Italia: il territorio lo stanno saccheggiando

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

In Italia, si sta distruggendo un adelle maggiori ricchezze collettive: il territorio. E’ quanto ha denunciato di recente il presidente dell’ANBI, Massimo Gargano, che ha fatto riferimento ad una indagine condotta dall’Associazione insieme alla SWG sulla percezione, da parte dei cittadini, della sicurezza e difesa del suolo. Perchè “cementificazione e degrado stanno pregiudicando un territorio vasto quanto Sicilia e Sardegna. Se il territorio è una ricchezza inestimabile del sistema-Italia, ogni giorno il Paese diventa piu’ povero”. E tra le principali cause di questa situazione “sono indicate il progressivo disboscamento e l’irrefrenabile cementificazione del territorio.”

Il censimento dell’agricoltura, effettuato nel 1990, rilevava una Superficie Agricola Utile (SAU), pari a 15.045.900 ettari, vale a dire il 50% del territorio nazionale. Un rilevamento ISTAT-INEA del 2003 indicava, in soli 13 anni, la scomparsa di ben 2.927.108 ettari agricoli, pari al 19,4%. Ipotizzando analoga tendenza per i successivi 13 anni (allo stato attuale non c’è motivo per dubitarne), la campagna si contrarrebbe di ulteriori 5.284.761 ettari, pari al 17,5% della superficie italiana, un’area superiore alle regioni Sicilia e Sardegna! Nel Lazio, ad esempio, scomparirebbe l’intera superficie della provincia di Viterbo; nelle Marche, oltre la metà della provincia di Ancona; in Sicilia, un territorio superiore alla somma delle province di Catania e Trapani. Se consideriamo che ogni ettaro incolto o cementificato aumenta le difficoltà di gestione idraulica del territorio e che il 68,6% dei Comuni italiani ricade in aree ad alto rischio idrogeologico, capiamo a quali pericoli va incontro un Paese, come l’Italia, capace di destinare alla prevenzione dai dissesti naturali non più del 5% del reale fabbisogno indicato dal Ministero dell’Ambiente, ancora nel 2003, in oltre 39 miliardi di euro.

Nella Legge Finanziaria 2008 restano destinasti, alla difesa del suolo, 5 milioni di euro di interventi nei piccoli comuni e 26,5 milioni di euro per la mitigazione del rischio idrogeologico, per la tutela e riqualificazione dell’assetto del territorio, nonché per l’incentivazione alla permanenza delle popolazioni nelle aree montane e collinari.

Inoltre viene autorizzata la spesa di 500.000 euro, per ciascuno degli anni 2008,2009 e 2010, finalizzata a interventi nella regione fluviale del fiume Po. “È evidente – conclude Gargano – che la difesa del suolo continua a non essere riconosciuta tra le priorità del Paese, nonostante la sicurezza territoriale sia un indispensabile fattore per qualsiasi ipotesi di sviluppo. In realtà il problema nazionale è la frammentazione dei suoli agricoli. Ciò significa che manca ed è mancata una politica di salvaguardia del territorio agricolo che avrebbe dovuto essere sollecitata dalle Organizzazioni Professionali agricole. Infatti, per esempio, 35 ettari al giorno nel Lazio, 18 in Lombardia e via continuando, vengono ogni giorno costruiti, cioè sottratti all’agricoltura”. Raccapricciante! Ma nessuno si illuda perché tutto continuerà come prima.

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