Nel libro di Woitila PERCHE’ IL FASCISMO NON E' "IDEOLOGIA DEL MALE"


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Su “Il Domenicale” il settimanale di Dell’Utri, sono in corso in questa fase, numerosi dibattiti, tutti di grande interesse; come quelli sul 25 Aprile – Resistenza (che sarebbe una festa da abolire) e la guerra di Secessione americana (nella quale il problema schiavismo c’entrava poco o nulla). Abbiamo anche notato – e davvero meritevole d’essere conservato in Archivio – un recente articolo (16 aprile 2005) a firma di Nicola Guiso, dal titolo: “Il fascismo non è nato fra le «ideologie del male», parola di Del Noce. Eccone il testo completo:

Per Giovanni Paolo II – nel libro “Memoria e identità” (Rizzoli, Milano 2005) le “ideologie del male” sono il nazionalsocialismo e il comunismo. Non aver compreso tra esse il fascismo può destare sorpresa in chi considera i fenomeni storici epocali solo nella loro dimensione politica, economica e sociale. Ma il papa, nella risposta alla domanda su quali siano le radici del nazismo e del comunismo e le cause della loro caduta, dice che «gli interrogativi proposti hanno un profondo significato filosofico e teologico».

Risposta che lo pone in sintonia con la interpretazione «transpolitica» delle due ideologie proposta da Augusto Del Noce in un saggio su l’Ordine civile – quindicinale diretto da Gianni Baget-Bozzo – del 15 aprile 1960, dal titolo Idee per la interpretazione del fascismo. Saggio il cui valore culturale è stato sottolineato da Ernst Nolte nella prefazione all’edizione italiana del suo La guerra civile europea 1917-1945. Nazionalsocialismo e bolscevismo (Sansoni, Firenze 2004), dove l’ha definito essenziale per maturare le sue tesi sulla natura dei due regimi.

Al centro la lotta politica

Del Noce e Baget avevano segnalato – unici e rimasti senza eco – il valore della comunicazione sulla «comune origine di comunismo e di nazionalsocialismo» svolta a Roma dal gesuita padre Gaston Fessard, nel novembre del 1946, al primo congresso internazionale di filosofia del dopoguerra. Per padre Fessard – ricorda Del Noce in un articolo su 30 giorni del febbraio 1983 – i punti essenziali erano che «al modo stesso del marxismo, il nazionalsocialismo è una coerente concezione del mondo», e che tale concezione è l’esatto contrario» del marxismo e del comunismo. Il valore dirompente di queste tesi è dato, per Del Noce, dalle sue conseguenze. La prima è che l’interpretazione della storia contemporanea non può che essere «transpolitica», nel senso di accentuare la priorità del momento filosofico – «la “filosofia che si fa mondo” del giovane Marx, smentendo le interpretazioni economicistiche e sociologiche correnti» dei due regimi. La seconda, che è il nazismo è l’esatto contrario del marxismo, «consegue che il parallelo dev’essere fatto tra comunismo e nazismo, piuttosto che alla maniera ordinaria tra fascismo e comunismo (contro l’opinione ordinaria si deve dire che il nazismo non è l’estremizzazione ultima del fascismo; che c’è una razionalità nella storia contemporanea e che l’alleanza col nazismo rappresentò non solo la fine pratica ma anche quella ideale del fascismo)».

Padre Fessard, annota Del Noce, marca acutamente la sintonia tra comunismo e nazismo, quando così osserva: «Comunismo e nazionalsocialismo si oppongono diametralmente, così in ciò che concerne il punto di partenza della storia come la sua fine: per il primo è il lavoro e la creazione della società senza classi e senza Stato; la lotta a morte e il dominio del popolo dei signori, per il secondo. Non si intendono che nel mezzo di condurre la storia al suo fine. Per entrambi è la lotta politica». Nelle due ideologie vi è, dunque, alla radice la simmetria di un giudizio sulla natura e i fini dell’uomo, della società e della storia avulso da ogni rapporto trascendente con Dio, e la simmetria sulla proposizione che l’uomo ha in sé il potere di modellare il corso della storia in direzione di obiettivi posti dal proprio “cogito”, senza vincoli morali relativi agli strumenti per realizzarli, posto che sono possibili e necessari. Ciò che è all’origine delle piramidi di morti e del fiume di sofferenze provocati dai due regimi.

Dal cognosco al cogito

Nel libro-intervista Giovanni Paolo II descrive la logica che ha portato a questo esito. «Nel corso degli anni – dice – si è venuta formando in me la convinzione che le ideologie del male sono profondamente radicate nella storia del pensiero filosofico europeo». E si affermano nel momento in cui il cartesiano cogito ergo sum si sostituisce al cognosco subordinato all’ esse «che era considerato qualcosa di primordiale. Da Cartesio invece l’esse – sia il mondo creato che il Creatore – rimane nel campo del cogito, come contenuto della coscienza umana. La filosofia si occupa degli esseri in quanto contenuti della coscienza, e non in quanto esistenti fuori di essa». Di qui la necessaria conclusione che dopo Cartesio la natura e i fini dell’uomo, della società e della storia, non hanno più radice nel rapporto tra creatura e Creatore, che implica diritti ma anche doveri e limiti oggettivi per l’uomo nel contribuire al realizzarsi della storia. Ma hanno radice nelle costruzioni che il pensiero realizza in se stesso; e dunque in primo luogo per impulsi materiali e istintuali opacizzati ed esasperati dalla colpa originale – presenti nella natura umana. «Il nazismo dunque – scrive Baget il 15 gennaio 1960 su l’Ordine civile – […] è l’estrema e radicale conseguenza dell’errore moderno (separazione della politica dall’ ethos). Come il marxismo esso ha la volontà di eliminare ogni convenzionalismo ipocrita, ogni mitica sovrastruttura e di chiamare le cose con il loro vero nome. Niente è diritto e tutto è forza, niente è ideale e tutto è reale». Quanto al fascismo, invece, il 15 dicembre 1959 scrive: «Per noi il fascismo è l’ultima forma dello Stato risorgimentale e della strumentazione della tradizione al giacobinismo e alla rivoluzione che allora venne compiuta». Interpretazione che ritiene in sintonia con quella che dello Stato risorgimentale aveva dato Guglielmo Ferrero.

E, a me sembra, con quella che emerge dal saggio di Giovanni Gentile Origini e dottrina del fascismo dell’agosto 1927, dove questi afferma che «la politica fascista si aggira tutta intorno al concetto dello Stato nazionale», considerato strumento insostituibile per dare risposte incisive ai problemi posti al popolo italiano dal processo di affermazione della sua identità, delle sue aspirazioni e dei suoi diritti avviato col Risorgimento, ed esasperato dalla realtà interna e internazionale determinata dalla guerra mondiale. Il fascismo, dunque, inteso non quale espressione dell’idea di un “uomo nuovo” o di una “umanità nuova”, tanto che sino al 1938 cioè sino alla contaminazione hitleriana – per Mussolini il fascismo non poteva essere “merce da esportare” . Ma quale strumento per la realizzazione di obiettivi politici insiti in un processo storico in atto, da realizzarsi, per Gentile, col perfezionamento e con “attualizzazione di valori e princìpi già operanti nella storia, quali il «pensiero e azione» mazziniano; lo Stato fascista quale vero «Stato democratico», in quanto non separato dalla nazione; il liberalismo che avrebbe trovato compimento nello «Stato corporativo» fascista, che «tende ad attuare in modo più intimo e sostanziale l’unità e il circolo dell’autorità e libertà».”