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Bisogna davvero “immergersi” nei tanti centri minori d’Italia per scoprire davvero la nostra storia, le ricchezze incredibili della tormentata storia del nostro Paese. E vogliamo continuare a dare un contributo in tale direzione parlando stavolta di Lauro (in Provincia di Avellino) che è abbastanza noto – come ha ricordato un recente numero, la bella rivista “ Plein Air” per aver dato i natali ad Umberto Nobili, “l’uomo che aprì al mondo le vie dell’Artide”; un paese che è, anche, “una delle capitali europee della pittura naif. Ma c’è ancora altro, molto altro – appunto in termini di «memoria storica» – in un paesino che conta appena 4.000 abitanti! E ci chiediamo – in quale altro Paese al mondo esistano centinaia e centinaia di piccoli o piccolissimi centri abitati, così ricchi di “stratificazioni” storiche così complesse, che ovviamente fanno anche cultura nel significato più vasto della parola.
E allora torniamo a Lauro, per sottolineare come ancora oggi venga ricordato – guardando il vanto del paese – il possente castello Lancellotti, del X secolo, opera dei longobardi – una crudeltà dell’occupazione delle truppe napoleoniche, che dettero alle fiamme quel castello nel 1799 e fu poi ricostruito a più riprese in tanti decenni di lavori, nel corso del XIX secolo.
Il castello ha una particolarità, peraltro abbastanza diffusa in costruzioni di questo tipo: che venne eretto su una preesistente costruzione romana, come dimostrano i tanti reperti riaffiorati nella ricostruzione del 1871.
Oggi il castello – leggiamo su Internet – è “uno scrigno prezioso” La grande Sala d’Armi, lunga 21 metri e illuminata da sei finestre, in passato destinata alle solenni cerimonie di corte e alle feste, ospita convegni e manifestazioni. Alle pareti sono esposte armi medievali: elmi, lance, alabarde, corazze. Una rastrelliera contiene antichi fucili che le Guardie del castello avrebbero sequestrato ai banditi che infestavano il feudo. Stemmi, figure allegoriche illustrazioni raccontano in sintesi la storia del feudo di Lauro e delle dinastie cui è appartenuto.
Presso l’ingresso della sala è dipinto un grande affresco raffigurante l’incendio del 1799. Le altre sa e salette sono riccamente decorate e, tra queste, una contiene il bigliardo, un’altra una raccolta di quadretti dipinti ad acquarello che ritraggono il castello, un’altra sala è destinata ad archivio storico e conserva i documenti, riguardanti il feudo, salvati dall’incendio.
La Biblioteca conta oltre mille opere con un totale di circa cinquemila volumi compresi tra il 1500 e il 1800 cinquecentine, opere di autori latini e italiani. Un settore è dedicato alla storia del papato, alla questione romana, al rapporto stato-chiesa. La Farmacia settecentesca contiene oltre a bilance, mortai e pestelli, un gran numero di “albarelli”, vasi di ceramica di forma cilindrica dipinti in azzurro, usati come contenitori di unguenti, pomate, medicine, e allineati sui ripiani di armadi in stile barocco.
La Cappella affiancata dal campanile, è uno degli ambienti più belli del Castello e ricalca motivi di antiche basiliche romaniche. Su tutte le parti vi sono affreschi che illustrano episodi della vita di santi frati della terra di Lauro, San Sebastiano, San Rocco e i Patroni. La cappella ha rosone e vetri policromi e sul fondo dell’abside si aprono sette vetrate istoriate. La sacrestia, decorata d’insegne nobiliari conserva due grandi affreschi recuperati dall’antica cappella demolita: una Madonna con Bambino e Quattro Santi.
(a cura di Pino Rauti)