valore aggiunto dei nostri prodotti ci ha permesso di reggere la concorrenza cinese che ci copia tutto: marchi, impianti, nome…”.

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