Italiani, tante tasse e poco Stato sociale

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Ormai, può essere questa la definizione del nostro Paese; la vera “fotografia” dell’Italia dei nostri tempi alla quale anche il demagogico governo di Sinistra sta dando luogo con le sue “liberalizzazioni” alla Bersani.

Che ci sia sempre meno Stato sociale, è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti, anche perché a tanto spingono le spinte liberaloidi che vengono da Strasburgo e da Bruxelles, da quella Commissione per anni presieduta da prodi che allora proprio a queste “pulsioni” dette luogo. E che poi le tasse siano tante è anch’essa “vicenda” che tutti ben conoscono – anche sulla propria pelle di contribuenti e che comunque vediamo documentata con esattezza su “Avvenire” in un lungo articolo da Milano a firma di Giovanna Sciacchitano. Nel quale leggiamo: “Italiani, popolo di tartassati. Si, perché paghiamo le stesse tasse dei francesi, più dei tedeschi e in compenso abbiamo meno servizi sociali. E’ quanto ha rilevato l’associazione artigiani Cgia di Mestre (Venezia) sui dati del 2004.

In media ogni cittadino del Belpaese versa in un anno all’erario imposte, tasse e tributi per 6.665 euro, contro i 5.877 di un tedesco e i 6778 di un francese. Secondo l’associazione, se i cugini d’Oltralpe pagano circa un centinaio di euro in più di noi, bisogna considerare che lo Stato francese per pensioni, sanità, istruzione e tutte le altre voci della spesa sociale distribuisce ben 9467 euro a ogni cittadino (2.420 euro in più che in Italia). In Germania si trasferiscono invece 8655 (1.608 euro in più che da noi), mentre in Italia si arriva a 7047 euro. Per gli artigiani di Mestre le tasse sono così elevate perché in Italia si mantiene una spesa pubblica eccessiva, costituita per una buona parte da sprechi, sperperi e inefficienze. Non va sottovalutato neppure il livello dell’evasione fiscale. Ecco perché per gli artigiani è opportuno far emergere il sommerso e non continuare a vessare chi le tasse le paga già. Il punto è che in Italia si continua a pagare più degli altri avendo in cambio servizi peggiori sia da un punto di vista quantitativo si qualitativo. La ricetta degli artigiani è quella di pagare tutti, ma migliorare l’efficienza della macchina amministrativa, razionalizzando così la spesa pubblica per renderla più equa e in linea con la media europea.

Per Adusbef quella della evasione è una piaga che equivale a 8 finanziarie. Nel 2002 (anno per il quale sono a disposizione i dati più aggiornati) è ammontata a 244 miliardi di euro. Secondo l’associazione degli utenti dei servizi bancari e finanziari a fronte di un reddito complessivo denunciato dai quasi 40 milioni di contribuenti di 623,4 miliardi di euro, i redditi totali ammontano invece a 868 miliardi, con una differenza di 244,6. I dati degli artigiani hanno attirato l’attenzione dell’ex sottosegretario a Welfare Maurizo Sacconi che ha parlato del «pericolo di una vera e propria rottura del patto sociale>>. Secondo l’esponente di Forza Italia << ci sono tutte le condizioni per mobilitare l’Italia intera contro la minaccia di una vera e propria violenza fiscale sulle persone e sulle imprese». E la preoccupazione è per le misure che i l governo ha allo studio: «si annunciano una rivalutazione più frequente degli studi di settore e degli estimi catastali, maggiori contributi previdenziali per gli autonomi. Il ritorno dell’imposta di successione, aliquote più elevate di azioni, titoli di Stato, affitti e altro ancora».

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