A nord di Venezia fra Gotico e Rinascimento

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Mostra di scultura e pittura nelle vallate dolomitiche – fra il Gotico e il Rinascimento, appunto. A Belluno, nel cinquecentesco Palazzo Crepadona; è già in corso e dura sino al prossimo 22 febbraio. Ed è un appuntamento culturale di grande rilievo perché in questa “mostra dedicata all’arte lignea” viene ricostruito per la prima volta tutto il contesto culturale nel quale si mossero non solo le tante personalità artistiche di quelle terre e di quelle genti ma anche molti artisti forestieri chiamati da una “committenza” ecclesiastica e temporale, colta e raffinata.

A Nord di Venezia, lungo l’antica “Via d’Alemagna”, che conduceva i pellegrini e i mercanti dalle terre “oltremontane” fino alla Serenissima Repubblica, tappa obbligata era Belluno, città di riferimento di un territorio più che mai vasto e frammentato, ricco di risorse primarie, il legname e le miniere di ferro. In quest’area, tra i Quattro e il Cinquecento, si sovrapposero i canali di diffusione delle idee e si mescolarono i principali referenti stilistici cui si rivolsero gli artisti locali per trarre ispirazione. Proprio la particolare morfologia di questo territorio, che rendeva difficili le comunicazioni, e le millenarie divisioni politiche ed ecclesiastiche determinarono una realtà figurativa e stilistica nella quale gli influssi nordici e friulani convivono con elementi veneti.

La mostra presenta un’ottantina di opere di scultura e pittura realizzate in legno, in larga parte conservate ancora negli edifici ecclesiastici sparsi sul territorio bellunese per i quali esse furono concepite e realizzate, mentre le altre provengono da importanti istituzioni culturali straniere, come gli “Staatliche Museen” di Berlino, “Musée Royal des Beaux Arts” di Bruxelles, la British Library di Londra, o da collezioni private.

Il percorso espositivo si snoda seguendo una traccia che dalle più antiche testimonianze cartografiche e storico – artistiche, conduce attraverso codici miniati, erbari, tessuti e oreficerie, al cuore dell’esposizione: le sculture lignee dipinte. Centrale è la poliedrica personalità artistica di Matteo Cesa, raffinato pittore e scultore bellunese. Tra le opere esposte si potrà, per la prima volta dopo le dispersioni ottocentesche, ammirare la ricostruzione della tavola che l’artista dipinse per la chiesa di Sargnano con le Storie della vita di Maria. Matteo Cesa rielaborava in un linguaggio personale le novità figurative che, attraverso i pittori muranesi Vivarini, presenti a Belluno e nel feltrino, giungevano dalla laguna. In mostra a testimoniare la loro influenza ci sarà, proveniente da Berlino, una tavola del polittico dipinto da Alvise Vivarini per il monastero di Santo Spirito a Feltre.

Negli stessi anni gli artisti oltremontani Simone da Tesido, Hans Klocker, Hans Haller, popolarono le chiese delle vallate dolomitiche di scenografiche e raffinate sacre rappresentazioni nelle quali la scultura e la pittura si fondono, creando i Flugelaltare, eleganti e originali altari “alati” che costituiscono una delle principali attrattive dell’esposizione bellunese.

Queste complesse dinamiche di circolazione dei modelli figurativi, non furono limitate alle vallate dolomitiche ma coinvolsero le aree confinati della Carnia e della Marca trevigiana come documentano ancor oggi i lavori di Domenico e Gian Francesco da Tolmezzo in Cadore e nel Comelico o quelli lasciati nel trevigiano dal bellunese Andrea de Foro detto il “Bellunello”. Insomma questa mostra è riuscita a riunire per la prima volta molte delle opere che, nate per Belluno e per il bellunese, andarono successivamente disperse in Europa e in America. Si può quindi parlare di un vero e proprio ritorno a casa.

Info e prenotazioni: 0437-944274; Ufficio stampa: Studio ESSECI – Padova Sergio Campagnolo – Tel. 049-663499 – fax. 049-655098

Il catalogo, a cura di Anna Maria Spiazzi, contiene saggi sulle vicende storiche nel periodo a cavallo tra il Quattro e il Cinquecento, sulla cartografia contemporanea e sulle vie di comunicazione, sui precedenti storico – artistici, e indagherà poi nello specifico gli influssi della cultura veneziana e gli apporti delle regioni confinanti. Un’appendice dedicata ai materiali e alle tecniche di esecuzione, come anche ai restauri effettuati negli ultimi quindici anni, sarà utile per approfondire la conoscenza delle opere esposte e di quelle che per motivi di conservazione resteranno nelle chiese del territorio, da visitare seguendo alcuni itinerari culturali descritti in una agevole guida.

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