I “versi drammatici” su Claretta e Mussolini

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Anche sui “versanti” che sino a qualche tempo fa, parevano impensabili continua a far presa e a suscitare iniziative di successo, la tristissima “vicenda” di Piazzale Loreto con Mussolini e la Petacci appesi per i piedi a un gancio di benzina.

L’iniziativa piu’ recente consiste in una “ballata rock” di Scott Walker, intitolata “Benito’s dream”; e siccome non siamo esperti di questo tipo di musica, lasciamo spazio a quanto “Libero” ha pubblicato di recente al riguardo, a firma di chi invece esperto è: Alessio Brunialti. Che scrive anche sull’autore sotto il titolo: “Un artista di culto che l’Italia sta riscoprendo”. E leggiamo:

Un culto minoritario lo circonda in Italia dove, grazie ai Radiohead e ad al tri artisti che lo idolatrano, i più giovani lo stanno riscoprendo. In Inghilterra e nella natia America, invece, Scott Walker è quasi una figura mitologica. Si chiama, in realtà, Noel Scott Engel, classe 1944, dell’Ohio anche se i primi passi artistici li muove a New York dove incide, ancora minorenne, i suoi primi, dimenticati 45 giri. Il nome d’arte nasce dall’in contro con John Maus e Gary Leeds: sono tutti e tre biondi e belli e decidono di fingersi fratelli per sfondare. Nascono i Walker Brothers, più celebri al di qua dell’Atlantico, però, visto che è Londra a offrire il primo contratto discografico che porta a “The sun ain’t gonna shine anymore”, un numero uno in classifica che li lancia ma acuisce, nel contempo, le tensioni che portano alla divisione. Scott fa da sé quasi subito folgorato dall’ascolto di Jacques Brel. Inizia a tradurre in inglese i brani del grande artista belga (che è noto soprattutto in madrepatria e in Francia ma non nel Regno Unito) e a scrivere altri pezzi sulla falsariga. II risultato è un poker di album (numerati da 1 a 4) che fanno epo ca ma non vendono abbastanza. Gli anni Settanta trascorrono fra album realizzati controvoglia, quasi come l’inevitabíle reunion dei Walker Brothers. È solo nel decennio successivo che ritrova una sua dimensione pubblicando i suoi dischi con lassi di tempo omerici allontanandosi dalle telecamere e dai rotocalchi. Esattamente undici anni separano “Climate of the hunter” (1984) da “Tilt” (1995), acclamato come il suo capolavoro. Altrettanti hanno diviso quest’ultimo dal recente “The drift”, nei negozi da poche settimane. A. Bru.

Insomma “Clara (Benito’s Dream)” e la prima canzone che narra dell’amore della Petacci – detta Claretta, nata a Roma il 2 febbraio 1912 – per Mussolini; e la canzone è uno dei brani di “The drift”, il nuovo album di Scott Walker. Scrive, dunque, Alessio Brunialti:

“I corpi appesi per i piedi, esposti al ludibrio di una folla acefala che sfogava tutta la sua rabbia infierendo su una ; coppia di cadaveri come se quei calci e quegli sputi potessero cambiare, il corso della storia passata. Le immagini di piazzale Loreto fecero il giro del mondo e se la fine della dittatura fascistagià non piacque achi avrebbe preferito che il Duce affrontasse un regolare processo, il linciaggio post mortem di certo non accrebbe 1’immagíne del nostro bel Paese. E che impressione fecero quelle immagini in bianco e nero su chi le vide all’epoca? Noel Engel, noto al mondo del rock come Scott Walker, era solo un bambino di Hamilton, Ohio, quando le vide per la prima volta.
Così crude da restare impresse nella memoria del fanciullo che, fattosi uomo e artista discografico, responsabile di un seguito di culto che lo ha reso un’impenetrabile icona, ha deciso di trasferire le sue ossessioni in un brano: “Clara (Benito’s dream)”, la prima canzone che narra dell’amore fra la Petacci e Mussolini. È uno dei brani di “The drift”, il nuovo album di questo peculiare personaggio del mondo della canzone che registra con il contagocce ed è capace, negli stessi solchi, di parlare dell’America dell’11 settembre con le parole di Elvis Presley che si rivolge al fratello gemello morto nel parto così come ha costruito un quadro sonoro su Milosevic, simile al lavoro fatto attorno al Duce e alla sua amante. Lo stile di Walker è, quantomeno, estroso: un testo impressionista, fatto di piccole, inquietanti, pennellate: uccelli che volano minacciosi sui resti dei due, i ricordi delle ore d’amore trascorse assieme, la descrizione onirica e granguignolesca dei resti, con l’autore che ama Beckett, e si sente, che entra ed esce dai due personaggi che, a loro volta, entrano ed escono dal numero dei vivi”

thedrift

La copertina dell’album “The Drift” di Scott Walker


“Clara è uno psicodramma piu’ che un melodramma, leggiamo ancora sul brano di Walker, che inizia così:

“Uccelli/Questa non è/una bambola di paglia/ immersa nel sangue/ al chiaro di luna/Come quello che avviene in America/ Questi siamo noi/I nostri occhi strappati/ gettati alla folla/ alla luce del sole/ Come quello che avviene in America”. I seni sono ancora pesanti/ Le gambe lunghe e dritte/Il labbro superiore è corto/ I denti sono troppo piccoli/ Gli occhi sono verdi/ I capelli lunghi e neri/ Passano ancora/ Passano ancora/ Lei conosce questa stanza/ Può orientarcisi al buio/ Entrava/ nel Palazzo/di notte/da una porta/ laterale/ per salire in un ascensore/fino all’ultimo/piano/Giaceva sul letto/guardando in alto/ senza vedere subito/ i segni dello zodiaco/ dipinti in oro/ sulla volta blu/ del soffitto/Gli occhi di lui sono enormi/mentre arriva/venendole vicino/immerso nell’oscurità (…)”

“Clara”, dunque, “nasce da quell’indimenticabile errore di gioventù e dalle lettere che gli hanno fatto interpretare la Petacci come una sorta di fan, nel senso più “rock” del termine, disposta a tutto per il suo mito…”

claretta

Claretta

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