Tra i monti del Cadore sempre più ricco il “Museo del Rite”


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Cibiana – L’uomo di Mondevàl lascia le sue tracce al «Museo nelle nuvole» (o «Museo della neve» dopo la recente precipitazione) del monte Rite, che darà spazio anche al carbone prodotto a Zoppé di Cadore. Lungo la scala della prima cupola, infatti, Elettra Monico, direttrice della struttura, ha sistemato interessanti resti animali.

«Si tratta», spiega, «di ossa pietrificate di un caprino (forse uno stambecco), possibile preda dell’uomo che saliva in quota per inseguire la cacciagione. Il periodo è contemporaneo all’uomo di Mondevàl».

Lungo la scala della seconda cupola, troverà posto il carbone prodotto a Zoppé di Cadore e indispensabile un tempo per l’attività fusoria. «Il carbone ci verrà portato tra una settimana fresco di produzione da Zoppè dove sabato», spiega Monico, «è partita un’interessante manifestazione su iniziativa del museo Etnografico di Zoppè di Cadore e dell’Union di Ladin de Zoppè: incentrata sulla rivisitazione dell’attività dei carbonai, un tempo diffusissimi in tutte le nostre vallate».

La carbonaia (detta «pojàt») è una grande catasta di legname, ricoperto di rami verdi e di terra, con appena qualche foro ben piazzato per permettere la fuoriuscita del vapor acqueo e del fumo: è stata incendiata lo scorso fine settimana. «La particolarità è che le fiamme non devono spegnersi e devono avanzare nella combustione lentamente e in modo costante per una settimana, notte e giorno», sottolinea ancora la direttrice del museo, «Ecco che entrano in gioco l’abilità e le conoscenze del buon carbonaio, pronto a ravvivare o a lasciar calare il fuoco. E se un tempo alcuni bravi carbonai erano proprio di Zoppè (come attestano alcuni documenti di fine ‘700 in una richiesta formale di una loro prestazione a Cortina), per questa manifestazione i carbonai arrivano dalla Baviera. Grazie ai forti legami che si sono instaurati tra i nostri emigranti e il popolo germanico ospitante, numerosi sono gli scambi culturali in gioco».

Così qualcuno è entrato in contatto con l’associazione bavarese dei carbonai (Europaische Natur und Kulturlandschaft Hauselloh) di Selb, cittadina della Baviera nord orientale. Dal momento che loro fanno parte dell’Unione Europea dei Carbonai, e quindi sono abituati a realizzare delle carbonaie giganti che durano anche due settimane (e lo fanno anche più volte all’anno, sempre a scopo dimostrativo), sono stati chiamati e ospitati con le famiglie a Zoppè. In futuro, il paese vorrebbe ospitare l’annuale raduno europeo dei carbonai. I carbonai tedeschi hanno approfittato della circostanza per visitare il museo dov’è stata, recentemente, il loro cancelliere Angela Merkel, alla quale ha dedicato un piatto («Ravioli alla Merkel») Irma Bedin, vincendo il concorso di Cibiana dedicato ai menù tipici.

Ritornando alla carbonaia di Zoppè, era stato lo stesso Messner a sollecitare un’offerta di carbone dal Museo Etnografico di Zoppè, in modo da rimandare l’attenzione dei visitatori anche a questo piccolo e interessante museo.

E nell’esposizione sul Rite hanno trovato posto anche le caratteristiche chiavi fabbricate a Cibiana: «Le chiavi sono state prodotte e date in comodato d’uso al nostro museo dalla ditta Bianchi Enrico snc, fondata a Cibiana nel 1760, e che oggi è attivissima a Ponte nelle Alpi», sottolinea Monico, «L’antica produzione di chiavi per serrature tradizionali, dunque, continua a vivere: le chiavi vengono stampate a caldo in acciaio e ottone. li vano in plexigas della nostra scalinata conta la bellezza di 945 chiavi vecchie originali, un po’ arrugginite e un po’ usurate, ma incredibilmente belle per fattezze e dimensioni. Ce ne sono di due centimetri di altezza sino ai 20 centimetri per un peso di qualche etto».

Nuova sistemazione anche per la scala della terza cupola del museo. Vi sono raccolte testimonianze della guerra: alcuni pezzi da artiglieria esplosi e grosse barre filettate con relativi bulloni trovate sul Rite, che costituivano montanti per strutture varie, tra le quali la teleferica che saliva al Rite da Venàs di Cadore.

 

Francesco Dal Mas – “Corriere delle Alpi”