Orto in città un’idea che va


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Si sta diffondendo a ritmi serrati, l’iniziativa degli “orti in città”; un’ipotesi – se ci si consente – alla quale abbiamo guardato già alcuni decenni fa, quando ancora quasi nessuno si preoccupava dei problemi dell’ambiente. C’è voluta l’iniziativa della moglie di Obama alla Casa Bianca per “mobilitare i media del mondo”.
Ma, leggiamo, a cura di Margherita Frezza, che in Italia quattro persone su dieci si dedicano all’orto metropolitano. “A coltivare sono soprattutto anziani, come confermò anche il sondaggio Salute-Censis presentato al convegno sulla1a terza età nel maggio dell’anno scorso: alla domanda su quale attività svolgevano con regolarità, il 66 per cento degli anziani intervistati rispondeva “coltivare in vaso prezzemolo, basilico e altre spezie”; chi aveva lo spazio necessario, il 21 per cento, indicava l’orto. Anche tanti giovani,scelgono di dedicarsi all’orto in casa per diverse ragioni. Non più soltanto per passione, ma anche per ottenere una gratificazione personale e risparmiare sulla spesa.
Quali sono i vantaggi della coltivazione in balcone? Il primo e più facilmente apprezzabile è il recupero dei sapori di una volta. I cibi che coltiviamo direttamente hanno un sapore diverso e più ricco. La prima volta che assaggiamo un pomodoro coltivato da noi ci rendiamo subito conto della differenza. In primo luogo perché stiamo mangiando un ortaggio che è stato appena colto e non ha stazionato a lungo in celle frigorifere. Inoltre, abbiamo la possibilità di mangiare frutta e verdura nella loro vera stagione di maturazione.
Sta poi a noi scegliere il livello di genuinità dei nostri prodotti. Se vogliamo ortaggi naturali al 100% basta scegliere se menti biologiche che vengono prodotte senza ricorrere a concimi chimici o di sintesi e senza utilizzare pesticidi.
Un’altra scelta importante è quella che riguarda i fertilizzanti. Meglio preferire quelli di origine animale e vegetale, evitando quelli chimici…”.
Non a caso esiste una disciplina chiamata “Horticultural Therapyi” che si basa proprio sulla coltivazione come metodo di cura, volta al miglioramento fisico e psicologico dell’individuo tramite l’interazione, anche solo visiva, con la natura.
Si tratta di una disciplina nata già nel diciannovesimo secolo da un’intuizione del dottor Benjamin Rush, considerato da tutti il padre della psichiatria americana, che pubblicò i primi lavori sull’effetto curativo dei giardini e del fare giardinaggio per persone afflitte da disturbi psichiatrici.
Negli Usa sono stati istituiti già da tempo dei master in terapia orticolturale e anche in Italia qualcosa si sta muovendo, tanto che è già attiva a Torino l’Holticultural Therapy Italia, l’associazione inglese che ha anche un sito internet (www.ahta.org). Sono sempre più numerosi poi i Comuni che mettono a disposizione dei pensionati dei piccoli appezzamenti di terreno da coltivare.
Del resto, i benefici per la salute sono stati ribaditi anche da uno studio durato ben 35 anni e recentemente pubblicato sul “British Medical Journal”. Secondo i ricercatori dell’Università di Uppsala, in Svezia, chi fa giardinaggio o coltiva anche soltanto un orto, anche se piccolo. guadagna circa un anno di vita rispetto a chi rimane passivo.

U.G.