Polemica rassegna a Milano SOLO IL FASCISMO AIUTO' L'ARTE CONTEMPORANEA


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Un’intera pagina di “Libero” a firma di Pia Capelli, riferisce di una vivacissima polemica a Milano, sull’assenza in quella che è la capitale dell’economia, di una struttura specializzata sull’arte contemporanea. Mentre Roma ne ha due, Napoli uno nuovo di zecca e “perfino Rovereto se ne è costruito uno, che ha rivoluzionato il turismo in Trentino e attira decine di migliaia di visitatori l’anno”.

Si tratta, viene ancora sottolineato di quei “musei d’arte contemporanea che sorgono nelle grandi e piccole città europee, da Londra (la Tate Moderna) a Valencia (l’Ivam), a Roma (Macro e Maxxi), a Napoli (il Donnaregina), “tranne che all0ombra del Duomo dove invece è ancora in via di definizione il progetto che dovrebbe far nascere un Museo del Presente in zona Bovina, sull’area dei Gasometri. La gallerista e critica Claudia Gin Ferrari, che nell’arte è nata ed è cresciuta (come figlia di un collezionista appassionato, poi con una laurea in storia della critica d’arte, infine aprendo una sua galleria a Milano, oggi tra le più note e prestigiose d’Italia), scaglia una pietra polemica: il museo d’arte contemporanea per Milano”.

Ecco come ne riferisce Pia Capelli:

Qui ci stanno «prendendo in giro. Possibile che Milano non abbia una collezione pubblica d’arte contemporanea? Possibile che si sia scelta un’ area così inquinata che la sua bonifica costerà più del museo stesso? Non credo che vedremo davvero un Museo del Presente a Milano. Non in tempi ragionevoli, almeno». Con la consueta verve, e una conoscenza profonda degli scenari internazionali dell’arte contemporanea, Claudia Gian Ferrari critica anche l’entusiasmo dell’assessore Zecchi per l’ultima grande fiera milanese, il Miart: «Qui si privilegia l’evento effimero piuttosto che la realizzazione di un museo permanente. Sono decenni che il progetto rimbalza da un luogo all’altro, da una giunta all’altra. Adesso bisogna che qualcuno si muova».

Il nome di Claudia Gian Ferrari compariva già nel 1992 tra i firmatari di una proposta che voleva convertire a Museo d’Arte Contemporanea l’area della “Fabbrica del Vapore”. Con lei un gruppo di esperti tra cui lo storico dell’ arte Flavio Caroli, il gallerista Giorgio Marconi, la storica Rossana Bossaglia, il professor Luciano Caramel, il collezionista Giuseppe Pama di Biumo.

«Un progetto splendido, con quattro piani di spazi espositivi, una scuola -laboratorio di restauro, degli studi per giovani artisti e un parco – sculture», ricorda la Gian Ferrari. «Sarebbe costato 40/50 miliardi di lire, cifra che avremmo facilmente ottenuto da una partnership di imprenditori e industriali». L’allora sindaco di Milan, Pillittèri, si entusiasmò per il progetto poco prima che la sua giunta crollasse. A 13 anni di distanza, la “Fabbrica del Vapore” è stata assegnata all’ Assessorato Sport e Giovani e viene usata solo per brevi mostre, ma secondo la signora «sembra un pollaio».

È caduta così una soluzione alternativa all’area dei Gasometri, ufficialmente destinata al Museo del Presente ma ancora da bonifìcare. «Si è capito che i tempi tecnici della bonifica sono una scusa per non fare, per rimandare, per scaricare responsabilità», prosegue Claudia, «La verità è che a Milano l’impegno per far conoscere l’arte contemporanea ricade da anni solo sulle spalle dei galleristi. Ma anche nel resto d’Italia tutta l’arte moderna, dal dopo- guerra a oggi, non ha potuto contare sullo Stato. Sono sempre stati i privati a costruire collezioni che sono la memoria storica dell’Italia contemporanea e a far crescere gli artisti. Persino la Biennale di Venezia quest’ anno svaluta il ruolo degli artisti italiani. Manca un progetto culturale per il Paese. E paradossale pensare che l’ultimo progetto culturale ad ampio respiro per la città di Milano sia stato quello fascista!».

Come esempi di riferimento in Italia e in Europa, la gallerista milanese cita una serie di importanti iniziative private e pubbliche: «La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, molto propositiva, la fondazione Trussardi di Milano. Da un punto di vista istituzionale, pensiamo a quello che sta facendo la Spagna in questi anni: il Reina Sofia di Madrid, l’Ivam di Valencia, il nuovo Centro Gallego di Arte Contemporanea a Santiago de Compostela, progettato da Alvaro Siza come il Donnaregina di Napoli e come il grandioso Museo de Arte Contemporanea Casa de Serralves di Oporto. E stiamo parlando del Portogallo! Noi, con il nostro immenso patrimonio artistico, stiamo perdendo terreno anche nel turismo, e non riusciamo a dare respiro ai nostri artisti»…”.

(a cura di Pino Rauti)