Petacco: Crociate “legittima difesa”

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Ancora un saggio sulle Crociate, interessante perché a scriverlo è Arrigo Petacco e perché in esso “viene ricalcolato il politicamente corretto della storiografia: nel Medio Evo l’Europa frenò l’onda islamica”. Su “Avvenire” Petacco viene intervistato da Edoardo Castagna sul volume “L’ultima crociata. Quando gli ottomani arrivarono alle porte dell’Europa”; un volume che, significativamente, si apre proprio con le parole di Manuele II Paleologo riportate dal Papa: Una citazione – ammette Petacco – che ignoravo.

Approfondendo, ho poi appurato che Manuele II fu l’imperatore bizantino che per più volte si era in­sistentemente rivolto alla Chiesa latina per ottenere un aiuto contro la minaccia musulmana. Purtroppo, Roma non rispose all’appello, e alla fine la Chiesa di Bisanzio fu fagocitata dall’islam».

Il titolo del suo lavoro – chiede Castagna a Petacco – si richiama espressamente all’«ultima crociata», quella combattuta sotto le mura di Vienna assediata. Eppure il termine sembra essere ancora d’attualità, frequente com’è nei discorsi degli estremisti islamici…

«Continua la retorica che identifica ’crociati’ ed ’ebrei’ con cattivo, il nemico. Ma nel mio libro io ho voluto offrire, sulle crociate, una chiave di lettura nuova. Da qualche tempo i nostri storici, in nome del politicamente corretto – che poi significa dire bugie pur di star tranquilli con tutti –, hanno messo in giro la tesi che le crociate furono una vile aggressione dei cristiani cattivi contro il pacifico popolo islamico. Invece è andata esattamente al contrario: le crociate furono la legittima reazione ispirata dalla Chiesa quando si accorse che ormai l’islam era sul punto di fagocitarsi l’Europa intera. Ci si dimentica troppo spesso che, quando Urbano II nel 1095 proclamò la prima crociata, l’avanzata islamica si era già spinta fino a Poitiers, un paio di secoli prima; che aveva occupato la Spagna; che aveva sommerso la Sicilia; che si era spinta in Calabria. Solo un secolo prima una spedizione musulmana aveva risalito il Tevere fino a devastare la basilica di San Pietro. Urbano II aveva capito che era arrivato il momento di fare qualcosa: altrimenti, sarebbe stata la fine dell’Europa cristiana. Ecco: le crociate furono sì una guerra santa, ma condotta per respingere un’altra guerra santa – la jihad – che era in atto ormai da secoli».

E Ratisbona?

«Prima di tutto, Ratisbona era la città dove aveva sede la Dieta del Sacro romano impero. E poi, la cosa più importante: proprio Ratisbona fu la punta di massima penetrazione raggiunta dalla cavalleria del sultano, nel suo tentativo di invadere l’Europa.

Quando Vienna fu cinta per la seconda volta d’assedio, nel 1683, le armate musulmane si spinsero un po’ più a nord di Vienna: fino a Ratisbona, appunto. È questo che dona un significato particolare a quel luogo».

Allora la cristianità, solcata dal recente scisma protestante, seppe reagire in modo compatto davanti alla minaccia islamica?

«L’Europa riuscì a mostrarsi unita. Oggi, purtroppo, sembra non esserne più capace, ma allora, per quanto la cristianità fosse divisa da lotte intestine, quando scattava l’allarme dell’invasione islamica il papa riusciva, bene o male, a rimetterla insieme.

Nel suo saggio dedica ampio spazio anche a un altro momento cruciale del plurisecolare scontro tra islam e Occidente: la battaglia di Lepanto. Un episodio che ancora ricorre frequentemente in certa retorica fondamentalista…

«Per loro fu uno scacco decisivo, il momento in cui l’onda islamica dovette ri­nunciare al suo sogno di cogliere la ’mela rossa’ – così era indicata, nell’immaginario collettivo musulmano, Roma, con la sua basilica di San Pietro. In effetti, se quella battaglia fosse stata vinta dall’islam la storia dell’Europa avrebbe avuto tutt’altro corso. E le nostre donne porterebbero il velo».

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