Paese di truffe

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Esce un “Paese” dov si truffa a piu’ non posso da molte recenti vicende milanesi ma non solo. A Milano è risultato – tanto per cominciare – che delle 1.500 Agenzie di viaggio “una su tre” è fuorilegge e delle restanti “affidabili sono non piu’ di 600″ sicchè si puo’ ben dire che “siamo all’emergenza” specie ai danni degli anziani e delle coppie di giovani. Sempre a Milano -che dunque con buona pace dei leghisti puo’ essere definita “Milano Ladrona” ogni anno si verificano 350 “raggiri” che hanno per vittime gli ultra 65enni. E poi imperversano con fatture esose e interventi “approssimativi” fabbri, idraulici, ed elettricisti.

Cronache da indulto

Riprendiamo dal “Corriere della Sera”, edizione Milano, a firma di Biagio Marsiglia. Al poliziotto di San Vittore, che col sorriso sulle labbra l’altra mattina gli aveva spalancato la porta blindata del carcere, Miguel, 24 anni, cileno, dieci mesi per furto, l’aveva detto. «Che mi ci mettete a fare fuori? Mi dite voi cos’altro posso fare se non rubare?». Ma l’uomo in divisa, come era giusto che fosse, aveva fatto spallucce e girato in fretta il pesante chiavistello. Da scarcerare, prima della fine del turno, ne aveva altri trenta di detenuti, e fra i suoi doveri, deve aver pensato, non c’era quello dello psicologo. Così Miguel se n’era andato incontro alla libertà che non voleva. E che ieri mattina, aula di giustizia delle direttissime, è già finita. Rieccolo Miguel, lui con tutta la banda graziata dall’indulto. L’hanno preso i poliziotti della volante mentre rubava in una pasticceria di via Tolstoj, a Milano, e l’hanno risbattuto in galera. «Io signor giudice – ha ripetuto al magistrato chiamato a convalidare l’arresto – l’avevo detto che l’indulto era solo una fregatura. Non lo volevo perché sapevo che sarebbe finita così, senza soldi, per la strada, con una famiglia in Cile da mantenere… Cosa dovevo fare se non rubare?». Il giudice lo ha ascoltato in silenzio. Miguel e la sua banda, altri tre giovani cileni, saranno processati sabato prossimo. Chi, invece, oggi lascia le sbarre tra lo sbigottimento dei giudici, è un albanese che faceva parte di una pericolosa banda di rapinatori di ville. Una gang senza scrupoli, 50 colpi al Nord. E a fargli compagnia all’aria aperta anche tre extracomunitari condannati con sentenza definitiva per associazione a delinquere finalizzata a reclutare terroristi…

Otto anni, così…

Da Milano a Napoli; dove vicende drammatiche come quella della morte sul lavoro di un operaio “al nero” padre di 4 figli, fanno emergere retroterra inquietanti. Salta fuori ad esempio che sessanta famiglie sono state sistemate in un ex albergo – nella tristemente nota zona di Scampia – e li dimenticate In un edificio di 4 piani, rimasto privo di ascensore. E li “vivono” da otto anni senza che le innumerevoli promesse di un alloggio decente abbiano trovato un seguito qualsiasi. Tre/quattro persone e anche piu’ “ammucchiate” in un paio di vani; questa è la situazione da otto anni!

Scempio ai Camaldoli

Aurora a Napoli, nel piu’ grande polmone verde cittadino, dove si puo’ camminare in 135 ettari di bosco selvaggio che ricopre un intera collina – come scrive Alessandro Barone sul “Corriere della Sera”; e dove, dopo 26 anni. Le “strutture sono inaccessibili” I vialetti che si intersecano e attraversano l’enorme distesa di castagni, il belvedere, le due fontanelle d’acqua potabile, sono le uniche strutture agibili, nella zona che affaccia sui Camaldolilli e l’Eremo, le stesse dal 1980, anno in cui fu istituito il piu’ grande parco urbano di Napoli . Il più trascurato, il meno conosciuto e frequentato dai napoletani. Il motivo è evidente: non c’e’ un punto di ristoro, non e’ stata ancora realizzata una sede amministrativa e i 15 impiegati della Napoli Servizi sono accampati in un container, quattro dei cinque ingressi esistenti non sono mai stati aperti (nonostante le diverse inaugurazioni avvenute), l’unico varco disponibile è quello dell’ex viale privato Rai, le strutture sportive presenti (4 campi da gioco, due spogliatoi, una pista ciclabile e un campo da bocce, costruiti ventanni fa) e la metà dei servizi igenici già costruiti (aperti adesso che ne sono due) non sono mai stati attivati…

Giornalisti “autonomi”

Sono tanti i “giornalisti autonomi”; crescono di numero ma guadagnano sempre meno; leggiamo ne “Il Giornalista”, riprendendo l’articolo documentatissimo che ad essi dedica Massimo Marrano. Precisando, fra l’altro, che il ricorso al lavoro giornalistico autonomo non è piu’ la vecchia forma di collaborazione di un tempo, che era resa per lo più da pubblicisti che svolgevano un altra attività come lavoro principale. Infatti, cresce sempre di più nelle categorie legate per legge all’esclusività professionale: i professionisti e addirittura i praticanti. Senza contare, ovviamente, quelli tra i pubblicisti che, in realtà.. sono “professionisti di fatto”‘, in quanto giornalisti a tempo pieno: una fetta di professione che è difficile quantificare, ma comunque consistente. Lo dicono i dati statistici del 2005 della Gestione separata dell’Inpgi dai quali risulta anche che la retribuzione media dei giornalis1i autonomi si attesta su una soglia di pura sopravvivenza. La flessibilità, quindi, viene utilizzata dagli editori – e anche dagli altri committenti che pur non essendo imprese editoriali, si avvalgono del lavoro dei giornalisti – come mezzo per contenere il costo del lavoro e limitarne le tutele. Tutto questo, mentre la percentuale dei disoccupati in rapporto ai giornalisti attivi è dell’8,02%. Nel 2005, su 4 controlli avviati in altrettante aziende dagli ispettori dell’lnpgi, 63 si sono conclusi con verbali di addebito. In 155 casi, è stata contestata alle aziende la qualificazione di collaborazioni autonome per rapporti di lavoro ritenuti, invece, dagli ispettori di – natura subordinata, per un totale di 3.5 milioni di euro di contributi che avrebbero dovuto essere versati a beneficio dei giornalisti. Gli ispettori dell’lnpgi hanno contestato la sussistenza di 1l4 rapporti di lavoro a tempo pieno (art.1 (del contratto), 27 di collaborazione fissa (art. 2) e 14 di corrispondente (art. 12). Per quanto riguarda la ripartizione di queste contestazioni fra le varie tipologie di aziende, 28 riguardano quotidiani, 35 periodici, 39 emittenti radiotelevisive, 11 testate on-line e 42 fra agenzie di stampa e “service”….

(da “Il Giornalista” dell’Unione Nazionale Pensionati – Corso Vittorio Emanuele 349 Roma

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