Nuove energie e posti di lavoro


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Le energie rinnovabili non solo “ risparmiano” rispetto alle altre ma hanno anche il vantaggio di creare molti nuovi posti di lavoro. Riprendiamo qui – perché ottimamente documentato; e quindi da tener presente per ulteriori citazioni e riferimenti – quanto scrive in merito, sul “Messaggero”, Massimo Perdetti:

Una ricetta contro la crisi economica capace di creare nuovi posti di lavoro. E una necessità ormai impellente sul fronte ambientale. Di energie rinnovabili – e soprattutto di soluzioni concrete ed economicamente vantaggiose – si è parlato a Siaenergia ed Ecomondo, eventi fieristici di livello internazionale a Bologna e Rimini in collaborazione, tra gli altri, con il ministero dell’ Ambiente.

Si tratta di temi che condizionano il nostro agire di tutti i giorni ma è evidente che non ci rendiamo conto pienamente dell’importanza che l’energia riveste i ogni istante della vita di ognuno di noi. Per capirlo basta un esempio. Un uomo i buona salute (fa sapere Nicola Armaroli autore con Vincenzo Balzani del libro Energia per l’astronave Terra) in un’attività continuativa protratta per 8/10ore può sviluppare una potenza di circa 50 watt. Per tenere acceso un televisore sarebbe quindi necessario il lavoro continuativo di due persone, per far funzionare una lavatrice ne servirebbero 15, per un’auto che viaggia a 80 chilometri orari si arriva a 1.500 persone.

Ma il calcolo più interessante è questo: ( un cittadino degli Stati Uniti ogni giorno consuma una quantità di energia pari a quella prodotta da un centinaio di “schiavi virtuali”; un italiano, meno consumista dell’americano” utilizza la stessa quantità di energia, di una trentina di “schiavi virtuali”. E’ evidente che di questo passo non è realistico pensare che il consumo energetico primario mondiale, già aumentato di 16 volte nel XX secolo, possa mantenersi agli stessi livelli di crescita anche nel XXI secolo nell’ambito dell’attuale sistema basato per 1’80% sui combustibili fossili. Non solo per motivi ambientali (ogni anno nel mondo si prelevano 8 miliardi di tonnellate di carbonio sotto forma di combustibili fossili che vengono riversati nell’atmosfera come biossido di carbonio) ma anche più pragmaticamente per problemi di esaurimento delle scorte sul lungo periodo.

A fronte di una situazione di questo genere, in attesa che gli scienziati riescano a trovare le risposte giuste nel campo delle energie rinnovabili – le cui fonti, va ricordato, sono sole, vento, acqua e calore della Terra – noi possiamo fare molto fin da subito. Per esempio cominciando a non sprecare energia. Secondo una recente ricerca, resa nota al convegno “Energetica”, le case italiane sprecano energia pari a quella prodotta da 8 centrali nucleari. Attualmente nel nostro Paese l’efficienza media del sistema edificio-impianto è pari al 45%. Questo significa che ogni giorno nelle nostre case va persa almeno la metà dell’energia che acquistiamo. Secondo i calcoli fatti, la quota di energia sprecata equivale a 17 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep), la stessa energia che producono 8 centrali nucleari di grandi dimensioni. I dati evidenziano come, in Italia, i consumi di energia primaria (l’energia che serve a mantenere le condizioni di comfort all’interno di un edificio) sono pari a 31.158.240 tep che, a loro volta, si traducono in una bolletta energetica di 32 miliardi di euro. La fetta maggiore di questa cifra. è destinata ai consumi termici (66%), la parte restante viene spesa per i consumi elettrici (34%).

Basterebbero pochi interventi, per abbassare sia i costi che i consumi. Come? Cambiando combustibile, installando caldaie a condendensazione e strumenti di termoregolazione e di contabilizzazione del calore. Ma le potenzialità di risparmio, sono sensibilmente maggiori se si interviene anche sull’involucro edilizio. Il sistema Italia può e deve puntare, con incentivi e sgravi fiscali, sull’efficienza energetica, un mercato potenziale da 36 miliardi di euro all’anno che potrebbe dare lavoro a 430.000 persone. Una scelta strategica che gioverebbe sia al potere d’acquisto delle famiglie, grazie al risparmio energetico, che alla qualità di vita dei cittadini, in termini di riduzione di emissioni di C02.

Anche Christopher Flavin, presidente del Worldwatch institute, l’organizzazione internazionale di ricerca focalizzata su energia, risorse e problemi ambientali, vede nelle energie rinnovabili ottime possibilità di business. Secondo una sua ricerca, ogni milione di dollari investito nel settore produce 21,5 posti di lavoro e già oggi sono impiegate 2,3 milioni di persone. Programmando investimenti pubblici a livello mondiale per complessivi 630 miliardi di dollari, si calcola che entro il 2030 avremo 20 milioni di nuovi posti di lavoro.