Con i “Campi Hobbit” Rauti e le radici

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Ogni tanto, si torna a parlare, e a scrivere sui “Campi Hobbit”; ma più passano gli anni e più diventa facile parlarne o scriverne con molte inesattezze e con qualche più o meno strumentale o interessata “dimenticanza”.

Dimenticando, per esempio, che essi nacquero – durante gli anni di piombo e mentre imperversava, nefasta, la strategia della tensione – come uno dei tentativi di “andare oltre” quella situazione che ci vedeva in stato d’assedio; uno dei tentativi politico – culturale dell’area rautiani all’interno dell’allora MSI.

Significativa in merito la documentazione che abbiamo ritrovato di recente; specificamente essa riguarda il “Campo Hobbit n. 5” che si tenne come “festa delle comunità non conformiste” al Castello di Santa Severa, a S. Marinella, presso Roma, dal 12 al 15 settembre del 1991. Ma ce n’è quanto basta a “fotografare” molte cose e a rievocarne molte altre al di là dell’evento specifico.

Ricordiamo anzitutto che del “Comitato promotore” del Campo, facevano parte: la redazione di «Segnavia», la Libreria Europa di Enzo Cipriano, Fare Verde e Azione Ecologica – che facevano capo a Sandro Di Pietro, attuale conduttore della rubrica “Fare la spesa” in TV – 1 tutti i giorni – il Centro Studi Futura (di Isabella Rauti), il Centro Studi “Orientamenti e Ricerca” e la Comunità studentesca, la sigla cui allora ricorrevano i nuclei scolastici “rautiani”.

Naturalmente veniva sottolineata la continuità con i quattro precedenti Campi. E riprendiamo qui quell’elenco, cui poi seguiva la presentazione del 5° incontro:

11-12 giugno 1977, Montesarchio. CAMPO HOBBIT 1°
Il segno di una svolta, la reazione alla prima delle tante ingiustizie subite dal nostro mondo giovanile. Il campetto – lagher di un paesino del beneventano può essere sufficiente per l’ouverture di una generazione stanca del ghetto e del torcicollo nostalgico. La musica alternativa, la fantasy, le iniziative parallele: l’inizio di una lunga storia.

23-25 giugno 1978, Fonte Romana – CAMPO HOBBIT 2°
La palude del compromesso. Le alchimie di una gestione unitaria di partito non si addicono all’Hobbit. L’esperimento sembra bruciarsi, in bilico tra la confusione e l’incasermamento. La “creatività” non può bastare a coprire la divergenza delle aspirazioni e degli obiettivi.

16-20 luglio 1980, Castel Camponeschi – CAMPO HOBBIT 3°
L’apogeo. Un borgo abbandonato da far tornare a vivere. La forza di una cultura che comincia a trovare coordinate di rigore attorno al mito della comunità. La molteplicità degli strumenti di approccio alla società civile. La prima pagina del Manifesto e l’attenzione dei media. Grandi speranze che si infrangono nella tragedia dell’epilogo degli anni di piombo e nell’inizio della diaspora

1981 – CAMPO HOBBIT 4° tra i terremotati dell’Irpinia
Il meno conosciuto, il più drammatico. Nel deserto di un ambiente massacrato dalla repressione, qualcuno ha ancora il coraggio di inventarsi una colonna di soccorsi con cui partire verso l’Irpinia sconvolta dal terremoto. Non c’è musica alternativa né possibilità di fare festa, ma la comunità si ritrova ancora. Per questo quella avventura fu ancora intitolata all’Hobbit.

1991 – CAMPO HOBBIT 5° – LE RADICI PROFONDE NON GELANO MAI – FESTA DELLE COMUNITÀ NON CONFORMISTE
“Quando l’idea è cominciata a circolare, ovviamente qualcuno si è fatto carico di dirci che l’Hobbit era roba vecchia, un ciclo ormai chiuso che non aveva senso riaprire.
E forse quella che stiamo compiendo è una forzatura.
Ma rileggendo, nel dubbio, la storia dei primi Hobbit abbiamo trovato troppe assonanze con le vicende che stiamo vivendo oggi per non essere tentati a riprendere quel filo, almeno dal punto di vista simbolico.
Nel nostro mondo le generazioni giovanili si sono susseguite tracciando un ciclo politico ed esistenziale che si è presentato sempre con forti caratteri di analogia.
Anche i ragazzi che in quel giugno del 1980 arrivarono nel borgo di Castel Camponeschi avevano problemi molto simili ai nostri. La delusione per una forma partito incapace di incidere nella realtà sociale per produrre cambiamenti reali, l’irritazione per le piccole-grandi ingiustizie con cui l’apparato ha sempre soffocato i nuovi esperimenti, il bisogno di approdare a forme del politico che superino la fase dell’esperimento. Ed un desiderio di essere protagonisti, di essere inseriti là dove le cose accadono, che diventa quasi ansia nevrotica. Le risposte facili, le fughe possibili, le cadute di livello, sono ancora e sempre le stesse: l’adesione ad una delle tante sette di “duri e puri”, l’astrazione dagli aspetti di difficili e disanimanti del conflitto politico per rifluire verso un comunitarismo fine a se stesso, la fossilizzazione nelle forme esteriori e rassicuranti dell’attivismo “classico”.
Certo, le risposte di cui oggi abbiamo bisogno non possono essere trovate nelle forme un po’ ingenue di- creatività hobbittiana e di embrionale cultura neo-destra che caratterizzarono quella fase. Oggi molto più che allora è diffusa la consapevolezza della complessità degli ambiti in cui si dispiegano il conflitto politico e l’aggregazione sociale. Ma di quel gusto creativo, di quell’amore per l’avventura intellettuale e politica, di quella effervescenza da “stato nascente” che si respirava allora, abbiamo di nuovo un disperato bisogno per essere all’altezza della prova.
E poi la strada che portava al di là dei campi hobbit non è mai stata percorsa fino in fondo: l’epilogo tragico degli anni di piombo ha spezzato ed interrotto quella via, dopo la quale non c’è stato l’approdo ad una nuova stazione, ma il franare più in basso per ricominciare tutto daccapo. E per noi la riconquista del Fronte della Gioventù, la creazione di Fare Fronte, di Fare Verde e di tutta la nuova generazione del parallelismo, la logica del superamento, le Feste di Spoleto, di Assisi e di Siracusa, sono state le tappe di questo nuovo venire a galla.
Per cui la nostra speranza è che l’anno prossimo non ci sarà più bisogno di un nuovo Hobbit, perchésaremo realmente maturi per qualcosa di nuovo e di più qualificante.
Noi sappiamo già dove dobbiamo arrivare e lo abbiamo indicato nel sottotitolo di questo Campo Hobbit 5 “La festa delle comunità non conformiste”. Ovvero la festa in cui si possano ritrovare tutte le molteplici esperienze in cui si dispiega lo spirito comunitario, per acquisire insieme consapevolezza dell’antagonismo radicale che separa questo spirito dalle logiche della società consumista.
Non solo: per trovare le forme di questo rinnovato radicamento sociale – l’unico che può dare sostanza al progetto nazionalpopolare – abbiamo bisogno di nuove forme di organizzazione e di espressione che troveranno in Hobbit 5 il loro battesimo.
Se riusciremo in questi intenti allora non sarà stato vano ed impudente aver scomodato il vecchio simbolo tolkieniano del mezzouomo dai piedi pelosi. E poi Gandalf è ancora vivo e lotta insieme a noi”.

Ed ecco il programma del Campo Hobbit 5°:

GIOVEDI’12/9/’91 – L’ECOLOGIA DELLA POLITICA

ore 16.00 Apertura del Campo – inaugurazione degli stando;

ore 17.00 “DALLA POLITICA DELL’ECOLOGIA ALLA ECOLOGIA DELLA POLITICA” – Incontro con esponenti di gruppi ambientalisti. Partecipano l’ on. Gianni Mattioli del Gruppo Verde Camera, Paolo Colli di Fare Verde, Claudio Pescatore di Azione Ecologica, Fausto Festaguzza del direttivo nazionale Italia Nostra, Angelo Bonelli responsabile provinciale Lista Verde di Roma, Stefano Borselli del Gruppo Verde Comune di Firenze. Coordina Remo Cioce;

ore 19.00 “LA RETE DEL POTERE” – Intervista di Giano Accame all’On. Franco Piro, Presidente della Commissione Finanze della Camera;

ore 21.00 Proiezione di diapositive e presentazione di Campo Hobbit 5;

ore 22.00 CONCERTO ROCK;

ore 23.00 “IL PORTA BORSE” Proiezione del Film;

ore 24.00 MEZZANOTTE SULLA SPIAGGIA – incontri comunitari a ruota libera.

VENERDI’ 13/9/’91 – COMUNITA’ E VOLONTARIATO: L’ALTRA FACCIA DELLA PARTECIPAZIONE

ore 10.00 FACCIA A FACCIA .”Incontri con esperienze comunitarie e di volontariato. Partecipano Giovanni Sansone del gruppo Coin, Alessandro Agostinelli del Gruppo protezione civile Eco, Gruppo “Il Ponte” Centro accoglienza tossicodipendenti di Civitavecchia, dott. Ungaro Ispettore provinciale Volontari del soccorso Cri, dott. Giovanni Malagutti dell’Associazione Alfa-Omega, dott. Impeduglia responsabile Protezione civile Regione Lazio. Coordina Stefania Paternò;

ore 14.00 SPAZIO LUDICO – Giochi di comunità e tornei sportivi;

ore 16.00 “LA NUOVA LEGGE SUL VOLONTARIATO” Dibattito con i rappresentanti delle associazioni di volontariato e i parlamentari promotori della legge. Coordina Pasquale Viespoli;

ore 18.00 “MARINETTI, UNA VITA ESPLOSIVA” Presentazione del libro di Gino Agnese a cura di Ludovico Pace. Sarà presente l’Autore.

ore 19.00 “DALLA GRAZIA A CURCIO ALLA CONCESSIONE DELL’INDULTO”: una soluzione politica per la generazione degli anni di piombo” – Tavola rotonda con il dott. Accame, sen. Landolfi, on. Mellini, dotto Erra, dotto Solinas;

ore 21.00 “BLOB TRA DI NOI” – Videocollage sulla nostra area – prima parte;

ore 21.30 “ELEMENTI” – Presentazione della rivista. Interviente Stenio Solinas;

ore 22.00 CONCERTO DI MUSICA ALTERNATIVA di Junio e Alberto;

ore 23.00 “L’ATTIMO FUGGENTE” Proiezione del Film;

ore 24.00 MEZZANOTTE SULLA SPIAGGIA.

SABATO 14/9/’91 – LA POLITICA OLTRE I PARTITI

ore 10.00 “RADICAMENTO SOCIALE E PROGETTO NAZIONALPOPOLARE” – Assemblea delle comunità militanti;

ore 14.00 SPAZIO LUDICO;

ore 16.00 “IDENTITA’ FEMMINILE E FEMMINISMO” Tavola rotonda organizzata dal Centro Studi Futura;

ore 17.00 “BAGHDAD, LA GUERRA ED OLTRE” Presentazione del libro di Aldo Brandilari e Roberto Formigoni. A cura di Aldo Di Lello ed Andrea Augello. Sarà presente Aldo Brandilari;

ore 18.00 “LA VERA STORIA DELLA LEGA LOMBARDA” – Presentazione del libro di Franco Cardini. A cura di Annalisa Terranova. Sarà presente l’Autore;

ore 19.00 “CONTRO LA CITTADELLA DELLA PARTITOCRAZIA: le nuove forme del movimentismo politico” – Tavola rotonda – Introduce l’on. Domenico Mennitti. Partecipano Avv. Mario De Stefano segretario di Forum Democratico, Aldo Brandilari di Movimento Popolare, Massimo Bordin direttore di Radio Radicale, Gianni Alemanno. Coordina Fabio Terriero;

ore 21.00 “BLOB TRA NOI” – Videocollage sulla nostra area – seconda parte;

ore 22.00 CONCERTO DI MUSICA ALTERNATIVA di Francesco Mancinelli;

ore 23.00 “IL SIGNORE DEGLI ANELLI” – Proiezione del film;

ore 24.00 MEZZANOTTE SULLA SPIAGGIA.

DOMENICA 15/6/’91 – CONTRO IL MALE AMERICANO

ore 10.00 RADICAMENTO SOCIALE E PROGETTO NAZIONALPOPOLARE – Assemblea delle comunità militanti;

ore 14.00 SPAZIO LUDICO – Giochi di comunità e tornei sportivi;

ore 16.00 “1492-1992: IPOTESI PER UNA CONTROCELEBRAZIONE DELLA SCOPERTA DELL’AMERICA” –Il dramma degli indiani d’america e la lotta delle “Aquile Grige” per tutelare l’identità nazionale indiana.

ore 17.00 “LE PICCOLE PATRIE E IL GRANDE MERCATO”: Il futuro dell’Europa dopo il crollo dell’Impero sovietico” – Dibattito tra Alessandro Curzi, direttore del Tg3, Paolo liguori direttore del “Sabato” e Pino Rauti. Coordina Silvano Moffa;

ore 18.00 POPOLI IN LOTTA PER L’INDIPENDENZA NAZIONALE:

DALLA PARTE DELLA CROAZIA – Comunicazione sulla crisi politica jugoslava. Interviene Mario Bemardi Guardi.

INCONTRO CON IL SINN FEIN – Partecipa DERMOT O’HARA del “Bloody Sunday Iniziative”

INCONTRO CON IL FRONTE POLISARIO – Partecipano JANDUD HAMDI e SIDATI ABDELAHE della delegazione in Italia della Repubblica Saharawi;

ore 21.00 CONCERTO DI MUSICA FOLKLORISTICA – Chiusura della festa.

Si è svolto dal 12 al 15 settembre 1991 nella suggestiva cornice del Castello di Santa Severa, non lontano da Roma, il Quinto Campo Hobbit al quale hanno preso parte oltre settecento persone.
La scelta di riprendere nella denominazione e nello spirito la felice esperienza dei Campi intitolati al simpatico personaggio tolkieniano non è stata certo casuale. Se certamente lungo e fecondo è stato il cammino percorso dall’ambiente anticonformista da quei lontani ultimi anni Settanta, le vicende odierne presentano più di una analogia con il clima che si respirava a Montesarchio e a Castel Camponeschi.
Identica, allora come ora, è la delusione per una forma partito incapace di incidere nella realtà sociale producendo concreti cambiamenti, identica l’irritazione per le piccole-grandi ingiustizie con cui l’apparato di partito soffocava e soffoca i nostri tentativi di entrare a pieno nel dibattito politico contemporaneo. Identica la censura attraverso la quale il segretario del partito, allora responsabile del Fronte, pateticamente cerca di mettere il bavaglio alle energie migliori che l’ambiente esprime.
Così mentre di Campo Hobbit 5 hanno scritto diffusamente il Tempo e l’Unità e i maggiori quotidiani nazionali ne hanno riportato notizia, neppure una riga di presentazione od un articolo di commento ha visto la luce, oggi come allora, sul Secolo d’Italia. Poco male, questa stupidità non ci arrecò danno ieri ed è difficile possa nuocere, ora…
Ancora, come quattordici anni fa, si avverte la necessità di quel gusto creativo, di quell’amore per l’avventura intellettuale e politica, per quella effervescenza che si respirava allora e del quale oggi abbiamo disperato bisogno per essere all’altezza delle prove che ci attendono. Quei primi Campi Hobbit, infatti, gettarono i semi che ci hanno consentito, oltrepassati, gli anni di piombo, di conquistare il Fronte della Gioventù, di dar vita a strutture parallele come Fare Fronte e Fare Verde, di produrre riviste come – La Contea e Morbillo, di dare vita ad appuntamenti politici e culturali come le feste di Spoleto, Assisi e Siracusa, di condurre e vincere battaglie come quella contro il nucleare, contro i tentativi di mutilazione della nostra memoria storica, attraverso le campagne contro la Falcucci e per la salvaguardia dei beni culturali.
E, in politica estera, ci hanno reso capaci di interpretare al meglio una nuova coscienza europea, affrancata dalla sudditanza statunitense, anche attraverso l’impegno in favore del popolo palestinese e azioni esemplari quali il blocco, ad Anzio, del corteo del presidente americano Bush.
A Santa Severa, consapevoli della complessità degli ambiti in cui si dispiegano i conflitti sociali o si determinano gli attuali fenomeni di aggregazione sociale, abbiamo cercato di riunire insieme tutte le molteplici esperienze in cui si dispiega lo spirito comunitario, attraverso le quali dare corpo ad un nuovo, incisivo antagonismo alle logiche e ai frutti più amari dell’odierna società consumista, attraverso la creazione di un nuovo soggetto politico: Movimento Comunità.
Il primo giorno riservato all’ecologia, ha visti a confronto l’on. Mattioli e il rappresentante delle liste verdi di Firenze Borselli con Cioce e Pescatore sulla necessità di restituire trasversalità al movimentismo ecologico.
Il secondo è stato dedicato al volontariato sociale, ad uno scambio di esperienze e di opinioni sulla nuova legge che regolamenta la materia, con numerosi rappresentati di associazioni impegnate nei diversi ambiti di intervento sociale.
Nel terzo si è affrontato il tema della lotta alla partitocrazia, dell’affermazione di nuovi soggetti politici, e del definitivo superamento della legislazione dell’emergenza.
Nella quarta giornata si è dibattuto sulle prospettive che si aprono e gli impegni che si richiedono all’Europa con il crollo dell’impero sovietico. Dopo gli interventi di Alemanno, Moffa e Parlato ha concluso i lavori Pino Rauti che si è soffermato sul ruolo delle piccole patrie nel nuovo scenario internazionale.
Gli spazi culturali affidati agli stands della Libreria Europa, del Centro Studi Futura, di Fare Verde, di Segnavia e di Morbillo sono stati arricchiti dalla partecipazione tra gli altri di Franco Cardini, Giano Accame, Gino Agnese, Aldo Brandilari e Carlo Fabrizio Carli.
La pioggia incessante, che ha risparmiato soltanto la giornata conclusiva di domenica, ha fatto saltare le proiezioni cinematografiche e alcuni dei concerti in programma, non ha impedito, tuttavia, sul fronte d ella musica alternativa, il recital del -giovane- Francesco Mancinelli e il graditissimo ritorno di Junio. Il suo Domani appartiene a noi, cantato in piedi da più generazioni di militanti, ha unito ancora più strettamente questo quinto ai precedenti Campi Hobbit.
Per il 28/29 settembre successivi veniva indetto all’Ergife, a Roma, un “Convegno per andare oltre”. Tutti i “quadri” della componente erano invitati ai lavori. Il programma di cui si proponeva l’elaborazione sarebbe stato esposto e commentato dalla «relazione conclusiva» di Pino Rauti in pubblica manifestazione.
Ma questa nostra documentata “ricostruzione” storico – politica non sarebbe completa se non ricordassimo – sulla scorta – delle pagine di “Andare Oltre” notizie di quel periodo – quello che voleva rappresentare il “Movimento Comunista” di cui si annunciava la nascita.

Rileggiamo:

“La finalità del comitato promotore che ha dato vita all’iniziativa del Campo Hobbit V non era certo quella di una fuga verso revivals inopportuni ma consisteva nel voler segnare un punto di rottura e di svolta rispetto al declino della forma-partito. Come alla fine degli anni ’70 i Campi Hobbit produssero un salto di qualità definitivo rispetto al modo di proporsi del mondo “neofascista” cosi sentiamo la necessità, oggi, di trovare nuove forme di legittimazione politica al di là di un’identità semplicemente attivistica.
Di qui la genesi di un nuovo soggetto politico, Movimento Comunità (Mc), con caratteristiche, metodologie e capacità di radicamento fino ad oggi sperimentate solo frammentariamente ma ancora in espresse in un progetto compiuto.
Per quanto riguarda il Msi la partita è ancora aperta e va giocata senza incertezze all’interno del partito; tuttavia riteniamo che non possa e non debba durare il paralizzante equivoco che ci ha visto esaurire gran parte delle nostre energie negli scontri congressuali e sacrificare il nostro ruolo entro schemi prevalentemente correntizi. Il completo assorbimento nelle contrapposizioni interne ci ha impedito di valutare appieno l’emergere, nello scenario politico italiano, di realtà capaci di interpretare la carica antisistemica di una società stanca dei comitati di affari e delle segreterie dei partiti. A queste realtà Movimento Comunità guarda come interlocutori privilegiati per far maturare possibili alleanze trasversali su temi e battaglie di comune interesse. Con la nascita di Movimento Comunità ci proponiamo quindi di rispondere a due esigenze di fondo: quella di mettere a frutto le esperienze positive realizzate sul versante delle attività parallele e quella di imporre un nuovo punto di riferimento sulla scena del confronto politico e della comunicazione masmediale. Una nuova sigla, con un’immagine aderente al progetto nazionalpopolare, può conciliare queste esigenze apparentemente contrapposte agendo su due livelli: quello del radicamento nel territorio con interventi specifici e localizzati e quello del lancio di grandi campagne politiche, tessendo alleanze con altri soggetti politici interessati.
Il primo livello di intervento dovrà essere affidato a organizzazioni che si occupano di ecologia, volontariato, divulgazione culturale, produzione artistica e, più in generale, di interpretazione di esigenze e bisogni di categoria, di nuovi bisogni sociali.
Al secondo livello Movimento Comunità dovrà immediatamente caratterizzarsi per una serie di campagne che lo pongano al centro dell’attenzione e mettano tutte le realtà ad esso collegate in condizione di sintonizzarsi su alcune chiare opzioni politiche. Dal dibattito del Campo Hobbit V sono emerse alcune preziose indicazioni che saranno la base per una serie di “campagne autunnali” cui Mc intende dare vita.
Uno dei temi individuati è quello dell’indulto per i prigionieri politici, da utilizzare per ripensare criticamente il problema della legittimazione di questo sistema politico e della sua classe dirigente.
Il secondo tema riguarda i referendum contro la partitocrazia: Mc intende entrare a far parte del comitato promotore dei tre referendum su Partecipazioni statali, nomine bancarie e finanziamenti per il Mezzogiorno proposti dal comitato per le riforme guidato da Massimo Severo Giannini.
In politica estera Mc ha già avviato contatti con il Movimento popolare per costituire un comitato per l’immediato riconoscimento della Croazia. Scopo dell’iniziativa è caratterizzare subito Mc come un soggetto politico estremamente sensibile alle questioni connesse al diritto dell’autodeterminazione dei popoli.
Infine, per quanto riguarda l’ecologia, nella prima giornata del Campo abbiamo ascoltato, da parte di qualificati rappresentanti delle Liste Verdi dichiarazioni di piena disponibilità a collaborare concretamente su comuni iniziative ambientaliste. Per Mc e per le nostre associazioni si dischiudono quindi nuovi spazi sia a livello territoriale sia in campo nazionale in occasione del varo del Piano energetico”.
Dura, sulle stesse pagine, la polemica contro Fini. Ecco quanto si scriveva sotto il titolo: “Un reggente solo e male accompagnato” e il sommario della pagina (“Fallisce il tentativa di Fini di dividere l’area giovanile. Due terzi dei dirigenti del F.d.G. disertano i lavori del Consiglio nazionale”):
“Domenica 1 settembre si è riunito, in via della Scrofa, il Consiglio Nazionale del FdG.
L’assemblea, che avrebbe dovuto ratificare il colpo di mano finiano perpetrato con il commissariamento del Fronte, è stata disertata dalla componente che aveva lealmente sostenuto la Segreteria Alemanno.
Del resto partecipare sarebbe stato del tutto inutile, visto il perverso meccanismo statutario che consente al Segretario del Partito di scegliere nell’ambito di una tema eletta dal Consiglio, a prescindere dal numero dei voti di preferenza conseguiti, un uomo di sua fiducia per gestire il trimestre di preparazione dell’assemblea nazionale.
Non c’era quindi modo di far valere la maggioranza di cui pure dispone la nostra area giovanile all’interno del FdG, che è poi la vera causa della caricatura di logica golpista che ha ispirato il siluramento dei vertici legittimamente eletti nell’ultima assemblea del FdG e l’invenzione della reggenza Andriani. Se l’intento era quello di dividere la componente maggioritaria all’interno del FdG, la riunione del 1 settembre deve aver lasciato l’amaro in bocca al Segretario del Partito e ai suoi vecchi e nuovi alleati.
Alla convocazione ha risposto appena un terzo dei membri del Consiglio; fra questi non era presente nemmeno un giovane vicino .alle posizioni di “Andare Oltre”. Una delegazione composta da Augello, Rampelli e Solia si è presentata all’appuntamento solo per sottolineare il senso politico di tante vistose assenze, abbandonando, dopo un breve intervento, una sala semideserta. Secondo copione Andriani è stato quindi eletto Segretario con soli 17 voti – tutti rigorosamente finiani -, mentre quattro consiglieri hanno preferito votare Mania. Per la cronaca è bene ricordare che, attualmente, il Consiglio Nazionale è composto da circa 75 membri.
La votazione ha cosi messo in evidenza il naufragio dell’ ipotesi su cui era stato costruito il commissariamento: alla prova dei fatti una sparuta minoranza del FdG si è prestata a costruire uno straccio di legittimazione per un reggente che rappresenta solo se stesso. Non proviamo alcuna soddisfazione nel formulare simili considerazioni, tuttavia abbiamo la consapevolezza di aver compiuto l’unica scelta possibile e responsabile per chiarire, in questa elezione farsa, quali siano tutt’oggi i rapporti di forza nel FdG, senza scadere in nuove, laceranti polemiche e risse verbali che fatalmente sarebbero scaturite dalla partecipazione ad un dibattito generale.
Solo la convocazione dell’assemblea del FdG nei tempi previsti dallo Statuto, senza ulteriori trucchi e colpi di mano, potrà consentire all’area giovanile di superare questa situazione difficile e paradossale.
Da segnalare ancora un altro “attacco” polemico. Contro Tremaglia e la “campagna estiva filoserba” di Fini. Sotto il titolo: “Vento di destra anche in Serbia?” si poteva leggere:
Una delegazione di dirigenti nazionali del FdG si è recata nel mese di agosto in Croazia per predisporre gli opportuni contatti con l’autorità locali nella prospettiva di coordinare una campagna di aiuti per le migliaia di profughi fuggiti dalle zone dei combattimenti e ammassati nei campi di raccolta. La delegazione ha poi raggiunto e visitato le postazioni della Guardia Nazionale dislocate lungo la linea fra Sisak e Komarevo, a circa 50 km a sud di Zagabria, esprimendo solidarietà ai volontari creati in lotta per il diritto all’indipendenza ed all’autodeterminazione del loro popolo.
Il resoconto del viaggio e le interviste ad esponenti politici, religiosi e della televisione croata faranno parte del dossier “C’era una volta l’Est” contenuto nei terzo numero della rivista Segnavia in distribuzione a metà ottobre. Per richieste di copie e per la sottoscrizione degli abbonamenti (L. 35.000 per dieci numeri) scrivere a Segnavia, Via Gregorio VII, 80 00165 Roma – c.c.p. n. 57171001
I “rautiani” facevano altro; e veniva sottolineato, in notizia incorniciata, dal titolo: “Su «Segnavia» il viaggio del DdG in Croazia”, quanto segue:
Con la consueta profondità di pensiero che caratterizza il suo periodare, l’on. Tremaglia ha tentato di giustificare, con un articolo di fondo sul Secolo, la sconcertante campagna estiva filo-serba del on. Fini. Noncurante del comune senso del ridicolo il nostro intramontabile “esperto” di politica estera si è avventurato in un’ appassionata autodifesa, più o meno sintetizzabile in questi termini: la nuova maggioranza del Msi, lungi, dall’avere simpatie per la banda Milosevic, non riconosce alcuna legittimità al governo federale jugoslavo,edè anzi favorevole all’indipendenza di tutte le Répubbliche balcaniche; per questo – secondo un nesso causale invero un po’ ardito – Fini è andato a Belgrado a chiedere ai Serbi di restituire all’Italia i territori che ricadono sotto la sovranità croata. Tremaglia ha anche aggiunto che il segretario missino ha dimostrato nella sua tournée belgradese coraggio non comune e sprezzo del pericolo. Almeno quest’ultima considerazione nasconde un frammento di verità:
siamo l’unico partito al mondo ad aver espresso solidarietà al sub-imperialismo serbo comunista di Milosevic, ad ignorare i diritti della nazione croata. ad aver chiuso gli occhi davanti ai massacri perpetrati dai cetnici con l’aiuto dell’armata federale. Abbiamo avviato una campagna irredentista nel modo più rozzo possibile, esponendo la minoranza italiana dell’Istria e della Dalmazia al sospetto di nascondere simpatie per i massacratori serbi. Infine siamo stati strumentalizzati dalla stampa di Belgrado, che ha trasformato la delegazione missina in una”rappresentanza del Parlamento italiano” e le dichiarazioni di Fini in un attestato “di solidarietà alla giusta lotta del popolo serbo” .
Per cacciarsi in un simile pasticcio ci voleva davvero un coraggio non comune. Abbiamo reiteratamente invitato l’attuale segreteria a correggere il tiro a rimediare a questo incredibile incidente di percorso, dichiarando l’appoggio incondizionato del partito all’immediato riconoscimento diplomatico della Slovenia e della Croazia.
Ci auguriamo che il nostro appello non sia destinato a cadere nel vuoto.
Rimarrà comunque l’apparente paradosso che ha visto i custodi dei sacro fuoco della “vera destra” nei panni di unici e semivolontari paladini dell’ultimo esercito europeo che si fregia della stella rossa”.

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