L'allarme ambiente adesso è continuo


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Viviamo in uno stato permenente di allarme ambiente e si può dire che non passa giorno senza che se ne abbiamo le prove. Prendiamo questa “storia delle api”; che, a causa del cambiamento climatico e per colpa dei pesticidi, si sono dimezzate

La gente sa poco delle api, a parte il fatto che se ne tiene alla larga per paura delle punture ma si tratta di “lavoratori eccellenti” perchè, per esempio, per produrre un chilo di miele – leggo nella bella pagina che Antonio Cianciullo dedica al problema su “Repubblica”- un ape deve compiere un tragitto di 150 mila chilometri. E non sono neanche poche, in Italia, le api; ammontano pensate un po, a circa 50 miliardi; e tutte insieme producono 14 mila tonnellate di miele, grazie al lavoro di 7.500 apicoltori professionisti.

Adesso, è tutto una vera e propria devastazione. Vediamone alcuni aspetti: Le stime che si susseguono da alcuni anni in Europa e nell’America del Nord indicano una riduzione che oscilla tra il 20 e il 50 per cento. Il dato viene ricordato nel dossier «Pesticidi nel piatto» che la Legambiente ha presentato citando due sentenze del Consiglio di Stato francese che vietano l’uso di due pesticidi (il Guacho e il Regent) sul mais. Questo verdetto conclude una lunga disputa iniziata nel 1991, quando i fitofarmaci contenenti le molecole neoni-cotinoidi sono stati introdotti in Francia e sono stati osservati i primi effetti negativi.

Per la moria di api dell’anno scorso in Piemonte – si ricorda nel rapporto – il principale accusato è il Tiamethoxam, usato contro la flavescenza dorata sulla vite: tra giugno e luglio 2006, tracce di Thiamethoxan sono state trovate nei campioni di api trovate morte. La molecola è stata dichiarata «non ecotossica», dalla Syngenta, che produce un fitofarmaco che la contiene, ma secondo gli apicoltori piemontesi è «assai pericolosa per l’ambiente». Anche per la senatrice verde Loredana De Petris «se si continua con l’uso di prodotti fortemente tossici avremo presto primavere senza api: in Friuli si segnala un calo del 50 per cento della produzione di miele e una moria di 20 mila api ad alveare. Quest’anno la situazione è particolarmente grave perché, a causa del caldo anticipato, la fioritura stagionale ha coinciso con gli interventi fitosanitari praticati per le semine del mais. Bisogna sospendere immediatamente l’uso di questi prodotti, usati anche per la barbabietola da zucchero, il girasole e il pomodoro, seguendo l’esempio di Parigi».

La minaccia non riguarda solo la possibilità di approvvigionarsi dei 400 grammi annuali di miele che l’italiano medio consuma ogni anno, cioè il sistema gestito dai 7.500 apicoltori professionisti e da un buon numero di hobbisti, ma l’agricoltura nel suo complesso che dipende per un terzo da coltivazioni impollinate grazie al lavoro gratuito delle api. Secondo la Coldiretti, in Italia sono a rischio circa 50 miliardi di api in oltre un milione di alveari. Una strage che mette in pericolo il processo di impollinazione minacciando un budget da due miliardi e mezzo di euro l’ anno. Tra i prodotti a rischio: mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, ciliegie, albicocche, meloni, zucchine, girasole, colza.